L’arcivescovo ha invitato a vivere il tempo quaresimale “alla sequela di Cristo Crocifisso e Risorto”, riscoprendo “il significato profondo della preghiera, il valore salvifico del sacrificio e il ministero più alto della carità che purifica e vivifica”. Ed ha indicato tre punti: “La preghiera: centro unificante della vita cristiana e della cura pastorale; il sacrificio come dono e servizio di amore; la carità divina fondamento dell’amore del prossimo“.
“La vita del cristiano è Dio solo ed esige, anzitutto, l’incontro nella preghiera che è l’esercizio fondamentale per rimanere nella presenza del Signore. La preghiera costituisce il centro stabile, perenne e unificante della nostra persona, della nostra vita, di tutte le nostre attività, per rispondere a Dio e raggiungere la santità. La preghiera, innanzitutto, è la parola di Dio rivolta all’uomo ed è la parola dell’uomo che risponde a Dio. Nella preghiera costante, possiamo esprimere il nostro abbandono e il nostro affidamento a Dio che ama, viene incontro, eleva e ci unisce a sé, per poterlo amare con tutto il cuore. In tal modo, tutta la nostra esistenza diventa davvero un incontro con il Signore, un cammino alla presenza di Dio che trasforma la nostra vita nell’atto di fede e di amore. (…) Solo nello spirito della preghiera, il servizio alla Chiesa non si riduce a una semplice gestione funzionale e sociologica di un incarico, ma diventa un evento profondamente spirituale, come ha sottolineato ancora Papa Benedetto XVI nel suo primo incontro con i sacerdoti e i diaconi della diocesi di Roma: «Il tempo per stare alla presenza di Dio nella preghiera è una vera priorità pastorale, non è una cosa accanto al lavoro pastorale; stare davanti al Signore è una priorità pastorale, in ultima analisi la più importante» (Benedetto XVI, Discorso al Clero di Roma, 13.5.2005)”.
Mons. Lomanto ha evidenziato come la preghiera “vissuta e provata nella fede” diventa “un atto di sacrificio che unisce all’offerta di Cristo al Padre per la salvezza di tutta la creazione. (…) L’amore per Gesù implica un cammino di apertura totale a lui che è il nostro Tutto. In fondo, il Signore ci chiama a vivere la totalità dell’amore, per far capire che la nostra forza è in Dio solo. Il Signore opera sempre così: dona tutto e chiede tutto, perché, liberi da tutto, possiamo diventare prolungamento nella storia del suo mistero dell’amore che salva e rinnova. (…) L’amore cristiano non è quello che fa le grandi opere, ma è quello che agisce in un rapporto reale di comunione in Dio, anche se non fa nulla di visibile. L’amore di Dio si manifesta attraverso ogni battezzato nel sacrificio, nella sofferenza, nel silenzio, nella preghiera, nel dono di sé, perché è immagine dell’amore crocifisso. Anche le persecuzioni – dei martiri di ieri e di oggi, cruenti o celate nella calunnia o nella falsità delle opere del male – sono una via privilegiata di santità se vissute in Gesù perseguitato, condannato, morto e risorto. Papa Francesco ha sottolineato che «accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo è santità» (Francesco, Gaudete et exsultate, 94). (…) La nostra vita sia un dono di amore testimoniato nella fede e celebrato nella preghiera in unione alla carità di Cristo per la salvezza dei figli di Dio“.
Infine la carità divina “fondamento dell’amore del prossimo“. (…) “L’amore del prossimo suppone l’amore di Dio e ne è la manifestazione. L’amore di Dio viene prima dell’amore del prossimo non solo per dignità ma anche per logica, per il fatto che l’amore del prossimo non può che essere una conseguenza, perché «l’amore è da Dio» (1Gv 4,7). Non si ama il prossimo se non siamo amati da Dio e se non si ama prima Dio, altrimenti non si potrebbe realmente amarlo di quell’amore che ci salva, di quella carità soprannaturale che è la pienezza della legge secondo Paolo (cf. Rm 13,10). Di fatto è solo attraverso l’amore di Dio che l’uomo può entrare in un rapporto di carità vera col prossimo: carità non sociale ma intima che realizza una vera unità. (…) L’amore di Dio in noi ci fa generare ovunque uno spirito di fraternità e di solidarietà, prendendoci cura di chi è lasciato ai margini, di chi vive nella sofferenza, di chi è disorientato e in cerca di risposte. Se siamo uniti, siamo più forti e il Signore abiterà in noi, perché è presente in coloro che amano: «Dove è carità e amore, qui c’è Dio». (…)