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L’arcivescovo Lomanto sui migranti: misericordia, prossimità e fraternità

Tradizionalmente l’11 marzo nel calendario della nostra Arcidiocesi si ricordava l’approdo di San Paolo a Siracusa. Se da una parte siamo indotti a invocare misure più dure per i trafficanti di esseri umani, normative più snelle per i migranti, una maggiore collaborazione e coordinamento nei soccorsi in mare, dall’altra parte dobbiamo impegnarci a pregare e compiere un’opera di sensibilizzazione alla fratellanza, all’accoglienza e alla prossimità, perchè siamo tutti fratelli“. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, oggi durante la celebrazione al monastero delle Carmelitane Scalze a Canicattini Bagni (Siracusa). L’arcivescovo ha consegnato tre parole cariche di amicizia sociale: misericordia, prossimità e fraternità.
Nella lettera enciclica Fratelli Tutti papa Francesco ci ricorda che San Francesco “solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti”. Occorre riacquistare “quel senso della responsabilità fraterna su cui si basa ogni società civile” per “tutelare i diritti dei propri cittadini” e “garantire l’assistenza e l’accoglienza dei migranti“. Oggi il nostro pensiero si volge alla tragica situazione di tanti migranti che giungono sulle nostre coste per trovare una vita dignitosa e spesso incontrano la morte. Auguro a tutti di accogliere e di vivere la misericordia, la prossimità e la fratellanza perchè arricchiti da una forte esperienza di amore ritroviamo la dignità di essere figli di Dio e di vivere da cristiani” ha concluso Lomanto.
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L’Anno mariano nel 70mo anniversario della Lacrimazione

Le Lacrime della Madonna sono il segno della Compassione di Dio che non smette mai di prendersi cura di ciascun figlio. È questo il tema che vogliamo approfondire: il linguaggio delle Lacrime della Madonna segno della consolazione di Dio dinanzi a un mondo che sta diventando sempre più insensibile e distaccato di fronte ad eventi che, invece, dovrebbero farci rabbrividire e piangere di vergogna”. Lo ha detto mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa, presentando l’Anno Mariano indetto dal 25 marzo all’8 dicembre 2023 anche in occasione del 70esimo anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa.
Sabato 25 marzo, ore 17, celebrazione di apertura dell’Anno Mariano con il solenne pontificale presieduto dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e concelebrato dagli Arcivescovi e dei Vescovi della Sicilia. Al termine della celebrazione si pregherà per l’Italia con un atto di affidamento e di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, che nel 1953 si è rivelato a Siracusa nel segno delle Lacrime.
A settant’anni dall’evento storico della Lacrimazione della Madonna a Siracusa, quelle Lacrime – di cui sono stati testimoni migliaia di persone e anche insigni scienziati che hanno confermato l’autenticità del fatto – comprendiamo quanto è attuale il Pianto di Maria” ha detto l’arcivescovo Lomanto. “E’ un tempo di grazia per approfondire, vivere e conoscere questo evento che appartiene al soprannaturale e diventa per noi motivo di rinnovamento interiore nello Spirito e nella vita. Tanti momenti che hanno il duplice scopo: far crescere nella fede e nella devozione mariana e dal punto di vista culturale approfondire il significato dell’evento che ha segnato la città di Siracusa e la diocesi” ha concluso l’arcivescovo di Siracusa.
Tanti gli appuntamenti che caratterizzano quest’anno mariano: venerdì 31 marzo, Via Crucis Cittadina presso il Parco Archeologico della Neapolis, con testi e meditazioni a cura dell’arcivescovo Francesco Lomanto.
Nei quattro giorni dell’anniversario del 70mo della Lacrimazione della Madonna a Siracusa, martedì 29 agosto, messa presieduta da mons. Francesco Lomanto, Arcivescovo di Siracusa; mercoledì 30 agosto, si attende ancora il nome dell’arcivescovo che presiederà; giovedì 31 agosto, messa presieduta da mons. Paolo Ricciardi, Vescovo Ausiliare di Roma, membro della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute. Il 1 settembre, ultimo giorno dei festeggiamenti, la messa sarà presieduta dal cardinale Stanisław Jan Dziwisz, segretario personale di Papa Giovanni Paolo II negli anni 1978-2005, arcivescovo Metropolita di Cracovia nel 2005– 2016.
Lunedì 6 novembre, messa nell’Anniversario della consacrazione e dedicazione del Santuario alla Madonna delle Lacrime, avvenuta nel 1994 con la celebrazione presieduta da Papa San Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II è stato unito alle lacrime della Madonna sia dalla giovane età quando divenne arcivescovo di Cracovia e venne in pellegrinaggio al Santuario, poi ha consacrato il Santuario il 6 di novembre – ha detto il rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime, don Aurelio Russo. L’8 dicembre tutte le famiglie e tutte le parrocchie faranno la loro consacrazione al Cuore Immacolato della Madonna perché possa continuare a benedirci, a proteggerci e custodirci nel suo cuore di madre”.
La Chiesa siracusana in questo Anno Mariano sosterrà un’associazione impegnata nell’aiuto alla vita e alle giovani mamme, quale segno della tenerezza delle Lacrime della Madonna. La Penitenzieria Apostolica ha accordato l’indulgenza plenaria per il periodo che va dal 25 marzo all’8 dicembre 2023 presso il Santuario di Siracusa, la Casa del Pianto, la Parrocchia Madonna delle Lacrime in Solarino, i monasteri di clausura di Sortino, di Canicattini Bagni e di Ferla. Un convegno per approfondire i giorni della Lacrimazione avrà luogo giovedì 28 e venerdì 29 settembre, con uno studio teologico-mariano dell’evento storico, partendo dagli atti del processo canonico della Curia di Siracusa. Un anno che sarà caratterizzato dalla Peregrinatio del reliquiario delle Lacrime nelle parrocchie: tutte le città si stanno organizzando per accogliere le Lacrime della Madonna.

 

https://youtu.be/TH061NOdZB0

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Il card. Zuppi all’apertura dell’Anno Mariano

Sarà il cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), ad aprire l’Anno Mariano indetto dall’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, nel 70esimo anniversario della Lacrimazione della Madonna a Siracusa. L’apertura avrà luogo sabato 25 marzo, alle ore 17.00: il Card. Zuppi, Arcivescovo di Bologna,
presiederà la solenne celebrazione nella Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime.

Sabato prossimo, 4 marzo, alle ore 10.15, nel salone Baranzini del Centro congressi del Santuario della Madonna delle Lacrime, nel corso di una conferenza stampa, saranno presentate le attività previste nel corso dell’Anno e le diverse iniziative programmate. Interverranno l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto e il rettore della Basilica  Santuario della Madonna delle Lacrime, don Aurelio Russo.

Sul tema suggerito dalle parole di Papa Francesco: «Le Lacrime della Madonna sono un segno della compassione di Dio», l’arcivescovo di Siracusa ha indetto l’Anno Mariano dal 25 marzo all’8 dicembre 2023. Un’occasione di rinnovamento spirituale e di approfondimento dell’arcano linguaggio delle Lacrime di Maria SS.ma a Siracusa.
Porremo al centro della vita delle nostre Comunità parrocchiali il messaggio delle Lacrime di Maria e invito sin d’ora a prestare, durante quest’anno, una particolare attenzione alla cura delle famiglie, di quanti sono nella sofferenza e abitano le periferie esistenziali – ha spiegato l’arcivescovo –. Chiuderemo l’Anno Mariano nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. In quel giorno, tutte le Comunità Parrocchiali saranno chiamate a consacrare le famiglie alla Madonna delle Lacrime“.
Fulcro del cammino saranno i giorni anniversari del 29, 30, 31 agosto e 1 settembre 2023. Durante l’Anno Mariano sarà possibile ottenere i benefici dell’indulgenza plenaria.
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Conoscere i santi per tenere viva l’identità

Conoscere, raccontare e vivere la stori dei santi è indispensabile per temere viva l’identità, per ripercorrere il cammino delle generazioni passate per cogliere in esso la scintilla ispiratrice, le idealità, i progetti valori che le hanno mosse. Senza i santi non avremmo questa eredità spirituale“. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, che nella Cattedrale di Agrigento ha tenuto il  Pontificale in onore di San Gerlando, patrono dell’Arcidiocesi e città di Agrigento.
Alla celebrazione erano presenti il popolo fedele, le autorità civili e militari della città e del territorio agrigentino, i rappresentanti della comunità di Calamonaci che ha offerto l’olio e acceso la lampada votiva che arde davanti l’urna con le reliquie di San Gerlando.
Hanno concelebrato, i presbiteri dell’Arcidiocesi,  mons. Salvatore Muratore, vescovo emerito di Nicosia e l’Arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, che all’inizio della celebrazione eucaristica ha tenuto un saluto ricordando  i “legami di figliolanza” tra la diocesi di Agrigento e quella di Siracusa e ricordato i presbiteri ed i diaconi che oggi festeggiano l’anniversario dell’ordinazione. Prima della benedizione finale, un vigile urbano della Città, a nome del Corpo ha letto la preghiera al Santo Protettore. Prima del concedo, il vicario Generale, don Giuseppe Cumbo  ha presentato i due seminaristi che il prossimo 24 marzo saranno ordinati diaconi, Salvatore Ingoglia, della comunità ecclesiale di Castelvetrano e Giuseppe Vecchio della comunità di Palma di Montechiaro.
L’arcivescovo Lomanto ha ricordato come “il volto della Chiesa in ogni epoca dipende dalla santità dei suoi figli“. Ed ancora: “I santi segnano la storia e incidono nella vita. Vi auguro di crescere nella santità della condotta e nella pietà. San Gerlando coltivò un rapporto diretto con il gregge. Il Santo potè rievangelizzare  il territorio agrigentino quasi completamente islamizzato. Intraprese così l’annuncio della fede e la promozione della dignità dell’uomo“. E poi : “Per una presenza specifica della Chiesa nella società odierna, si incrementi in particolare l’educazione al rispetto reciproco, ai valori della cultura e della convivenza civile, a riscoprire la pietà popolare come riserva di valori per un nuovo umanesimo, a valorizzare la storia di santità sociale, a favorire lo studio critico della cultura, della storia, dell’arte e della letteratura della nostra terra“.

L’impegno spirituale di continuare a camminare insieme secondo lo stile sinodale ci rende consapevoli che dobbiamo crescere ancora di più nella sequela del Signore per essere la Chiesa che dovremmo essere“. “Siamo chiamati a crescere nella continuità con il passato e a rinnovarsi alla luce delle indicazioni del concilio Vaticano secondo e del magistero papale immaginare una metodologia formativa per piccoli grandi giovani adulti gruppi e famiglie con una catechesi interattiva e partecipativa a riscoprire l’importanza della donazione della messa della confessione della formazione biblica liturgica a custodire e sostenere tempi di discernimento vocazionale a valorizzare la pietà popolare Che permette alla fede di essere incarnata in una cultura e di diventare manifestazione di una vita teologale. Se non torniamo agli uomini Dio se non restituiamo agli uomini la fede in Cristo che ci salva verrà meno ben presto ogni speranza“.

 

–  Il saluto iniziale di mons. Alessandro Damiano (qui)
– Omelia di mons. Francesco Lo Manto (qui)

 

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L’arcivescovo Lomanto alla festa di San Gerlando

Questa mattina alle ore 10,30, nella chiesa Cattedrale di Agrigento, l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto presiederà il Pontificale in occasione della Solennità di San Gerlando, patrono della città e Arcidiocesi di Agrigento. Nel corso della celebrazione sarà offerto l’Olio per la lampada votiva dalla Comunità Ecclesiale di Calamonaci.
I festeggiamenti sono iniziati domenica 19 con la traslazione delle reliquie. Quindi si sono susseguite le peregrinatio delle reliquie a Calamonaci e Comitini.

L’arcivescovo di Agrigento mons. Alessandro Damiano nel suo messaggio  in occasione della Festa di san Gerlando ha voluto rivolgere una parola di consolazione. “Desidero ricavare dalla sua vicenda terrena alcuni «segnali di pista» utili, ritengo, per il nostro camminare nell’oggi”. Tre segnali che riassumo in tre parole: migrazione, evangelizzazione, rigenerazione.
Migrazione. Gerlando, lo si sa, non era un agrigentino di nascita e nemmeno un siciliano. Nativo di Besançon, in Francia, approda nelle nostre terre dopo l’entrata dei normanni guidati da Ruggero I degli Altavilla il 25 luglio 1086 divenendo in seguito vescovo di Agrigento.
Gerlando è dunque un’emigrante che si incultura e integra. Oggi la nostra diocesi e provincia è, specialmente a Lampedusa, luogo d’approdo di emigrati. L’immigrazione comporta accoglienza e integrazione. Al migrante cristiano, che riesce ad approdare sulle nostre coste, siamo chiamati a mostrare il volto fraterno e accogliente della Chiesa che accoglie il fratello piagato e spesso vittima di persecuzione. Al migrante non cristiano siamo in dovere di mostrare una comunità coerente con il Vangelo che predica e celebra.

Mons. Alessandro Damiano

Evangelizzazione. Gerlando ha evangelizzato le nostre terre, ossia ha annunciato la persona di Gesù, crocifisso e risorto da morte, figlio di Dio fatto uomo. L’annuncio cristiano comporta come «effetto collaterale» l’annuncio della dignità insopprimibile di ogni uomo e di ogni donna, della vita umana, di ogni vita umana, di ogni persona.
Rigenerazione. San Gerlando è considerato il rifondatore della diocesi agrigentina, dopo la presenza musulmana dal 829 al 1086. La situazione economica e sociale non era florida. Eppure Gerlando si è «rimboccato le mani», ha ricominciato rigenerando e dando speranza. È l’uomo del ri-cominciare, del nuovo inizio, della ri-generazione. In breve: Gerlando è l’uomo della speranza! Ma affinché ciò non sia solo un sogno, occorre la collaborazione di tutti e di ciascuno. Occorre inter-azione”.

 

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Le Lacrime della Madre di Dio devono essere motivo di riscatto e di cambiamento

Sosteniamoci l’un l’altro nell’impegno di rinnovamento nello spirito e nella missione, così da ottenere un dono più grande di grazia e giungere a celebrare il mistero pasquale con fedeltà all’adempimento del volere divino, con vivo senso di comunione ecclesiale e con generosa testimonianza di carità e di giustizia, nella famiglia e nella società“. Lo scrive l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto nel messaggio per il tempo di Quaresima inviato oggi alla Comunità diocesana.

Mons. Lomanto ha inviato a lasciarsi guidare dalla presenza materna di Maria che “ha creduto all’amore di Dio e ha accolto la sua parola, donando pienamente sé stessa” consegnando tre linee guida: credere con Maria all’amore di Dio; accogliere con Maria la Parola; donare con Maria tutto a Dio. “Maria ci insegna che la vita cristiana è credere all’amore di Dio, accoglierlo in noi e imparare ad amare come Egli ci ama. L’atto supremo della Vergine Maria, nel divenire Madre di Dio, è stato il suo abbandono all’azione dello Spirito Santo, la sua adesione di fede all’amore di Dio. In questa docilità allo Spirito Santo consiste il segreto di ogni santità, perché santo è e rimane Dio solo, il quale viene, si dona a noi come sorgente di vita e di grazia, ci comunica la sua misericordia per vivere in noi nella misura della nostra fede. Pertanto, è necessario che ci lasciamo trovare da Dio, per accoglierlo nella nostra vita, per crescere con Lui e camminare dietro a Lui“.

Ed ancora mons. Lomanto ha invitato a riscoprire l’ascolto della Parola di Dio “elemento fondamentale di vita spirituale per tutti i cristiani“. E guardando all’esempio di Maria, anche noi “dobbiamo accogliere la Parola che vuole incarnarsi in noi, farla nascere da noi e crescere in noi, e portare frutti che rimangano per sempre, uniti nel mistero pasquale della passione, morte e resurrezione di Gesù“.

Per questo è necessario riscoprire la “dimensione mariana della vita cristiana“. La nostra Diocesi “ha una specifica vocazione mariana caratterizzata dal pianto della Madonna avvenuto a Siracusa nel 1953. (…) Le Lacrime della Madre di Dio, in questo tempo di Quaresima, devono essere motivo di riscatto, di cambiamento, di nuovo cammino, di dono totale di sé a Dio. Accogliamo con umiltà questo dono prezioso, meditiamolo nel nostro cuore e doniamolo a chi ha bisogno di consolazione, di speranza e di pace. La divina provvidenza l’ha affidato a noi per farlo conoscere, crescere e diffondere a tutti, come ci ha ricordato San Giovanni Paolo II nella sua visita pastorale a Siracusa”.

In allegato la lettera per la Quaresima

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E’ necessario un cambiamento del cuore

“La via, che Gesù indica, esige la disposizione del cuore alla conversione o cambiamento interiore che si risolve nell’amore e si realizza solo attraverso l’accoglienza dell’Amore che Dio effonde nel nostro cuore e che è lo Spirito Santo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, presiedendo la celebrazione nel Santuario della Madonna delle Lacrime in occasione della Giornata Mondiale del Malato dal tema “«Abbi cura di lui». La compassione come esercizio sinodale di guarigione”.
Prima un momento di preghiera nella chiesa San Luca dell’ospedale di Siracusa, poi la processione fino al Santuario dove l’arcivescovo ha presieduto la messa con gli ammalati, le associazioni di volontariato e i fedeli.

“L’odierna pagina del Vangelo, ponendo nell’amore il compimento supremo di tutta la legge, indica la chiave per la comprensione della partecipazione del malato al mistero di Cristo e il senso delle «dinamiche interpersonali che sono alla base di ogni relazione di cura vera, ricca di carità e di misericordia» – ha detto mons. Lomanto -. I singoli precetti portati da Gesù come perfezionamenti alla legge trovano il loro fondamento nell’amore. Del precetto dell’amore Gesù fa il nuovo comandamento del suo Vangelo, quale compimento di tutta la legge antica. È evidente che l’osservanza del comandamento di Dio non può essere solo esteriore e formale, ma esige il cambiamento del cuore, cioè progredire nella fraternità, nella giustizia, nella pace, cioè nella via dell’amore. «Nulla è perduto per noi fintanto che ci rimane il suo amore. E il suo amore può tutto»”.
L’arcivescovo si è soffermato sulla compassione
come “esercizio sinodale di guarigione genera un mondo nuovo, mira a sensibilizzare tutti per camminare insieme, può suscitare una cura più organizzata per il bene comune.  Il movimento interiore della compassione riconosce subito la condizione di solitudine, di abbandono e induce a eliminare l’atrocità cambiando le cose, generando un mondo più fraterno. «Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. […]. La Giornata Mondiale del Malato, in effetti, non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti; essa, nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme».  «L’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si (può) allargare a una cura organizzata». E così «si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune»”.

La processione con il quadretto del Cuore Immacolato di Maria è stata guidata dal direttore della Pastorale per la Salute, don Raffaele Aprile, che ha ricordato lo “Spirito di amore e gratitudine al Signore ed i tanti volontari, uomini e donne, che  fanno propria la fragilità degli altri e si fanno prossimi. Vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile ci dice Papa Francesco. Gli ammalati sono nella loro sofferenza vicini a Dio e ci trasmettono presenza Dio”.

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La compassione come esercizio sinodale di guarigione

Sabato 11 febbraio sarà celebrata la XXXI Giornata Mondiale del Malato dal tema “«Abbi cura di lui». La compassione come esercizio sinodale di guarigione”.
La preghiera inizierà alle ore 17.00, presso la chiesa San Luca dell’Ospedale di Siracusa, e continuerà con una processione che arriverà fino al Santuario Madonna delle Lacrime, dove alle ore 18.00, l’Arcivescovo mons. Francesco Lomanto celebrerà la Santa Messa con gli ammalati, le associazioni di volontariato e i fedeli.
A tutti i fedeli, che parteciperanno alle Sante Messe di sabato 11 e domenica 12 sarà donata un’immagine con la preghiera del Malato.

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Viviamola, amiamola, aiutiamo gli altri a vivere la vita

“Ci sono due immagini usate da Gesù per designare i discepoli e la Chiesa: «Voi siete il sale della terra» e «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14). Il sale è simbolo della vita, perché esprime vigore e vitalità. E la seconda immagine: «Voi siete la luce del mondo». La luce è simbolo di vita, di gioia, di felicità. In maniera particolare la luce è legata alla vita, fino ad identificarsi con essa. Nella lingua italiana le espressioni “dare alla luce”, “venire alla luce” e “vedere la luce”, significano tutte nascere, e quindi esistere e vivere”. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, nella sua omelia alla messa in Cattedrale per la 45a Giornata Nazionale per la Vita. “La morte non è mai una soluzione” è il tema scelto dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha invitato ad una riflessione etica sulla vita in tutte le sue manifestazioni.
“Sentire, ascoltare, vivere ci aiuta. In questi tempi difficili siamo chiamati ad operare insieme per essere più forti. La vita viviamola, amiamola,  diffondiamola, aiutiamo gli altri a viverla – ha detto l’arcivescovo di Siracusa -. Viviamo fino in fondo anche attraverso la morte che non è solo la conclusione della nostra esistenza ma anche la quotidianità che viviamo, come quando ci lascino delle persone care. Viviamola bene e viviamo la vera vita, quella che non finisce mai. La vita eterna che ci accompagnerà sempre. Portiamo l’impegno a vivere con passione la vita, sostenere gli altri soprattutto quando si presentano casi di disperazione: portiamo la parola della speranza che è la parola della vita. Dio è morto in croce per rendersi più vicino a noi. Quando facciamo l’esperienza della morte ci accostiamo al mistero della vera vita”.
Prima della celebrazione, una colorata passeggiata di adulti e bambini da piazza Minerva a piazza Duomo e poi l’incontro nella Cattedrale con alcune testimonianze introdotte dai responsabili della Pastorale della famiglia in Arcidiocesi, mons. Salvatore Marino, e Maria Grazia e Salvatore Cannizzaro. “La famiglia è il luogo della custodia della vita, dove si genera la vita, dove si sperimenta l’esperienza della malattia e della morte – ha detto il diacono Salvatore Cannizzaro -. Ci colpisce positivamente l’uso della parola morte inserita nel tema della giornata, una parola dalla quale si vuole fuggire, trovando parole o frasi alternative. Mai la morte è una soluzione! Per noi cristiani l’esperienza della morte, vissuta come la fine naturale dell’esistenza, è parte integrante della vita stessa. Siamo chiamati a stare accanto alle persone sofferenti, ammalate, sole, morenti, dando loro conforto e consolazione, speranza, fino all’ultimo respiro, con com-passione”. Il responsabile della pastorale della famiglia ha ricordato che quest’anno ricorre il 70esimo anniversario della lacrimazione della Madonna a Siracusa: “L’evento della lacrimazione si realizza all’interno del contesto familiare, nell’abitazione di due giovani coniugi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusto; Antonina, in attesa del primo figlio, aveva una gravidanza difficile, con ricorrenti abbassamenti della vista. Ai giorni d’oggi, in queste particolari situazioni, sarebbe facile intraprendere la soluzione estrema dell’aborto. In quest’anno di grazia vogliamo cogliere l’opportunità per celebrare il dono della vita, portando in ogni luogo e in ogni situazione, fino alle periferie più estreme”.
E’ iniziata con un ricordo la riflessione di Salvo Sorbello, presidente del Forum delle associazioni familiari della provincia di Siracusa: la grande marcia nel 1990, “quando circa 5mila persone marciarono dalla piazza delle Poste fino alla Cattedrale per testimoniare il loro impegno, la loro volontà di non far vincere una cultura libertaria che aveva spinto, per arrivare alla legge sull’aborto, una cultura libertaria centrata sull’autodeterminazione a scapito della vita nascente. Quando ci troviamo di fronte ad una ad una maternità imprevista, ad una malattia molto grave, ai conflitti familiari a quelli che possono essere anche il male di vivere dei nostri giovani o di anziani o disabili lasciati soli. Non bisogna mai cedere alla disperazione e non bisogna mai pensare che sia la morte la soluzione più appropriata. Purtroppo nella nostra Regione – ha concluso Salvo Sorbello – c’è soltanto un hospice pediatrico di quattro posti letto a Catania destinato i bambini che si trovano di fronte a situazione difficile non avendo più possibilità di guarigione. Non è accettabile che questi bambini e le loro famiglie vengono posti di fronte a situazioni così drammatiche e lasciati soli”.
Della morte come un tabù ha parlato Giovanni Moruzzi, Responsabile UOSD Hospice Cure Palliative ASP Siracusa: “Quando 33 anni fa ho cominciato ad occuparmi di malati oncologici inguaribili” ho potuto constatare che “fino a quando era possibile fare qualcosa sulla malattia c’era l’attenzione di tutti. Quando non c’era più nulla da fare improvvisamente si perdeva l’attenzione della persona. Le cure palliative sono quell’attenzione. Le cure palliative sono scandalo della scienza. E sono il futuro della scienza allo stesso tempo. Perché portano la scienza nella dimensione umana.  La vita vale perché è vita. E’ necessario allora trasformare un tempo di malattia che mi porta alla morte non come un tempo di attesa, ma come un fondamentale tempo di vita, relazione e di scambi, di possibilità di un lascito o un ricordo anche al nipote che non ha mai visto. C’è un’idea della sofferenza nell’aspetto fisico, psicologico e socio familiare”. Ma quella che si perde è la dimensione “di senso e significato, cioè la dimensione spirituale. Le principali richieste di eutanasia nascono dalla perdita del significato e del senso”.
Ed ha portato la sua personale esperienza anche Donatella Piccione, direttrice Casa di Riposo Sant’Angela Merici di Siracusa: “Ogni giorno dobbiamo essere all’altezza di rispondere ai bisogni delle persone che bussano alle nostre porte, di tutte le persone, senza distinzione alcuna, a partire proprio dai più fragili e deboli, da coloro che costituiscono le periferie esistenziali. Nelle strutture della Fondazione Sant’Angela Merici la persona non è solo accolta, curata o guarita: ma è “rigenerata” con amore. Rigenerata anche quando si presenta il momento di dovere accompagnare le persone anziane alla morte, dove lo sforzo per donare sollievo, speranza e consolazione all’anziano morente, diventano la priorità; dove l’attenzione è rivolta anche a dare coraggio e sostegno ai familiari. Ogni giorno mi accorgo che i nostri ospiti mi aspettano con affetto. Il loro sorriso e il loro sguardo mi danno la forza necessaria per affrontare la giornata lavorativa che, a volte, è molto pesante perché si cammina tra la sofferenza. Posso dire che con loro sperimento le parole di San Francesco: “è dando che si riceve”.
Infine Teresa Burgio dell’Unitalsi, l’associazione cattolica che si dedica al servizio degli ammalati e delle persone disabili, soprattutto, per accompagnarli a Lourdes e nei vari santuari italiani e internazionali. “Ne faccio parte da quando avevo 15 anni, ero stata promossa a scuola e un mio cugino mi volle regalare una vacanza alternativa, ovvero, una vacanza con l’Unitalsi alla Villa San Metodio a Canicattini Bagni, diciamo che mi ha fatto un regalo per tutta la vita, perché da quel momento l’associazione è diventata parte integrante della mia vita. L’anno successivo anche mia sorella e mio fratello hanno iniziato questo servizio, che con gli anni è diventato rapporto di amicizia, con le persone che avevano bisogno delle nostre mani, dei nostri piedi e della nostra voce. Non pensavamo che la disabilità arrivasse anche a casa nostra ed, invece, è arrivata con Elena. Elena è mia nipote, la figlia di mio fratello, una bambina di 15 anni, tetraplegica e non parla, ma attraverso la sua mimica facciale ci trasmette le sue emozioni. Penso che il Signore ci abbia fatto conoscere l’associazione per prepararci ad accogliere Elena, non è una situazione facile, per le sue condizioni di salute, per l’organizzazione quotidiana, ma grazie alla fede la viviamo come dono. Lei è certamente la persona più importante della nostra famiglia, Elena non saprà mai quanto amore è in grado di donare un suo sorriso, non saprà mai che la sua presenza è grazia e, non saprà mai, che grazie a lei, comprendiamo che la vita vale sempre la pena di essere vissuta”

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