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Santa Lucia: una luce che illumina il nostro cammino

Celebriamo la festa di Santa Lucia: una luce che illumina il cammino della nostra vita, che ci orienta. Gesù“. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, nell’omelia dei Vespri solenni nella chiesa Cattedrale piena di fedeli secondo il massimo numero consentito dalle disposizioni per contenere l’emergenza sanitaria. Presente il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, che al termine a nome della città ha donato un cero alla Santa.

Santa lucia è il riflesso della Luce di Gesù Bambino, che era nel buio della storia. Lei ci prepara a vedere la luminosa bellezza di Gesù che a Natale contempliamo nell’umile grotta di Betlemme. Lucia è innanzitutto la vergine casta, la martire fedele. L’amore a Gesù ha segnato la sua vita e la sua morte. E’ questo il primo insegnamento della giovane Lucia: la vita e la morte hanno un senso solo in Gesù. Lucia ha scelto di vivere veramente il Vangelo ed il comandamento dell’amore. Ma Lucia ha vissuto il suo amore per Gesù nell’amore verso gli altri. Verso sua madre inferma e verso i poveri. Chiediamo con fiducia il suo potente patrocinio per noi, per i nostri cari, per la nostra città, per il mondo intero.
Santa Lucia non ha mai perso la speranza, si è affidata nelle mani di Dio. Il Signore non lascerà inascoltate le nostre preghiere.
La vera ricchezza di Santa Lucia sono i poveri, perchè distribuendo loro i suoi beni terreni, diventa più simile a Gesù, il quale da ricco che era si fece povero per noi.
L’esperienza della pandemia, le difficoltà del momento, non ci devono richiudere in noi stessi, nel nostro egoismo. Come Santa Lucia dobbiamo rivolgere lo sguardo verso chi è maggiormente nel bisogno. Così l’amore del Signore illuminerà la nostra intelligenza, rinvigorirà la nostra forza e alimenterà la nostra carità. Santa Lucia ci illumini e ci sostenga nel cammino della carità fraterna.

Carissimi fratelli e sorelle che Gesù viva in noi: è questa la santità che dobbiamo perseguire. Anche noi come Lucia siamo chiamati ad essere presenza di Gesù. Così nelle nostre scelte e nelle nostre azioni potremo diventare luce per gli altri“.

Questa mattina Pontificale di Santa Lucia alle ore 10.30 nella chiesa Cattedrale presieduto dall’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto. La solenne celebrazione sarà trasmessa sui canali social dell’Arcidiocesi, la pagina Facebook e il canale you tube, e sulla pagina Facebook della Deputazione della Cappella di Santa Lucia. Si ringraziano le emittenti televisive Medical Excellence, Teleuno Tris, Video 66, Wltv che trasmetteranno la celebrazione.

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Santa Lucia, luce per la via alla santità

“Santa Lucia, luce per la via alla santità” è il tema scelto quest’anno dalla Deputazione della Cappella di Santa Lucia per vivere questa festa ridimensionata dall’emergenza sanitaria in corso. Annullate inevitabilmente le processioni, la Deputazione guidata dall’avv. Giuseppe Piccione propone comunque un programma intenso ricco di celebrazioni e momenti di preghiera ma anche iniziative che coinvolgeranno i giovani ed una proposta per i pellegrini.

Quest’anno – ha sottolineato Mons. Salvatore Marino, parroco della Cattedrale – abbiamo una festa particolare: legata all’emergenza sanitaria e per il nuovo arcivescovo in Diocesi. Nel suo stemma Sanctificate in meritate ci ha dato opportunità di riflettere sull’attenzione alla santità. Cosa significa essere consacrati nella verità: verità a Cristo e consacrati a Cristo. Questo cammino di santità ci ha spinto a prendere in considerazione la figura di Santa Lucia: Lucia con la sua luce illumina la via della santità. Una settimana dell’Ottavario sarà di preghiera e riflessione per riscoprire alcuni dei santi più significativi in Diocesi. Cominciamo da San Marciano, il primo vescovo della Diocesi. Parleremo anche di San Metodio a cui è dedicato l’Istituto di scienze religiose. Un altro siracusano diventato capo della chiesa d Costantinopoli. Sarà presentato un santo del 1300, un eremita, una realtà ulteriormente diversa. Avremo il beato Federico Campisano, le cui ossa sono state ritrovate in un armadio dopo secoli. Poi San Zosimo e infine una santa contemporanea che è suor Chiara Di Mauro, per la quale è in corso un processo di beatificazione. Abbiamo cercato di far vedere che Santa Lucia, nostra sorella e punto di riferimento non è la sola. Queste figure che hanno vissuto in pienezza l’Eucarestia diventano per noi punto di riferimento. Lucia quest’anno viene vista come luce che illumina il cammino di tutti i cristiani“.

Al Pontificale in Cattedrale è prevista la partecipazione di 100 persone, capienza massima per questo periodo di emergenza sanitaria – ha spiegato l’avv. Giuseppe Piccione -. Alle 18 porterò le reliquie di Santa Lucia in Basilica, a ricordo della processione, mentre alle 19 il vicario generale dell’Arcidiocesi celebrerà in Cattedrale. Sabato incontro dell’arcivescovo con i giovani a cura del Servizio diocesano di pastorale giovanile. Anche questo trasmesso on line. Un momento i coinvolgimento per i giovani. La nostra idea è a maggio di incentrare tutto sulla figura dei giovani, Santa Lucia giovane fra i giovani. mancheranno i momenti della processioni che vedeva una partecipazione immensa nelle strade. Non esiste altra manifestazione a Siracusa che ha questa forza. Ci dispiace. Ma diventa una festa più intima e personale. Ma abbiamo pensato alla possibilità singolarmente o per famiglie di fare la processione: partendo dal Sepolcro e terminando in Cattedrale e avevi come oubnto intermedio il Santuario sarà possibile fare a processione. Verrà data una credenziale dove verrà messo il timbro. E si potrà lucrare l’indulgenza plenaria. Tante piccole processioni. Sono tanti i luoghi in cui è viva la presenza di Santa Lucia. E’ stato pensato un libretto che possa portare ad unmuseo Luciano che possa fare vedere e conoscere la nostra città sotto altra prospettiva, della fede e della devozione popolare. Vivere questa città attraverso i passi di Lucia“.

Abbiamo accolto anche una richiesta di vedere i luoghi di Lucia – ha sottolineato don Helenio Schettini, direttore della Pastorale del turismo -. Abbiamo colto occasione di questa festa per primo passo verso itinerario luciano: lancio di una guida Sui passi di Lucia. Penso alle catacombe di Santa Lucia, di San Giovanni, la chiesa di San Giacomo ai Miracoli e santa Lucia alla Badia. La guida vuole avere carattere di guida legata alla conoscenza dei luoghi, itinerario spirituale che scandisce le tappe. Vogliamo rivolgerci anche a chi arriva a Siracusa con attenzione verso l’arte: troviamo itinerario su opere Gagini legate a Santa Lucia, edicole votive. Chi si vuole mette in cammino dalla Basilica alla Cattedrale. Nei prossimi mesi si aggiungeranno altri atti: pensiamo a segnaletica comune per individuare i siti, creare eventi per promuovere la cultura attorno alla santa e quei servizi di accoglienza e promozione per i turisti. Verrà fornito una credenziale dove si trova la preghiera dell’arcivescovo per Santa Lucia e lo spazio per i timbri”.

 

 

 

 

 

 

 

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Avvento, apriamoci ai segnali di autentica fraternità

In questo difficile tempo di crisi apriamoci sempre più ai segnali di grande solidarietà, di autentica fraternità e di vera comunione”. Lo scrive l‘arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, nel suo messaggio inviato alla comunità diocesana nel periodo di Avvento. Il pastore della Chiesa siracusana ha augurato un “profondo cammino spirituale” che possa preparare “in comunione di spirito e di preghiera al Natale del Signore“.

Nel tempo liturgico dell’Avvento, celebriamo – come memoria del passato – l’attesa dell’Incarnazione del Figlio di Dio e alla Sua Presenza – come attesa del futuro – volgiamo nella speranza lo sguardo alla Sua venuta gloriosa per lasciarci sorprendere da Lui. E affinché la nostra attesa della venuta finale del Signore sia concreta e feconda, intensifichiamo il nostro impegno di adesione continua a Gesù, per essere salvati e accolti nella comunione con Dio. Tutta la vita è un avvento, un’attesa del Signore. In questa vita terrena, viviamo una vera unione con il Signore, mentre attendiamo la sua manifestazione gloriosa, nel graduale realizzarsi del misterioso compimento del Regno di Dio. Il cammino spirituale dell’Avvento – che si compie nel tempo – è un esercizio di fede in cui si avanza solo progredendo nell’amore, per costruire ogni giorno una santità sempre più grande: Santificati in veritate!

La perfezione cristiana esige il nostro inserimento nel mistero di Cristo per vivere e rimanere in Lui, ma implica anche come conseguenza la trasformazione di tutta la sua attività (pensare, amare, agire) nella carità che sempre più ci libera dal nostro egoismo per unirci a Dio e ai fratelli.

Siamo tutti in cammino e viviamo nell’attesa di incontrare pienamente il Signore. Pertanto, spalanchiamo la porta del nostro cuore ad accogliere Dio che viene per rimanere in noi, con noi e per noi. Liberiamoci da tutto ciò che ci impedisce di donarci ogni giorno di più a Lui. Proseguiamo il nostro cammino di umiltà, di fiducia e di perfezione sotto lo sguardo di Dio che si fa piccolo per liberarci dal peccato della superbia. In questo tempo di Avvento, accresciamo la consapevolezza della necessità di inserirci sempre più liberamente nel Cristo, cosi che la nostra intelligenza, la nostra volontà e la nostra sensibilità umana siano sempre più investite dalla carità divina. Non fermiamoci, ma camminiamo decisamente nelle vie del Signore. Lasciamoci invadere ogni giorno più pienamente dalla Sua Presenza, affinché tutti la nostra vita sia il cammino di una nostra adesione e trasformazione in Colui che ci ha scelto. Siamo fedeli!”.

L’arcivescovo Lomanto ha anche comunicato che dalla prima domenica di Avvento si pregherà con l’ausilio del Nuovo Messale Romano. “Sarà l’occasione di riscoprire insieme la bellezza e la forza del celebrare cristiano, lasciandoci plasmare dai gesti e dai “santi segni” della celebrazione, nutrendoci con la lectio dei testi del Messale“.

Mons. Lomanto ha invitato a trasformare il tempo della pandemia nel tempo della fratellanza: “In questo difficile tempo di crisi, che ha messo alla prova i limiti fisici dell’umanità, apriamoci sempre più ai segnali di grande solidarietà, di autentica fraternità e di vera comunione, nella piena consapevolezza che «ci spetta assumere la responsabilità per il futuro e proiettarlo come fratelli» (Francesco, Lettera ai sacerdoti della Diocesi di Roma, 31.5.2020), perchè non ci salviamo da soli. Ogni tipo di pandemia ci induca a muovere lo sguardo dal noi verso gli altri per volgerlo insieme verso Gesù, unica salvezza del mondo. Impariamo tutti ad amare dal Santo Bambino“.

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Un Avvento carico di antiche e nuove provocazioni

Fratelli e sorelle!

Con quale sensazione entriamo quest’anno nel tempo di Avvento? Ci sentiamo compagni di un viaggio diventato molto incerto e pericoloso. Ci prende la sensazione di un cammino nel deserto, senza strade sicure. L’unica meta che ci interessa ora? Veder sorgere il giorno in cui il Covid19 sarà sconfitto! Dopo enormi danni: lutti, crolli economici, reazioni disperate! Aneliamo alla notizia che presto ci sia il vaccino per tutti.

In questo contesto l’Avvento arriva carico di antiche e nuove provocazioni, che noi Pastori di Sicilia vogliamo condividere con tutti voi. Vorremmo con semplicità sfogliare il calendario della speranza insieme alle nostre famiglie e alle nostre comunità parrocchiali e religiose, insieme alle nostre città provate da tante difficoltà e desiderose di autentica crescita e vero riscatto da ogni povertà e schiavitù.

Vorremmo realizzare, in ogni casa, una corona di Avvento. Ogni settimana segnare insieme a voi i doni delle quattro tappe del cammino:

  • I DOMENICA: proprio questo tempo ci insegna a vegliare facendoci il dono salutare di una breccia nel nostro modo di pensare la storia quotidiana: impariamo a vegliare sulla dignità di uomini e donne plasmati in Cristo a immagine e somiglianza di Dio;
  • II DOMENICA: nei sentieri inediti che ci è dato vivere riscopriamo i passi silenziosi e dolorosi di Giovanni Battista, il grido di profezia che cerca nuovi cieli e terra nuova;
  • III DOMENICA: nel clima di ritiro prolungato lasciamoci sorprendere dalla gioia del grembo di Maria e della Chiesa, delle famiglie e delle comunità: presagiamo in mezzo a noi la presenza di Uno che ancora non conosciamo e del Soffio vitale che bussa al cuore di una civiltà dal corto respiro;
  • IV SETTIMANA: inginocchiamoci di fronte al mistero di Colui che rompe il silenzio nascosto per secoli; in Lui, vero protagonista del Natale, ritroviamo e cerchiamo i volti di fratelli e sorelle scartati da ogni disumana indifferenza e ingiustizia nel mondo.

Su ciascuno di voi invochiamo la benedizione di Gesù, principe della Pace: è Lui che illumina ogni prova della fede; ci rivela il volto del Padre, ci guida col suo Spirito. Compagni di viaggio nel tempo e nell’eternità, seminiamo speranza, coraggio e fraternità.

I vostri Pastori 

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L'arcivescovo di Siracusa scrive alla comunità diocesana

Mons. Francesco Lomanto: “Non scoraggiatevi!”

Non scoraggiatevi! Come ha scritto Papa Francesco nella recente enciclica Fratelli tutti, trasformiamo questo momento di sofferenza in una grande occasione che ci permetta di esprimere la fraternità che si fa carico del dolore degli altri, di essere costanti e instancabili nell’impegno di includere, di integrare, di risollevare chi è caduto”. L’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, scrive alla comunità diocesana in questo tempo  “difficile, carico di timori ed incertezze a causa della perdurante pandemia”. A poco meno di un mese dal suo insediamento mons. Lomanto ha sentito la necessità di scrivere ai fedeli siracusani che stanno vivendo questa emergenza sanitaria invitandoli ad essere “buoni samaritani”.
Le ristrettezze che viviamo stanno seriamente provando il nostro tessuto sociale. Tante famiglie sono costrette ad affrontare un grave e, spesso, irreversibile tracollo economico che sembra spegnere ogni speranza – scrive mons. Lomanto -. Invito tutti ad elevare a Dio, Padre provvidente, la nostra costante preghiera affinché cessi il flagello di questo virus. Esorto tutti ad osservare scrupolosamente le precauzioni raccomandate dalle Autorità sanitarie: custodire se stessi e i fratelli proteggendoli dalla malattia è oggi la prima opera di carità che ci viene chiesta“. 
Mons. Lomanto ha ricordato il servizio degli operatori sanitari: “Il mio pensiero e la mia preghiera vanno ai familiari dei malati, ai medici, agli infermieri e a quanti sono chiamati a curare ed assistere i ricoverati nei nostri ospedali e coloro che si trovano in isolamento. Con il loro servizio ci ripropongono la figura evangelica del buon samaritano che prontamente soccorre chi è nella sofferenza. Vorrei poter raggiungere tutti per far sentire la mia vicinanza e quella di tutti i sacerdoti. Anche se non possiamo visitarvi per portarvi il dono dei Sacramenti, sappiate che non siete soli. Il Signore stesso vi visiterà con il dono della sua dolce e confortante presenza”. L’arcivescovo ha ringraziato chi si occupa della salute pubblica invitandoli a fare sempre di più: “A quanti sono preposti alla cura del bene comune e alla salvaguardia della salute pubblica esprimo la mia gratitudine per quanto hanno fatto e continuano a fare in questo lungo periodo di pandemia. Sono certo che continueranno a spendersi nell’esclusiva ricerca del bene di tutti. Grazie ai volontari che operano a favore dei poveri nelle parrocchie, nella Caritas e nelle diverse realtà associative che si prodigano per portare assistenza e sollievo a chi è nella prova. Il Signore vi benedica e vi sostenga. La nostra patrona S. Lucia ci faccia sperimentare, come in tanti momenti difficili della nostra storia, la sua intercessione. Su tutti invoco la benedizione di Dio, portatrice di luce e vita“.
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“Tendi la tua mano al povero”

Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32) è il titolo scelto da Papa Francesco per la  IV Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra domani, domenica 15, XXXIII domenica del Tempo Ordinario.
Dalla Caritas Diocesana l’invito a tutte le comunità parrocchiali per riscoprire come comunità in cammino il senso dell’ascolto e dell’attenzione nei confronti dell’altro. Concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare la tentazione dell’indifferenza. Imparare a leggere oggettivamente i bisogni. Solo in questo modo potremo sperare di essere realmente compagni di strada, fratelli.

«Tendere la mano fa scoprire, prima di tutto a chi lo fa, che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita»; «Tendere la mano è un segno: un segno che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore»; «Questa pandemia è giunta all’improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. La mano tesa verso il povero, tuttavia, non è giunta improvvisa… Non ci si improvvisa strumenti di misericordia. È necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi». (Papa Francesco)

Faccio mie le parole del Santo Padre –  spiega il direttore della Caritas Diocesana, don Marco Tarascioper invitare tutti a vivere al meglio la giornata insieme alla comunità parrocchiale, seppur nel rispetto delle prescrizioni legate all’emergenza Covid. In parrocchia si suggerisce un momento di incontro comunitario che può avere la forma di un momento di preghiera,o la forma di un momento di confronto e di ascolto reciproco tra le diverse realtà, a partire dalle rispettive esperienze o dai programmi. Nell’animare le celebrazioni liturgiche domenicali, sarebbe importante assicurare qualche richiamo in tutte le Sante Messe, facendo riferimento ad alcune o tutte le invocazioni per la preghiera dei fedeli proposte, o ancora riservare per una delle Sante Messe una caratterizzazione particolare, invitando gli operatori delle realtà caritative e coinvolgendo, come ci suggeriva Papa Francesco, ancor di più in questa occasione anche i poveri presenti nelle nostre comunità e che incontriamo attraverso i servizi offerti in ambito caritativo”.

Diverse sono le iniziative che sono state pensate per accogliere concretamente il messaggio di Papa Francesco grazie alla collaborazione di Caritas Italiana con la Consulta nazionale degli Organismi Socio-Assistenziali con la quale si è condivisa la scelta di un percorso comune. Tra queste voglio segnalarti la visione di un docu-film dal titolo: “Zona Rossa sempre – un giorno qualunque in 6 carceri italiane viste con gli occhi dei cappellani“ che sarà trasmesso domenica alle ore 22.45 su TV 2000.

 

In allegato :
• il messaggio di Papa Francesco per la Giornata dei Poveri 2020;
• la preghiera del Santo Rosario nella IV Giornata Mondiale dei Poveri

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Le Chiese di Sicilia al tempo del Covid-19: fatica e dolore, preghiera, speranza e impegno

Fatica e dolore, paura, malattia e, talvolta, morte; ma anche solidarietà e vicinanza concreta, preghiera e impegno fattivo: sono i tratti della Sicilia e della sua Chiesa al tempo difficile del Covid. Ormai tutti abbiamo conosciuto il virus da vicino: c’è chi lo ha incontrato personalmente, chi conosce qualcuno che lo ha avuto o ne è rimasto vittima, chi proprio in questo momento lotta per la propria salute e chi è sulla via della guarigione. C’è anche chi accompagna i malati e le famiglie con la preghiera e chi si spende in prima persona.

Mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, ha affrontato e vinto il virus nella sua prima ondata di attacco. Ci sono parrocchie e istituti che hanno dovuto affrontare la quarantena, chiudendo a fedeli ed utenti.

LE CHIESE DI SICILIA AL TEMPO DEL COVID-19: FATICA E DOLORE, PREGHIERA, SPERANZA E IMPEGNOIl numero dei sacerdoti della sua diocesi contagiati dal Covid ha spinto il vescovo di Ragusa, mons. Carmelo Cuttitta, a scrivere un messaggio a loro e ai fedeli,  manifestando “vicinanza in questo momento così difficile e impegnativo”, raccomandando di ricordare nella preghiera “tutti i confratelli che si trovano in una condizione di positività al Covid-19” e, soprattutto, “coloro che attualmente sono ricoverati in terapia intensiva” e chiedendo ai sacerdoti di “affrontare questa situazione contingente con determinazione e responsabilità”.

La voce di due sacerdoti: la testimonianza di un medico cappellano in un reparto Covid  e l’esperienza di malattia di un parroco, responsabile della Pastorale giovanile.

 

Don Mario Torracca, sacerdote e medico, direttore dell’Ufficio per la Salute della Conferenza episcopale siciliana, fin dal primo momento i cui il virus ha raggiunto la nostra terra e la gente di Sicilia, è stato impegnato all’interno del Reparto Covid dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania in qualità di cappellano.

LE CHIESE DI SICILIA AL TEMPO DEL COVID-19: FATICA E DOLORE, PREGHIERA, SPERANZA E IMPEGNO“Ci risiamo… Pensavamo di esserci lasciati alle spalle i segni della sofferenza e della morte provocati dal Sars Cov2 a marzo scorso, ma in realtà ancora non avevamo compreso che quel terribile ed invisibile nemico, seminatore di morte, era pronto a sferrare un attacco ben più terrificante del primo. E mentre il mondo si divide in due tra chi nega l’evidenza, mettendo in atto comportamenti irresponsabili nocivi non solo a loro, ma anche agi altri, e in chi, per timore del contagio, si chiude in casa estraniandosi dal resto del mondo, tra questi, quasi a far da spartiacque, un piccolo esercito di uomini e donne che, pur temendo per se e le loro famiglie, si prodigano per aiutare coloro che sono colpiti da questa brutta malattia: penso ai tanti medici, infermieri, operatori sanitari che ogni giorno rischiano la vita ma danno testimonianza di serietà, senso del dovere e coraggio. Tra questi mi permetterete di annoverare anche i tanti cappellani ospedalieri che offrono il loro ministero accanto al malato con amore e generosità. Certo anche noi cappellani, pur abituati alla sofferenza, alla malattia ed alla morte, siamo rimasti spiazzati dagli effetti devastanti di questa brutta pandemia, non solo per gli effetti che provoca nel corpo ma direi a quelli invisibili ma altrettanto devastanti che provocano nell’anima,nei sentimenti e negli affetti. Come descrivere, senza rimanere turbati, i volti dei malati che giornalmente incontro nei reparti Covid del mio ospedale: volti impauriti per la malattia, addolorati perché strappati dai loro affetti familiari, impossibilitati a ricevere visite. Chi ha fatto esperienza di un reparto di semintensiva o intensiva sa come il tempo sembra non scorrere mai, e la paura, lo scoraggiamento prendono il sopravvento. Il cappellano ospedaliero è l’unico che può andare a visitare i malati di Covid per rivolgergli una parola di conforto e di fede. Spesso mi capita di fare da “messaggero”: i parenti vengono in cappella pregandomi di portargli un loro messaggio, un gesto di affetto.

Ed ecco che comincia così la mia giornata al tempo di Covid: preghiera in cappella e poi subito nell’Area Covid dove ha inizio… la vestizione: tuta ermetica, primo paio di guanti, calzari a stivale, mascherina FP2, sopra mascherina chirurgica, altro paio di guanti, visiera in plastica trasparente, ed infine al collo un’insolita pisside monouso… un sacchettino ricavato dal lenzuolino sterile confezionato in cappella che contiene una sola particola, da cestinare subito dopo aver dato la S. Comunione ad un malato Covid.

Quindi la visita in ogni stanza per scambiare qualche parola, se possibile, fare una preghiera insieme e impartirgli la Benedizione… un’interminabile Via Crucis, mentre respiri a fatica così bardato, quasi irriconoscibile se non fosse per quella Croce che gli infermieri che, con amore e rispetto, ti disegnano sulla tuta per far capire che sei un prete.

Finito il giro dei malati occorre anche far sentire la vicinanza al personale, celebrando con loro un breve momento di preghiera e impartendo anche a loro la Benedizione.Poi il momento più pericoloso: la svestizione… basta un niente, una distrazione e ti sei beccato il Covid! E allora con calma inizia quasi un rito che gli “esperti del reparto di Malattie Infettive” ti hanno con tanto affetto e preoccupazione insegnato.Poi il momento più triste, la visita in obitorio, ancor più triste essere costretti a benedire le salme rigorosamente sigillate sulla strada perché ai familiari non è consentito entrare dentro. Quanta sofferenza.I familiari si sono visti portare il loro caro in ambulanza e poi non lo hanno più visto… neanche per l’ultimo saluto. Straziante!La mattinata si conclude con la celebrazione eucaristica in cappella dove, insieme a familiari e personale continuiamo a pregare per i nostri malati.

Qualcuno a volte mi chiede: ‘Ma non hai paura ad entrare nell’area Covid?’Certo che anche noi cappellani abbiamo paura, ma la gioia e l’amore che mettiamo nel nostro ministero ce la fa superare.

Credo, anzi che in questa emergenza, possiamo testimoniare fattivamente ciò che da anni, anche come Uffici di Pastorale per la Salute delle nostre diocesi, abbiamo affermato con forza: la presenza dell’Assistenza religiosa negli ospedali non è un optional, un servizio in più, ma è parte integrante ed imprescindibile nel cammino terapeutico di un malato e quindi il cappellano, pienamente inserito nel tessuto ospedaliero è a pieno titolo parte dello staff sanitario ospedaliero.

In tale contesto, sono convinto che ci giochiamo la nostra credibilità di Chiesa incarnata nel tessuto sociale e, per dirla col le parole di Papa Francesco, nelle periferie esistenziali”.

 

Don Gaetano Gulotta, sacerdote dell’arcidiocesi di Monreale e direttore dell’Ufficio regionale per i Giovani, ha annunciato con un messaggio sui social si essere stato colpito dal Covid. Ancora sui social adesso, in fase di guarigione, offre la sua testimonianza.

LE CHIESE DI SICILIA AL TEMPO DEL COVID-19: FATICA E DOLORE, PREGHIERA, SPERANZA E IMPEGNO“Molti pensano che il virus Covid-19 sia frutto di qualche complotto mondiale. Vi assicuro che chiunque contrae il virus con dei sintomi il vostro corpo entra in guerra che potresti vincerla o perderla nei casi di aggravamento. Prima la febbre, poi dolori che ti attraversano il corpo, dolori intestinali, nausea, perdita dell’olfatto, confusione mentale, tosse, bruciore agli occhi, ti senti il petto che ti schiaccia come se avessi un camion sulla cassa toracica, poi comprendi sempre più che il tuo corpo è completamente in guerra con un nemico invisibile che non vedi ma senti. Questi sono i sintomi che ho avuto in questi giorni.

Molti mi hanno chiesto come l’abbia contratto o in che luogo, altri invece fanno supposizioni di chi sia stato l’untore a farti diventare untore. Il virus c’è, esiste, gira per la nostra comunità e nonostante tutte le precauzioni lo si può beccare, basta pensare ai medici, agli operatori sanitari nelle corsie con gli ammalati Covid-19. Forse questi nostri eroi non usano tutte le precauzioni possibili per non infettarsi? Eppure molti si infettano perché esposti. Una precauzione che consiglio: girare di meno a zonzo senza una vera causa, perché la pandemia infurierà ancora di più, e non possiamo poi cercare il responsabile, perché l’unico responsabile è la persona di come ha rispetto per sé stesso e gli altri. Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini in questi giorni difficili, ma pieni di affetto e cure. Ringrazio il Signore per questa comunità di Piano Maglio e Villaciambra, per come si stretta al proprio pastore. Adesso sono in fase di guarigione. In attesa di tornare al mio Ministero pubblico, vi benedico dal profondo del cuore”.

(Da ChiesediSicilia.org)

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Francesco ricorda le vittime inermi del terrorismo e dell’odio

L’attualità internazionale con l’incubo del terrorismo che torna a mietere vittime, paura e divisioni in Europa e nel mondo irrompe nell’udienza generale di oggi del Papa, che nel cuore sente le sofferenze dell’umanità.
Nei saluti ai fedeli di lingua italiana, Francesco – tornato a causa della pandemia a rivolgersi ai fedeli dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico – ricorda quanti subiscono gli effetti dell’odio che cerca di “compromettere la collaborazione fraterna tra le religioni”.

 

In questi giorni di preghiera per i defunti abbiamo ricordato e ricordiamo ancora le vittime inermi del terrorismo il cui inasprimento di crudeltà si sta diffondendo in Europa. Penso in particolare al grave attentato dei giorni scorsi a Nizza in un luogo di culto e a quello dell’altro ieri nelle strade di Vienna che hanno provocato sgomento e riprovazione nella popolazione e in quanti hanno a cuore la pace e il dialogo.

Appena ieri il Papa, prima con un tweet poi con un telegramma a firma del segretario di Stato Pietro Parolin, aveva invocato la fine di odio e violenza, alla luce di quanto accaduto per le strade di Vienna.

Pochi giorni prima, appena il 29 ottobre scorso, altro sangue e altra paura nel cuore di Nizza, dove, lo ricordiamo, tre persone sono state uccise e diverse ferite in un brutale attacco all’arma bianca nei pressi della basilica di Notre-Dame, lasciando la Francia e l’Europa nello sgomento. Anche in questa occasione Francesco non ha mancato di far sentire la sua vicinanza alla comunità cattolica d’oltralpe e aveva con forza rinnovato il suo invito alla fraternità, a “reagire al male con il bene,” condannando l’agguato terroristico compiuto nel nome di Dio.

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
(Da VaticanNews)

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L'arcivescovo si è recato alla mensa del Pantheon e nel carcere di Augusta

L’arcivescovo tra poveri e detenuti

Il vescovo che mi ha ordinato, mons. Mario Russotto, mi ha consegnato tre ‘p’ da seguire: la Parola di Dio, la preghiera ed infine i preti ed i poveri. Evidenziando la necessita di seguire gli ultimi. Ed il mio primo pensiero è stato venire a trovare voi“. Così l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto si è rivolto ai detenuti della casa di reclusione di Brucoli (Augusta) nel corso di una visita all’indomani della sua ordinazione episcopale. Accompagnato dal cappellano don Antonio Francesco Trapani, l’arcivescovo si è recato nel carcere dove è stato accolto dalla direttrice Angela Lantieri e dal comandante Dario Maugeri.

Trapani, l’arcivescovo Lomanto, la direttrice Lantieri, Maugeri

Sono venuto qui per farvi sapere che vi penso” ha detto il pastore della Chiesa siracusana che ha avuto modo di visitare diverse sezioni dell’istituto di pena, ma anche gli uffici, la biblioteca e l’auditorium. Molti detenuti hanno ringraziato l’arcivescovo e gli hanno chiesto se la sua porta sarà aperta sempre, perché spesso vengono lasciati soli. “La mia non è una visita formale – ha detto Lomanto chiedendo a ciascuno il proprio nome -. Sono qui per ascoltare i vostri bisogni e tutti i giorni il cappellano è a vostra disposizione. Mi auguro che il sole che oggi arriva in questo cortile sia un raggio di sole che possa entrare nel vostro cuore per un cammino di conversione, un percorso di ricostruzione della propria vita“. L’arcivescovo ha incontrato anche i detenuti che frequentano la scuola e coloro i quali partecipano ai corsi di formazione per la ristorazione ed in campo agricolo. “Siamo lieti di averla avuta qui con noi, è stato un grande dono soprattutto in questo momento” ha detto la direttrice Lantieri consegnando all’arcivescovo una targa ricordo.

 

La direttrice Lantieri consegna la targa a mons. Francesco Lomanto

L’attenzione dell’arcivescovo Lomanto è stata poi rivolta agli ultimi. Per questo motivo ha voluto subito visitare anche Casa Sara e Abramo, la struttura dell’Arcidiocesi che accoglie i senzatetto, e la mensa del Pantheon che ogni giorno fornisce un pasto caldo ad una sessantina di persone.

Alla Casa Sara e Abramo è stato accolto dal responsabile Marcello Munafò che ha spiegato come funziona la struttura che fornisce un’accoglienza quotidiana. Diversi volontari si alternano nella gestione che comunque è affidata anche gli ospiti della Casa che devono fornire ognuno il proprio contributo e hanno occasione anche di fare comunità all’interno in uno spirito di aiuto reciproco.

A Siracusa ci sono una mensa aperta per il pranzo al Pantheon ed una mensa aperta nel pomeriggio in via Nome del Gesù, nel centro storico di Ortigia, gestita dalla comunità di San Martino di Tours.

È una mensa che si basa sulla provvidenza, l’unica mensa cittadina aperta a pranzo ed attiva sette giorni su sette, comprese le festività di Natale e Pasqua – ha detto don Massimo Di Natale, parroco della chiesa del Pantheon -. E questo è possibile grazie ai tanti volontari, professionisti, uomini e donne che vengono tutti i giorni oppure che anche dedicano solo alcune ore del loro tempo per aiutare. Naturalmente tutto questo è stato possibile grazie al mio predecessore, don Paolo Manciagli, che ha voluto fortemente offrire questo servizio“.
L’arcivescovo ha prima letto una preghiera e benedetto i presenti. Poi ha indossato i guanti ed ha distribuito il cibo alle persone che attendevano in fila. Un pasto ma anche un sacchetto di spesa da portare a casa. “Sono volontari che mettono a disposizione talenti, tempo libero e generosità” ha concluso don Massimo. Circa 50 i volontari che si danno il turno durante la settimana. “Grazie – ha detto l’arcivescovo ai volontari – per questo esercizio di carità, che è anche di pazienza e di amore vero. Perché comporta il dono ed il dono di noi stessi“.  

L’arcivescovo Lomanto distribuisce il pasto alla mensa

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Amare Dio e il prossimo per realizzare la nostra vita cristiana

“Amare Dio e il prossimo: è all’interno di questo comandamento che dobbiamo realizzare tutta la nostra vita cristiana”. E’ uno dei passaggi dell’omelia dettata dall’arcivescovo mons. Francesco Lomanto nella chiesa Cattedrale per la sua prima celebrazione eucaristica dopo l’ordinazione. Anche in questo caso l’emergenza sanitaria ha imposto un numero limitato di presenze all’interno della chiesa.

“Ci dobbiamo lasciare trascinare dal suo amore – ha continuato mons. Lomanto -. L’amore per Dio è a fondamento dell’amore per gli altri. Amare Dio con tutto il cuore significa vivere in questo dimensione l’amore per l’altro. Quello di Dio è un Amore preveniente universale e totale. A me chiede il servizio e il dono di incarnare il Mistero. ’amore per il passato ci aiuta a riscoprire la nostra identità di cristiani. A tutti voi viene chiesto di camminare insieme nella via di Dio, di crescere nella santità. Ma essere santi significa lasciarsi trasformare da Dio che abita nella nostra vita. Insieme con la grazie del signore camminiamo con sacrificio”. 

A dare il benvenuto all’inizio della celebrazione è stato mons. Salvatore Marino, parroco della Cattedrale: “Aiutaci nella capacità di ripensare, di vedere la realtà nella novità con la continuità. Noi ci impegniamo a seguirti”.

Al termine della celebrazione anche un fuori programma con il saluto dell’arcivescovo alla patrona Santa Lucia: mons. Lomanto è entrato all’interno della cappella dedicata alla patrona e la Deputazione della cappella di Santa Lucia ha fatto aprire la nicchia che custodisce il simulacro.

 

 

 

 

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