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“Tendi la tua mano al povero”

Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32) è il titolo scelto da Papa Francesco per la  IV Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra domani, domenica 15, XXXIII domenica del Tempo Ordinario.
Dalla Caritas Diocesana l’invito a tutte le comunità parrocchiali per riscoprire come comunità in cammino il senso dell’ascolto e dell’attenzione nei confronti dell’altro. Concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare la tentazione dell’indifferenza. Imparare a leggere oggettivamente i bisogni. Solo in questo modo potremo sperare di essere realmente compagni di strada, fratelli.

«Tendere la mano fa scoprire, prima di tutto a chi lo fa, che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita»; «Tendere la mano è un segno: un segno che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore»; «Questa pandemia è giunta all’improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. La mano tesa verso il povero, tuttavia, non è giunta improvvisa… Non ci si improvvisa strumenti di misericordia. È necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi». (Papa Francesco)

Faccio mie le parole del Santo Padre –  spiega il direttore della Caritas Diocesana, don Marco Tarascioper invitare tutti a vivere al meglio la giornata insieme alla comunità parrocchiale, seppur nel rispetto delle prescrizioni legate all’emergenza Covid. In parrocchia si suggerisce un momento di incontro comunitario che può avere la forma di un momento di preghiera,o la forma di un momento di confronto e di ascolto reciproco tra le diverse realtà, a partire dalle rispettive esperienze o dai programmi. Nell’animare le celebrazioni liturgiche domenicali, sarebbe importante assicurare qualche richiamo in tutte le Sante Messe, facendo riferimento ad alcune o tutte le invocazioni per la preghiera dei fedeli proposte, o ancora riservare per una delle Sante Messe una caratterizzazione particolare, invitando gli operatori delle realtà caritative e coinvolgendo, come ci suggeriva Papa Francesco, ancor di più in questa occasione anche i poveri presenti nelle nostre comunità e che incontriamo attraverso i servizi offerti in ambito caritativo”.

Diverse sono le iniziative che sono state pensate per accogliere concretamente il messaggio di Papa Francesco grazie alla collaborazione di Caritas Italiana con la Consulta nazionale degli Organismi Socio-Assistenziali con la quale si è condivisa la scelta di un percorso comune. Tra queste voglio segnalarti la visione di un docu-film dal titolo: “Zona Rossa sempre – un giorno qualunque in 6 carceri italiane viste con gli occhi dei cappellani“ che sarà trasmesso domenica alle ore 22.45 su TV 2000.

 

In allegato :
• il messaggio di Papa Francesco per la Giornata dei Poveri 2020;
• la preghiera del Santo Rosario nella IV Giornata Mondiale dei Poveri


Ignazio Petriglieri per “Pensare la casa comune”

Secondo appuntamento oggi alle ore 18.30 con l’itinerario formativo attraverso l’esortazione post-sinodale Querida Amazonia di papa Francesco promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio in collaborazione con l’Ufficio per l’Insegnamento della Religione Cattolica della Diocesi di Siracusa nell’ambito del tema scelto quest’anno dal San Metodio, Pensare la casa comune. 

Il prof. Ignazio Petriglieri, Docente stabile di Teologia Dogmatica, ISSR San Metodio, si soffermerà su La teologia e il sogno teologico (QA cap III).

L’iniziativa, valida come corso di aggiornamento per docenti delle scuole di ogni ordine e grado, si terrà nella sala conferenze dell’ISSR in via della Conciliazione a Siracusa in presenza ed in collegamento a distanza.

 

Per scaricare il programma

Per scaricare l’Esortazione apostolica, Querida Amazonia

Pranzo di festa domenica al Pantheon

In occasione della IV Giornata mondiale dei poveri, che si terrà domenica 15, la parrocchia di San Tommaso apostolo al Pantheon ha predisposto alcuni momenti di preghiera e catechesi.
Giovedì 12, alle ore 18.00 preghiera del santo rosario e alle 18.30 celebrazione eucaristica e adorazione eucaristica; venerdì 13 alle ore 18.00 preghiera del santo rosario, alle ore 18.30 celebrazione eucaristica e catechesi sul messaggio del Santo Padre Papa Francesco per la giornata mondiale dei poveri “Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32). Sabato 14, alle ore 18.00 preghiera del santo rosario e alle 18.30 celebrazione eucaristica e raccolta alimentare a favore della mensa parrocchiale.
Domenica 15 alle ore 8.30 e alle ore 18.30 celebrazione eucaristica e raccolta alimentare a favore della mensa parrocchiale e alle ore 12.00 alla mensa parrocchiale Pranzo di festa con i nostri assistiti.

L’Altare della solidarietà allestito al Santuario di Lentini

In occasione della Giornata mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco, presso il Santuario Diocesano dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino di Lentini in collaborazione con l’Associazione San Vincenzo de Paoli della Chiesa Madre sarà allestito nei giorni di sabato 14 e domenica 15 l’Altare della Solidarietà. L’obiettivo è raccogliere beni di prima necessità per i bisogni dei nostri fratelli e sorelle più fragili.
Il Santuario sarà aperto di mattina dalle ore 9,30 alle 12,00 e nel pomeriggio dalle ore 16,30 alle 19,00.

Alla Madre di Dio il catechismo su Zoom

Il catechismo approda sulla piattaforma Zoom alla parrocchia Madre di Dio di Siracusa. Gli incontri di tutti i gruppi (dal primo al quarto anno) inizieranno sabato 21  e si svolgeranno in videoconferenza tramite la piattaforma Zoom. “L’elevato numero di iscritti – scrive il parroco don Santino Fortunato – ci ha indotto a sacrificare gli incontri in presenza per tutelare meglio la salute di tutti (ragazzi e ragazze, famiglie, catechisti) e, allo stesso tempo, per osservare le limitazioni imposte dall’ultimo D.P.C.M. che associa la Sicilia alla “fascia arancione”. Si tratta di un provvedimento temporaneo perché è nostra intenzione tornare a proporre gli incontri in presenza appena ciò sarà possibile”. A tutti i genitori saranno trasmessi, tramite sms, il link per ricevere il calendario degli incontri di novembre e dicembre; gli orari delle videochat; le credenziali per accedere ai servizi Zoom; l’indirizzo della pagina web dedicata al Catechismo.
I ragazzi e le ragazze che non potranno partecipare agli incontri in Videochat, potranno assistere alle registrazioni audio-video degli incontri.

Riaprono alla consultazione l’Archivio storico e la Biblioteca Alagoniana

L’Archivio storico diocesano la Biblioteca Alagoniana hanno riaperto al pubblico per il servizio di consultazione. L’accesso al servizio è disciplinato dalle norme stabilite nel regolamento redatto per la durata dell’emergenza epidemiologica da Covid 19. L’Archivio e la Biblioteca si scusano per “i possibili disservizi ma si trovano ancora in una fase di ristrutturazione e riorganizzazione dei locali” hanno evidenziato i direttori don Rosolino Vicino e don Helenio Schettini.

L’accesso alla Biblioteca sarà possibile solo dopo prenotazione via email. I giorni previsti per la consultazione sono il martedì, il mercoledì e il giovedì dalle ore 9.00 alle ore 12.30.

(In allegato il regolamento)


Le Chiese di Sicilia al tempo del Covid-19: fatica e dolore, preghiera, speranza e impegno

Fatica e dolore, paura, malattia e, talvolta, morte; ma anche solidarietà e vicinanza concreta, preghiera e impegno fattivo: sono i tratti della Sicilia e della sua Chiesa al tempo difficile del Covid. Ormai tutti abbiamo conosciuto il virus da vicino: c’è chi lo ha incontrato personalmente, chi conosce qualcuno che lo ha avuto o ne è rimasto vittima, chi proprio in questo momento lotta per la propria salute e chi è sulla via della guarigione. C’è anche chi accompagna i malati e le famiglie con la preghiera e chi si spende in prima persona.

Mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, ha affrontato e vinto il virus nella sua prima ondata di attacco. Ci sono parrocchie e istituti che hanno dovuto affrontare la quarantena, chiudendo a fedeli ed utenti.

LE CHIESE DI SICILIA AL TEMPO DEL COVID-19: FATICA E DOLORE, PREGHIERA, SPERANZA E IMPEGNOIl numero dei sacerdoti della sua diocesi contagiati dal Covid ha spinto il vescovo di Ragusa, mons. Carmelo Cuttitta, a scrivere un messaggio a loro e ai fedeli,  manifestando “vicinanza in questo momento così difficile e impegnativo”, raccomandando di ricordare nella preghiera “tutti i confratelli che si trovano in una condizione di positività al Covid-19” e, soprattutto, “coloro che attualmente sono ricoverati in terapia intensiva” e chiedendo ai sacerdoti di “affrontare questa situazione contingente con determinazione e responsabilità”.

La voce di due sacerdoti: la testimonianza di un medico cappellano in un reparto Covid  e l’esperienza di malattia di un parroco, responsabile della Pastorale giovanile.

 

Don Mario Torracca, sacerdote e medico, direttore dell’Ufficio per la Salute della Conferenza episcopale siciliana, fin dal primo momento i cui il virus ha raggiunto la nostra terra e la gente di Sicilia, è stato impegnato all’interno del Reparto Covid dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania in qualità di cappellano.

LE CHIESE DI SICILIA AL TEMPO DEL COVID-19: FATICA E DOLORE, PREGHIERA, SPERANZA E IMPEGNO“Ci risiamo… Pensavamo di esserci lasciati alle spalle i segni della sofferenza e della morte provocati dal Sars Cov2 a marzo scorso, ma in realtà ancora non avevamo compreso che quel terribile ed invisibile nemico, seminatore di morte, era pronto a sferrare un attacco ben più terrificante del primo. E mentre il mondo si divide in due tra chi nega l’evidenza, mettendo in atto comportamenti irresponsabili nocivi non solo a loro, ma anche agi altri, e in chi, per timore del contagio, si chiude in casa estraniandosi dal resto del mondo, tra questi, quasi a far da spartiacque, un piccolo esercito di uomini e donne che, pur temendo per se e le loro famiglie, si prodigano per aiutare coloro che sono colpiti da questa brutta malattia: penso ai tanti medici, infermieri, operatori sanitari che ogni giorno rischiano la vita ma danno testimonianza di serietà, senso del dovere e coraggio. Tra questi mi permetterete di annoverare anche i tanti cappellani ospedalieri che offrono il loro ministero accanto al malato con amore e generosità. Certo anche noi cappellani, pur abituati alla sofferenza, alla malattia ed alla morte, siamo rimasti spiazzati dagli effetti devastanti di questa brutta pandemia, non solo per gli effetti che provoca nel corpo ma direi a quelli invisibili ma altrettanto devastanti che provocano nell’anima,nei sentimenti e negli affetti. Come descrivere, senza rimanere turbati, i volti dei malati che giornalmente incontro nei reparti Covid del mio ospedale: volti impauriti per la malattia, addolorati perché strappati dai loro affetti familiari, impossibilitati a ricevere visite. Chi ha fatto esperienza di un reparto di semintensiva o intensiva sa come il tempo sembra non scorrere mai, e la paura, lo scoraggiamento prendono il sopravvento. Il cappellano ospedaliero è l’unico che può andare a visitare i malati di Covid per rivolgergli una parola di conforto e di fede. Spesso mi capita di fare da “messaggero”: i parenti vengono in cappella pregandomi di portargli un loro messaggio, un gesto di affetto.

Ed ecco che comincia così la mia giornata al tempo di Covid: preghiera in cappella e poi subito nell’Area Covid dove ha inizio… la vestizione: tuta ermetica, primo paio di guanti, calzari a stivale, mascherina FP2, sopra mascherina chirurgica, altro paio di guanti, visiera in plastica trasparente, ed infine al collo un’insolita pisside monouso… un sacchettino ricavato dal lenzuolino sterile confezionato in cappella che contiene una sola particola, da cestinare subito dopo aver dato la S. Comunione ad un malato Covid.

Quindi la visita in ogni stanza per scambiare qualche parola, se possibile, fare una preghiera insieme e impartirgli la Benedizione… un’interminabile Via Crucis, mentre respiri a fatica così bardato, quasi irriconoscibile se non fosse per quella Croce che gli infermieri che, con amore e rispetto, ti disegnano sulla tuta per far capire che sei un prete.

Finito il giro dei malati occorre anche far sentire la vicinanza al personale, celebrando con loro un breve momento di preghiera e impartendo anche a loro la Benedizione.Poi il momento più pericoloso: la svestizione… basta un niente, una distrazione e ti sei beccato il Covid! E allora con calma inizia quasi un rito che gli “esperti del reparto di Malattie Infettive” ti hanno con tanto affetto e preoccupazione insegnato.Poi il momento più triste, la visita in obitorio, ancor più triste essere costretti a benedire le salme rigorosamente sigillate sulla strada perché ai familiari non è consentito entrare dentro. Quanta sofferenza.I familiari si sono visti portare il loro caro in ambulanza e poi non lo hanno più visto… neanche per l’ultimo saluto. Straziante!La mattinata si conclude con la celebrazione eucaristica in cappella dove, insieme a familiari e personale continuiamo a pregare per i nostri malati.

Qualcuno a volte mi chiede: ‘Ma non hai paura ad entrare nell’area Covid?’Certo che anche noi cappellani abbiamo paura, ma la gioia e l’amore che mettiamo nel nostro ministero ce la fa superare.

Credo, anzi che in questa emergenza, possiamo testimoniare fattivamente ciò che da anni, anche come Uffici di Pastorale per la Salute delle nostre diocesi, abbiamo affermato con forza: la presenza dell’Assistenza religiosa negli ospedali non è un optional, un servizio in più, ma è parte integrante ed imprescindibile nel cammino terapeutico di un malato e quindi il cappellano, pienamente inserito nel tessuto ospedaliero è a pieno titolo parte dello staff sanitario ospedaliero.

In tale contesto, sono convinto che ci giochiamo la nostra credibilità di Chiesa incarnata nel tessuto sociale e, per dirla col le parole di Papa Francesco, nelle periferie esistenziali”.

 

Don Gaetano Gulotta, sacerdote dell’arcidiocesi di Monreale e direttore dell’Ufficio regionale per i Giovani, ha annunciato con un messaggio sui social si essere stato colpito dal Covid. Ancora sui social adesso, in fase di guarigione, offre la sua testimonianza.

LE CHIESE DI SICILIA AL TEMPO DEL COVID-19: FATICA E DOLORE, PREGHIERA, SPERANZA E IMPEGNO“Molti pensano che il virus Covid-19 sia frutto di qualche complotto mondiale. Vi assicuro che chiunque contrae il virus con dei sintomi il vostro corpo entra in guerra che potresti vincerla o perderla nei casi di aggravamento. Prima la febbre, poi dolori che ti attraversano il corpo, dolori intestinali, nausea, perdita dell’olfatto, confusione mentale, tosse, bruciore agli occhi, ti senti il petto che ti schiaccia come se avessi un camion sulla cassa toracica, poi comprendi sempre più che il tuo corpo è completamente in guerra con un nemico invisibile che non vedi ma senti. Questi sono i sintomi che ho avuto in questi giorni.

Molti mi hanno chiesto come l’abbia contratto o in che luogo, altri invece fanno supposizioni di chi sia stato l’untore a farti diventare untore. Il virus c’è, esiste, gira per la nostra comunità e nonostante tutte le precauzioni lo si può beccare, basta pensare ai medici, agli operatori sanitari nelle corsie con gli ammalati Covid-19. Forse questi nostri eroi non usano tutte le precauzioni possibili per non infettarsi? Eppure molti si infettano perché esposti. Una precauzione che consiglio: girare di meno a zonzo senza una vera causa, perché la pandemia infurierà ancora di più, e non possiamo poi cercare il responsabile, perché l’unico responsabile è la persona di come ha rispetto per sé stesso e gli altri. Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini in questi giorni difficili, ma pieni di affetto e cure. Ringrazio il Signore per questa comunità di Piano Maglio e Villaciambra, per come si stretta al proprio pastore. Adesso sono in fase di guarigione. In attesa di tornare al mio Ministero pubblico, vi benedico dal profondo del cuore”.

(Da ChiesediSicilia.org)

Francesco ricorda le vittime inermi del terrorismo e dell’odio

L’attualità internazionale con l’incubo del terrorismo che torna a mietere vittime, paura e divisioni in Europa e nel mondo irrompe nell’udienza generale di oggi del Papa, che nel cuore sente le sofferenze dell’umanità.
Nei saluti ai fedeli di lingua italiana, Francesco – tornato a causa della pandemia a rivolgersi ai fedeli dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico – ricorda quanti subiscono gli effetti dell’odio che cerca di “compromettere la collaborazione fraterna tra le religioni”.

 

In questi giorni di preghiera per i defunti abbiamo ricordato e ricordiamo ancora le vittime inermi del terrorismo il cui inasprimento di crudeltà si sta diffondendo in Europa. Penso in particolare al grave attentato dei giorni scorsi a Nizza in un luogo di culto e a quello dell’altro ieri nelle strade di Vienna che hanno provocato sgomento e riprovazione nella popolazione e in quanti hanno a cuore la pace e il dialogo.

Appena ieri il Papa, prima con un tweet poi con un telegramma a firma del segretario di Stato Pietro Parolin, aveva invocato la fine di odio e violenza, alla luce di quanto accaduto per le strade di Vienna.

Pochi giorni prima, appena il 29 ottobre scorso, altro sangue e altra paura nel cuore di Nizza, dove, lo ricordiamo, tre persone sono state uccise e diverse ferite in un brutale attacco all’arma bianca nei pressi della basilica di Notre-Dame, lasciando la Francia e l’Europa nello sgomento. Anche in questa occasione Francesco non ha mancato di far sentire la sua vicinanza alla comunità cattolica d’oltralpe e aveva con forza rinnovato il suo invito alla fraternità, a “reagire al male con il bene,” condannando l’agguato terroristico compiuto nel nome di Dio.

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
(Da VaticanNews)

Solennità di tutti i Santi al Santuario di Lentini

Solennità di Tutti i Santi e commemorazione dei fedeli defunti a Santuario diocesano dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino a Lentini.
Camminiamo sulla strada che han percorso i Santi tuoi … per essere come loro capaci di guardare oltre“.

Oggi, domenica 1 novembre, alle ore 17.30 recita del Santo Rosario e preghiera di intercessione per i defunti animata dal Terz’Ordine Carmelitano – Fraternità di Lentini. Prevista anche l’intronizzazione della Reliquia di San Giovanni Paolo II.

Domani lunedì 2, alle ore 17.30 recita del Santo Rosario e preghiera di intercessione per i defunti.
Martedì 10 novembre, alle ore 17.30 santa messa del “10 di ogni mese” in suffragio di tutti i fedeli e devoti defunti. Nei giorni di apertura del Santuario sarà possibile iscrivere i nomi dei defunti per la Santa Messa di suffragio del 10 novembre e ritirare la pagellina da portare al cimitero.
Nel rispetto delle normative vigenti si ricorda l’obbligo di indossare la mascherina quando si entra in chiesa. 

Messaggeri e portatori di pace,
i santi della nostra madre chiesa cattolica,
ci accompagnano con la loro protezione,
perché non deviamo mai
ma aderiamo sempre più alla Tua volontà

(Incontro di preghiera animato dalla JMV – Gioventù Mariana Vincenziana)

L'arcivescovo si è recato alla mensa del Pantheon e nel carcere di Augusta

L’arcivescovo tra poveri e detenuti

Il vescovo che mi ha ordinato, mons. Mario Russotto, mi ha consegnato tre ‘p’ da seguire: la Parola di Dio, la preghiera ed infine i preti ed i poveri. Evidenziando la necessita di seguire gli ultimi. Ed il mio primo pensiero è stato venire a trovare voi“. Così l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto si è rivolto ai detenuti della casa di reclusione di Brucoli (Augusta) nel corso di una visita all’indomani della sua ordinazione episcopale. Accompagnato dal cappellano don Antonio Francesco Trapani, l’arcivescovo si è recato nel carcere dove è stato accolto dalla direttrice Angela Lantieri e dal comandante Dario Maugeri.

Trapani, l’arcivescovo Lomanto, la direttrice Lantieri, Maugeri

Sono venuto qui per farvi sapere che vi penso” ha detto il pastore della Chiesa siracusana che ha avuto modo di visitare diverse sezioni dell’istituto di pena, ma anche gli uffici, la biblioteca e l’auditorium. Molti detenuti hanno ringraziato l’arcivescovo e gli hanno chiesto se la sua porta sarà aperta sempre, perché spesso vengono lasciati soli. “La mia non è una visita formale – ha detto Lomanto chiedendo a ciascuno il proprio nome -. Sono qui per ascoltare i vostri bisogni e tutti i giorni il cappellano è a vostra disposizione. Mi auguro che il sole che oggi arriva in questo cortile sia un raggio di sole che possa entrare nel vostro cuore per un cammino di conversione, un percorso di ricostruzione della propria vita“. L’arcivescovo ha incontrato anche i detenuti che frequentano la scuola e coloro i quali partecipano ai corsi di formazione per la ristorazione ed in campo agricolo. “Siamo lieti di averla avuta qui con noi, è stato un grande dono soprattutto in questo momento” ha detto la direttrice Lantieri consegnando all’arcivescovo una targa ricordo.

 

La direttrice Lantieri consegna la targa a mons. Francesco Lomanto

L’attenzione dell’arcivescovo Lomanto è stata poi rivolta agli ultimi. Per questo motivo ha voluto subito visitare anche Casa Sara e Abramo, la struttura dell’Arcidiocesi che accoglie i senzatetto, e la mensa del Pantheon che ogni giorno fornisce un pasto caldo ad una sessantina di persone.

Alla Casa Sara e Abramo è stato accolto dal responsabile Marcello Munafò che ha spiegato come funziona la struttura che fornisce un’accoglienza quotidiana. Diversi volontari si alternano nella gestione che comunque è affidata anche gli ospiti della Casa che devono fornire ognuno il proprio contributo e hanno occasione anche di fare comunità all’interno in uno spirito di aiuto reciproco.

A Siracusa ci sono una mensa aperta per il pranzo al Pantheon ed una mensa aperta nel pomeriggio in via Nome del Gesù, nel centro storico di Ortigia, gestita dalla comunità di San Martino di Tours.

È una mensa che si basa sulla provvidenza, l’unica mensa cittadina aperta a pranzo ed attiva sette giorni su sette, comprese le festività di Natale e Pasqua – ha detto don Massimo Di Natale, parroco della chiesa del Pantheon -. E questo è possibile grazie ai tanti volontari, professionisti, uomini e donne che vengono tutti i giorni oppure che anche dedicano solo alcune ore del loro tempo per aiutare. Naturalmente tutto questo è stato possibile grazie al mio predecessore, don Paolo Manciagli, che ha voluto fortemente offrire questo servizio“.
L’arcivescovo ha prima letto una preghiera e benedetto i presenti. Poi ha indossato i guanti ed ha distribuito il cibo alle persone che attendevano in fila. Un pasto ma anche un sacchetto di spesa da portare a casa. “Sono volontari che mettono a disposizione talenti, tempo libero e generosità” ha concluso don Massimo. Circa 50 i volontari che si danno il turno durante la settimana. “Grazie – ha detto l’arcivescovo ai volontari – per questo esercizio di carità, che è anche di pazienza e di amore vero. Perché comporta il dono ed il dono di noi stessi“.  

L’arcivescovo Lomanto distribuisce il pasto alla mensa