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“Testimoni e profeti” per la Giornata missionaria mondiale

Si celebra domenica la Giornata Missionaria Mondiale sul tema “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20).
Per la Fondazione Missio, espressione delle Pontificie Opere Missionarie in Italia, l’Ottobre missionario è l’occasione per sensibilizzare le comunità alla missione della Chiesa nel mondo. Lo ha fatto scegliendo un tema che quest’anno è “Testimoni e profeti”.

Le offerte raccolte in tutte le chiese del mondo vanno a contribuire al Fondo universale di solidarietà delle Pontificie Opere Missionarie che permette di sostenere i missionari di ogni continente.

Don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio, in un docufilm girato sulla tomba di don Tonino Bello, ad Alessano, in PugliaIl (qui il link al video integrale scaricabile)  spiega cosa vuol dire essere testimoni e profeti dell’oggi: «Testimoni e profeti significa vivere incarnati in questo mondo, amandolo così tanto da sentire che questo mondo senza il Vangelo è povero. Da qui – spiega don Pizzoli – nascono la necessità, il desiderio, la voglia e la forza di evangelizzare. L’annuncio del Vangelo spesso provoca reazioni, contrarietà, persecuzioni, il profeta non si perde d’animo: è colui che sa resistere, va avanti, apre cammini di speranza oltre gli ostacoli. E’ un missionario di speranza».

 

L’arcivescovo mons. Francesco Lomanto ha inviato un messaggio alla comunità diocesana.

Con Gesù abbiamo visto, ascoltato e toccato che le cose possono essere diverse. Lui ha inaugurato, già oggi, i tempi futuri ricordandoci una caratteristica essenziale del nostro essere umani, tante volte dimenticata: «siamo stati fatti per la pienezza che si raggiunge solo nell’amore» (Enc. Fratelli tutti, 68). Tempi nuovi che suscitano una fede in grado di dare impulso a iniziative e plasmare comunità, a partire da uomini e donne che imparano a farsi carico della fragilità propria e degli altri, promuovendo la fraternità e l’amicizia sociale (cfr ibid., 67). La comunità ecclesiale mostra la sua bellezza ogni volta che ricorda con gratitudine che il Signore ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,19). La «predilezione amorosa del Signore ci sorprende, e lo stupore, per sua natura, non può essere posseduto né imposto da noi. […] Solo così può fiorire il miracolo della gratuità, del dono gratuito di sé. Anche il fervore missionario non si può mai ottenere in conseguenza di un ragionamento o un calcolo. Il mettersi “in stato di missione” è un riflesso della gratitudine»

(Dal messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata missionaria mondiale 2021)

Condivido con voi queste parole del Santo padre e con voi mi sento interpellato perché tutta la comunità diocesana possa risplendere dalla consapevolezza di essere amati dal Signore e possa far scaturire ogni sua azione dal senso di gratitudine per questo amore.
L’ottobre missionario e la Giornata missionaria mondiale sono un piccolo ma significativo segno dell’attenzione missionaria della nostra Diocesi, delle comunità parrocchiali , delle famiglie religiose, delle associazioni e movimenti.

L’arcivescovo ha inviato la comunità perché questa Giornata sia “occasione per far sentire alle giovani Chiese sparse per il mondo la nostra preghiera e la generosità che ci caratterizza. Le Pontificie Opere Missioanrie sono per queste giovani Chiese l’unico organismo che elargisce aiuti per la loro attività pastorale“.

 

 

Il messaggio dell'amministratore apostolico Salvatore Pappalardo

Giornata missionaria mondiale

Ogni battezzato, ogni fedele laico, religioso e religiosa, i nostri seminaristi, ciascun diacono e presbitero, prenda coscienza che la vocazione missionaria è portare a tutti gli uomini l’esperienza dell’amore di Dio per tutta l’umanità: «Dio rivela che il suo amore è per ognuno e per tutti (cfr Gv 19, 26-27)»”. Questa l’indicazione di mons. Salvatore Pappalardo, amministratore apostolico dell’Arcidiocesi di Siracusa, celebrando domenica 18 la 94esima Giornata missionaria mondiale.
Per celebrarla è necessario lasciarci interpellare “da credenti, dalle vicende dei nostri giorni. Molto bene si è espresso il nostro Santo Padre Francesco nel messaggio in preparazione alla GMM di quest’anno:

Capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia  diventa una sfida anche per la missione della Chiesa. La malattia, la sofferenza, la paura, l’isolamento ci interpellano. La povertà di chi muore solo, di chi è abbandonato a sé stesso, di chi perde il lavoro e il salario, di chi non ha casa e cibo ci interroga. Obbligati alla distanza fisica e a rimanere a casa, siamo invitati a riscoprire che abbiamo bisogno delle relazioni sociali, e anche della relazione comunitaria con Dio. Lungi dall’aumentare la diffidenza e l’indifferenza, questa condizione dovrebbe renderci più attenti al nostro modo di relazionarci con gli altri. E la preghiera, in cui Dio tocca e muove il nostro cuore, ci apre ai bisogni di amore, di dignità e di libertà dei nostri fratelli, come pure alla cura per tutto il creato. (…) In questo contesto, la domanda che Dio pone: «Chi manderò?», ci viene nuovamente rivolta e attende da noi una risposta generosa e convinta: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). Dio continua a cercare chi inviare al mondo e alle genti per testimoniare il suo amore, la sua salvezza dal peccato e dalla morte, la sua liberazione dal male (cfr Mt 9,35-38; Lc 10,1-12).

Permettetemi in quest’ultimo tratto di cammino con voi come pastore della Chiesa siracusana di darvi la possibilità di consegnarvi due temi a me molto cari: il messaggio che Papa Francesco ci rivolge in vista della Giornata missionaria mondiale è caratterizzato da una forte spinta vocazionale, “Chi manderò?” chiede Dio a Isaia. “Eccomi, manda me” è la risposta di Isaia e vorrei che fosse sempre più la risposta di questa Chiesa che ho servito in questi anni.

Inoltre la Chiesa italiana desidera tradurre questa vocazione missionaria in un appello a tutti i credenti per diventare “tessitori di fraternità”. Siamo in attesa della ormai prossima Enciclica del nostro Santo Padre Francesco: pertanto vi esorto tutti a invocare per questa comunità ecclesiale il dono della fraternità e che insieme ci si possa, liberi da ogni pregiudizio, egoismo e durezza di cuore, essere segno di questa fraternità per il mondo. Infine, pur consapevole della situazione di crisi economica che la nostra gente sta vivendo, l’invito è a nn ripiegarci su noi stessi, non possiamo dimenticare quelle comunità cristiane, sparse per il mondo, che possono camminare soltanto con la nostra partecipazione e con il nostro aiuto”.