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Il cardinale Montenegro: “Viviamo come se Dio non esistesse”

Oggi preferiamo l’anonimato. Ciò che conta è goditi tutto e subito perché “quello che si lascia è perduto”. La politica delude e la disoccupazione avanza. Anche nelle comunità ecclesiali i rapporti sono spesso d’occasione e falsati: la pietà e la spiritualità sono deboli e interessate. In tempi di pandemia abbiamo pregato di più ma per paura. Ci definiamo cristiani, ma viviamo come se Dio non esistesse. Nel nostro vocabolario sono scritte sempre più in piccolo le parole come provvidenza, pazienza, attesa, speranza”. Il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presiede la celebrazione sul sagrato della cripta della Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime. Le misure anticovid 19 hanno condizionato il 67esimo anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa e il rettore Aurelio Russo ha scelto il sagrato per tutte le celebrazioni eucaristiche. Concelebra l’amministratore apostolico della Diocesi di Siracusa, l’arcivescovo Salvatore Pappalardo, che al termine della messa ha affidato l’Arcidiocesi al Cuore immacolato e addolorato di Maria.
Ieri è stato il quarto ed ultimo giorno dei festeggiamenti: dal 29 agosto al 1 settembre del 1953 un quadretto in gesso del Cuore immacolato e addolorato di Maria posto come capezzale nella camera di letto di una giovane coppia pianse lacrime umane. Una commissione medica, in via degli Orti, in casa Iannuso, prelevò il liquido che sgorgava dagli occhi, classificandolo come “lacrime umane”. Il fenomeno fu dichiarato non spiegabile scientificamente. I vescovi di Sicilia conclusero che non si può mettere in dubbio la realtà della lacrimazione.
Le lacrime di una mamma hanno una potenza unica: manifestano senz’altro sofferenza e dolore ma anche infiammano il cuore, chiedono giustizia, perdono, provocano anche sorrisi, preparano rivoluzioni (penso alle mamme dei desaparecidos argentini) – ha continuato il cardinale Montenegro -. Le lacrime di Maria bagnano, provocano e caricano di responsabilità”.


L’arcivescovo di Agrigento ha guardato alla realtà di oggi: “La visione disumanizzante della vita, oltre che andare crescendo, modella comportamenti, stili e scelte di vita. Aumentano i disvalori dell’egoismo («prima io e poi agli altri»), dell’arroganza e della violenza: per avere rispetto dagli altri devo dimostrarmi cattivo e forte, ciò succede nelle relazioni familiari e amicali e nello sport”.
Le lacrime di Maria diventano “denuncia dei tanti scricchiolii che allarmano, ma sono semi di speranza su un terreno arido. Le lacrime sono un grido. Le lacrime sono il sussurro di Maria, che ci avvisa che senza speranza ci si viene a trovare nella stessa situazione di quando manca l’ossigeno per vivere. Maria piange a causa della nostra indifferenza. Maria piange d’amore anche perché sa che il cuore del Figlio è così grande da diventare perdono, carezza, fiducia”.
Montenegro invita alla conversione del cuore: “Lasciamoci bagnare dalle lacrime di Maria e assicuriamoLa che non vogliamo vivere di fatalismo e che capiamo che la fede non è quietismo, perchè non c’è fede senza rischio, senza lacrime, senza creatività. Papa Bergoglio dice: “Per parlare di speranza a chi è disperato, bisogna condividere la sua disperazione; per asciugare una lacrima dal volto di chi soffre, bisogna unire al suo il nostro pianto”.

L'invito dell'arcivescovo di Palermo all'annivesario per la lacrimazione di Maria

Mons. Lorefice: “Guai se restassimo inermi”

Da questo Santuario che custodisce per il mondo intero il Reliquiario delle Lacrime di Maria, mi rivolgo stasera a tutti i governanti: Non fate piangere Maria! Fate entrare le sue lacrime, le lacrime delle madri in ogni assise politica, in ogni parlamento, in ogni consiglio dei ministri, in ogni consiglio regionale, provinciale e comunale! Raccogliete e ascoltate le lacrime di Maria! Sono le lacrime delle madri di tutti i poveri del mondo“. Sono le parole usate dall’Arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice. Da Siracusa, città bagnata dalle Lacrime della Madonna, l’Arcivescovo di Palermo si è rivolto ai Governanti.
Il dolore che siamo chiamati a condividere, attraverso quelle lacrime, grazie alla partecipazione a quelle lacrime, è il dolore del mondo. Tu, Maria, esperta nello stare accanto a chi soffre e a chi muore, tu esperta nel consolare, tu che sei stata donata a Giovanni e con lui a tutti noi… Noi stasera ti chiediamo: “accanto a quale figlio che muore tu ora stai piangendo”?

Maria piange sui suoi figli. Piange su quanti sono morti in questi mesi, a causa della pandemia, senza una lacrima, senza una parola di consolazione e di speranza. Piange su quanti hanno visto la loro vita devastata dal Covid, perché hanno perso il lavoro, perché hanno chiuso la loro attività, perché hanno smarrito la serenità economica e vivono gettati nell’incertezza e nella precarietà.

E davanti a Maria piangente, non posso distrarre i miei occhi da quel Calvario, simbolo di ogni Calvario, che oggi si chiama Mare Mediterraneo. Non possiamo tacere mentre il demone del razzismo, dell’esclusione dell’altro, della politica intesa come arte della divisione e della separazione sembra prendere il sopravvento, mentre sentiamo forte il rischio che la pandemia non ci abbia insegnato nulla e che torniamo a pensare ad un mondo fratturato, tagliato in due.

È su questa miopia, su questo progetto di distruzione dell’uomo che Maria piange oggi, che versa le sue lacrime di dolore: per tutti i corpi martoriati, per tutti i corpi respinti, per tutti i corpi violentati, torturati e uccisi nei campi di concentramento libici e in quelli di tutto il mondo, per tutte le vite stroncate dagli affari loschi, dal commercio delle armi, dallo sfruttamento indiscriminato dell’Africa e delle sue risorse, per tutte le leggi e tutti i regolamenti che soffocano l’uomo e tradiscono la nostra Costituzione, ispirata da donne e uomini fedeli al Vangelo. Maria piange come Rachele per tutti i figli annegati e mescola le sue lacrime al quelle del Mediterraneo, impotente e attonito di fronte ad un olocausto epocale, ad un eccidio di massa. È Maria piangente che stasera leva la sua voce e chiede a tutti i responsabili delle nazioni, a tutti i politici dell’Occidente, di ogni colore politico, di centro, di destra, di sinistra, non importa (a maggior ragione se si professano cristiani! Maria chiede a tutti: “e se queste donne, se questi bambini, se questi uomini annegati fossero tuoi figli, fossero vostri figli? Che cosa fareste? Come reagireste? Io – dice Maria – piango, verso lacrime di immenso dolore di fronte alla morte dei miei figli e alla vostra indifferenza”.

Qualcuno potrebbe dire: “ma allora la Chiesa fa politica?”. Sì, rispondo io. La Chiesa fa politica ma nel senso che la Chiesa è dalla parte della polis, della città che tutti riunisce nel suo abbraccio. E guai a noi se restassimo inerti e ignavi dinanzi al dolore e all’ingiustizia.

l dolore che siamo chiamati a condividere, attraverso quelle lacrime, grazie alla partecipazione a quelle lacrime, è il dolore del mondo. Tu, Maria, esperta nello stare accanto a chi soffre e a chi muore, tu esperta nel consolare, tu che sei stata donata a Giovanni e con lui a tutti noi… Noi stasera ti chiediamo: “accanto a quale figlio che muore tu ora stai piangendo”?

Maria piange sui suoi figli. Piange su quanti sono morti in questi mesi, a causa della pandemia, senza una lacrima, senza una parola di consolazione e di speranza. Piange su quanti hanno visto la loro vita devastata dal Covid, perché hanno perso il lavoro, perché hanno chiuso la loro attività, perché hanno smarrito la serenità economica e vivono gettati nell’incertezza e nella precarietà.

E davanti a Maria piangente, non posso distrarre i miei occhi da quel Calvario, simbolo di ogni Calvario, che oggi si chiama Mare Mediterraneo. Non possiamo tacere mentre il demone del razzismo, dell’esclusione dell’altro, della politica intesa come arte della divisione e della separazione sembra prendere il sopravvento, mentre sentiamo forte il rischio che la pandemia non ci abbia insegnato nulla e che torniamo a pensare ad un mondo fratturato, tagliato in due.

È su questa miopia, su questo progetto di distruzione dell’uomo che Maria piange oggi, che versa le sue lacrime di dolore: per tutti i corpi martoriati, per tutti i corpi respinti, per tutti i corpi violentati, torturati e uccisi nei campi di concentramento libici e in quelli di tutto il mondo, per tutte le vite stroncate dagli affari loschi, dal commercio delle armi, dallo sfruttamento indiscriminato dell’Africa e delle sue risorse, per tutte le leggi e tutti i regolamenti che soffocano l’uomo e tradiscono la nostra Costituzione, ispirata da donne e uomini fedeli al Vangelo. Maria piange come Rachele per tutti i figli annegati e mescola le sue lacrime al quelle del Mediterraneo, impotente e attonito di fronte ad un olocausto epocale, ad un eccidio di massa. È Maria piangente che stasera leva la sua voce e chiede a tutti i responsabili delle nazioni, a tutti i politici dell’Occidente, di ogni colore politico, di centro, di destra, di sinistra, non importa (a maggior ragione se si professano cristiani! Maria chiede a tutti: “e se queste donne, se questi bambini, se questi uomini annegati fossero tuoi figli, fossero vostri figli? Che cosa fareste? Come reagireste? Io – dice Maria – piango, verso lacrime di immenso dolore di fronte alla morte dei miei figli e alla vostra indifferenza”.

Qualcuno potrebbe dire: “ma allora la Chiesa fa politica?”. Sì, rispondo io. La Chiesa fa politica ma nel senso che la Chiesa è dalla parte della polis, della città che tutti riunisce nel suo abbraccio. E guai a noi se restassimo inerti e ignavi dinanzi al dolore e all’ingiustizia“.

Il quarto e ultimo giorno dell’Anniversario della Lacrimazione della Madonna si è aperto con la Santa Messa di via degli Orti, presieduta da don Raffaele Aprile, presbitero del Santuario. Al termine della celebrazione è stato effettuato il volo dei colombi offerto dal “Team Archimede di Siracusa – Federazione Colombofila Italiana”.

 

1 settembre 1953 | quarto giorno della Lacrimazione
“Fu aperto il cassetto, dove il quadro era deposto, coperto da una tovaglietta bianca; ma quanta fu l’emozione nel constatare che gli occhi erano coperti di liquido. L’immagine fu accuratamente asciugata con cotone idrofilo e poggiata sul materasso. Volemmo restare in attesa che il fenomeno si manifestasse dinanzi a noi.Non sto a descrivere i sentimenti di commozione e di timore insieme che invasero il nostro cuore quando, dopo le ore 11, l’immagine cominciò a manifestare gli occhi gonfi di Lacrime come persona presa da forte emozione, e poi vedemmo scendere giù delle Lacrime che, rigando il volto delicato, andavano a raccogliersi nel cavo della mano. Purtroppo alcuni presenti riuscirono ad assorbire qualche Lacrima con del cotone, ma i chimici con la loro pipetta poterono assicurarsi una parte del liquido.Da quel momento in cui i chimici poterono raccogliere almeno una parte delle Lacrime sgorgate in loro presenza la Madonna non ha pianto più.
Segno… che lascia pensare”.
(Testimonianza di Mons. Giuseppe Bruno)

Intervento di Giuseppe Marciante, vescovo delegato della CESI per la salvaguardia del Creato

“Ascoltare il grido di sofferenza della terra di Sicilia”

Con animo grato al Signore ci apprestiamo a vivere la XV Giornata Nazionale per la Custodia del Creato che quest’anno assume un tono particolare per la felice coincidenza del V anniversario dalla promulgazione dell’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco.

Mentre, ancora una volta, contemplando la creazione, attraverso la sua bellezza, siamo chiamati a cercare ed incontrare Dio, non possiamo non ascoltare il grido di sofferenza che in questi giorni giunge da più parti nella nostra terra di Sicilia che è tornata a bruciare, da San Vito lo Capo a Messina, colpite ancora una volta le Madonie, un territorio devastato dalle fiamme alimentate dal vento di scirocco e dalle alte temperature.

Spettatori, inermi, abbiamo assistito alla mano criminale dell’uomo che si alza per deturpare e distruggere un immenso patrimonio di fauna e di flora, mettendo a repentaglio, perfino la vita e la pacifica convivenza umana dei centri abitati.

GIORNATA DEL CREATO: Solo nella giornata di domenica 30 agosto erano attivi 44 fronti di incendi, ciò ha comportato un massiccio dispiegamento di forze e di uomini per non contare le risorse economiche impiegate per fronteggiare tale emergenza.

Come ad Altofonte e nella Riserva dello Zingaro, ancora una volta la mano colpevole dell’uomo pesa gravemente sulle sorti della creazione distruggendo ettari di bosco, di macchia mediterranea e di fauna, inoltre, le fiamme hanno sfiorato i centri abitati, e luoghi pericolosi dai quali si sarebbero potute generare   tragedie.

Tante domande aspettano ancora una risposta: Chi sono gli autori? Quali interessi si celano dietro ogni incendio doloso? Chi sono i mandanti?

Appiccare un incendio è un delitto che equivale a ferire la propria madre, quella che San Francesco nel Cantico delle creature loda come: «Sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba».

La madre terra che provvede al nutrimento di tutte le creature.

Appiccare un incendio è tradire il fuoco che non è stato chiamato a distruggere, ma: «per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte».

Condanniamo con forza ogni azione che mette in pericolo l’enorme patrimonio di biodiversità della nostra terra, nella speranza che i colpevoli vengano assicurati alla giustizia e ricordiamo con le parole di Papa Francesco:

Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile
e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei.
Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla.
La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia
che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi.
Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra,
che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22).

 

Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora” (LS, 2).

Esprimiamo altresì la nostra vicinanza a tutti gli Amministratori regionali e locali, alle Forze dell’Ordine, ai Vigili del Fuoco, agli uomini della Protezione Civile, ai volontari e a quanti sono impegnati in prima linea per la salvaguardia, la custodia e la prevenzione di ulteriori focolai che potrebbero tenere ulteriormente in ginocchio i nostri territori.

Serve una presa di coscienza delle responsabilità personali sul “destino” della nostra casa comune partendo dalla pulizia dei terreni privati, dalle opere di messa in sicurezza delle aree demaniali.

Auspichiamo che il lavoro di prevenzione possa essere esteso durante tutto l’anno con l’impiego a tempo pieno di quelle risorse umane rappresentate dai lavoratori forestali e che il mantenimento di tale bellezza possa essere, non solo fonte di attrazione per i turisti in diversi periodi dell’anno, ma anche risorsa per il sostentamento dei nostri giovani spesso costretti ad emigrare per la mancanza di occupazione.

Ma si può fare ancora di più per rimarginare le ferite inferte ad ogni rogo: il ripristino dei boschi e delle aree danneggiate, la piantumazione e la semina per riattivare gli ecosistemi danneggiati.

 

✠ Giuseppe Marciante
Vescovo delegato della CESI
per i Problemi sociali, il Lavoro,
la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato

 

GIORNATA DEL CREATO: “ASCOLTARE IL GRIDO DI SOFFERENZA DELLA NOSTRA TERRA DI SICILIA”

Al via il 67esimo anniversario della Lacrimazione a Siracusa

Mons. Pappalardo: “Riscopriamo la maternità di Maria”

La Messa presieduta da mons. Salvatore Pappalardo, amministratore apostolico della Diocesi, in via degli Orti ha aperto il primo giorno della Lacrimazione che quest’anno, come nel 1953, cade di sabato. Mons. Pappalardo, facendo memoria dell’evento del Pianto della Madonna, ha ringraziato per gli anni che il Signore gli ha dato di vivere a servizio della Chiesa Siracusa. Ha detto che così come ha affidato si è affidato alla Madonna delle Lacrime, continuerà a farlo ancora.
I pellegrini saranno accolti nella Casa del Pianto durante i giorni dell’anniversario dopo la messa delle ore 8.00 e fino alle ore 12.00.
Stasera alle ore 19.00 sul sagrato della Cripta la prima celebrazione solenne presieduta da S.E. Mons. Rosario Gisana, Vescovo di Piazza Armerina che pregherà in particolare per gli ammalati, i familiari e i volontari presenti alla Santa Messa.
Ieri è stata celebrata la messa per il mondo della Sanità. Alla presenza di padre Gabriele, cappellano dell’Ospedale di Siracusa, dei Cavalieri del Santo Sepolcro, dei rappresentanti dell’Ordine dei Medici, dell’Ordine dei Farmacisti, di medici di volontari dell’Umberto I di Siracusa, del Cisom e delle Associazioni Nazionale della Polizia di Stato e dei Carabinieri, il rettore del Santuario, don Aurelio Russo, ha ricordato che “67 anni fa, proprio pochi giorni prima della Lacrimazione della Madonna un medico di famiglia, il dottor Tullio Manca, visitava la signora Antonina Giusto. Nei giorni della Lacrimazione fu testimone oculare del Pianto della Madonna. Mentre il 1 settembre la commissione scientifica che prelevò le lacrime dagli occhi della Madonna era formata da diversi medici. I medici ci sono sempre e così pure gli infermieri, i farmacisti, gli operatori socio sanitari e i volontari. Ci sono stati, e lo abbiamo visto nei momenti più critici della Pandemia. Se 67 anni fa hanno raccolto le Lacrime della Madonna, ogni giorno asciugano le lacrime dei malati”. Toccante la testimonianza della dottoressa Antonella Franco che ha vissuto in prima linea tra gli ammalati di Covid dell’ospedale di Siracusa.
L’Arcivescovo Pappalardo ha espresso gratitudine e ha invocato la benedizione del Signore per tutti i presenti, sottolineando l’encomiabile servizio svolto da tutte le componenti del sistema sanitario.
Al termine della Santa Messa è stato celebrato un breve momento commemorativo con la partecipazione del Maestro Enzo Tinè, che con la tromba ha eseguito il Silenzio per quanti sono morti durante la pandemia. Significativa la preghiera composta e letta da Giorgia Fontana Del Vecchio “Dio è con noi”, accompagnata dalla musica dell’Ave Maria della Maestra Stefania Cannata.

Edifici ecclesiastici per accogliere gli studenti

È stato firmato oggi, presso l’Arcivescovado di Monreale, il Protocollo d’Intesa tra l’Assessorato regionale all’Istruzione, la Conferenza episcopale siciliana, ANCI e USR finalizzato alla possibile utilizzazione, in comodato d’uso, di spazi parrocchiali ed edifici ecclesiastici, da destinare all’accoglienza degli studenti, in vista della ripresa delle attività didattiche nel rispetto delle misure anti-Covid19.
Oltre all’assessore Roberto Lagalla, erano presenti Monsignor Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale, in rappresentanza della CESI, Elio Cardinale, Presidente della task-force regionale e il Sindaco Leoluca Orlando, per ANCI Sicilia. L’USR aveva già precedentemente sottoscritto l’atto d’intesa che è ora disponibile per promuovere, a livello territoriale, eventuali intese tra amministrazioni locali e autorità ecclesiastiche.

«Confidiamo che l’intesa appena siglata – spiega l’assessore Roberto Lagalla possa favorire la ulteriore disponibilità di spazi aggiuntivi per quegli istituti scolastici che ancora si trovino in condizioni di difficoltà per mancanza di locali adeguati a garantire le opportune misure di distanziamento anti Covid-19».

«Le Chiese di Sicilia – interviene l’Arcivescovosono ben liete di poter garantire piena collaborazione alle istituzioni scolastiche, all’ANCI e all’USR, nel mettere a disposizione spazi accessori e consentire un avvio sereno dell’anno scolastico. La scuola, l’istruzione e l’educazione dei giovani devono essere al centro del bene comune di tutti».

«Un importante segnale di collaborazione a 360° in un momento di straordinaria necessità – dichiara Orlandoper il sistema scolastico della Regione e del Paese. Già in alcune città ci si è mossi in questa direzione con risultati apprezzabili che hanno ridotto in modo considerevole l’emergenza». «Questo accordo dimostra la volontà di tutti di far partire nei tempi giusti la scuola, uno dei fondamenti della civiltà di ogni Paese – spiega Cardinaleevitando che il disagio dello scorso anno, causato dal Covid-19, possa ancora ripetersi. Stiamo facendo tutto quanto rientra nelle nostre competenze e, grazie alla sensibilità di Monsignor Michele Pennisi e al lavoro vigile della task-force regionale, sono certo che tutto andrà a vantaggio della scuola siciliana».

(Da ChiesediSicilia.org)

 

https://www.facebook.com/watch/?v=601888440473918&extid=KRZTswFWj4B3WNcC

Restiamo umani, lasciamoci temprare e affratellare nelle prove

“Le prove possono indurire o temprare”, scriveva in tempi difficili Etty Hillesum. Vale per l’esperienza del Covid e del dopo-Covid, di questo tempo ambivalente: al rigore con cui abbiamo arginato il pericolo, è subentrata tanta incertezza e oscillazione nei comportamenti e nei provvedimenti a tutti i livelli. E questo forse potrebbe spiegare atteggiamenti irrazionali quale quello di attribuire colpe individuando un capro espiatorio,come possono essere i migranti, quando in questo momento il pericolo vero è un movimento incontrollato, e forse poco controllabile, a motivo del turismo e della movida. Spiegare, ma non giustificare!

Ancor più non si giustifica un agire di alcuni politici, tendente a usare la paura per un facile, immediato, consenso: chi governa deve piuttosto aiutare la comunità a fronteggiare pericoli e paure con senso di grande prudenza e proporre soluzioni ispirate ai grandi valori della nostra Costituzione.

Per questo preoccupa e non appare accettabile, dal punto di vista razionale ed evangelico, quanto si prevede con l’ordinanza 33 del 22 agosto emanata dal presidente della Regione Sicilia, onorevole Musumeci, con cui si semplifica la complessità dei problemi relativi al Covid individuando la loro soluzione nella chiusura ai migranti e rischiando uno scontro tra istituzioni, che solo può disorientare e accrescere un clima emotivo e superficiale, “indurito” e non “temprato” dalla prova. Chiediamo allora in tanti, credenti e uomini di buona volontà, vie e provvedimenti che permettano alla politica di essere l’arte del bene comune. Ricordiamo che l’uomo, ancor più l’uomo debole come il migrante e il povero, deve restare “fine” e mai essere ridotto a “mezzo”.

Si torni a ragionare e a operare su tutti i fronti per salvaguardare sicurezza e solidarietà con sano realismo e custodia dei grandi valori che ci fanno restare umani.

I migranti sono persone, per i credenti sono una visita di Dio, tanto quanto lo sono i poveri del nostro territorio e la gente che in questo momento soffre per la mancanza di lavoro e di speranza. La vera sicurezza, insieme a un’attenzione sanitaria che attivi misure preventive a tutti i livelli e regole che possano arginare assembramenti non controllabili, è dare a poveri e migranti dignità e percorsi di integrazione, operando per l’emersione di ogni forma di sfruttamento, e questo previene anche reali pericoli sanitari, e non solo.
Cosa vuol dire, infatti, allontanare dei migranti e tollerare poi tanto degrado in cui vengono lasciati loro, ma anche i più deboli della nostra società? Frutto del degrado è la violenza: lo abbiamo visto nel caso drammatico del piccolo Evan, come di tanti bambini lasciati morire nel Mar Mediterraneo. Nuove stragi di innocenti!
NO A PROVVEDIMENTI CONTRO I MIGRANTI NELLA LOGICA DEL CAPRO ESPIATORIOLasciamoci allora istruire dal tempo di crisi, in cui abbiamo tutti sperimentato la nostra fragilità e mortalità, per vivere nella solidarietà verso tutti e accresciamo tutto ciò che previene, cura, integra, sostiene. La Sicilia, lo abbiamo ricordato da anni noi vescovi di questa adorabile regione, per posizione geografica e per vocazione, è terra di ospitalità e di incontro. Il nostro tempo per altro ha portato a compimento i processi di globalizzazione, per cui è impossibile fermare i movimenti migratori. Una politica lungimirante aiuti il futuro dell’umanità, e la Sicilia resti faro di civiltà!

Quanto ai credenti, esiste solo l’unica famiglia umana: il Dio che Gesù ci ha rivelato è il padre di tutti e, come ha ricordato il papa durante l’Angelus di domenica scorsa, alla fine della vita e della storia, “il Signore ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della speranza, vittime della cultura dello scarto”. Dio, per questo, chiede di non fermarsi a un “cattolicesimo convenzionale” fatto di devozioni superficiali, ma ispira, in coloro che lo vogliono seguire sul serio, sentimenti di compassione e passi di fraternità, come testimoniano i percorsi delle nostre Caritas e degli uffici Migrantes verso tutti i poveri, senza distinzione tra vicini e lontani.

Anche tante donne e uomini di buona volontà operano in questa direzione. Impegniamoci allora insieme a rigenerare i nostri territori nella solidarietà e nella giustizia e, nel mondo, a fermare le guerre, a gettare ponti tra le nazioni e i popoli, sull’esempio di un politico esemplare, figlio della nostra terra, come Giorgio La Pira, che amava ricordare come la storia va verso un futuro di pace e di giustizia a cui siamo chiamati insieme. Lasciamoci istruire nella sapienza dalla crisi e prepariamo tempi migliori per il mondo, e quindi – l’amore vero di ogni genitore lo richiede! – per le nuove generazioni, fermando le nostre migrazioni, le migrazioni dei giovani, con politiche del lavoro che uno stile alto della politica, attenta ai veri problemi, è in grado di ispirare, generando energie costruttive e creando mobilitazioni solidali a vantaggio di tutti.

† Antonio Staglianò
Vescovo di Noto
Delegato della Conferenza Episcopale Siciliana per le Migrazioni

Un milione di euro per il Libano dalla CEI

La presidenza della Conferenza episcopale italiana ha deciso lo stanziamento di un milione di euro dai fondi otto per mille in soccorso delle popolazioni del Libano colpite dalla terribile esplosione del 4 agosto scorso.

La Chiesa italiana esprime così vicinanza alla popolazione libanese e assicura la propria preghiera per le vittime, i loro familiari ed i feriti.

Lo stanziamento è destinato al sostegno dei piani di intervento d’emergenza di Caritas Libano tramite Caritas italiana per i prossimi dodici mesi. La Caritas sta già fornendo cibo, farmaci e assistenza medica, beni di prima necessità.

Ed anche Papa Francesco ha voluto far sentire la sua vicinanza donando 250 mila euro alla Chiesa del Libano. Si tratta di un primo aiuto in questi momenti di difficoltà e di sofferenza e il segno della “paterna vicinanza con quanti si trovano nel dolore e nelle difficoltà più stringenti”.

Alla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime

Sabato 24 ottobre ordinazione episcopale di mons. Lomanto

L’Arcivescovo eletto di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, riceverà  l’Ordinazione episcopale il prossimo 24 ottobre nella Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa. Lo stesso rito segnerà l’ingresso in Diocesi di mons. Lomanto.

Maggiori dettagli saranno forniti successivamente.

L'arcivescovo eletto scrive un messaggio alla Chiesa di Siracusa

Lomanto: “Vengo per amare, servire e donare me stesso”

LʼArcidiocesi di Siracusa – radicata in epoca apostolica, grazie alla visita di Paolo, sostenuta nel cammino di fede dallʼevangelizzazione di S. Marciano, discepolo dellʼapostolo Pietro, e rafforzata nella testimonianza cristiana dalla vita e dalla memoria di S. Lucia – è una Chiesa ricca di forte tradizione spirituale e di solida attività pastorale. A questa Chiesa, che mi attende nello spirito di fede, io vengo nel nome del Signore per amare, servire e donare me stesso“. L’arcivescovo eletto Francesco Lomanto scrive alla diletta Chiesa di Siracusa, ai Presbiteri, Diaconi, Religiosi, Religiose, Seminaristi e Fedeli tutti. Un primo messaggio, un primo “affettuoso saluto nell’attesa di incontrarci” .

Ho accolto la nomina di Papa Francesco ad Arcivescovo di Siracusa con grande gioia, assieme ad un senso di forte trepidazione per la responsabilità del ministero e al contempo di intima pace per la certezza che il Signore guida, illumina e sostiene con il suo Spirito i passi del nostro cammino. Anche al momento dellʼannuncio ho avvertito un senso di grande povertà, ma subito mi sono sentito fortificato dalla vostra presenza, dalla viva partecipazione e dalla comune preghiera” scrive l’arcivescovo eletto.

“Nel solco di questa storia siamo chiamati a rendere testimonianza allʼeredità della fede, che «è luce di una memoria fondante, quella della vita di Gesù», che attraversa i tempi, si trasmette alle nuove generazioni e «schiude davanti a noi orizzonti grandi» (LF, 4), per andare avanti con il cuore in alto e con lo sguardo proiettato verso la profondità del mistero di Dio. Lʼincontro di fede con il Dio vivente sosterrà ciascuno di noi e tutte le comunità a «porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria» (EG, 21).

Conformato a Cristo Pastore mediante il dono sacramentale della grazia episcopale, da Lui vengo posto al servizio indiviso della Chiesa di Siracusa, per la quale mi viene «affidata la testimonianza del vangelo della grazia di Dio e il glorioso ministero dello Spirito e della giustizia» (LG, 21). Il Signore mi sostenga nella piena adesione al suo beneplacito e nella corrispondenza alla grazia del sacramento per un autentico servizio alla Chiesa e per una dedizione a tutti”.

L’arcivescovo ha salutato i presbiteri, i diaconi, gli uomini e le donne di vita consacrata, i giovani del Seminario, i fedeli laici. Ed infine le autorità civili e militari.

“Progrediamo nel cammino della fede con uno sguardo contemplativo per risalire con animo pieno di amore a Dio che ci guiderà passo dopo passo. La Vergine Maria, nostra Madre, la cui infinita tenerezza si è resa tangibile alla nostra Chiesa nella consegna dell’inesauribile significato del segno delle sue Lacrime, consoli i nostri cuori, rafforzi la nostra speranza, incoraggi la nostra testimonianza evangelica e ci doni la certezza che tutta la vita è credere allʼamore di Dio.

S. Marciano e S. Lucia, patroni della nostra Arcidiocesi, ci proteggano, ci guidino e ci sostengano nel nostro cammino”.

 

Il testo integrale del messaggio


L’arcivescovo Lomanto: “Un cammino pastorale alla riscoperta dell’eredità spirituale della Diocesi”

“Rivolgo affettuosi saluti alla Chiesa che è in Siracusa e innanzitutto a mons. Salvatore Pappalardo che con amorevole servizio ha guidato la diocesi e a mons. Costanzo, arcivescovo emerito“. Queste le prime parole che l’arcivescovo eletto don Francesco Lomanto ha rivolto alla Chiesa siracusana.
Al clero diocesano e regolare. Alle religiose, ai movimenti ecclesiali e alle aggregazioni laicali e alle varie realtà del popolo santo di Dio. Esprimo la mia gratitudine al Signore che voglio servire con fedeltà nella Chiesa che mi viene affidata, augurando di continuare il cammino pastorale nella riscoperta della viva eredità spirituale della Diocesi ed in linea con le indicazioni del Concilio Vaticano II. Del magistero papale e in particolare dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco”. Infine l’arcivescovo eletto ha rivolto una benedizione a tutto il popolo di Dio.

L’arcivescovo Lomanto

Alle 12 l’annuncio in contemporanea a Siracusa e a Caltanissetta, la Diocesi di appartenenza dell’arcivescovo eletto. Mons. Mario Russotto ha presentato don Francesco rivolgendogli un augurio forte. Poi don Francesco ha ricordato mons. Alfredo Maria Garsia, siracusano, per oltre vent’anni vescovo di Caltanissetta, che lo ha ordinato presbitero. In questo “scambio” tra Diocesi.