Esercizi di fraternità presbiterale al Santuario

“Chiamati ad essere testimoni di comunione”

Il Signore ha suggerito questo incontro a chi con tanto impegno lo ha pensato, voluto e organizzato. […] Il Signore non si limita a farci progettare cose buone, ma ci accompagna nella loro esecuzione. Questo ci offre la possibilità di iniziare da Lui e di giungere con Lui alla conclusione. Iniziare da Lui alla luce della parola ascoltata”. Con queste parole monsignor Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania e Presidente della Conferenza episcopale siciliana, ha aperto gli “Esercizi di fraternità presbiterale”, promossi a Siracusa (01 – 03 settembre 2021) dalla Commissione presbiterale siciliana.

“ASSIDUI NELL’UNIONE FRATERNA”: I SACERDOTI DI SICILIA IN ESERCIZIO DI FRATERNITÀLa preghiera nel Santuario dedicato alla Madonna delle lacrime ha dato il via all’incontro. Ai presbiteri giunti dalle diciotto diocesi di Sicilia mons. Salvatore Gristina, nella preghiera iniziale così ha detto: “Carissimi fratelli, ci riempie di gioia e di consolazione vederci compresi nella preghiera che Gesù rivolge al padre: Gesù ha pregato e intercede per noi. Egli ha chiesto al Padre la nostra unità, quella stessa unità che c’è tra Lui e il Padre: “Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi…”. Quanto vivremo insieme mira proprio a questo: la fraternità presbiterale. Non una idea campata in aria, ma la più concreta possibile, con tutta la ricchezza di sentimenti e di gesti di cui, spinti dallo Spirito Santo, siamo capaci”.

“ASSIDUI NELL’UNIONE FRATERNA”: I SACERDOTI DI SICILIA IN ESERCIZIO DI FRATERNITÀIl primo intervento previsto nel programma è stato quello di mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso – Boiano che ha guidato la riflessione sul tema “I fondamenti della fraternità”, scegliendo tra le pagine bibliche che ne parlano e i racconti che la descrivono la storia di Giuseppe venduto dai fratelli. Qui, secondo il relatore, è possibile individuare tre passaggi: mons. Bregantini ha detto della “rottura della fraternità per la cattiveria e la gelosia dei fratelli cui si aggiungono sventure personali”, della “ricomposizione della fraternità tramite un cammino educativo, complesso e articolare, ma carico di insegnamenti per noi, oggi” e dello “sfondo“, nel quale “vi è sempre la figura del padre, in questo caso Giacobbe, cui era stato strappato il figlio e a cui, tutti insieme, torneranno“.

Per mons. Bregantini, il primo passaggio, quello della rottura, “ci aiuta a capir le nostre divisioni, quando anche noi gettiamo nella cisterna i nostri fratelli“. Nella “tappa della ricomposizione”, per il presule “protagonista è Giuseppe, giovane maturato nella sofferenza dell’esclusione, poiché venduto, calunniato, dimenticato in carcere. Ma la Sapienza divina – ha detto mons. Bregantini ai presbiteri siciliani – è scesa con lui in carcere e lo ha accompagnato. Ha appreso, ha pregato, ha sofferto ed ha capito che c’è una sola via per ricostruire la fraternità: uscire insieme con i suoi fratelli. In stile sinodale, da lui educati progressivamente. Tutti i si e fanno un vero cammino sinodale: Giuseppe e i suoi fratelli“. Parlando della figura del padre, l’arcivescovo ha detto delle lacrime “all’inizio di dolore per la fraternità spezzata” e “di gioia al termine del cammino della fraternità. Giuseppe è il Goèl, perché ha compreso il dolore e il ruolo del padre Giacobbe“.

A concludere la giornata la celebrazione eucaristica ai piedi del Santuario della Madonna delle lacrime presieduta dal nunzio apostolico mons. Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Italia.

A concelebrare i vescovi di Sicilia. Durante la celebrazione, trasmessa in diretta dall’arcidiocesi, è stato imposto il pallio all’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, in segno di speciale legame con il Papa.

 

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“ASSIDUI NELL’UNIONE FRATERNA”: I SACERDOTI DI SICILIA IN ESERCIZIO DI FRATERNITÀAncora con la preghiera comunitaria e la celebrazione eucaristica è stato avvio alla seconda giornata di “Esercizi di fraternità presbiterale”. A presiedere, nella cripta del Santuarii, mons. Guglielmo Giombanco, vescovo di Patti e delegato CESi per il clero. “Celebriamo l’Eucaristia in questo Santuario dove la Vergine Madre ha posto il segno della sua presenza. Lei ci accoglie con la sua tenerezza materna – ha detto – e, come fece con gli Apostoli, dopo la Pentecoste condivide il nostro cammino di presbiteri della Chiesa. I giorni che stiamo vivendo sono una feconda opportunità per crescere tutti nella comunione fraterna ed essere assidui artefici di unità nelle comunità presbiterali alle quali apparteniamo“. E ancora: “Abbiamo bisogno della luce dello Spirito per conoscere Dio e chi conosce Dio, ama e chi ama diviene tessitore di fraternità“. Fraternità che è strada “per vivere in modo degno la vocazione che abbiamo ricevuto“.

“ASSIDUI NELL’UNIONE FRATERNA”: I SACERDOTI DI SICILIA IN ESERCIZIO DI FRATERNITÀLa riflessione della giornata centrale di lavori è stata affidata a padre Giovanni Salonia, ofm, fondatore dell’Istituto Gestalt. Il tema proposto è stato “Mi prendo cura di te”, un “prendersi cura fraterno tra presbiteri” che, ha detto ai presbiteri di Sicilia, è “una novitas rispetto al prendersi cura ‘paterno’ cui siamo stati formati e che abitualmente viviamo“. E ha spiegato: “Da anni – lo sappiamo – si registra, a tutti i livelli, un interesse per la fraternità presbiterale, risvegliato dal Concilio Vaticano II. […] La novitas consiste qui nel descrivere in modo puntuale le differenze qualitative (non quantitative) tra l’essere amici e l’essere/sentirsi  fratelli. A cominciare dal fatto che – come si sa – essere amici è una scelta;  mentre fratelli lo si è: ed il compito è per l’appunto sentirsi fratelli.  La terza ispirazione di queste giornate è il Santuario della Madonna delle Lacrime: ricollocarsi nel grembo di Maria che soffre, dell’Addolorata rigenera ogni fraternità e, in particolare, quella presbiterale“.  Nel corso del suo intervento, padre Salonia ha proposto “tre riletture:  La fraternità presbiterale   Il prendersi cura dell’altro da fratello  La Madonna delle lacrime, Madre della fraternità“.

Nel corso dei lavori, sono state proposte due esperienze di fraternità presbiterale che hanno permesso ai partecipanti di incarnare quanto è stato proposto nelle due relazioni. La prima esperienza di vita fraterna è stata presentata dai Piccoli fratelli di Jesus Caritas di Charles de Foucauld. I Piccoli fratelli cercano di regolare le attività apostoliche in modo da non compromettere la vita fraterna. Il loro servizio è reso come fraternità anche se ciascuno di loro può avere responsabilità particolari. Sono intervenuti: padre Gabriele Faraghini, attualmente rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, e padre Paolo Maria Barducci, priore dell’abbazia di Sassovivo, a Foligno.

La seconda esperienza di vita fraterna è stata presentata da don Matteo Cavani e don Andrea Garuti, presbiteri della diocesi di Modena – Nonantola. Hanno raccontato la loro esperienza: sono dodici presbiteri che vivono insieme, nella stessa casa, pur avendo incarichi e compiti diversi.

“Le età della fraternità” è stato il tema della terza ed ultima giornata di Esercizi di fraternità spirituale. Lo hanno sviluppato da mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, e da Ina Siviglia, docente di Teologia sistematica presso la Pontificia Facoltà teologica di Sicilia.

“ASSIDUI NELL’UNIONE FRATERNA”: I SACERDOTI DI SICILIA IN ESERCIZIO DI FRATERNITÀLa celebrazione eucaristica dell’ultima sessione di lavori è stata presieduta dall’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, il quale ha esortato i presbiteri al “servizio di amore per i fratelli, che abbia quella caratteristica che il salmo ci ha suggerito facendoci cantare ‘Servite il Signore con gioia’“, a quell’unità che “noi non creiamo, ma che siamo chiamati a compiere, mettere in pratica“, ad una “nuova alleanza” che “non è un ammodernamento di pratiche, di usanze, ma uno spirito nuovo: lo Spirito del Signore. Essendo nuovo lo spirito, il vino, deve essere nuovo anche l’otre, l’uomo“.

A concludere la tre giorni di Esercizi di fraternità presbiterale proposti dalla Cps è stato mons. Guglielmo Giombanco. Il vescovo di Patti, delegato CESi per il clero, ha ripercorso le diverse tappe dell’evento: tracciando un sorta di “cammino di fraternità” segnato dagli interventi dei diversi relatori, dalle testimonianze e da quando emerso nel corso di una sessione che era stata dedicata ad attività laboratorali, ha posto l’attenzione su comunità e comunione: “La comunità – ha detto – è il soggetto visibile di una realtà ecclesiale, ma non è detto che quando ci sia comunità ci sia anche comunione. La comunione è, infatti, ciò che abita la comunità e che la rende tale, che la rende credibile, che mantiene viva la tensione testimoniante della comunità. Perciò, come comunità presbiterale, siamo chiamati ad essere testimoni di comunione“.

 

DOCUMENTI

 

(Da www.chiesedisicilia.org)