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Il rito di imposizione delle ceneri

L’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus continua a richiedere una serie di attenzioni che si riflettono anche in ambito liturgico. In vista dell’inizio della Quaresima, mercoledì 17 febbraio, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha pubblicato una Nota contenente le disposizioni cui dovranno attenersi i celebranti nel rito di imposizione delle Ceneri.

Dopo aver benedetto le ceneri e averle asperse con l’acqua benedetta, il sacerdote – precisa la nota – si rivolge ai presenti recitando “una volta sola per tutti la formula come nel Messale Romano: “Convertitevi e credete al Vangelo», oppure: “Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai”. Quindi, prosegue la nota, “il sacerdote asterge le mani e indossa la mascherina a protezione di naso e bocca, poi impone le ceneri a quanti si avvicinano a lui o, se opportuno, egli stesso si avvicina a quanti stanno in piedi al loro posto”. Il sacerdote, si conclude, “prende le ceneri e le lascia cadere sul capo di ciascuno, senza dire nulla”.

 

Imposizione delle ceneri in tempo di pandemia
Pronunciata la preghiera di benedizione delle ceneri e dopo averle asperse con l’acqua benedetta, senza nulla dire, il sacerdote, rivolto ai presenti, dice una volta sola per tutti la formula come nel Messale Romano: «Convertitevi e credete al Vangelo», oppure: «Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai».
Quindi il sacerdote asterge le mani e indossa la mascherina a protezione di naso e bocca, poi impone le ceneri a quanti si avvicinano a lui o, se opportuno, egli stesso si avvicina a quanti stanno in piedi al loro posto. Il sacerdote prende le ceneri e le lascia cadere sul capo di ciascuno, senza dire nulla.

 

Dalla Sede della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Il Papa ricorda i 21 cristiani uccisi: sangue e coraggio di gente santa

In un videomessaggio Francesco si unisce alla commemorazione del martirio dei 21 cristiani trucidati sei anni fa dal sedicente Stato islamico. “Sono i nostri Santi, Santi di tutti i cristiani”. Il video della loro uccisione venne diffuso il 15 febbraio 2015.

La fila di 21 cristiani, 20 copti ortodossi egiziani e un ghanese, vestiti di tute arancioni, inginocchiati su una spiaggia di Sirte, in Libia. Era stato detto loro che se avessero rinnegato la fede si sarebbero salvati. Non lo fecero. Vennero sgozzati dai terroristi in uniformi nere del sedicente Stato islamico. Quel giorno di febbraio del 2015 è rimasto scolpito anche nel cuore di Papa Francesco che in un videomessaggio ha voluto ricordare la testimonianza di fede di questi “battezzati cristiani con l’acqua e lo Spirito, e quel giorno battezzati anche con il sangue”. Già dal 2015 il patriarca ortodosso Tawadros ha inserito i loro nomi nel “Sinassario”, l’equivalente orientale del martirologio romano, venerandoli come santi. “Sono i nostri Santi”, afferma il Papa, “Santi di tutte le confessioni e tradizioni cristiane. Sono coloro che hanno imbiancato la loro vita nel sangue dell’Agnello”. Sono del popolo fedele di Dio.

Dalla fede semplice il dono più grande

Cuore del videomessaggio è proprio la loro fede e la testimonianza di Gesù che hanno offerto. Erano uomini normali, nota il Papa, andati a lavorare all’estero per sostenere le loro famiglie, per portare a casa il pane “con la dignità del lavoro”. Padri di famiglia, con il desiderio di avere dei figli.

E questi uomini hanno dato testimonianza di Gesù Cristo. Sgozzati dalla brutalità dell’Isis, morivano dicendo: “Signore Gesù!”, confessando il nome di Gesù. E’ vero che c’è una tragedia, che questa gente ha lasciato la vita sulla spiaggia; ma è vero anche che la spiaggia è stata benedetta dal loro sangue. Ma ancora di più è vero che dalla loro semplicità, dalla loro fede semplice ma coerente hanno ricevuto il dono più grande che possa ricevere un cristiano: la testimonianza di Gesù Cristo fino a dare la vita.

La forte testimonianza di fede dei 21 copti ortodossi a cinque anni dal martirio

Ringrazio voi, ventuno Santi, Santi cristiani di tutte le confessioni, per la vostra testimonianza. E ringrazio Te, Signore Gesù Cristo, per essere così vicino al tuo popolo, per non dimenticarlo.

Debora Donnini
Città del Vaticano
(Da VaticanNews)

Giornata Internazionale della Fratellanza Umana

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 4 febbraio Giornata Internazionale della Fratellanza Umana.

Papa Francesco celebrerà la Giornata Internazionale della Fratellanza Umana giovedì 4 febbraio in un evento virtuale organizzato dallo Sheikh Mohammed Bin Zayed ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, con la partecipazione del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb; il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, Sheikh Mohammed Bin Zayed e altre personalità. Nella medesima occasione verrà assegnato il Zayed Award for Human Fraternity che si ispira al Documento per la Fratellanza umana. L’incontro e la cerimonia di premiazione verranno trasmessi in diverse lingue dalle ore 14.30 da Vatican News, il portale di informazione multimediale della Santa Sede.

“Questa celebrazione risponde al chiaro invito rivolto da Papa Francesco a tutta l’umanità ad costruire un presente di pace nell’incontro con l’altro”, ha sottolineato il Cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. “Nell’ottobre 2020, tale invito divenne ancora più ineludibile con l’Enciclica Fratelli tutti; tali incontri sono un modo per realizzare una amicizia sociale autentica, come ci ha chiesto il Santo Padre”, ha aggiunto.

La data non è una coincidenza. Il 4 febbraio 2019, nel corso del Viaggio Apostolico del Santo Padre negli Emirati Arabi Uniti, il Papa e il Grande Imam di Al-Azhar (Il Cairo), Ahmad Al- Tayyeb, firmarono il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune. Sua Santità e il Grande Imam hanno dedicato quasi un anno e mezzo alla stesura di questo Documento finché non ne hanno dato annuncio insieme durante una visita di così storica portata.

Il 21 dicembre scorso, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, all’unanimità ha dichiarato il 4 febbraio Giornata Internazionale della Fratellanza Umana. “In questa fase decisiva della storia dell’umanità, ci troviamo ad un bivio: da una parte, la fratellanza universale nella quale l’umanità gioisce, e dall’altra parte, una estrema povertà che aumenterà le sofferenze e le privazioni dei popoli”, ha sottolineato il Giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam, segretario Generale dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, nel presentare l’Enciclica “Fratelli tutti”, il 4 ottobre 2020.

Guardando al 2022, possiamo prevedere interessanti iniziative per celebrare la Giornata Internazionale della Fratellanza Umana. Far conoscere i contenuti della Fratelli tutti e della Giornata ai presbiteri, ai diaconi, alle equipe pastorali e ai fedeli laici; instaurare un proficuo scambio con i media cattolici e le altre testate giornalistiche; partecipare al dialogo ecumenico e interreligioso; interagire con le Istituzioni civili e con le personalità politiche – tutto questo diverrà un modo di mostrare a tutti la comunione intra-ecclesiale e la grazia sacramentale che ci lega gli uni agli altri e che insieme ci rende un solo corpo cum Petro e sub Petro, mentre celebriamo quella “fraternità e amicizia sociale” a cui ci chiamano l’Enciclica e la Giornata Internazionale della Fratellanza umana” scrive il cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, M.C.C.J., presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Lʼincontro personale è essenziale per vivere e per raccontare la vera vita

“Il servizio del giornalista impone generosità e abnegazione, correttezza umana ed intellettuale, coraggio e amore alla verità, anche contro i propri interessi personali”. Nella festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, l’arcivescovo di Siracusa Francesco Lomanto presiede la celebrazione eucaristica nel Santuario della Madonna delle Lacrime. Si rivolge ai giornalisti, ai quali ha voluto inviare anche un messaggio di auguri come delegato per la Cultura e le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Siciliana. «Il “vieni e vedi” è il metodo più semplice per conoscere una realtà. È la verifica più onesta di ogni annuncio, perché per conoscere bisogna incontrare, permettere che colui che ho di fronte mi parli, lasciare che la sua testimonianza mi raggiunga» ha detto l’arcivescovo citando le parole di Papa Francesco nel messaggio divulgato ieri per la 55ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali dal titolo: «Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono”.
“Lʼincontro personale è essenziale per vivere e per raccontare la vera vita – ha detto l’arcivescovo -. La comunicazione scaturisce da «una conoscenza diretta, nata dall’esperienza, non per sentito dire». La comunicazione «non cerca di convincere con ragionamenti», ma è un invito a venire e a vedere, lascia liberi e apre allʼesperienza diretta, personale. La parola è sempre profetica, annuncia un evento, che per compiersi nella vita esige lʼandare e il vedere”.
L’arcivescovo ha ribadito l’importanza dell’uso delle parole: “Il potere insito nelle parole può fare la differenza: da come si utilizzano le  parole si costruisce o si distrugge il bene comune. Viceversa, anche il silenzio può avere una forza distruttiva.  Oggi si impone una responsabilità maggiore nella divulgazione delle notizie che richiedono la compresenza di tre elementi: la Verità, la Giustizia e la Carità. Nessuna di queste tre componenti deve mancare se la notizia vuole essere classificata come buona. Le notizie false, superficiali e grossolane possono equivalere a una condanna senza diritto di replica”. E richiamando San Francesco di Sales “che cercò sempre la via del dialogo e della crescita”, il pastore della Chiesa siracusana ha chiesto l’intercessione della Madonna delle Lacrime “che ha comunicato la pura verità dellʼamore di Dio con il linguaggio del suo pianto – sostenga il loro servizio sociale di comunicazione della verità, che vita e speranza degli uomini”.
Ha concelebrato il rettore del Santuario, don Aurelio Russo, consulente  ecclesiastico dell’Ucsi Siracusa. Al termine della messa i giornalisti, tra cui Salvatore Di Salvo della giunta nazionale Ucsi; Santo Gallo, componente dell’Ordine dei giornalisti, e Prospero Dente, segretario provinciale Assostampa, hanno rinnovato l’atto di affidamento alla Madonna delle Lacrime. L’iniziativa è promossa dall’Ufficio per la Pastorale delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi,dall’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) Sicilia, da Assostampa e dal settimanale Cammino.

Il Papa: raccontare la vita vera, no all’informazione fotocopia

La chiamata a “venire e vedere” è anche “il metodo di ogni autentica comunicazione umana”. È questo il cuore del Messaggio di Papa Francesco per la 55.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema “«Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono”, reso noto oggi, alla viglia della memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. La Giornata cade a maggio 2021 ed è stata celebrata per la prima volta nel 1967. 

Il Messaggio per la Giornata contiene dunque quell’invito che Filippo rivolge a Natanaele – “Vieni e vedi” come narra il brano del Vangelo di Giovanni che ispira il tema – che non consiste nell’offrire ragionamenti ma “una conoscenza diretta”. “Da più di duemila anni – sottolinea il Papa – è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana”. D’altronde “nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona”. Per ogni “espressione comunicativa” che voglia essere onesta, il Papa suggerisce dunque l’invito a “venire e vedere” alla galassia comunicativa di oggi, dai giornali al web, ma anche nella “predicazione ordinaria della Chiesa” come nella “comunicazione politica o sociale”. Forte, quindi, l’attenzione sui rischi di finire in una comunicazione preconfezionata e sempre uguale, “senza uscire mai uscire per strada” per incontrare le persone e verificare. E, in particolare, nel contesto della pandemia il Papa esorta a raccontare anche le vicende delle popolazioni più povere.

Entrando nella viva attualità, il Papa mette in guardia dal rischio di un appiattimento in “giornali fotocopia” o “in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali”, dove le inchieste perdono spazio a vantaggio di “una informazione preconfezionata, ‘di palazzo’”. Un’informazione che, ricorda, “sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società”. Per Francesco, dunque, “la crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer”, “senza più ‘consumare le suole delle scarpe’”.

“Se non ci apriamo all’incontro – prosegue il Papa – rimaniamo spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà aumentata nella quale ci sembra di essere immersi”. Tuttavia, evidenzia, ogni strumento è utile solo se mette in circolazione conoscenze che altrimenti non circolerebbero. In particolare si sofferma sulle opportunità e le insidie del web. La rete con i social può moltiplicare la capacità e la velocità di condivisione delle notizie, in un flusso continuo di immagini e testimonianze – ad esempio per le emergenze nelle prime comunicazioni di servizio alle popolazioni – ed essere quindi “uno strumento formidabile”. “Tutti – afferma Francesco – possiamo diventare testimoni di eventi che altrimenti sarebbero trascurati dai media tradizionali” e far “emergere più storie, anche positive”. Esiste, nota, il rischio di una comunicazione social “priva di verifiche”: non solo le notizie ma anche le immagini sono facilmente manipolabili, a volte “anche solo per banale narcisismo”. “Tale consapevolezza critica – asserisce il Papa – spinge non a demonizzare lo strumento, ma a una maggiore capacità di discernimento”, con responsabilità dei contenuti diffusi e del “controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole” così come, ribadisce, “tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere”.

Nel testo ritorna il riferimento alla buona novella del Vangelo che riaccade oggi “ogni qual volta – dice – riceviamo la testimonianza limpida di persone la cui vita è stata cambiata dall’incontro con Gesù”. Si tratta di persone che hanno accettato lo stesso invito “Vieni e vedi” e “sono rimaste colpite da un ‘di più’ di umanità” che traspariva in chi testimoniava Gesù. “Quel grande comunicatore che si chiamava Paolo di Tarso – immagina il Papa – si sarebbe certamente servito della posta elettronica e dei messaggi social; ma furono la sua fede, la sua speranza e la sua carità a impressionare i contemporanei che lo sentirono predicare”, e anche quando non poteva essere incontrato di persona, “il suo modo di vivere in Cristo era testimoniato dai discepoli che inviava”. Da qui la sfida che ci attende, “quella – osserva Francesco – di comunicare incontrando le persone dove e come sono”, come ricorda il tema stesso del Messaggio. In modo poi inedito rispetto ai suoi precedenti testi per questa Giornata, il Papa conclude con una preghiera in cui si chiede al Signore di insegnarci “andare là dove nessuno vuole andare, a prenderci il tempo per capire”, “a distinguere l’apparenza ingannevole dalla verità”. Con “la grazia di riconoscere – conclude – le tue dimore nel mondo e l’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto”.

Debora Donnini
Città del Vaticano
(Da Vaticanews)

Messaggio dell'arcivescovo Lomanto in occasione della Festa di San Francesco di Sales

Il servizio del giornalista impone coraggio e amore alla verità anche contro i propri interessi

Il servizio del Giornalista impone generosità e abnegazione, correttezza umana ed intellettuale, coraggio e amore alla verità, anche contro i propri interessi personali“. E’ uno dei passaggi del messaggio di auguri che l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, ha voluto inviare a tutti i giornalisti che domani celebrano la festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Mons. Lomanto, che è delegato per la Cultura e le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Siciliana, presiederà domani alle ore 12.00 una celebrazione eucaristica nella Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime. L’iniziativa è promossa dall’Ufficio per la Pastorale delle Comunicazioni Sociali della Diocesi e dall’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) Sicilia.

La Festa di San Francesco di Sales, scelto quale patrono dei Giornalisti per la sua genialità nel comunicare, è motivo di “incoraggiamento” per quanti sono impegnati nella comunicazione sociale – scrive l’arcivescovo -. Il potere insito nelle parole può fare la differenza: da come si utilizzano le parole si costruisce o si distrugge il bene comune. Viceversa, anche il silenzio può avere una forza distruttiva. Scrive Fernando Pascual: «La stampa può esaltare o può denigrare. Può difendere o può attaccare. Può salvare o affondare. Ma ha una dimensione peculiare che non sempre ricordiamo: può tacere, nascondere, nascondere». 

Il servizio del Giornalista impone generosità e abnegazione, correttezza umana ed intellettuale, coraggio e amore alla verità, anche contro i propri interessi personali.

Papa Francesco, maestro della comunicazione, raccomanda: «Anche quando raccontiamo il male possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio». “I telai della comunicazione” siano intessuti per cucire insieme i fatti in modo rispettoso della dignità della persona umana. Oggi – poiché la comunicazione è immediata, con la possibilità di arrivare in tutte le case, raggiungendo anche confini planetari – si impone una responsabilità maggiore nella divulgazione delle notizie che richiedono la compresenza di tre elementi: la Verità, la Giustizia e la Carità. Nessuna di queste tre componenti deve mancare se la notizia vuole essere classificata come buona. Le notizie false, superficiali e grossolane possono equivalere a una condanna senza diritto di replica. San Francesco di Sales – che non cedette mai alla tentazione della polemica e della contrapposizione, ma cercò sempre la via del dialogo e della crescita – insegni a tutti a fare buon uso delle parole, affinché diventiamo costruttori e non distruttori del bene comune. Il Santo patrono della comunicazione sociale sia l’ispiratore del bene nella professione di tutti i Giornalisti. La Madonna delle Lacrime – che ha comunicato la pura verità dellʼamore di Dio con il linguaggio del suo pianto – sostenga il loro servizio e protegga tutte le loro famiglie“.


Ordinanza del presidente Musumeci, le celebrazioni liturgiche

In seguito alle nuove misure precauzionali adottate dalle Autorità governative per il contenimento dell’epidemia Covid-19, è necessario il rispetto di alcune prescrizioni da osservare nel periodo compreso tra domenica 17 e domenica 31 gennaio. Come dichiarato dal Presidente della Regione Siciliana e dalle Autorità locali, la situazione allo stato è preoccupante e ciò impone una non indifferente responsabilità nell’aiutare il Popolo di Dio a vivere questi momenti.

Celebrazioni Eucaristiche e celebrazioni liturgiche in genere (sacramenti, adorazioni eucaristiche ecc.): sono possibili a condizione di rispettare le prescrizioni date con i protocolli già in uso. I fedeli possono partecipare, ma a loro carico resta l’obbligo di esibire, su richiesta delle Forze dell’Ordine, l’autodichiarazione. Alla luce della normativa, è fortemente consigliabile che i fedeli si rechino nella chiesa più vicina al luogo di residenza o di domicilio. In tal senso, lunghi trasferimenti come quelli, ad esempio, da un territorio comunale all’altro ben difficilmente possono essere giustificati nei controlli delle Forze dell’Ordine.

Processioni e manifestazioni esterne in genere: sono sospese.

Celebrazioni delle esequie: sono possibili nel rispetto rigido dei protocolli. Per i morti a causa del COVID-19 si pone il problema della quarantena per i familiari e per quanti sono stati a contatto con il malato: ovviamente costoro non possono partecipare alla celebrazione. La responsabilità in tal senso è innanzitutto degli interessati, del medico che certifica e dell’agenzia di pompe funebri. Ai presbiteri si chiede la massima, possibile, vigilanza.

Riunioni dei vari gruppi, anche in chiesa: sono sospese. Si realizzino solo in modalità on-line. 

Catechesi: anche queste sono sospese. Segnalo, comunque, l’iniziativa assunta in alcune diocesi, in analogia delle scuole, di convocare in chiesa – con cadenza ogni due settimane – i bambini per un breve momento di preghiera e di catechesi, ovviamente sempre nel rigido rispetto dei protocolli (uso di mascherine, igienizzazione delle mani, igienizzazione dell’ambiente, distanziamento interpersonale, agevolazione dell’entrata e dell’uscita dalla chiesa allo scopo di evitare assembramenti ecc.). Ciò avviene con piccoli gruppi, evidentemente alternandoli nei giorni feriali. 

Prove del coro: sono sospese per l’inevitabile assembramento che richiedono. Nelle Celebrazioni Eucaristiche il numero dei cantori deve essere ridotto al minimo indispensabile per il rispetto delle particolari distanze da osservare tra i componenti.

Incontri dei Presbiteri: sono sospesi. Consentiti solo momenti di preghiera nelle chiese e nel rispetto dei protocolli.

Convegni di ogni tipo, anche in chiesa: sono sospesi. Possibili in modalità on-line.

Attività di gruppo come “campi” e convivenze in genere (ad esempio con pasti e pernottamenti): sono sospese.

Coprifuoco: sono proibiti gli spostamenti dalle ore 22 alle ore 5 del giorno successivo. Sono comunque fatti salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, alle solite condizioni.

In considerazione delle numerose segnalazioni ricevute, è bene ricordare l’obbligo dell’osservanza delle prescrizioni, ormai ben note, circa l’uso della mascherina e la Comunione Eucaristica: le istruzioni di dare la S. Comunione sulle mani dei fedeli così come l’obbligo di togliere la mascherina solo all’atto di portare la particola in bocca non sono derogabili a discrezione del Presbitero.

 

In allegato i modelli di autodichiarazione


Sessione invernale della Conferenza Episcopale Siciliana

“Approfondiamo l’Amoris Laetitia nell’Anno della famiglia”

Nei giorni 11-13 gennaio 2021 si è svolta la Sessione invernale della Conferenza Episcopale Siciliana. I lavori, inizialmente previsti in presenza, si sono svolti in modalità on-line a causa del crescente numero di contagi da coronavirus registrati in questi giorni in Sicilia.
A tal proposito i Vescovi esortano i cittadini a rispettare le norme emanate dalle autorità al fine di prevenire il diffondersi del contagio, nell’attesa che la campagna vaccinale produca i suoi effetti.
In questo periodo di pandemia viene espressa vicinanza e solidarietà al personale medico e paramedico, dei mezzi di soccorso e a tutti i volontari per la dedizione mostrata nel curare e soccorrere i malati; solidarietà viene espressa alle forze dell’Ordine che in svariati ambiti, prestano il loro servizio con autentico senso del dovere e di amore al prossimo.
I Vescovi assicurano, inoltre, il ricordo nella preghiera per le vittime di cui, recentemente, purtroppo, si è registrato un considerevole innalzamento, e per le famiglie che hanno perso i propri cari.A questi fratelli e sorelle che hanno perso la vita, i Vescovi assicurano la preghiera unitamente ai sacerdoti, alle religiose e ai religiosi, morti per la stessa causa.
In apertura dei lavori, presieduti da Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania, i Vescovi hanno espresso affetto e vicinanza a Mons. Carmelo Cuttitta che in questi giorni ha lasciato anticipatamente la guida della diocesi di Ragusa per motivi di salute, assicurandogli il loro benevolo sostegno e il ricordo nella preghiera. Hanno, altresì, accolto Mons. Sebastiano Roberto Asta che, nella qualità di Amministratore Apostolico, è stato nominato dalla Santa Sede a reggere momentaneamente la diocesi di Ragusa.
Dopo l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti, i Vescovi hanno ascoltato la relazione sul Tribunale Ecclesiastico Regionale Siculo del Vicario Giudiziale Mons. Antonino Legname.

 

1. Proposte formative per il Clero.

Don Calogero Cerami, Direttore del Centro Madre del Buon Pastore per la formazione permanente del Clero, ha illustrato ai vescovi le proposte formative programmate per l’anno 2021 e il rendiconto amministrativo dell’anno appena trascorso.
I percorsi formativi per i presbiteri prenderanno le mosse dalle tematiche sottese nella lettera che Papa Francesco ha scritto ai sacerdoti di Roma lo scorso 31 maggio e nella lettera che i vescovi di Sicilia hanno scritto ai presbiteri dell’Isola in vista della Giornata Sacerdotale Mariana (9 giugno 2020). La Commissione del CMBP ha programmato tre percorsi formativi da offrire a seminaristi del sesto anno di pastorale, diaconi, presbiteri e parroci: il percorso formativo sul sacramento della Riconciliazione, dal titolo “Per ogni lacrima l’uomo rinasce” (8-12 febbraio 2021); il percorso formativo sulla parrocchia, dal titolo “La conversione pastorale della Parrocchia” (22-25 febbraio 2021); il percorso formativo sulle “Beatitudini del prete” (22-24 marzo 2021). I tre percorsi si svolgeranno in modalità on-line. Inoltre la Commissione Presbiterale Siciliana ha programmato una tre giorni, denominata “Esercizi di fraternità presbiterale”, in coincidenza con la XXIX Giornata Sacerdotale Mariana, che si svolgerà dal 17 al 19 maggio presso il Santuario Madonna delle Lacrime a Siracusa.
Per i Delegati per la formazione dei diaconi e dei presbiteri, i vicari episcopali per il clero, i Rettori dei seminari e i membri della CPS è previsto un modulo formativo sul discernimento vocazionale il 19 e 20 aprile con Giuseppe Sovernigo, della Facoltà Teologica Settentrionale.
I moduli formativi dei diaconi permanenti, invece, attingeranno alle tematiche presenti nel volume di Ètienne Grieu, Diaconia. Quando l’amore di Dio si fa vicino.
I Vescovi hanno convenuto sulla necessità che la formazione dei futuri diaconi permanenti sia qualificata; è necessario pertanto agire sinergicamente in modo da offrire, a livello regionale, un iter formativo unitario. In merito alla possibilità di stilare una bozza di progetto per la nostra regione che possa permettere ai futuri candidati una formazione qualificata,i Vescovi hanno chiesto a Don Cerami di preparare una relazione, da presentare nella prossima sessione, per conoscere le modalità con cui avviene la formazione nelle singole diocesi, il numero dei diaconi per ogni diocesi, il tipo di servizio svolto.

 

2. Insegnamento della Religione Cattolica.

Durante i lavori sono state condivise alcune considerazioni riguardanti gli insegnanti di Religione Cattolica nelle scuole.
I Vescovi hanno ribadito la grande riconoscenza e il forte incoraggiamento a questi docenti che, insieme con i loro colleghi, stanno continuando a svolgere il loro servizio per gli studenti con passione ed entusiasmo anche in questo difficile periodo della pandemia.
Ci si è soffermati, poi, sullo sviluppo del percorso che dovrebbe portare a svolgere un prossimo concorso articolato su base regionale per l’assunzione in ruolo di un certo numero di IdRC: lo scorso 14 dicembre 2020 è stata firmata un’intesa tra il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Gualtiero Bassetti, e la Ministra dell’Istruzione, on. Lucia Azzolina, nella quale sono state confermate le normative e le condizioni che dovranno disciplinare lo svolgimento di tale concorso. Questa intesa, richiesta dalla legge 159/2019, apre ora lo scenario per l’elaborazione e la pubblicazione di un Bando che tutti, Vescovi e docenti, auspicano sia frutto di un confronto approfondito e sia rispettoso delle legittime attese degli stessi insegnanti, soprattutto di coloro che da tanti anni svolgono questo lavoro con impegno e preparazione.
I Vescovi hanno, infine, condiviso anche un appello per gli studenti e i loro genitori in vista della scelta di avvalersi dell’IRC in occasione dell’iscrizione al prossimo anno scolastico che si sta svolgendo in questi giorni, riprendendo il Messaggio della Presidenza della CEI pubblicato qualche giorno fa.

 

3. Presentazione del Vademecum ecumenico Il Vescovo e l’Unità dei Cristiani.

Mons. Giorgio Demetrio Gallaro, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali e Amministratore Apostolico di Piana degli Albanesi, ha proposto ai vescovi un approfondimento del Vademecum ecumenico Il Vescovo e l’Unità dei Cristiani, pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Il Vademecum ha come finalità di aiutare i Vescovi a comprendere e ad attuare meglio la loro responsabilità ecumenica; suggerisce che a livello diocesano venga nominato un delegato diocesano per le questioni ecumeniche che collabori con il Vescovo e lo consigli sulle questioni ecumeniche; chiede inoltre di istituire una commissione ecumenica diocesana per supervisionare la formazione e di incoraggiare la nomina di incaricati ecumenici parrocchiali. A livello di conferenza episcopale regionale chiede di costituire una commissione episcopale per l’ecumenismo e la nomina di un Vescovo responsabile per l’attività ecumenica. Infine, raccomanda la presenza della dimensione ecumenica in tutti gli aspetti e le discipline della formazione cristiana, assicurandosi che in tutti i seminari e le facoltà di teologia cattoliche ci sia un corso obbligatorio di ecumenismo. Si raccomanda anche un dialogo sfruttando le potenzialità dei siti web diocesani che sono “il mezzo attraverso il quale il mondo percepisce il volto della Chiesa”. Nel dettaglio viene chiesto di diffondere documentazione e materiale ecumenico attraverso il sito delle diocesi e condividere informazioni per approfondire la reciproca conoscenza ed evitare inutili dissapori.
Concretamente, nella seconda parte del Vademecum si esorta a pregare regolarmente per l’unità della Chiesa; ad organizzare un servizio liturgico di preghiera ecumenica per la Settimana per l’unità dei cristiani; ad organizzare con i responsabili delle altre Chiese giornate di studi biblici, pellegrinaggi e processioni, eventuali scambi di reliquie e immagini sacre; a pubblicare con uno o più responsabili delle altre Chiese un messaggio comune in occasione di Natale o Pasqua; fare il primo passo per incontrare i responsabili di altre Chiese; assistere a liturgie di ordinazione, insediamento o accoglienza dei responsabili di altre Chiese nella diocesi. Altri aspetti evidenziati riguardano l’ecumenismo pastorale, la celebrazione dei matrimoni misti e i casi di affiliazione ecclesiale.

 

4. Laboratorio di Pastorale Familiare. Anno della Famiglia Amoris Laetitia.

Mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo delegato per la pastorale della Famiglia, ha aggiornato i vescovi sulla conclusione della fase preparatoria del Laboratorio triennale di Pastorale Familiare che ha visto circa 500 persone iscriversi all’attività promossa dai Vescovi, corroborata dall’indizione dell’Anno della Famiglia da parte di Papa Francesco. Dopo un iniziale sondaggio regionale in merito alle necessità prevalenti e alle risorse delle pastorali familiari diocesane, l’ufficio regionale per la famiglia, con l’assenso della Cesi, ha avviato un percorso di formazione. Con l’ausilio delle moderne tecnologie didattiche, sono state organizzate tre aree di attenzione, accompagnate da tre sacerdoti esperti in tematiche teologiche, psicologiche e canonistiche. Le aree sono articolate in 20 moduli, ognuno dei quali è guidato da un tutor. I 20 Tutor (provenienti da 11 delle diocesi siciliane) seguiranno i 267 formatori-in-formazione, tra i quali sono anche 11 responsabili diocesani, 3 sacerdoti e 8 coppie di sposi.
Circa i partecipanti, si tratta di coppie giovani e menogiovani, con lunga esperienza pastorale alle spalle e coppie ai primipassi; di persone che hanno vissuto esperienze di dolore dentro la famiglia,di sacerdoti e religiose/i.
Tutti hanno aderito all’invito per camminare e crescere insieme, per maturare esperienze di vita alla luce della didattica e delle testimonianze che nei laboratori emergono, al fine di rendere più bella la Chiesa e per vivere un’esperienza di comunione tra le Chiese di Sicilia.
L’interesse crescente registrato nelle diocesi fa pensare che sta emergendo una reale esigenza formativa. Pastori e laici insieme contribuiscono a mettere al centro la famiglia sul piano ecclesiale e sociale. L’anno della famiglia indetto da papa Francesco – ha sottolineato mons. Fragnelli – ci provoca ancora di più a lavorare insieme, come diocesi e come movimenti e associazioni, per stimolare la conoscenza dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco Amoris Laetitia e la crescita di una mentalità sempre più rispondente al “Vangelo della Famiglia”. L’anno si aprirà il 19 marzo 2021 e si concluderà il 26 giugno 2022 in occasione e in coincidenza della Giornata Mondiale della Famiglia, che si terrà a Roma.

I Vescovi di Sicilia

Il Papa: i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano aperti alle donne

Papa Francesco ha stabilito con un motu proprio che i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano d’ora in poi aperti anche alle donne, in forma stabile e istituzionalizzata con un apposito mandato. Le donne che leggono la Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche o che svolgono un servizio all’altare, come ministranti o come dispensatrici dell’eucaristia, non sono certo una novità: in tante comunità di tutto il mondo sono ormai una prassi autorizzata dai vescovi. Fino ad oggi però tutto ciò avveniva senza un mandato istituzionale vero e proprio, in deroga a quanto stabilito da san Paolo VI, che nel 1972, pur abolendo i cosiddetti “ordini minori”, aveva deciso di mantenere riservato l’accesso a questi ministeri alle sole persone di sesso maschile perché li considerava propedeutici a un’eventuale accesso all’ordine sacro. Ora Papa Francesco, anche sulla scia del discernimento emerso dagli ultimi Sinodi dei vescovi, ha voluto ufficializzare e rendere istituzionale questa presenza femminile sull’altare.

Con il motu proprio “Spiritus Domini”, che modifica il primo paragrafo del canone 230 del Codice di Diritto canonico e viene pubblicato oggi, il Pontefice stabilisce quindi che le donne possano accedere a questi ministeri e che essi vengano attribuiti anche attraverso un atto liturgico che li istituzionalizza.

Francesco specifica di aver voluto accogliere le raccomandazioni emerse da varie assemblee sinodali, scrivendo che “si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel sacramento del battesimo”. Pertanto, il Papa invita a riconoscere che si tratta di ministeri laicali “essenzialmente distinti dal ministero ordinato che si riceve con il sacramento dell’ordine”.

Al motu proprio si accompagna una lettera indirizzata al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Luis Ladaria, con la quale Francesco spiega le ragioni teologiche della sua scelta. Il Papa scrive che “nell’orizzonte di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II, si sente sempre più l’urgenza oggi di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa, e in particolar modo la missione del laicato”. E citando il documento finale del Sinodo per l’Amazzonia osserva come “per tutta la Chiesa, nella varietà delle situazioni, è urgente che si promuovano e si conferiscano ministeri a uomini e donne… È la Chiesa degli uomini e delle donne battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e, soprattutto, la consapevolezza della dignità battesimale”.

(Da VaticanNews)

Insegnamento della religione cattolica, messaggio della Presidenza CEI

Ecco il messaggio che la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha inviato in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2021-2022.

 

Cari studenti e cari genitori,

che cosa sarebbe l’arte senza la Cappella Sistina di Michelangelo, la poesia senza la Divina commedia di Dante, la musica senza la Passione secondo Matteo di Bach, la letteratura senza i Promessi sposi di Manzoni, l’architettura senza il Duomo di Milano, la filosofia senza Kierkegaard? Cosa sarebbe l’amore senza il Cantico dei cantici, la dignità umana senza le parole di Gesù sui poveri nei Vangeli, la felicità senza il Discorso della montagna del Vangelo di Matteo?

Anche quest’anno entro il 25 gennaio siete chiamati a compiere una scelta impor- tante, decidendo se avvalervi o meno dell’insegnamento della religione cattolica a scuola. Noi pensiamo che questo insegnamento offra anzitutto alcuni strumenti per rispondere alle domande con cui abbiamo iniziato questo messaggio: consente, infatti, di conoscere e contestualizzare in un’ottica più ampia la storia culturale del nostro Paese e del mondo intero, attraverso le idee che la religione cristiana ha prodotto.

Ma nell’insegnamento della religione cattolica si danno anche altre possibilità: gli studenti possono confrontarsi con le domande profonde della vita. Soprattutto nel tempo della formazione intellettuale a scuola sorgono quei quesiti che a volte ci affannano, ma che di fatto ci rendono esseri umani unici e irripetibili: chi siamo? Quale storia ci ha pre- ceduto? Cosa dobbiamo fare per il presente nostro e dei nostri cari? Perché il dolore e la morte? Cosa possiamo sperare per il futuro in questa terra e dopo? Ognuno deve trovare la sua risposta. L’insegnamento della religione cattolica si pone proprio nell’orizzonte degli interrogativi esistenziali, che sorgono anche nei nostri ragazzi. In un tempo in cui la pandemia da COVID-19 ci sta ponendo di fronte problemi inediti per l’umanità, pensia- mo che le generazioni future potranno affrontare meglio anche le sfide nel campo dell’e- conomia, del diritto o della scienza se avranno interiorizzato i valori religiosi già a scuola.

Una solida preparazione nell’ambito religioso consente di apprezzare il mondo guardando oltre le apparenze, di non accontentarsi delle cose materiali puntando piuttosto a quelle spirituali, di confutare le false superstizioni escludendo ogni forma di violenza in nome di Dio, di allenarsi al dialogo sempre rispettoso dell’altro, di formare una coscienza matura imparando a crescere tenendo conto degli altri e soprattutto dei più deboli.

Siamo sicuri che l’alleanza educativa stretta tra voi, genitori e studenti, e gli inse- gnanti di religione cattolica consenta di vivere il tempo della scuola come un’occasione di reale formazione delle nuove generazioni in modo sano e costruttivo, per il bene dei nostri ragazzi e della nostra società.

Cogliamo l’occasione di questo messaggio per augurarvi un nuovo anno di pace e serenità.

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana