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Alla scoperta di San Giovanni evangelista a Siracusa

Tra riscoperte e nuovi studi un modo diverso di raccontare il complesso monumentale di san Giovanni evangelista a Siracusa. Studiosi e ricercatori si ritroveranno venerdì 3 e sabato 4 maggio per far vivere, non solo nel racconto ma anche nell’esperienza diretta, luoghi unici. Una fruizione diversa, tra archeologia sotterranea e valorizzazione, che possa dare la possibilità di un contatto con la nostra storia e la nostra civiltà. Un complesso rappresentato da tre siti di interesse: la Basilica, ritenuta la prima Cattedrale di Siracusa, la catacomba, una delle più importanti d’Italia, e la cripta, che custodisce preziosi affreschi.
La due giorni si aprirà venerdì pomeriggio alle ore 16.30 alla riscoperta del granito grigio nella Basilica di San Giovanni e nella Cripta di san Marciano da parte del professor Rosolino Cirrincione, docente ordinario di Petrologia e Petrografia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania. Una pietra di origine egiziana che, grazie alle sue proprietà fisiche ed estetiche, fu ampiamente utilizzata nell’architettura e nella realizzazione di monumenti imponenti fin dall’antichità. Subito dopo con l’architetto Luciano Magnano, consulente per l’Ufficio per i Beni Culturali e gli Edifici di Culto dell’Arcidiocesi di Siracusa, per una testimonianza di studio sulla Basilica, importante patrimonio storico e culturale per la città, e per cercare di rispondere ad alcuni interrogativi sulla Basilica. L’incontro sarà aperto da don Giuliano Gallone, parroco della chiesa di San Giovanni e san Marciano e moderato da mons. Salvatore Marino, docente all’ISSR San Metodio.
Alle 18.00 la dott.ssa Gioacchina Tiziana Ricciardi, Ispettrice per le catacombe della Sicilia orientale, farà scendere nel sottosuolo raccontando l’azione della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra sulle catacombe; l’importanza degli studi più recenti sulla catacomba di San Giovanni e la monumentalità dei sarcofagi presenti nei vari cubicola. Infine farà una riflessione sull’influenza che la cultura orientale ha avuto sull’arte delle catacombe. Concluderà la sezione la prof.ssa Loredana Pitruzzello, docente di Storia dell’Arte Sacra presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio di Siracusa che affronterà il tema dell’iconografia catacombale, rappresentazioni artistiche quali simboli e affreschi che raccontano la storia della fede cristiana. Questa parte sarà introdotta da mons. Giuseppe Benintende della Custodia delle Catacombe di San Giovanni e moderato dal prof. Salvatore Sparatore dell’ISSR San Metodio.
Sabato 4 la sezione di studi è dedicata alla cripta di San Marciano: Federico Caruso, archeologo presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana – Università della Sorbona, parlerà delle Grotte Pelopie e del culto di San Marciano a Siracusa; mentre la prof.ssa Giulia Arcidiacono, ricercatrice di Storia dell’Arte Medievale presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, affronterà il tema della pittura medievale rupestre illustrando gli affreschi presenti nella Cripta. Infine il prof. Fausto Migneco, docente di Beni Culturali Ecclesiali presso l’ISSR San Metodio di Siracusa, parlerà di uno studio che ha condotto sull’affresco di Pietro e Paolo presente in cripta. Uno studio che intende offrire una visione chiara e completa dell’affresco, mediante un’analisi approfondita, per contribuire alla conoscenza dell’opera d’arte a livello storico, artistico e religioso. Quest’ultimo incontro sarà introdotto dall’avv. Giuseppe Piccione, presidente del Parco culturale ecclesiale “Terre dell’invisibile” e moderato da don Helenio Schettini, direttore della Biblioteca Alagoniana di Siracusa. L’iniziativa è promossa dalla Kairos, in collaborazione con la Pontificia commissione di Arte Sacra, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio, l’Università di Catania, il Parco ecclesiale Terre dell’invisibile e l’Ufficio diocesano per la Pastorale del turismo.

Giornata dei ministranti e cresimati

In 400 alla riscoperta della vocazione

Oltre 400 ministranti, cresimati e cresimandi, provenienti da ogni parte della Diocesi, hanno “invaso” la Cattedrale e si sono poi ritrovati nei cortili del palazzo arcivescovile per passare una giornata all’insegna della gioia. Accolti dai seminaristi e dai responsabili del Centro Diocesano Vocazioni, dell’Ufficio catechistico e da Missio giovani, i ragazzi e i loro accompagnatori hanno trascorso momenti di condivisione in questa domenica del buon Pastore, che la Chiesa dedica alla preghiera per le vocazioni. Mons. Francesco Lomanto, Arcivescovo di Siracusa, ha presieduto la Santa Messa presentando la figura del buon pastore evidenziando come Gesù chiami per nome, conosca le pecore e dia la propria vita. Approfondendo con vari esempi la chiamata per nome ha invitato a riconoscere la propria appartenenza a Dio e ad occupare il proprio posto nella Chiesa e nella vita, riscoprendo l’originalità della propria vocazione e della propria missione. Inoltre, data la reciproca e intima conoscenza tra il pastore e le pecore, ha raccomandato di avvicinarsi sempre più a Dio per conoscere la sua grandezza, ascoltare la sua voce e credere al suo amore.
Infine ha esortato ad accogliere l’amore di Cristo per lasciarci condurre da Lui, per rinsaldare veri vincoli di comunione fraterna, per divenire pura trasparenza della presenza di Dio e testimoniare nello Spirito il volto bello della santità che risplende nella Chiesa e anima la vita di ciascuno e di ogni realtà ecclesiale.

L'arcivescovo alla veglia vocazionale

Rispondiamo alla chiamata di Dio

La vocazione come costruzione della casa sulla roccia che Cristo è perciò come risposta autentica alla chiamata di Dio; l’importanza di abitare nella casa ossia nel posto voluto da Dio; il senso di fare casa come reciproca collaborazione nella vita della Chiesa, perché ognuno è una pietra necessaria alla sua costruzione. Nella chiesa madre di Carlentini, mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa, ha presieduto veglia vocazionale sul tema “Creare Casa”, preparata da don Daniele Lipari e dal Centro diocesano vocazioni, alla presenza di don Salvatore Siena. Attraverso l’immagine della Casa, l’arcivescovo ha presentato il cammino della vocazione e alcuni momenti significativi della corrispondenza a Dio. Alla luce della Parola di Dio, delle riflessioni tratte dal magistero di papa Francesco e delle preghiere della Veglia, ha evidenziato tre espressioni: fondare la casa, abitare la casa, fare casa. L’arcivescovo ha indicato nella Gerusalemme celeste che scende dal cielo e nella tenda di Dio con gli uomini il compimento della fedeltà alla propria vocazione, ossia l’opera del Signore in noi, perché è il Signore che alla fine costruisce la casa pur operandovi i costruttori e perché man mano che il vocato consuma la sua vita nella fede per Dio, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo. Ed ha augurato a tutti un buon cammino di crescita nella fede, nella corrispondenza a Dio e nella santità di vita.

Restituiti dei preziosi alla Diocesi

Aveva utilizzato i social network per cercare di vendere preziosi reperti che si era procurato in maniera illecita. I carabinieri della Sezione Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Siracusa hanno recuperato una serie di oggetti di valore che erano stati trafugati da alcune chiese della Diocesi di Siracusa. Si tratta di un manoscritto datato 1795 di padre Giuseppe Maria Capodieci, presbitero e archeologo siracusano; un turibolo e un reliquiario della croce settecentesca; due mazze confranternali sette/ottocentesche. I preziosi sono stati restituiti all’Arcidiocesi di Siracusa.
L’indagine dei carabinieri è scattata dopo una segnalazione: sui social l’uomo aveva postato alcune storie dove metteva in vendita i beni. I militari dell’Arma hanno indagato riuscendo a risalire al venditore e dopo una perquisizione domiciliare hanno ritrovato i reperti per i quali l’uomo, che è stato denunciato, non ha saputo fornire alcuna spiegazione.

Domenica 21 la Festa dei ministranti, cresimandi e cresimati

Accendiamo i fornelli della gioia

Si celebra domenica 21 aprile la Festa dei ministranti, cresimandi e cresimati. La comunità del Seminario, il Centro diocesano vocazioni, l’Ufficio catechistico diocesano e il Centro diocesano Missionario hanno organizzato una giornata di festa nella Giornata mondiale d preghiera per le vocazioni all’interno del Seminario in piazza Duomo 5.
Il programma prevede alle ore 9.00 l’accoglienza e la sistemazione dei gruppi nel primo cortile dell’Arcivescovado; alle ore 9.30 la celebrazione eucaristica in Cattedrale presieduta dall’arcivescovo mons. Francesco Lomanto; alle ore 10.30 la merenda e alle ore 11.00 l’inizio delle attività. Pranzo a sacco e alle ore 15.30 conclusione della giornata.
Tutti i ministranti dovranno portare il proprio abito liturgico per la messa. Ogni gruppo è invitato a portare doni per i poveri (generi alimentari di prima necessità).

Nelle strutture della Fondazione Sant'Angela Merici

“La persona è rigenerata con amore”

“La vostra storia, e tutto ciò che nei diversi Centri operativi portate avanti con tanta generosità, si radica in quell’evento che ha segnato la città di Siracusa quando, nel 1953, un quadretto raffigurante la Madonna iniziò a lacrimare nella casa dei coniugi Iannuso. Sono le lacrime di Maria, la nostra Madre celeste, per le sofferenze e le pene dei suoi figli. Maria piange per i suoi figli che soffrono”. Papa Francesco, nella Sala Clementina in Vaticano, ha dato questa mattina il benvenuto alla Fondazione Sant’Angela Merici di Siracusa.
L’arcivescovo, mons. Francesco Lomanto, e il presidente della Fondazione Sant’Angela Merici, don Alfio Li Noce, hanno guidato all’udienza straordinaria il gruppo formato da 170 persone in rappresentanza dei vari centri gestiti dalla Fondazione: i centri di riabilitazione a Siracusa e Canicattini Bagni; le case di riposo “Mons. Gozzo” e “San Giuseppe”; la Casa alloggio “Madonna delle Lacrime” per le persone sieropositive; il centro di Prima accoglienza “Villa Mater Dei” per le famiglie di immigrati, donne vittime di tratta e altri casi fragili e vulnerabili.
Le lacrime di Maria “ci parlano della compassione di Dio per tutti noi. Dobbiamo pensare a questo: la compassione di Dio. Egli – ha detto il Santo Padre – ha donato a tutti noi la sua Madre, che piange le nostre stesse lacrime per non farci sentire soli nei momenti difficili. Allo stesso tempo, attraverso le lacrime della Vergine Santa, il Signore vuole sciogliere i nostri cuori che a volte si sono inariditi nell’indifferenza e induriti nell’egoismo; vuole rendere sensibile la nostra coscienza, perché ci lasciamo toccare dal dolore dei fratelli e ci muoviamo a compassione per loro, impegnandoci a sollevarli, rialzarli, accompagnarli” ha continuato Papa Francesco.
All’incontro hanno preso parte anche don Salvatore Spataro, don Alessandro Genovese e don Gianluca Belfiore.

L’arcivescovo mons. Lomanto ha espresso viva gratitudine al Santo Padre “per averci accolto ; per le parole che ci ha rivolto invitandoci ad essere attento al bisogno dell’altro; per l’attenzione che ha avuto nel salutare tutti e rivolgere un pensiero a chi non ha potuto partecipare”.  Mons. Lomanto ha ricordato: “nell’anniversario la fondazione riscopre le sue origini fondate sul Vangelo e sulla fede. E sulla devozione alla Madonna. La compartecipazione di Maria alla passione di Gesù per l’uomo e la salvezza dell’uomo. Ed ancora l’attenzione all’uomo e alla dignità dell’uomo in quella missione volta agli ultimi poveri disabili anziani bisognosi”. Ed infine l’arcivescovo ha ricordato la professionalità “che tiene conto della scienza e della competenza di medici infermieri per offrire un servizio qualificato attento e preciso in sintonia con i tempi e per affrontare i problemi, le difficoltà e le sfide dei tempi di oggi”.

Grande emozione da parte di tutti i partecipanti all’incontro con il Santo Padre che ha voluto salutare uno per uno i membri della Fondazione: “La Fondazione S. Angela Merici è veramente un “Opera di Chiesa” o meglio, è la “Chiesa all’opera”! Che non si ferma, non si può fermare e non si vuole fermare, per essere ogni giorno all’altezza di rispondere ai bisogni di tutte le Persone che bussano alle nostre porte, senza distinzione alcuna, a partire proprio dai più fragili e deboli” ha detto don Alfio Li Noce. “Nelle strutture della nostra Fondazione, la Persona non è solo accolta, curata o guarita: ma è “rigenerata” con amore, per amore! La Fondazione, in tutte le sue strutture, è uno “spazio di amore” in cui si accoglie e si solleva l’uomo, senza distinzione di religione, razza, sesso, età o ceto sociale. Il servizio e l’impegno quotidiano che la Fondazione S. Angela Merici mette in atto è espressione del coinvolgimento di tutti e cerca sempre di coniugare: scientificità e umanità, efficacia ed efficienza, economicità ed etica, didattica e ricerca, intelligenza e volontà, azione e fede“. Don Alfio Li Noce ha sottolineato: “Tutta l’azione della Fondazione è finalizzata ed ha come unico obiettivo quello di rimettere al centro quei “Piccoli” che tendono a noi mani, sguardi, cuori o che semplicemente vengono consegnati a noi in un corpo segnato pesantemente dal limite fisico e mentale o da una condizione di vita particolare. Vivendo tutti i giorni con questi fratelli, impariamo quanto è importante “aiutare” affrontando le reali difficoltà, per proporre nella concretezza gesti e azioni che rispondono ad un’economia in cui prevale l’uomo e la persona sul capitale, un’economia che metta sempre al centro la persona, non il profitto. Si tratta di condividere non qualcosa, ma tutto ciò che siamo, tutto ciò che abbiamo, nella consapevolezza che condividiamo con i fratelli che incontriamo nel cammino, quanto il Buon Dio ci ha donato. E proprio Lei, Santo Padre, con il Suo magistero, ci sospinge in questa direzione: tutti siamo fratelli e siamo chiamati ad investire in servizio, in amicizia, in attenzioni e soprattutto nell’andare incontro all’altro, chiunque esso sia! Nelle nostre strutture, abbiamo la possibilità di sperimentare la soddisfazione e la gratitudine di quanti vi approdano temporaneamente o stabilmente, per trovare non solo cure, ma anche amicizia, ristoro, sostegno e protezione”.

Oggi l'incontro con la Fondazione Sant'Angela Merici a Roma

Il Papa: l’indifferenza è una piaga, commuoviamoci davanti al dolore degli altri

“Nel 1953, un quadretto raffigurante la Madonna iniziò a lacrimare nella casa dei coniugi Iannuso”. E’ in quello straordinario evento che si radica “la vostra storia, e tutto ciò che nei diversi Centri operativi portate avanti con tanta generosità”, afferma il Papa, rivolgendosi stamattina ai membri della Fondazione Sant’Angela Merici, di Siracusa, che incontra in Sala Clementina in Vaticano. Le origini della Fondazione, che compie 50 anni, si collocano in quelle “lacrime di Maria” che, osserva, “sono lacrime che ci parlano della compassione di Dio per tutti noi” per non farci “sentire soli nei momenti difficili”.

Allo stesso tempo, attraverso le lacrime della Vergine Santa, il Signore vuole sciogliere i nostri cuori che a volte si sono inariditi nell’indifferenza e induriti nell’egoismo; vuole, il Signore, rendere sensibile la nostra coscienza, perché ci lasciamo toccare dal dolore dei fratelli e ci muoviamo a compassione per loro, impegnandoci a sollevarli, rialzarli, accompagnarli.  

Esprimere in gesti concreti il pianto di Maria

Attraverso un lavoro quotidiano in cui si mescolano professionalità e spirito di sacrificio, la Fondazione esprime “in gesti concreti le lacrime versate dalla Vergine Maria – prosegue Francesco – e nello stesso tempo il suo desiderio materno di asciugare il pianto dei suoi figli”. Questa è la sua ragione d’essere.

E voi, fratelli e sorelle, cercate di fare proprio questo: asciugare le lacrime di chi soffre, accompagnare chi è nel dolore, affiancare i più deboli della società, prendersi cura dei più vulnerabili, accogliere e ospitare chi vive particolari situazioni di fragilità. Fratelli e sorelle, il servizio che rendete è prezioso, e vorrei dirvi questo: la fonte della vostra opera è il Vangelo, la fonte della vostra opera è il Vangelo, rimanete attaccati a questa fonte!

Mai separare l’amore per Dio e l’amore per il prossimo

Anche Gesù, afferma ancora il Papa, si è lasciato toccare profondamente dal dolore di quanti incontrava, fino a piangere davanti alla morte dell’amico Lazzaro. Accompagnare chi è nel dolore è dare testimonianza della compassione del Signore che nel Vangelo dice: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Gesù infatti ci chiede di non separare mai l’amore per Dio da quello per il prossimo, in particolare per i più poveri. Ci ricorda, gesù, che alla fine saremo giudicati non sulle pratiche esteriori ma sull’amore – saremo giudicati sull’amore – quell’amore che, come olio di consolazione, avremo saputo versare sulle ferite dei fratelli. 

La capacità di commuoversi

Papa Francesco conclude il suo discorso ai membri della Fondazione di Siracusa con l’incoraggiamento a “proseguire in questo vostro cammino” e chiede per loro la grazia di saper “piangere con chi piange”. Una grazia, perchè è difficile oggi avere la capacità di commuoversi davanti al dolore dell’altro:

L’indifferenza, l’individualismo che ci chiude alle sorti di chi ci sta accanto, e quella anestesia del cuore che non ci fa più commuovere davanti ai drammi della vita quotidiana, queste tre cose sono i mali peggiori della nostra società. Per favore, non vergognatevi di piangere, di provare commozione per chi soffre; non risparmiatevi nell’esercitare compassione con chi è fragile, perché in queste persone è presente Gesù.

Infine, il Papa affida tutti i presenti alla Madonna delle Lacrime e li invita ad agire anche nel nascondimento, credendo che “il bene fatto a chi non può ricambiare si espande in modo sorprendente e inatteso”.

Adriana Masotti – Città del Vaticano
(Da VaticanNews)


Il messaggio dell'arcivescovo Lomanto per la Pasqua 2024

“Testimoniamo l’amore di Cristo nel mondo”

Auguro di cuore a tutti e a ciascuno di celebrare la Santa Pasqua come incontro con il Cristo Risorto, che si rende presente in mezzo a noi, per vivere con noi, per donarsi a noi, per rimanere con noi e per essere la nostra vita.
Siamo impegnati tutti a realizzare un cammino di adesione e trasformazione in Cristo, che non entra più in questo mondo, perché è risorto ed è ormai libero dai condizionamenti dello spazio e del tempo, e perciò chiama noi a vivere nel suo mondo. E al contempo ci chiede di divenire segno vivo della sua presenza per testimoniare al mondo di oggi il suo amore, perché Cristo è presente là dove c’è uno che ama.
Portiamo al mondo l’annuncio del Risorto che dona la salvezza a tutti e rendiamo testimonianza di questo evento attraverso il ministero o la professione che esercitiamo, attraverso la vita in famiglia, attraverso il nostro lavoro, attraverso la nostra presenza di pace e di bene.
Invochiamo la sua continua presenza per alleviare il grido di sofferenza e di dolore di tutti noi suoi figli, le crisi, le incertezze, lo smarrimento, i problemi, i disagi, le povertà, le malattie, le violenze, le battaglie, le guerre. La sua presenza illumini la nostra vita: ci aiuti a superare le tribolazioni, le angustie, le necessità, i sacrifici, le sofferenze, le difficoltà; esaudisca i desideri di bene del nostro cuore e delle nostre famiglie; ci sostenga nell’accoglienza di tutti, vicini e lontani, per costruire insieme e con tutti un futuro da fratelli.
Il Signore Risorto ci circondi con la sua Presenza per trasmettere la gioia della sua carità, ci doni la sua pace per vivere da risorti, ci colmi con i doni dello Spirito per rendere testimonianza della sua risurrezione e della sua vita. Buona Pasqua a tutti!

 

 

 

Alla Fondazione Sant'Angela Merici anche l'emerito mons. Costanzo

L’arcivescovo alla Via Crucis: “Celebriamo la Pasqua nella nostra vita”

“Vi auguro di vivere il mistero della Pasqua con sentimenti di speranza e di gioia. Celebriamo la Pasqua nella nostra vita”. E’ l’augurio che l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto ha rivolto stamane partecipando alla Via Crucis comunitaria lungo i viali della Fondazione Sant’Angela Merici.
“Sono lieto di aver percorso un tratto della via crucis e aver pregato con voi – ha detto l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto -. Questa giornata è dominata dalla presenza della croce e da questo giorno la croce ha segnato la nostra storia, la nostra chiesa, la nostra vita. Il mistero della croce e della morte di Gesù è la manifestazione più alta dell’amore di Dio per noi. Perchè il Signore ci ha dato se stesso, fino in fondo. Gesù venuto nel mondo per la nostra salvezza. Apriamo il nostro cuore per accogliere l’amore di Dio e lasciamoci condurre da Lui”. Ad aprire la Via Crucis è stato l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Costanzo.
Presenti ospiti, familiari, personale e volontari di tutti i centri della Fondazione. “La via della croce che abbiamo condiviso esprime per noi non un giorno dell’anno, ma i 365 giorni dell’anno in un luogo dove la sofferenza è di casa ma lo è anche l’amore – ha detto don Alfio Li Noce, presidente della Fondazione Sant’Angela Merici -. Oggi contempliamo un amore che ci ha redenti e ci ha salvati. Per cui siamo grati a tutti gli ospiti della Fondazione: erano presenti dall’istituto di Siracusa, da Canicattini, dalla casa di riposo “mons. Gozzo”, i fratelli immigrati e gli ospiti di casa alloggio “Madonna delle Lacrime”. Qui insieme abbiamo condiviso la possibilità ed il dono di sentirci in cammino non da nomadi ma da pellegrini. Un cammino orante, confortato da una grazia che è sanante e santifica. Viviamo una Pasqua all’insegna dell’amore affinché tutti possiamo essere generatori di pace”.