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Mattarella all’Ucsi: “Accresciuta la responsabilità degli operatori professionali”

“Al tempo della diffusa disinformazione sul web potremmo dire che accresciuta è la responsabilità che ricade sugli operatori professionali dell’informazione”, ai quali sono consegnate due parole chiave: responsabilità e verità, come “elementi connaturati a un esercizio corretto della professione giornalistica”, consapevoli di come “l’informazione costituisca elemento basilare di una società libera e democratica”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio all’Ucsi per il suo sessantesimo dalla fondazione, che è pubblicato nel numero in distribuzione della rivista dell’Unione cattolica stampa italiana, “Desk”. oltre al messaggio del capo dello Stato apre il numero anche il discorso di Papa Francesco all’Ucsi nell’udienza concessa lo scorso 23 settembre.
La missione autentica del giornalismo, osserva Mattarella, è “servire la verità sconfiggendo la menzogna”, nello spirito dell’art. 21 della Costituzione che “esalta, insieme, libertà della stampa e diritto dei cittadini”. Ai giornalisti dell’Ucsi il presidente raccomanda “onestà intellettuale e senso di responsabilità nei confronti della comunità” e ricorda che “la professione giornalistica, eticamente intesa, non richiede al professionista di dismettere la propria cultura e sensibilità, ma di restituire, con il proprio lavoro, un’informazione incondizionata e non omissiva anche di aspetti che possono contrastare con una personale visione del mondo”.
Con “gratitudine” l’Ucsi ringrazia il capo dello Stato per le sue parole, che si concludono sottolineando il contributo dato da Desk nella direzione di un giornalismo responsabile ed eticamente corretto, che continua ad apparire come un “gesto rivoluzionario”.
Raccogliendo l’invito del Papa a “non aver paura di rovesciare l’ordine delle notizie per dare voce a chi non ce l’ha” e di “raccontare le ‘buone notizie’ che generano amicizia sociale”, il numero di Desk in distyribuzione, intitolato “L’ordine delle notizie”, si propone un approfondimento sui criteri di notiziabilità al tempo del web e social media.

 

(Da Agenzia di informazione SIR)

 

(Foto: Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il Papa: ogni violenza contro la donna è una profanazione di Dio

Nel grembo di Maria c’è la storia dell’umanità, c’è il futuro della Chiesa, ci sono le storie delle madri che lasciano tutto per tutelare il loro bimbo ma sono viste come “numeri in esubero”, ci sono le ferite delle donne che non vengono rispettate nel proprio corpo mentre “dal corpo di una donna – afferma Francesco – è arrivata la salvezza”. Nell’omelia della Messa nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella 53.ma Giornata mondiale della pace, il Papa ricorda che “ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna”, è lei che prende “a cuore la vita”, grazie ai suoi doni si costruisce un mondo migliore e di pace pertanto è necessario tutelare la sua dignità e soprattutto includere la donna nei processi decisionali perché una sua conquista “è una conquista per l’umanità intera”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Non c’è salvezza senza la donna

“In Dio ci sarà per sempre la nostra umanità e per sempre Maria sarà la Madre di Dio”: sottolinea il Papa, ricordando che nel suo grembo, Dio e l’umanità si sono uniti per non lasciarsi mai più, “anche ora, in cielo, Gesù vive nella carne che ha preso nel grembo della madre. In Dio c’è la nostra carne umana!”

Donna, fonte di vita, ma continuamente offesa

Ripartire dalla vita dunque perché, Francesco lo sottolinea più volte, le donne sono fonti di vita ma non rispettate; sono “continuamente offese, picchiate, violentate, indotte a prostituirsi e a sopprimere la vita che portano in grembo”.

“Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna. Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l’umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità”

La maternità umiliata

Nella riflessione del Papa non manca l’immagine del corpo della donna “sacrificato sugli altari profani della pubblicità, del guadagno, della pornografia, sfruttato come superficie da usare”; un corpo che invoca rispetto perché “è la carne più nobile del mondo, ha concepito e dato alla luce l’Amore che ci ha salvati!”

Oggi pure la maternità viene umiliata, perché l’unica crescita che interessa è quella economica. Ci sono madri, che rischiano viaggi impervi per cercare disperatamente di dare al frutto del grembo un futuro migliore e vengono giudicate numeri in esubero da persone che hanno la pancia piena, ma di cose, e il cuore vuoto di amore.

Custode del cuore

“Secondo il racconto della Bibbia, la donna giunge al culmine della creazione, come il riassunto dell’intero creato. Ella, infatti, racchiude in sé il fine del creato stesso: la generazione e la custodia della vita, la comunione con tutto, il prendersi cura di tutto”. Così Francesco spiega il custodire di Maria, quel “mettere a posto” con amore anche le avversità, offrendo e affidando ogni cosa a Dio. Un’azione che segnerà la sua vita di madre, dalla nascita del Bambino fin sotto la Croce.

Donna, mediatrice di pace

Francesco rimarca quel “vedere dentro”, invitando a chiedere ad ognuno di noi se davvero guardiamo con il cuore alla vita delle persone che abbiamo accanto senza distruggerle con le chiacchiere, mettendo invce al centro Dio e non valori come il potere, le ricchezze e i successi. “Solo se la vita ci sta a cuore – afferma il Papa – sapremo prendercene cura e superare l’indifferenza che ci avvolge”. E’ questa la grazia da chiedere in questo anno: “prendere a cuore gli altri”, “prenderci cura degli altri”.

La rivoluzione della tenerezza

Dal primo incontro di sguardi e di amore tra Maria e Gesù è nata la “rivoluzione della tenerezza”, compito che la Chiesa è chiamata a portare avanti perché come Maria, “è donna e madre, e nella Madonna ritrova i suoi tratti distintivi”.

Vede lei, immacolata, e si sente chiamata a dire “no” al peccato e alla mondanità. Vede lei, feconda, e si sente chiamata ad annunciare il Signore, a generarlo nelle vite. Vede lei, madre, e si sente chiamata ad accogliere ogni uomo come un figlio.

 

Benedetta Capelli – Città del Vaticano
(Sintesi tratta da VaticanNews)

La certezza della fede e la lotta alle idolatrie

Papa Francesco ha regalato una catechesi semplice, per tutti, sull’amore di Dio. Il compito più importante è annunciare il Vangelo.

A tutti ricorda che a fondamento del nostro vivere c’è una consolante certezza: Dio ci ama e in Gesù ha dato la sua vita per noi. Si tratta del messaggio centrale di tutta la sua missione (Evangelii gaudium, testo programmatico del Pontificato di Francesco). Invita a ricordare la “fede semplice e robusta” delle mamme e delle nonne, che ha dato e dà loro “forza e costanza per andare avanti e non farsi cadere le braccia”, “una fede fatta in casa, che passa inosservata, ma che costruisce a poco a poco il regno di Dio”. Una fede che non si lascia confondere, perché è fondata sull’essenziale del Vangelo.

La fede e l’idolatria

Francesco esorta ad adorare l’unico vero Dio, Uno e Trino, in una società che diventa sempre più pagana. “L’idolatria – ha detto – non è soltanto andare in un tempio pagano e adorare una statua. No, l’idolatria è un atteggiamento del cuore”, è quando si preferisce una cosa perché è più comoda per sé e si dimentica il Signore. Gli idoli hanno cambiato nome, ma sono più che mai presenti: l’idolo del denaro, del successo, della carriera, dell’autorealizzazione, del piacere, e tutti quegli idoli che promettono felicità ma non la danno, anzi schiavizzano, ci rubano l’amore. Gli idoli promettono vita ma la tolgono – ha affermato il Papa in una bella catechesi dell’anno scorso – mentre il Dio vero non chiede la vita, ma la dona.

Mitezza contro gli attacchi

Come le parole forti di Gesù, anche quelle del Papa hanno un duplice effetto: si esce convertiti o ancora più induriti. Di qui le resistenze interne e gli attacchi. Francesco non teme uno scisma, ha detto durante il volo di ritorno dall’Africa. “Oggi – osserva – abbiamo tante scuole di rigidità dentro la Chiesa, che non sono scismi ma sono vie cristiane pseudoscismatiche, che finiranno male”, perché dietro questo atteggiamento rigido “non c’è la santità del Vangelo”. Il Papa invita a rispondere al male col bene, ad “essere miti con le persone che sono tentate di fare questi attacchi”, perché “stanno attraversando un problema” e vanno accompagnate “con mitezza”. Temono che la Chiesa di oggi non sia più cattolica, mettono in bocca al Pontefice parole mai dette: ma non è cambiato nessun dogma, c’è solo un passo avanti nell’accoglienza e nella misericordia, non sono state cancellate le devozioni, c’è solo l’invito a viverle col cuore. Con l’esortazione a camminare uniti come popolo, perché lo sviluppo della dottrina sia sempre unito alla vera Tradizione. C’è da domandarsi: i cristiani riusciranno ad essere misericordiosi tra di loro?

Sinodo sull’Amazzonia: conversione a Gesù, il centro è Lui

Lo scorso ottobre si è svolto il Sinodo per la regione Panamazzonica. Il Papa ha ripetuto tante volte la parola “conversione” che poi è il concetto che ha trovato posto nel Documento finale come esortazione principale dell’assemblea. Il Sinodo chiede una quadruplice conversione: sinodale, perché la Chiesa deve essere sempre più un camminare insieme e non divisi o da soli; culturale, perché è necessario saper parlare alle differenti culture; ecologica, perché lo sfruttamento egoistico dell’ambiente porta alla distruzione dei popoli; pastorale, perché è urgente l’annuncio del Vangelo. Alla base di queste quattro conversioni c’è l’unica conversione al Vangelo vivo, che è Gesù. La vera conversione è mettersi da parte – dice Francesco – decentrarsi, mettere al centro Cristo e lasciare che lo Spirito Santo sia il protagonista della nostra vita.

Lotta agli abusi, dentro e fuori la Chiesa

Si può definire storico l’incontro di febbraio in Vaticano: i responsabili delle Chiese di tutti i continenti hanno affrontato la piaga degli abusi sui minori compiuti in ambito ecclesiale e lo hanno fatto dinanzi al mondo intero con coraggio e trasparenza. Nel discorso a conclusione dell’incontro, Francesco ricorda, citando i dati, che la maggioranza degli abusi sono compiuti da familiari e educatori, dunque in ambito domestico, scolastico, sportivo ed ecclesiale, senza contare la piaga del turismo sessuale e le altre violenze. Il fatto che sia “un problema universale e trasversale che purtroppo si riscontra ovunque” – precisa – “non diminuisce la sua mostruosità all’interno della Chiesa, dove diventa ancora più grave e scandaloso, “perché in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità etica”. Con il Motu proprio Vos estis lux mundi, il Papa stabilisce nuove procedure per segnalare abusi, molestie e violenze, e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato. Viene introdotto l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi. Ogni diocesi deve dotarsi di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni. Francesco abolisce inoltre il segreto pontificio per questi casi e cambia la norma riguardante il delitto di pedopornografia facendo ricadere nella fattispecie dei “delicta graviora” – i delitti più gravi – la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgano minori fino all’età di 18 anni.

I soldi siano al servizio del Vangelo e dei poveri

Procede anche la riforma in campo finanziario, sul versante della trasparenza e del contenimento dei costi. Papa Francesco rinnova lo Statuto dello Ior: viene introdotta stabilmente la figura del Revisore esterno per la verifica dei conti secondo gli standard internazionali. Si precisano i principi cattolici a fondamento della missione dello Ior, perché sia più fedele alla sua missione originaria. Il gesuita Juan Antonio Guerrero Alves viene nominato prefetto della Segreteria per l’Economia. Il Papa autorizza una indagine della magistratura vaticana nei confronti di diverse persone al servizio della Santa Sede riguardo alcune operazioni finanziarie. E a proposito dell’Obolo di San Pietro, precisa che è buona amministrazione far fruttare i soldi ricevuti e non metterli nel cassetto. Ma l’investimento deve essere sempre “morale”, perché il denaro sia al servizio dell’evangelizzazione e dei poveri.

Riscoprire la Parola di Dio per conoscere Gesù

Con la Lettera apostolica “Aperuit illis”, datata 30 settembre, il Papa istituisce la Domenica della Parola di Dio, una giornata speciale per esortare tutti i fedeli a leggere e meditare la Bibbia, perché – come diceva San Girolamo – “l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”. Occorre riscoprire l’importanza fondamentale di una Parola che cambia concretamente la vita. L’appuntamento solenne è fissato ogni anno nella III Domenica del Tempo ordinario (nel 2020 sarà il 26 gennaio).

Difendere la famiglia e la vita, ogni vita

Il Papa, il 25 marzo a Loreto, ribadisce che, in particolare per il mondo di oggi, “la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume un’importanza e una missione essenziali” e il suo rappresentante all’Onu, mons. Bernardito Auza, ricorda le sue parole sull’ideologia gender: è un “passo indietro” per l’umanità. Francesco difende la vita dal concepimento al suo termine naturale. Interviene direttamente per Vincent Lambert, l’infermiere francese di 42 anni in stato di coscienza minima, lasciato morire nel luglio scorso: “Non costruiamo – è il suo monito – una civiltà che elimina le persone la cui vita riteniamo non sia più degna di essere vissuta: ogni vita ha valore, sempre”. Lo sguardo del Papa è a 360°: la vita, i diritti e la dignità si difendono sempre, dai bimbi non ancora nati a quanti soffrono la fame o subiscono violenza, dai malati e dagli anziani ai migranti che rischiano di morire in cerca di un futuro migliore. La giustizia non è selettiva, non è per alcune categorie umane e altre no, è universale.

Ai giovani: scoprite l’amore di Dio e andate controcorrente

Quest’anno il Papa ha pubblicato l’Esortazione Apostolica “Christus vivit”, frutto del Sinodo sui giovani celebrato in Vaticano nell’ottobre 2018. Questo l’incipit: “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. (…) Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!”. Il Papa scrive: “Chiediamo al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile. Chiediamo anche che la liberi da un’altra tentazione: credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre” mimetizzandosi con gli altri. “No. È giovane quando è sé stessa”. Francesco propone “percorsi di fraternità” per vivere la fede, evitando di correre “il rischio di chiudersi in piccoli gruppi”. Invita i ragazzi a vivere l’impegno sociale a contatto con i poveri e ad essere protagonisti del cambiamento verso una civiltà più giusta e fraterna. Infine li esorta a farsi “missionari coraggiosi”, testimoniando ovunque il Vangelo con la propria vita, andando anche controcorrente, soprattutto contro le cosiddette colonizzazioni ideologiche.

Sergio Centofanti – Città del Vaticano
Vatican News

La struttura della Caritas Diocesana si trova alla Casa della Carità

Nasce l’Emporio della solidarietà

Uno spazio di prossimità in cui saranno distribuiti gratuitamente beni alimentari e prodotti per l’igiene a persone e nuclei familiari che versano in condizioni di difficoltà. Un market solidale con scaffali, cestini e cassa per la prima volta gestito dagli utenti. Nasce a Casa Caritas a Siracusa, “l’Emporio della solidarietà“. E’ stato l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, a inaugurare l’Emporio che rappresenta un’evoluzione rispetto all’esperienza di qualche anno fa, ovvero il Bazar della solidarietà. Ai beneficiari, riconosciuto lo stato di necessità, sarà consegnata una card a punti in base al nucleo familiare e alle condizioni economiche.

Questi semplici segni ci devono far crescere nella carità e nell’amore. Un modo per far trovare un sollievo. Vivere il Natale significa moltiplicare i gesti di questo tipo” ha detto mons. Pappalardo. In Sicilia sono presenti Empori a Palermo, Catania, Caltagirone e Caltanissetta. Ma questo è il primo gestito direttamente da utenti Caritas.

L’arcivescovo Pappalardo con don Marco ed i volontari

L’emporio fa parte della rete degli empori solidali di tutta Italia nati da Caritas italiana è un luogo in cui i nostri fratelli in difficoltà possono farsi la spesa – ha spiegato don Marco Tarascio, direttore della Caritas diocesana -. Saranno loro a prendere ciò che gli serve per la loro casa. Era nato un bazar della solidarietà in cui davamo detersivi e prodotti per l’igiene personale. Oggi abbiamo allargato, dando dei prodotti anche alimentari. Dovremmo portare questo luogo ad avere anche una linea di fresco“.

La card per la spesa potrà essere ricaricata anche con la solidarietà. Cioè mettendo il proprio tempo a disposizione per servizi di volontariato. Agli utenti sarà richiesto di sottoscrivere un patto etico per la gestione dei beni ricevuti e l’adesione a corsi di economia domestica che mirano ad evitare lo spreco alimentare e l’utilizzo di prodotti sani. Avviata una collaborazione con il Banco alimentare della Sicilia per ricevere beni materiali attingendo al Fondo di aiuti europei agli indigenti e alla raccolta alimentare organizzata dal Banco. L’Emporio ha visto la collaborazionequesta fase di avvio della Kairos, società del settore turistico, e della Deputazione della Cappella di Santa Lucia.https://youtu.be/bN7jrlPEsvA

Con vari progetti la Caritas diocesana coordina le circa 70 parrocchie della Diocesi per potere dare una risposta più concreta ai nostri poveri per creare una rete per rispondere più efficacemente al fenomeno della povertà nella nostra Diocesi – ha continuato il direttore della Caritas diocesana -. Un fenomeno presente soprattutto in molte cittadine dell’entroterra siracusano in cui è più difficoltoso trovare lavoro e avere un sostegno dal punto di vista economico. Tutto questo deve avere dei correttivi perché c’è sempre qualcuno che lucra sul bisogno e noi invece cerchiamo di avere un discernimento su ciascun utente” ha concluso padre Marco. Per accedere all’Emporio bisognerà rivolgersi al centro d’ascolto parrocchiale che accertato lo stato di necessità provvederà ad inoltrare la pratica.

 

 

La marcia della pace a Cagliari

In occasione della 53ª Giornata Mondiale della Pace, come di consuetudine, la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, l’Azione Cattolica Italiana, la Caritas Italiana e Pax Christi Italia, promuovono la Marcia per la pace che avrà luogo il 31 dicembre nella diocesi di Cagliari.
Si uniscono nell’organizzazione il Comitato promotore della Marcia della Pace in Sardegna e il Centro di Servizio per il volontariato «Sardegna Solidale», che per oltre un trentennio hanno proposto tale iniziativa in Sardegna.

Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana” ricorda papa Francesco nel Messaggio per la 53° Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il prossimo primo gennaio, e che quest’anno ha per tema “La Pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. “La guerra – spiega il papa – comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo”. La guerra, aggiunge Bergoglio, “si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo”. Eppure, sottolinea il Messaggio, “il desiderio di pace è profondamente inscritto nel cuore dell’uomo e non dobbiamo rassegnarci a nulla che sia meno di questo. Come, allora, costruire un cammino di pace e di riconoscimento reciproco? Come rompere la logica morbosa della minaccia e della paura? Come spezzare la dinamica di diffidenza attualmente prevalente?”, domanda il pontefice evidenziando che “la cultura dell’incontro tra fratelli e sorelle rompe con la cultura della minaccia”. Occorre “abbandonare il desiderio di dominare gli altri e imparare a guardarci a vicenda come persone, come figli di Dio, come fratelli. L’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé”, è il monito di Francesco per il quale “solo scegliendo la via del rispetto si potrà rompere la spirale della vendetta e intraprendere il cammino della speranza”.

La Marcia prenderà il via alle ore 17.00 da piazza San Michele, sul cammino ci saranno interventi e testimonianze per giungere presso la Basilica di Nostra Signora di Bonaria dove alle ore 22.00 si terminerà con la Santa Messa trasmessa su TV2000.

https://www.facebook.com/MarciaPaceCagliari

Mons. Pappalardo: “Spendiamoci per il bene comune”

“Viviamo un tempo in cui lo straniero è considerato un nemico da cui difendersi e le persone più fragili solo un fastidio”. Così mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Siracusa, nel suo tradizionale discorso dal balcone. “Le nostre relazioni sono improntate a una litigiosità sterile che impedisce il dialogo e ostacola la realizzazione del bene comune. L’accoglienza del povero e dell’immigrato sono un’occasione di arricchimento. C’è la necessità di servitori generosi, competenti e disinteressati pronti a spendersi per il bene comune, affinché nessuno resti solo e dimenticato” e di “progetti lungimiranti che trascurando il consenso immediato aprano la strada a nuovi scenari nel campo del lavoro e del futuro dei nostri giovani”. Nel Santuario si celebrerà l’Ottavario: giorno 20 il rientro del simulacro in Cattedrale.

Il cardinale Gualtiero Bassetti: “Santa Lucia parla a tutti noi”

“Santa Lucia è vissuta in questa città di Siracusa oltre 17 secoli fa, ma la sua storia umana e religiosa parla ancora a noi cristiani di oggi. Essa ci offre alcuni elementi di riflessione sul nostro modo di essere credenti nella società contemporanea”. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, presiede il pontificale nella chiesa Cattedrale di Siracusa nel giorno della festa di Santa Lucia, martire siracusana. E’ presente l’ambasciatore di Svezia in Italia, Niklas Wiberg, che ha accompagnato la corale del liceo musicale “Nordiskt Musikgymnasium” di Stoccolma protagonista di un concerto con l’ensemble del liceo musicale “Tommaso Gargallo”.

Le avverse condizioni meteo hanno fatto anticipare l’uscita del simulacro e delle reliquie di Santa Lucia dalla Cattedrale in Ortigia ed anche la processione è arrivata nel Santuario di Santa Lucia, nel quartiere della Borgata, alcune ore prima del previsto.

“Il primo elemento che traggo dalla biografia di Lucia è proprio la sua giovane età. Dalla tradizione sappiamo che sin dall’adolescenza si era consacrata a Cristo: aveva cioè riconosciuto il primato di Gesù al di sopra di ogni altra realtà umana. Proprio questa fede giovanile, fresca e totale, le consentirà di non cambiare idea di fronte alle lusinghe e alle minacce di morte. Lucia, con il suo candore giovanile, diventa per noi modello, esempio, testimone. Penso a quanto hanno da insegnarci i bambini. Lo sappiamo: Gesù li ha presi persino a modello. Non bisogna mai deturpare l’innocenza dei bambini nessuno approfitti mai, in nessun senso, dei bambini”.

L’arcivescovo di Perugia Città delle Pieve ha evidenziato il legame di Lucia con la luce: “Fratelli, questa è per noi cristiani di oggi una grande sfida: sappiamo illuminare il mondo con questa luce calda, fatta di verità e di misericordia? Senza questo sguardo luminoso sugli altri e sul mondo si rischia di perdere la fiducia e anche la Chiesa diventa stanca e triste. La luce degli occhi di Lucia ispiri anche a noi uno sguardo profondo, che sappia riconoscere i segni che Dio dissemina ovunque, nella storia personale, ecclesiale e civile. Lucia ci invita a guardare in grande e a guardare lontano, al di là dei piccoli o gravi problemi della nostra vita quotidiana, e a fissare il vasto orizzonte del mare per immergerci nelle necessità dei fratelli che ci camminano accanto, e ci apre alle speranze di quelli che vengono da terre lontane”. Il presidente della Cei ha ricordato che in “Umbria dove c’è stato uno dei terremoti più devastanti ma tra le macerie di quel sisma sta crescendo il muschio. L’Italia è un territorio fragile e forse non si fa tutto quello che si dovrebbe per risolvere i problemi”. Infine il cardinale Bassetti ha citato il “sindaco santo” Giorgio La Pira, a proposito del “valore della città: “I santi ci aiutino a rileggere le nostre città non più come luoghi chiusi e destinati a morire, ma come luoghi con una vocazione grande. L’autorità, che sia religiosa o civile, non è un potere che ho sugli altri ma un’autorità che esercito nel nome di Dio o della Costituzione Italiana. E’ un compito che ho di servire e custodire il bene comune. La Pira diceva che se ci sono dei disoccupati, se ci sono famiglie che non hanno un tetto io non posso dormire tranquillamente la notte ma devo fare tutto quello che è possibile e che ho facoltà di fare, in una parola devo mettere in atto il bene comune. Siamo tutti a servizio del bene comune, dobbiamo avere il coraggio di costruire la città dell’amore”.

L'arcivescovo ha aderito alla giornata nazionale

Giornata della Colletta alimentare, mons. Pappalardo al supermercato

“Voglio seguire il buon esempio dei volontari. Il Banco alimentare si fa carico di tante situazioni difficili. A volte basta un piccolo gesto”. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, ha partecipato insieme al presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia avv. Pucci Piccione e con i berretti e i foulard verdi alla #giornatanazionaledellaCollettaalimentare promossa dal Banco alimentare davanti ai supermercati.
Presenti anche Elena Artale, componente della Deputazione, il maestro di Cappella Benedetto Ghiurmino, ed alcuni collaboratori Alessandro Zanghì, Concetta Oliveri e Piero Veneziano. Tutti insieme per raccogliere alimenti da destinare alle famiglie in difficoltà.

Fondazione Banco Alimentare Onlus organizza ogni anno, l’ultimo sabato di novembre, la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Ormai giunta alla 23^ edizione, la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è diventata un importantissimo momento di coinvolgimento e sensibilizzazione della società civile al problema della povertà alimentare attraverso l’invito a un gesto concreto di gratuità e di condivisione: donare la spesa a chi è povero. Durante questa giornata, presso una fittissima rete di supermercati aderenti su tutto il territorio nazionale, ciascuno può donare parte della propria spesa per rispondere al bisogno di quanti vivono nella povertà.

Un percorso per scoprire le vie dei presepi

Il presepe è il ricordo plastico dell’evento che ha cambiato la storia dell’umanità: l’Incarnazione della seconda persona della Trinità Santissima. A Siracusa, abbiamo la più antica rappresentazione del presepe nel Sarcofago di Adelfia (IV sec.), conservato nel museo archeologico regionale Paolo Orsi”. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, commentando l’iniziativa “Le vie dei presepi”, promossa dall’Ufficio per la Pastorale del turismo in collaborazione con la Kairos.
““Siamo venuti per adorarlo” è la voce che da due millenni tutta la Chiesa innalza, facendo eco ai Magi, ai pastori, e agli Angeli – ha scritto l’arcivescovo –. Mettersi in contemplazione del Bambino divino, del Dio fattosi infante, dell’Onnipotenza posta in una mangiatoia è ciò che spinge ciascuno a riservare un angolo della propria casa, nel tempo Natalizio, al presepe. Dalle molte rappresentazioni artistiche della Natività, il presepe si distingue proprio perché ivi si accentua la dimensione dell’adorazione del popolo verso Gesù Bambino. La pratica devota di allestire il presepe ha progressivamente attirato l’attenzione degli artisti che hanno dato vita a manufatti molto pregevoli e, presso alcune Comunità, si è venuta formando la pratica del “presepe vivente”: una sacra rappresentazione dei momenti della nascita di nostro Signore. Nel territorio della nostra Arcidiocesi vi sono numerosi esempi di presepi monumentali e di presepi viventi. Questo strumento è finalizzato ad offrire uno sguardo panoramico sugli allestimenti presepiali degni di essere visitati per consentire a tutti, turisti e fedeli della nostra Arcidiocesi, di mettersi in pellegrinaggio per “le vie dei presepi”, insieme ai Magi, alla luce della stella per innalzare con i pastori e gli Angeli l’inno di Gloria a Dio e farsi essi stessi personaggi del presepe per adorare il Bambino Gesù”.

Le vie dei presepi è un percorso di presepi monumentali e viventi tra Siracusa, Augusta, Floridia, Lentini, Melilli e Palazzolo Acreide. Sul sito dedicato www.leviedeipresepi.it sarà possibile trovare tutte le informazioni relative ai presepi presenti in tutta la Diocesi.

E’ incredibile pensare che sin dal IV secolo delle le vie dei presepi fa parte la nostra città, la nostra Diocesi – ha aggiunto don Gianluca Belfiore, direttore dell’Ufficio per la pastorale del turismo dell’Arcidiocesi di Siracusa –. Il sarcofago di Adelfia che è del IV sec, ed è conservato al museo regionale Paolo Orsi, riporta una scena dell’adorazione dei magi alla Natività di nostro Signore Gesù Cristo. E da quel momento molti presepi artistici, monumentali e ultimamente anche viventi hanno costellato la nostra Diocesi. Scopo di questo progetto della Pastorale del turismo è mettere in rete tutte queste esperienze per consentire ai fedeli e ai turisti che arrivano a Siracusa di partecipare con i magi, gli angeli e i pastori all’adorazione di Gesù Bambino“.

Settimana sociale a Taranto nel 2021. Mons. Santoro: “L’Italia è in debito con Taranto”

“Offrire al nostro Paese una speranza fondata e operosa, a partire dalla chiave di lettura della ‘ecologia integrale’ che ci propone di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune’”. È l’obiettivo della 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Taranto, dal 4 al 7 febbraio 2021, sul tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”. Punto di riferimento dei Lineamenta,  presentati oggi a Roma, è l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco, che “indica una direzione valida dal punto di vista culturale, scientifico ed operativo per il futuro del nostro pianeta”, in grado di “illuminare i diversi aspetti della crisi antropologica contemporanea, componendo quei temi che spesso vengono presentati in maniera conflittuale: sviluppo contro sostenibilità, crisi ambientale contro crisi sociale, dimensione globale contro quella locale”. “Tutto è connesso significa che tutto è in relazione”, si legge nel testo, in cui si invoca la necessità di “uno sguardo contemplativo” sulle sfide che affliggono il pianeta: quello che ha usato San Francesco d’Assisi.

“Non vogliamo che continui un’industria che porta morte e distruzione”.

È l’appello di mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociale dei cattolici italiani: “Dobbiamo fermare la devastazione ambientale e non renderla devastazione sociale”, la proposta del vescovo, secondo il quale “bisogna arrivare all’introduzione di forme di produzione alternative al ciclo completo del carbonio”, come il gas e l’idrogeno, ed investire su altre forme produttive, come l’eccellenza agroalimentare, il terziario, i frutti del mare e il turismo.

“L’Italia è in debito nei confronti di Taranto”,

ha concluso: “È possibile raccordare la cura della casa comune, la salute e la vita delle persone con un lavoro dignitoso”.

“È falso pensare che tutte le problematiche del mondo, compresa quella della miseria, si risolveranno semplicemente con la crescita quantitativa”,

la prima denuncia contenuta nei Lineamenta: “Il mercato, da solo, non è in grado di garantire lo sviluppo umano integrale, e soprattutto non è attento alle dinamiche necessarie per generare inclusione sociale”, il monito del documento, in cui si pronuncia un “no” deciso alla “logica dell’usa e getta” e si mette l’accento “sul rapporto tra economia ed ecologia, tra ambiente e lavoro”, partendo dalla consapevolezza – come scrive il Papa nella Laudato si’ – che “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”. No, allora, a quello che Francesco definisce “il paradigma tecnocratico”, “dominato da interessi che mirano allo sfruttamento di tutto quanto è possibile estrarre dal mondo che ci circonda” sulla base dell’idea di “una crescita infinita e illimitata” che non tiene conto “dei limiti del pianeta”.


(Agenzia Sir)