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Mons. Lomanto: “Il Signore ci guida, mettiamoci in cammino con Lui”

La contemplazione del Verbo Incarnato doni a tutti la gioia di sentirsi amati da Dio per riconoscere il mistero della sua presenza tra noi così da annunciarlo con fede illuminata, con l’amore per la società e l’impegno per il bene comune e contribuire a costruire un mondo più umano, più fraterno e più giusto dove regna la carità“. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, incontrando i giornalisti per il tradizionale scambio di auguri per il Natale 2023. “Come ho scritto nella lettera pastorale di quest’anno “In luce ambulamus”: “La nostra unione con Dio è tanto più vera, tanto più viva, quando si realizza in una comunione d’amore nei fratelli, nella costruzione dell’unità, della concordia, della pace. La venuta del Signore ci doni la forza, il coraggio e la speranza per superare la situazione di grande incertezza che stiamo attraversando a causa della brutalità delle guerre, della violenza e della crisi economica che mette in difficoltà tanti lavoratori e tante famiglie. Il Natale porti salute, pace, bene, serenità e gioia e alimenti in tutti il senso vivo del dolore reciproco, della collaborazione e della corresponsabilità“.

Poi rivolgendosi ai giornalisti ha detto: “Un aspetto che vorrei sottolineare del Natale è l’intima comunione che siamo chiamati a costruire con il Signore. Ci porta ad accogliere l’altro, a vivere in comunione con l’altro, a cercare l’altro. Perché nella comunione, nell’amore che ci unisce, Dio si dona a noi. Sia nell’ascolto della parola, sia nell’esercizio della carità, l’amore di Dio in noi non solo circola, ma diventa perfetto. Il Natale del Signore ci indica anche una direzione, un senso al nostro cammino e alla nostra vita. Quel senso che noi nel tempo siamo chiamati a riscoprire perché attraverso le vicende, i segni dei tempi, le sfide il Signore ci conduce verso una meta, un cammino verso ciò che il Signore vuole compiere e farci sperimentare. Celebrare per noi il Natale significa fare rifiorire la speranza dentro di noi. La speranza che è certezza. Dinanzi a tutte le situazioni che viviamo a livello personale, a livello comunitario, a livello mondiale. Il flagello della guerra, la mancanza di pace, la violenza, la difficoltà delle famiglie. Tutto questo va visto, va affrontato in una dimensione di servizio, di amore, di dono per dare il nostro contributo nel nostro piccolo, anche se siamo una goccia, un seme. E per andare verso quella direzione in cui il Signore ci guida, ci illumina e ci sostiene. In tutto questo, il vostro servizio è fondamentale e indispensabile perché aiuta a trasmettere l’unica grande verità, perché alla fine solo una storia rimarrà, la storia della salvezza“.

Presente anche don Gianluca Belfiore, economo diocesano, che su invito dell’arcivescovo si è soffermato sulla campagna di comunicazione dell’Arcidiocesi sull’8 per mille, o meglio su come viene adoperato. “Come sapete ogni anno sulla base delle decisioni dei contribuenti viene redistribuito l’8 per 1000 e una certa quota viene data alla Chiesa cattolica e poi in base agli abitanti viene redistribuita all’interno delle diocesi italiane. E di questo budget abbiamo ritenuto di dover dare conto a coloro i quali scelgono la Chiesa cattolica nella loro dichiarazione dei redditi e quindi abbiamo fatto una campagna di comunicazione che trovate sul sito internet della diocesi. C’è una una pagina dedicata nella quale si dice cosa è pervenuto e come è stato utilizzato e poi vi sono dei video che spiegano in che modo sono stati spesi i soldi. Ne abbiamo scelti due: il primo riguarda la comunità San Martino di Tours che gestisce una mensa che è stata fondata ormai parecchi anni fa. E poi un’altro video riguarda le suore scalabriniane, la Società di San Carlo Borromeo, che operano qui a Siracusa in favore soprattutto dei migranti per la loro integrazione nel territorio“.

Sono intervenuti all’incontro anche il segretario provinciale dell’Assostampa Prospero Dente che ha riprendendo le parole dell’Arcivescovo ha posto l’accento su alcuni verbi: “Ascoltare, discernere, camminare. Essere disponibili ad ascoltare chi incontriamo quotidianamente nella nostra professione, per poi raccogliere quante più informazioni e riuscire ad arrivare a quella verità di cui lei ci ha parlato. Discernere, riuscire a comprendere bene cosa dobbiamo raccontare, come dobbiamo raccontarlo e veramente comprendere in fondo quello che dobbiamo trasmettere. E poi camminare, ma senza andare in giro così, senza una meta precisa o comunque facendoci guidare da finte verità. Nell’ultimo anno c’è chi sta cercando  di non farci raccontare le verità e mi riferisco a quello che sta accadendo con emendamenti vari che vengono approvati in Parlamento sulla libertà di stampa: il nostro compito è essere autentici baluardi di una democrazia che passa dalla libertà di parola, dalla libertà di raccontare le cose facendolo come ha sottolineato lei però seguendo sempre quella che è la verità oggettiva delle cose“. Il tesoriere dell’Ordine dei giornalisti, Salvatore Di Salvo ha ricordato la preghiera per il giornalista scritta dall’arcivescovo Lomanto: “Quale verità se le macchine sostituiranno i giornalisti? E allora penso al messaggio che il Santo Padre ha lanciato per la 55esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: Intelligenza artificiale e sapienza del cuore per una comunicazione più umana. L’Arcivescovo ha sottolineato che noi siamo svolgiamo questo servizio su un territorio per raccontare l’umano e come si racconta l’umano se la nostra professione è minata all’interno alla base: una professione proiettata verso un cambiamento che mette a dura prova l’essere oggi giornalisti e comunicatori. Come dobbiamo raccontare con la sapienza del cuore se la nostra dignità viene calpestata. In questo periodo di Natale dobbiamo avere il coraggio di scardinare le porte, il coraggio di continuare a dire che noi ci siamo con tutte le criticità. Ho un invito da fare: pubblichiamo una buona notizia. Andiamo alla ricerca della buona notizia che dà speranza“.

Presente anche Aldo Mantineo, componente del Corecom, che ha portato i saluti del presidente Andrea Peria Giacona: “Abbiamo moltissima strada da fare e un pezzo di strada non marginale è quello che passa attraverso un rapporto nuovo che deve avere il mondo della dell’informazione in genere o della comunicazione con determinati e con determinati racconti. Tra le funzioni che abbiamo ne abbiamo una relativa alla tutela dei minori e al rapporto tra web e minori. Una serie di iniziative da mettere in campo che sono finalizzate ad arginare e a capire e a neutralizzare tutta una serie di fenomeni devastanti come quelli del revenge porn, del cyberbullismo. E più di recente un fenomeno che è cresciuto in maniera spaventosa sul web, tra i ragazzi, la ludopatia, se ne parla ancora troppo poco“.

Infine ha concluso Alberto Lo Passo, presidente dell’Ucsi Siracusa: “Come Ucsi e Assostampa a Natale e a Pasqua compiamo sempre gesti di solidarietà concreta. Facciamo una donazione del pane ad una mensa e quest’anno la donazione è andata alla Chiesa di San Francesco d’Assisi del quartiere Epipoli dove c’è una comunità attiva e forniscono dei pacchi alimentari a un numero purtroppo sempre più crescente di cittadini in condizioni di indigenza“. Simbolicamente è stata consegnata all’arcivescovo una forma di pane.

Le Vie dei Presepi 2023

Arrivata alla sua quinta edizione, LE VIE DEI PRESEPI, iniziativa dell’Ufficio Diocesano per la pastorale del Turismo e del Parco Culturale Ecclesiale “Le Terre dell’Invisibile” promuove, in maniera unitaria, i presepi viventi e monumentali delle Diocesi e le iniziative culturali e di preghiera che vengono promosse nei vari centri per il periodo natalizio.

 

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Noi per voi: pranzo di Natale al Pantheon

Si intitola “Noi per Voi” il pranzo di Natale alla mensa del Pantheon con “I Ristoratori” di Siracusa che sabato 23 cucineranno per gli assistiti della mensa parrocchiale del Pantheon di Siracusa.
Il parroco don Massimo Di Natale coglie questa come altre occasioni per ringraziare il Signore per la grande abbondanza di doni e dei segni tangibili della Provvidenza, che si incarna nel silenzioso e umile lavoro dei volontari e dei benefattori. Si avvicenderanno diversi chef e operatori di eccellenza del settore enogastronomico aretuseo: il ristorante ‘Don Camillo’, il wine bar & piccola cucina ‘Gran Bretagna’, il ristorante ‘il Veliero’, il ristorante ‘Porta Marina’, l’osteria ‘Terra Mia’, la pizzeria ‘Anima e Core’, il ristorante e lounge bar ‘Crudo’. “Sarà una giornata di forti emozioni dove non solo gli assistiti riceveranno tanto amore declinato nelle pietanze gustose, ma anche gli stessi operatori del mondo della cucina rientreranno nelle loro case con emozioni non sempre facili da comunicare, ma con forte senso di appagamento nel proprio cuore per aver fatto qualcosa di utile e di concreto per il nostro fratello più bisognoso” ha spiegato don Massimo.

Luce e sangue alla Badia

“Mi sono confrontato diverse volte negli ultimi 15 anni con il volto di Santa Lucia. E’ la prima volta che una mia opera popola i luoghi della città di Siracusa”. Nicola Samorì presenta nella chiesa di Santa Lucia alla Badia in piazza Duomo, a Siracusa, Luce e Sangue, a cura di Demetrio Paparoni. L’opera di Samorì, un ritratto di Lucia a olio su lastra di pietra di Trani, è stata realizzata per la chiesa di Santa Lucia alla Badia, in dialogo con il dipinto di Deodato Guinaccia Il martirio di Santa Lucia.
“E’ un’operazione non sperimentata prima: una sorta di fusione attraverso l’utilizzo di programmi di intelligenza artificiale di immagini preesistenti del volto di Lucia. A partire proprio dal Guinaccia che si trova alle spalle: una sorta di immagine che ne ricorda moltissime possibili. Un volto che ci riporta al barocco ma non c’è una traccia esatta. Riporta alla mente qualcosa che pensiamo di conoscere ma non siamo in grado di riconoscere”. Samorì ha bucato la lastra di marmo in corrispondenza degli occhi, e ha inserito geodi di calcite nella cavità. “Ho agito fisicamente diventando carnefice: quelli che sembrano occhi dipinti sono cavità naturali, veri e propri geodi che ho innestato al posto degli occhi”.
L’omaggio di Samorì avviene in contemporanea a Siracusa e a Napoli, dove fino al 15 gennaio è stato allestito nella Sacrestia della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro un altro omaggio dell’artista. La Deputazione partenopea lo ha invitato a studiare un progetto da presentare ai devoti in occasione del rito dello scioglimento del sangue del 16 dicembre: Samorì ha scelto di esporre due quadri nella sacrestia del Duomo di Napoli, ispirati a Santa Maria Egiziaca di Ribera (1641) e a San Paolo eremita di Luca Giordano (1644).
A curare i due eventi di Siracusa e Napoli è il critico d’arte Demetrio Paparoni: “Sono molto contento di questa iniziativa. Ho iniziato a lavorare in questa che è la mia città ed avere oggi Nicola Samorì mi rende felice. Da siracusano tanti amici sono venuti a trovarmi in questa città e sono orgoglioso di avere Eike Schmidt qui. Se Siracusa si è rivolta con devozione a Lucia, trovando in lei la figura cui affidarsi nei momenti di difficoltà o sconforto, Napoli ha incontrato in San Gennaro il suo punto di riferimento spirituale. Sul piano della devozione popolare Lucia e Gennaro sono tra i santi maggiormente identificati con la città in cui sono nati e che li ha assunti a patroni. Entrambi martiri cristiani, Lucia e Gennaro sono stati vittime delle persecuzioni di Diocleziano negli stessi anni in aree geografiche non distanti, aree geografiche che condividevano e hanno continuato a condividere nei secoli tratti culturali comuni. Entrambi durante il martirio hanno resistito al fuoco ed entrambi sono stati decapitati. Accusata di stregoneria, Lucia uscì miracolosamente indenne dal rogo cui era stata condannata. Fu invece uccisa con un pugnale che le trafisse la gola e poi decapitata. Anche Gennaro fu prima torturato e poi gettato in una fornace ardente da cui uscì illeso, senza che neppure le sue vesti fossero intaccate dalle fiamme. È da questo intrecciarsi di convergenze che nasce la doppia esposizione di Nicola Samorì Luce e Sangue, che vede Siracusa e Napoli idealmente legate in un abbraccio tanto virtuale quanto sentito tra le proprie comunità.
Pittore e scultore che si affida a un’iconografia non estranea ai canoni della classicità, Samorì è tutt’altro che un artista tradizionalista. La sua è una delle testimonianze più pregnanti di come un artista possa amare la classicità e la tradizione e nello stesso tradire entrambe.
Nel focalizzarsi sul volto di Lucia, per la sua nuova versione della santa, Samorì è ricorso al processo del blend, tipico dell’intelligenza artificiale, che permette di ottenere un’immagine che racchiude in sé le caratteristiche di più immagini”.
Presente a Siracusa lo storico dell’arte Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi: “Per me è una grande emozione essere qui a Siracusa. Sono venuto negli anni ’90 a vedere l’archeologia della città. E’ stata una grande emozione assistere alla processione della santa e mi ha aiutato a comprendere meglio l’opera: una santa globale, venerata in Sicilia e in tutto il mondo, Germania, Svezia, Asia. Mi ha affascinato l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ed anche questi due buchi neri antitesi del sole che anzi risucchiano la luce dentro. Samori in maniera geniale ha utilizzato questo risultato dell’astronomia in un contesto particolare per avvicinare gli spettatori al mistero del martirio di Lucia e al significato della santa per i nostri tempi”.
A fare gli onori di casa è stato il presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, avv. Pucci Piccione: “Demetrio Paparoni ha avuto l’idea di collegare Napoli e Siracusa, il sangue di S. Gennaro e la luce di Santa Lucia, attraverso il lavoro di un artista come Nicola Samorì. Arte e fede sono legate da una forte relazione che, attraverso la forza espressiva delle opere, costituisce occasione di riflessione, dialogo e, soprattutto, come afferma Paparoni, diventa motivo identitario e di appartenenza ad una comunità. Nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia, uno dei luoghi identitari del culto luciano, che ricorda il miracolo del 1646 con l’arrivo delle navi cariche di grano durante la carestia, rappresentato nel grande affresco della volta dipinto da Marcello Vieri nel 1783, e dove la pala d’altare di Deodato Guinaccia, dipinta nel 1579 e per lungo tempo nascosta dal quadro di Caravaggio racconta il martirio di Santa Lucia, trova uno spazio, si potrebbe dire, naturale e proprio in occasione della festa di Santa Lucia, un’opera di Samorì. Tra gli artisti italiani più rappresentativi e apprezzati a livello internazionale, Samorì ha focalizzato le sue opere su martiri e santi della tradizione cristiana ed ha avuto, tra i suoi riferimenti, la figura di Santa Lucia. La condivisione di un progetto, per la prima volta, con la Deputazione di San Gennaro, costituita nel 1527 e quindi prima della Deputazione di Santa Lucia che è stata costituita invece nel 1541, attorno a un grande artista contemporaneo come Samorì con linguaggi e forme che certamente sono distanti da quelle del Cinquecento, è l’occasione per una collaborazione più ampia e articolata che possa sempre di più interpretare il mondo della fede popolare e delle processioni non come un momento di mero folklore legato al passato, ma come una manifestazione viva ed attuale di un sentimento veramente popolare e autentico con un’anima antica ma con forme e linguaggio che cambiano e interpretano il mondo”. L’opera sarà esposta al pubblico fino al 7 gennaio.

Le parole dell'arcivescovo mons. Lomanto per la festa della patrona

Chi usa violenza verso una donna commette violenza contro Santa Lucia

“È doloroso e umiliante assistere ancora oggi a tanta viltà e prepotenza di chi offende o addirittura uccide l’altro. Chi usa violenza verso una donna, o verso una persona indifesa o verso gli altri, commette violenza contro Dio, contro Santa Lucia e contro ogni persona. In ogni donna umiliata e aggredita viene offesa la dignità di ciascuno di noi”. Le parole dell’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto, rimbombano forti in una piazza Duomo gremita da migliaia di fedeli. E’ il giorno di Santa Lucia, la vergine e martire siracusana, celebrata in tutto il mondo. Nel tradizionale discorso dal balcone l’arcivescovo pone l’accento sulla “barbarie della violenza” e ”la piaga del femminicidio che riempiono le pagine dei giornali dei nostri giorni”. E poi denuncia: “Chi mortifica una donna, non offende solo quella donna, ma oltraggia anche ogni madre, ogni sorella, ogni figlia e figlio di Dio. Nell’altro non c’è solo mio fratello e mia sorella, ma c’è Dio stesso. Mentre festeggiamo Santa Lucia, diciamo basta a ogni forma di violenza e di sopraffazione. Anche Santa Lucia ha sperimentato tempi di persecuzione e di violenza per la sua fede in Dio, vivendo sulla sua pelle le conseguenze del peccato e della insensatezza umana, senza mai perdere, tuttavia, la speranza in Dio”. Infine anche un riferimento alla pace come valore “da custodire ogni giorno. La pace di Dio deve diventare lo stile della nostra vita e delle nostre scelte, seminando il bene e rigettando ogni forma di male e di violenza. La pace, dono di Dio, si costruisce ogni giorno, rispettando tutti e ciascuno, tutelando deboli e indifesi, seminando bontà e bellezza. La pace di Dio deve diventare pace sociale e pace familiare”.

Al mattino il Pontificale in Cattedrale presieduto dall’arcivescovo Lomanto che ha indetto l’Anno Luciano. E’ stato il vicario generale dell’Arcidiocesi, monsignor Sebastiano Amenta, all’inizio della celebrazione, a leggere il decreto di indizione dell’Anno Luciano che si concluderà nel dicembre 2024 con l’arrivo a Siracusa del corpo della martire custodito nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia a Venezia. La Deputazione della Cappella di Santa Lucia, guidata dal presidente Pucci Piccione, sta organizzando una serie di iniziative che coinvolgano tutti i siracusani. 

“Santa Lucia testimonia il coraggio della fede, la forza della speranza e l’operosità della carità” ha detto Lomanto che ha richiamato l’esempio di Santa Lucia “che nella carità verso Dio e verso i poveri ha concretizzato l’autenticità dell’amore” e ci invita alla “pratica del dono, a mostrare un atteggiamento accogliente, a rivolgere una parola gentile, a compiere un qualsiasi piccolo gesto di pace e amicizia, di sostegno all’identità comune e alla collettività, per costruire la civiltà dell’amore”.

Alle 15.30 l’uscita del simulacro e delle reliquie dalla Cattedrale: la processione ha percorso le vie cittadine e lungo tutto il tragitto migliaia di siracusani hanno atteso il passaggio del simulacro per una preghiera. In serata è giunto nella Basilica Santuario di Santa Lucia al Sepolcro dove è stato accolto dal rettore fra Daniele Cugnata che dopo aver letto un brano del Codice Papadopulo sul martirio della santa ha presieduto la messa. Il simulacro resterà per l’Ottavario nella Basilica che ospita il quadro del Caravaggio, il seppellimento di Santa Lucia. Oggi alle 17 nella chiesa di Santa Lucia alla Badia, l’artista Nicola Samorì presenterà l’omaggio che ha realizzato per Santa Lucia: un dipinto che si ispira al Martirio di Santa Lucia (1579) di Deodato Guinaccia, esposto sull’altare maggiore della chiesa. L’artista dialogherà con Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi e Demetrio Paparoni, curatore.

Mercoledì 20 il simulacro argenteo di Santa Lucia rientrerà in Cattedrale. Durante la processione ci saranno le due soste al Santuario della Madonna delle Lacrime e in ospedale.

Festa di Santa Lucia

“Una festa che ha un cuore antico ma ha un’anima e un linguaggio contemporaneo”. Così l’avv. Giuseppe Piccione, Presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, definisce la festa di Santa Lucia che tra pochi giorni entrerà nel vivo. Il via da Roma, due settimane fa, nella Basilica di San Salvatore in Lauro, con una presenza incredibile di fedeli: “E’ stato un momento molto emozionante – ha detto Piccione -: abbiamo portato le reliquie ed i fedeli sono accorsi per tutta la giornata, è stato un continuo pellegrinaggio. E poi la Tredicina in tante chiese della nostra Diocesi. Tutto in preparazione alla festa”.
La festa prenderà ufficialmente il via sabato 9 dicembre alle ore 8.00 con la cerimonia della consegna delle chiavi della Cappella di Santa Lucia da parte dei deputati al maestro di cappella Alessandro Zanghì e con l’apertura della nicchia che custodisce il simulacro. Domenica 10 la traslazione del simulacro all’altare maggiore.
“La novità di quest’anno è la traslazione la domenica, proprio per permettere la partecipazione di tante persone soprattutto le famiglie. Invitiamo tutti ad essere presenti in uno dei momenti più belli. Giorno 13 Santa Lucia torna nelle strade della città e aspetta l’abbraccio della sua gente. Una settimana di intense preghiere, pellegrinaggi, veglie e poi dopo l’ottava la processione del rientro in Cattedrale con le tradizionali soste al Santuario e all’ospedale”. E poi ci sono gli eventi collaterali: “Sabato alle 19.30 nella chiesa di Santa Lucia alla Badia gli allievi dell’Adda, la scuola di Teatro dell’Inda, rappresenteranno il Codice Papadopulo, la storia del martirio, un’opera di grande bellezza, realizzata su un testo tradotto dai ragazzi del liceo Gargallo. Il 14, sempre alla Badia, ci sarà il tradizionale concerto Note per Lucia giunto alla sedicesima edizione. Infine c’è l’omaggio dell’artista Nicola Samorì: giorno 14 alle 17.30 Nicola Samorì, verrà qui a Siracusa insieme a Demetrio Paparoni che ha curato questo omaggio, ed Eike Schmidt, direttore degli Uffizi. Parleremo di quest’opera che è di una bellezza espressiva che lascia senza parole. Un’operazione in collaborazione con la Deputazione di San Gennaro, di pochi anni più antica di Santa Lucia”.
Alla presentazione hanno preso parte Elena Artale, componente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia; mons. Salvatore Marino, parroco della Cattedrale; Salvatore Sparatore, tesoriere della Deputazione.  “Siamo pronti per accogliere migliaia e migliaia di persone che vengono come pellegrini a incontrare il volto di Lucia, a pregare dinanzi a lei, a chiedere una grazia e ringraziare con tutte le loro storie che si portano dentro – ha detto fra Daniele Cugnata, rettore della Basilica Santuario di Santa Lucia al Sepolcro -. Questo per noi è motivo di grande gioia. Ci sarà un momento dedicato ai giovani di tutta la diocesi che è la Via Lucis, la sera di sabato 16 dicembre, quest’anno con qualche novità differente rispetto agli altri anni: la Via Lucis partirà dal Santuario della Madonna delle Lacrime in fiaccolata, creando proprio una via Lucis, una via della luce verso il Santuario di Santa Lucia del Sepolcro e con delle tappe che sono chiamate proprio le Fontane di Luce. Ogni fontana avrà una una tematica particolare da consegnare ai giovani: la fontana della parola, della preghiera, dei poveri e del pane che è quello dell’Eucaristia quindi è un percorso per i giovani in cammino con Maria e Lucia”.
Mercoledì 13 sarà l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, a presiedere il Pontificale alle ore 10.30 nella Chiesa Cattedrale.

Nuovo Calendario liturgico proprio dell’Arcidiocesi di Siracusa

Il 4 dicembre 2023 è stato il sessantesimo anniversario della promulgazione della Costituzione conciliare sulla liturgia Sacrosanctum Concilium (1963). Nella ricorrenza l’Arcivescovo Mons. Francesco Lomanto ha consegnato il nuovo Calendario liturgico proprio dell’Arcidiocesi di Siracusa, approvato dal Dicastero del Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti il 9 ottobre scorso, a firma del Cardinale Prefetto Arthur Roche e del Segretario, Arcivescovo Vittorio Francesco Viola ofm.
Il calendario – spiega il direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano, don Massimo Di Natale –  è il frutto sinergico della sensibilità dell’arcivescovo emerito Mons. Salvatore Pappalardo, del gruppo di lavoro del “Proprio” e dell’Ufficio Liturgico Diocesano. L’ultimo “Proprio diocesano” era stato approvato dall’allora Consilium ad Exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia il 24 novembre 1965 e pubblicato il 15 gennaio 1966 dalla nostra Arcidiocesi. Il nuovo “Proprio diocesano”, oltre alle feste e memorie comuni a tutte le diocesi di Sicilia, ha inserito i nuovi Santi e Beati iscritti nel calendario in questi ultimi anni. Quanto ai testi, in attesa della revisione del Proprio diocesano, si useranno il Messale proprio delle Chiese di Sicilia e i formulari del Comune dei santi, delle sante, dei pastori, dei religiosi, delle vergini e dei martiri“.


Avvento, mons. Francesco Lomanto: “Apriamoci alla speranza e all’esercizio della carità”

Vivere questo tempo forte come accoglienza della visita di Dio alla nostra vita, come cammino di speranza nella testimonianza della carità e come intima comunione con Dio nel mistero della divina presenza per annunciare la pace ultima che solo Dio può donarci e per operare nel mondo la pace sociale“. E’ l’invito che mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa, ha rivolto alla Chiesa di Siracusa in una lettera inviata all’inizio del periodo di Avvento.

L’Avvento è un entrare sempre più nel mistero della presenza di Cristo per vivere l’Oggi di Dio che è il contenuto della liturgia della Chiesa – ha scritto l’arcivescovo -. Celebrare il Natale significa abituarsi ad accogliere Dio in ogni momento e in ogni circostanza, realizzando oggi e qui il dono del suo amore: Egli si fa presente nella nostra vita e ci sceglie per sé, per consentirci di compiere un cammino di adesione e trasformazione in Lui. L’impegno sinodale, che ci insegna a camminare insieme, ci rende consapevoli del fatto che dobbiamo crescere ancora di più nella sequela del Signore per essere la Chiesa che dovremmo essere. Occorre ogni giorno vivere lo sforzo di accorgerci della visita di Dio nella storia comune degli uomini, per proiettarci incontro a ciò che il Signore ci chiederà di compiere e di realizzare nella fedeltà al Vangelo per discernere e costruire in maniera graduale e progressiva le forme sempre originali dell’avvenire della Chiesa“.

L’arcivescovo ha invitato ad un Avvento che sia “cammino di speranza nella profezia della carità“. L’Avvento “ci apre alla speranza e ci rafforza nell’esercizio della carità. La speranza, che sta tra la fede e la carità, è la virtù che ci sostiene lungo tutto il cammino, ci dona la forza di proiettarci in avanti e di ascendere a Dio per realizzare il suo piano di amore. L’uomo nella fede conosce Dio e, nella misura che tende a Lui nella speranza, si trasforma in Dio e in Lui vive l’amore stesso di Dio che è puro dono di sé. Al termine del cammino, quando l’uomo possiederà la carità, Dio solo, purezza infinita di amore, abiterà nell’uomo“.

La grandezza della nostra vita consiste nell’atto di abbandono all’amore misericordioso di Dio, perché Egli agisca in noi nella misura della nostra fede e ci conduca alla pienezza di vita secondo la perfezione della nostra speranza. La speranza è cercare Dio che vuole vivere in noi, è camminare verso Dio che viene in mezzo a noi, è ascendere a Dio che discende tra noi. La speranza cristiana è certezza, perché ci dona di incontrare in pienezza Colui che già conosciamo. Siamo stati creati per Dio e solo nella nostra risposta a Lui troviamo la nostra speranza di vita e la nostra autentica realizzazione. La storia del nostro incontro con Dio si esprime nell’esercizio delle virtù morali, nell’esemplarità di vita, nella testimonianza evangelica. In tal modo il cristiano risplende nel mondo come segno di vita, di luce e di speranza per tutti. In un mondo privo di certezze e devastato da tanti conflitti – come ci ha ricordato Papa Francesco – i cristiani devono essere portatori della luce della speranza: la speranza di Cristo, la speranza nostra, la speranza della Chiesa. «A noi è chiesto questo: di essere, tra le quotidiane rovine del mondo, instancabili costruttori di speranza; di essere luce mentre il sole si oscura; di essere testimoni di compassione mentre attorno regna la distrazione; di essere amanti e attenti nell’indifferenza diffusa. Testimoni di compassione. Noi non potremo mai fare del bene senza passare per la compassione. Al massimo faremo cose buone, ma che non toccano la via cristiana perché non toccano il cuore. Quello che ci fa toccare il cuore è la compassione: ci avviciniamo, sentiamo la compassione e facciamo gesti di tenerezza. Proprio lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo ci è chiesto oggi» (Papa Francesco, Omelia nella Santa Messa per la V Giornata Mondiale dei Poveri, 8 dicembre 2021)”.

L’Avvento sia allora anche “esperienza viva di Cristo per annunciare la pace ultima e operare la pace sociale Il tempo dell’Avvento ci induce ad entrare nel mistero della presenza del Cristo per annunciare la pace vera ed essere costruttori della pace sociale. La pace è il possesso del bene, che è la salvezza; è vivere nella presenza di Dio la gioia pura, piena, perfetta. Il cristiano è chiamato ad annunciare la pace ultima, che suppone la vittoria sul peccato ed esige l’intervento di Dio in una trasformazione dell’uomo e della creazione. La vera pace così è un bene che l’uomo deve attendere ancora e per la quale dobbiamo pregare. È nella manifestazione della gloria del Cristo che l’umanità conoscerà il possesso della pace universale perfetta. In questo suo entrare nel mistero della presenza e nell’attesa della vera pace, il cristiano lavora incessantemente per costruire la pace sociale, per alleviare le sofferenze dei fratelli, per porre fine alla guerra fratricida e per eliminare ogni forma di violenza. «In ogni epoca – afferma Papa Francesco – la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati» (Francesco, Messaggio per la LV Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2022). Accogliamo la pace di Dio. E nostro dovere pregare per la pace, per la difesa della vita umana, della fratellanza dei popoli e della bellezza del creato. Adoperiamoci per fermare ogni forma di violenza che mortifica la dignità della persona umana e il diritto al bene comune. La vera pace non conduce a un semplice quieto vivere, ma ci fa abitare nella vera giustizia e nella santità di Dio. Ma per fare opere di pace bisogna essere uomini di pace, mettendosi alla scuola della “sapienza che viene dall’alto” (Gc 3,17), che abitando in noi produce frutti di mitezza e di misericordia“.

Augurando “buon cammino di Avvento, incontro al Signore che viene“, mons. Lomanto ha infine auspicato di continuare a “pregare e a camminare insieme, per vivere l’evento dell’incontro con Dio e disporci ad essere la Chiesa dell’avvenire. Abbandoniamoci all’amore misericordioso di Dio per fare esperienza della pace ultima nel mistero della divina presenza, per essere nel mondo portatori della speranza di Cristo e operare incessantemente per costruire, promuovere e diffondere il regno di giustizia, di verità e di amore“.


Don Massimo Naro su don Milani

Don Massimo Naro al centro convegni del Santuario. Lunedì 4 dicembre, alle 18.30 al Centro Convegni del Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa, interverrà il teologo d. Massimo Naro, docente della Facoltà Teologica di Sicilia, su “La scuola, ottavo sacramento: suggerimenti pedagogici di don Milani”. Lo introdurrà don Salvatore Spataro, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio. L’incontro è promosso dall’Istituto San Metodio in collaborazione con l’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e l’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica.
La conferenza è aperta a tutti ed è valida per l’aggiornamento IdR.