“L’esposizione straordinaria del 12 marzo ricorda l’inizio dell’esperienza del covid – ha detto l’avv. Pucci Piccione, presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia -. Santa Lucia era aperta in quel periodo. Stavano realizzando dei lavori di restauro. Ogni volta che questa città ha bisogno di Santa Lucia, la patrona risponde sempre. La prossima festa di maggio ricorda proprio questo: un grande miracolo nei confronti dei siracusani. La richiesta della popolazione che soffriva di fame e la risposta di Lucia. E’ questo il senso di questa apertura. Un ringraziamento a medici, infermieri, personale sanitario, a chi si è impegnato in prima persona senza risparmiarsi. A rischio della propria vita, al di là della professione ma come scelta di vita, non avendo paura di donarsi all’altro. E ricordiamo tutti coloro che non ci sono più: sono tanti, forse troppi. In questo momento loro sono accanto a noi”.
La prima messa è stata presieduta da don Gianluca Belfiore, vice parroco della Cattedrale, che ha ricordato come “da sempre il popolo siracusano ricorre alla sua patrona. E da sempre la patrona risponde. Il Signore non ci abbandona mai e ci è sempre accanto. E’ stato così anche nella pandemia. Guardiamo all’esperienza della vita con la luce della fede, anche a quelle esperienze più dolorose. Quando ritenevamo che con la scienza avevamo sconfitto tutto, è arrivato un piccolo agente esterno che ci ha sconvolto l’esistenza. Ritroviamo il filiare affidamento che abbiamo fatto in Santa Lucia e la fiducia in lei riposta“. La messa successiva è stata presieduta da fra Gabriele Falzone Ofm, cappellano dell’ospedale Umberto I di Siracusa.
Infine l’ultima celebrazione eucaristica da mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa: “Siamo radunati per ringraziare e continuare a chiedere grazie all’intercessione di Santa Lucia per la fine della pandemia e al contempo per invocare la pace per le famiglie, per il mondo, per la salute di tutti e per il benessere del nostro popolo. Affinché la nostra preghiera sia gradita a Dio – ha detto mons. Lomanto – è necessario compiere un cammino di rinnovamento interiore e ascolto per lasciarci trasformare dalla Parola di Dio. Il mio invito è donarci a Dio per ricevere il suo dono, lo Spirito Santo, e la presenza di Gesù che ci parla; abbandonarci a Dio nella sincerità della coscienza e nella verità di aggiustare le cose nella nostra vita. Ed infine vivere il rapporto personale con Dio attraverso una esperienza di vita diretta con Gesù. Continuiamo a pregare e invocare il patrocinio di Santa Lucia partecipando con il nostro impegno di donarci a Dio, crescere nella sincerità e nella verità, per vivere il rapporto con Gesù e restare in Lui“. Al termine della messa chiusura della nicchia.
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L’arcivescovo Lomanto sui migranti: misericordia, prossimità e fraternità
“Nella lettera enciclica Fratelli Tutti papa Francesco ci ricorda che San Francesco “solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti”. Occorre riacquistare “quel senso della responsabilità fraterna su cui si basa ogni società civile” per “tutelare i diritti dei propri cittadini” e “garantire l’assistenza e l’accoglienza dei migranti“. Oggi il nostro pensiero si volge alla tragica situazione di tanti migranti che giungono sulle nostre coste per trovare una vita dignitosa e spesso incontrano la morte. Auguro a tutti di accogliere e di vivere la misericordia, la prossimità e la fratellanza perchè arricchiti da una forte esperienza di amore ritroviamo la dignità di essere figli di Dio e di vivere da cristiani” ha concluso Lomanto.
Padre Matera è tornato alla Casa del Padre
Indimenticabile la sua attenzione per i malati, per le famiglie in lutto. Con la sua presenza e le sue omelie ha toccato molti cuori, quei cuori d’amore che oggi lo ricordano. Innumerevoli le espressioni di gratitudine per i tanti benefici elargiti nel servizio umile e intelligente del suo Ministero sacerdotale.
L’Anno mariano nel 70mo anniversario della Lacrimazione
“Le Lacrime della Madonna sono il segno della Compassione di Dio che non smette mai di prendersi cura di ciascun figlio. È questo il tema che vogliamo approfondire: il linguaggio delle Lacrime della Madonna segno della consolazione di Dio dinanzi a un mondo che sta diventando sempre più insensibile e distaccato di fronte ad eventi che, invece, dovrebbero farci rabbrividire e piangere di vergogna”. Lo ha detto mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa, presentando l’Anno Mariano indetto dal 25 marzo all’8 dicembre 2023 anche in occasione del 70esimo anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa.
Sabato 25 marzo, ore 17, celebrazione di apertura dell’Anno Mariano con il solenne pontificale presieduto dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e concelebrato dagli Arcivescovi e dei Vescovi della Sicilia. Al termine della celebrazione si pregherà per l’Italia con un atto di affidamento e di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, che nel 1953 si è rivelato a Siracusa nel segno delle Lacrime.
“A settant’anni dall’evento storico della Lacrimazione della Madonna a Siracusa, quelle Lacrime – di cui sono stati testimoni migliaia di persone e anche insigni scienziati che hanno confermato l’autenticità del fatto – comprendiamo quanto è attuale il Pianto di Maria” ha detto l’arcivescovo Lomanto. “E’ un tempo di grazia per approfondire, vivere e conoscere questo evento che appartiene al soprannaturale e diventa per noi motivo di rinnovamento interiore nello Spirito e nella vita. Tanti momenti che hanno il duplice scopo: far crescere nella fede e nella devozione mariana e dal punto di vista culturale approfondire il significato dell’evento che ha segnato la città di Siracusa e la diocesi” ha concluso l’arcivescovo di Siracusa.
Tanti gli appuntamenti che caratterizzano quest’anno mariano: venerdì 31 marzo, Via Crucis Cittadina presso il Parco Archeologico della Neapolis, con testi e meditazioni a cura dell’arcivescovo Francesco Lomanto.
Nei quattro giorni dell’anniversario del 70mo della Lacrimazione della Madonna a Siracusa, martedì 29 agosto, messa presieduta da mons. Francesco Lomanto, Arcivescovo di Siracusa; mercoledì 30 agosto, si attende ancora il nome dell’arcivescovo che presiederà; giovedì 31 agosto, messa presieduta da mons. Paolo Ricciardi, Vescovo Ausiliare di Roma, membro della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute. Il 1 settembre, ultimo giorno dei festeggiamenti, la messa sarà presieduta dal cardinale Stanisław Jan Dziwisz, segretario personale di Papa Giovanni Paolo II negli anni 1978-2005, arcivescovo Metropolita di Cracovia nel 2005– 2016.
Lunedì 6 novembre, messa nell’Anniversario della consacrazione e dedicazione del Santuario alla Madonna delle Lacrime, avvenuta nel 1994 con la celebrazione presieduta da Papa San Giovanni Paolo II
“Giovanni Paolo II è stato unito alle lacrime della Madonna sia dalla giovane età quando divenne arcivescovo di Cracovia e venne in pellegrinaggio al Santuario, poi ha consacrato il Santuario il 6 di novembre – ha detto il rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime, don Aurelio Russo –. L’8 dicembre tutte le famiglie e tutte le parrocchie faranno la loro consacrazione al Cuore Immacolato della Madonna perché possa continuare a benedirci, a proteggerci e custodirci nel suo cuore di madre”.
La Chiesa siracusana in questo Anno Mariano sosterrà un’associazione impegnata nell’aiuto alla vita e alle giovani mamme, quale segno della tenerezza delle Lacrime della Madonna. La Penitenzieria Apostolica ha accordato l’indulgenza plenaria per il periodo che va dal 25 marzo all’8 dicembre 2023 presso il Santuario di Siracusa, la Casa del Pianto, la Parrocchia Madonna delle Lacrime in Solarino, i monasteri di clausura di Sortino, di Canicattini Bagni e di Ferla. Un convegno per approfondire i giorni della Lacrimazione avrà luogo giovedì 28 e venerdì 29 settembre, con uno studio teologico-mariano dell’evento storico, partendo dagli atti del processo canonico della Curia di Siracusa. Un anno che sarà caratterizzato dalla Peregrinatio del reliquiario delle Lacrime nelle parrocchie: tutte le città si stanno organizzando per accogliere le Lacrime della Madonna.
https://youtu.be/TH061NOdZB0
Attività dei detenuti nelle scuole
“Un’iniziativa che dà una prospettiva di inserimento sociale per i detenuti: questa è la nostra mission, il nostro scopo ed il senso del nostro lavoro”. Lo ha detto il direttore della casa circondariale di Siracusa, Aldo Tiralongo, alla firma della convenzione tra la Casa Circondariale, la Caritas, l’associazione Padre Massimiliano Maria Kolbe Onlus, l’Ufficio locale di esecuzione penale esterna di Siracusa (Ulepe), gli istituti superiori “Tommaso Gargallo” e “Luigi Einaudi”, per permettere ad alcuni detenuti di svolgere le ore di lavoro esterno nelle scuole.
Un’attività volontaria e gratuita in favore della collettività svolta da detenuti che si occuperanno di manutenzione ordinaria e delle aree verdi.
“I due istituti scolastici di Siracusa hanno accolto con gioia la possibilità di avere due detenuti nei loro spazi per aiutarli nella cura dei giardini – ha detto don Marco Tarascio, direttore della Caritas diocesana –. Alcuni detenuti si occupavano già del giardino dell’arcivescovado e continueranno nella loro attività. Il nostro arcivescovo, mons. Francesco Lomanto, ci ha chiesto di accostare gli umili ed accostarli dando loro dignità. Ritengo che questo tipo di servizio ridona ai detenuti una dignità nel loro percorso di recupero”.
A sottoscrivere la convenzione anche il direttore dell’Ulepe Stefano Papa: “Collaboriamo con le scuole e il carcere per dare una possibilità all’esterno ai detenuti e stringere con la comunità quel rapporto indispensabile per il reinserimento. Le scuole sono palestre di relazioni e quindi anche i nostri detenuti partono dalle scuola per rivedere una prospettiva di inserimento nella società”.
Ed il mondo della scuola ha risposto in maniera entusiasta: “Il liceo Gargallo è contento di far parte di questa iniziativa ed aprirsi all’esigenza dell’inserimento dei detenuti in ambito lavorativo. Il consiglio di Istituto e la comunità scolastica hanno sposato questa iniziativa che porta al reinserimento nella società” ha commentato la dirigente Annalisa Stancanelli. Ed anche la dirigente dell’istituto “Luigi Einaudi”, Teresella Celesti, ha ribadito: “Il mondo della scuola è il mondo dell’educazione. Una grande opportunità per i detenuti per riaffacciarsi al mondo e restituire il maltolto. L’idea pedagogica è grande: avere sbagliato una volta non vuole dire una condanna per sempre. Altrimenti la società avrebbe smarrito la visione etica. L’idea per i ragazzi è comprendere come la giustizia sia cosa diversa da un principio di vendetta ed ostracismo nei confronti di chi ha sbagliato e ci consegna un’idea di società civile che accoglie”.
Il card. Zuppi all’apertura dell’Anno Mariano
presiederà la solenne celebrazione nella Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime.
“Porremo al centro della vita delle nostre Comunità parrocchiali il messaggio delle Lacrime di Maria e invito sin d’ora a prestare, durante quest’anno, una particolare attenzione alla cura delle famiglie, di quanti sono nella sofferenza e abitano le periferie esistenziali – ha spiegato l’arcivescovo –. Chiuderemo l’Anno Mariano nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. In quel giorno, tutte le Comunità Parrocchiali saranno chiamate a consacrare le famiglie alla Madonna delle Lacrime“.
Conoscere i santi per tenere viva l’identità
“L’impegno spirituale di continuare a camminare insieme secondo lo stile sinodale ci rende consapevoli che dobbiamo crescere ancora di più nella sequela del Signore per essere la Chiesa che dovremmo essere“. “Siamo chiamati a crescere nella continuità con il passato e a rinnovarsi alla luce delle indicazioni del concilio Vaticano secondo e del magistero papale immaginare una metodologia formativa per piccoli grandi giovani adulti gruppi e famiglie con una catechesi interattiva e partecipativa a riscoprire l’importanza della donazione della messa della confessione della formazione biblica liturgica a custodire e sostenere tempi di discernimento vocazionale a valorizzare la pietà popolare Che permette alla fede di essere incarnata in una cultura e di diventare manifestazione di una vita teologale. Se non torniamo agli uomini Dio se non restituiamo agli uomini la fede in Cristo che ci salva verrà meno ben presto ogni speranza“.
La scuola della Parola con l’arcivescovo Lomanto
L’arcivescovo Lomanto alla festa di San Gerlando
Questa mattina alle ore 10,30, nella chiesa Cattedrale di Agrigento, l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto presiederà il Pontificale in occasione della Solennità di San Gerlando, patrono della città e Arcidiocesi di Agrigento. Nel corso della celebrazione sarà offerto l’Olio per la lampada votiva dalla Comunità Ecclesiale di Calamonaci.
I festeggiamenti sono iniziati domenica 19 con la traslazione delle reliquie. Quindi si sono susseguite le peregrinatio delle reliquie a Calamonaci e Comitini.
L’arcivescovo di Agrigento mons. Alessandro Damiano nel suo messaggio in occasione della Festa di san Gerlando ha voluto rivolgere una parola di consolazione. “Desidero ricavare dalla sua vicenda terrena alcuni «segnali di pista» utili, ritengo, per il nostro camminare nell’oggi”. Tre segnali che riassumo in tre parole: migrazione, evangelizzazione, rigenerazione.
Migrazione. Gerlando, lo si sa, non era un agrigentino di nascita e nemmeno un siciliano. Nativo di Besançon, in Francia, approda nelle nostre terre dopo l’entrata dei normanni guidati da Ruggero I degli Altavilla il 25 luglio 1086 divenendo in seguito vescovo di Agrigento.
Gerlando è dunque un’emigrante che si incultura e integra. Oggi la nostra diocesi e provincia è, specialmente a Lampedusa, luogo d’approdo di emigrati. L’immigrazione comporta accoglienza e integrazione. Al migrante cristiano, che riesce ad approdare sulle nostre coste, siamo chiamati a mostrare il volto fraterno e accogliente della Chiesa che accoglie il fratello piagato e spesso vittima di persecuzione. Al migrante non cristiano siamo in dovere di mostrare una comunità coerente con il Vangelo che predica e celebra.
Evangelizzazione. Gerlando ha evangelizzato le nostre terre, ossia ha annunciato la persona di Gesù, crocifisso e risorto da morte, figlio di Dio fatto uomo. L’annuncio cristiano comporta come «effetto collaterale» l’annuncio della dignità insopprimibile di ogni uomo e di ogni donna, della vita umana, di ogni vita umana, di ogni persona.
Rigenerazione. San Gerlando è considerato il rifondatore della diocesi agrigentina, dopo la presenza musulmana dal 829 al 1086. La situazione economica e sociale non era florida. Eppure Gerlando si è «rimboccato le mani», ha ricominciato rigenerando e dando speranza. È l’uomo del ri-cominciare, del nuovo inizio, della ri-generazione. In breve: Gerlando è l’uomo della speranza! Ma affinché ciò non sia solo un sogno, occorre la collaborazione di tutti e di ciascuno. Occorre inter-azione”.
C’è Fede senza Perdono?
Si intitola “C’è Fede senza Perdono?” l’incontro che si terrà venerdì 24, alle ore 17,30 all’Auditorium dell’Istituto “Luigi Einaudi” di Siracusa.
Interverrà Gemma Calabresi Milite, vedova del commissario Luigi Calabresi, morto in un attentato durante gli anni di Piombo, nel 1972.
Nel corso dell’incontro, moderato dall’avvocato Cristina Alicata, Gemma Calabresi Milite parlerà del suo libro “La crepa e la luce” nel quale racconta il cammino intrapreso dal giorno dell’omicidio del marito. “Una strada tortuosa che, partendo dall’umano desiderio di vendetta di una ragazza di 25 anni con due bambini piccoli e un terzo in arrivo, l’ha condotta, non senza fatica, al crescere i suoi figli lontani da ogni tentazione di rancore e rabbia e all’abbracciare, nel tempo e con sempre più determinazione, l’idea del perdono”. Una sincera testimonianza sul senso della giustizia e della memoria. Concluderà don Andrea Zappulla, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale penitenziaria.
“Stiamo guardando al perdono visto da diverse angolature e nelle relazioni che il perdono può avere con pace, giustizia, misericordia – spiega don Andrea Zappulla –. Un percorso di cinque incontri che servono per riflettere sulla dimensione del perdono. In ciascun uomo c’è l’esigenza di essere perdonati e di perdonare. In questo quarto incontro Gemma Calabresi Milite ci parlerà del cammino di fede che ha fatto alla luce degli eventi che le sono accaduti. Un cammino di giustizia riparativa alla luce di un forte cammino di fede. Lei di fronte al male subito ha scelto la via del bene e del perdono. Nel libro racconta dal momento in cui fu ucciso il marito fino ad oggi. Lei utilizza l’immagine del ponte: il perdono è come un ponte, c’è chi lo percorre partendo da una parte chi dall’altra ma a metà strada ci si incontra e ci si riconosce. Il perdono è l’unica via che rende liberi“.
E’ il quarto appuntamento del ciclo di incontri su “Il Perdono: uno spazio fragile” organizzato dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Penitenziaria in collaborazione con la Caritas diocesana, l’ISSR San Metodio, il Centro Culturale San Massimiliano Maria Kolbe, il Centro di Solidarietà, la Libera Associazione Forense e la sezione di Siracusa dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani.