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MONS. PAPPALARDO IN VISITA A BRUCOLI E CAVADONNA

Alcuni lo attendono per un saluto. Altri desiderano incontrarlo per la prima volta. Qualche altro ne approfitta per una benedizione. La visita di Mons. Salvatore Pappalardo nelle due case di reclusione siracusane comincia a diventare una piacevole abitudine. L’arcivescovo di Siracusa  ha voluto portare ai detenuti del carcere di Brucoli e poi del carcere di contrada Cavadonna l’augurio di una Pasqua di speranza. La festività è appena trascorsa e Mons. Pappalardo, impegnato tutti i giorni con la Visita Pastorale in Diocesi, ha voluto dedicare delle ore a coloro i quali si trovano rinchiusi negli istituti di pena siracusani. 
Nel carcere di contrada Cavadonna è stato accolto dalla direttrice Angela Giani’. L’arcivescovo era accompagnato dal cappellano don Camillo Messina ed ha avuto la possibilità di entrare a contatto con i detenuti impegnati a scuola, alcuni nelle cucine o in lavanderia, o con quelli che si trovavano in cortile. Un passaggio obbligato anche alla cooperativa L’Arcolaio, che produce biscotti di mandorla ormai famosi in tutto il mondo. 
Situazione simile al carcere di Brucoli (Augusta). Mons. Pappalardo, accompagnato dal cappellano don Angelo Lipari, è stato accolto dal direttore Antonino Gelardi. L’arcivescovo ha avuto la possibilità di entrare in diverse sezioni dell’Istituto, incontrare i detenuti, anche quelli che frequentano la scuola per conseguire una licenza elementare, media o un diploma per un migliore reinserimento sociale. In teatro il saluto al vescovo da parte di molti carcerati riuniti per ascoltare quel suo messaggio. Mons. Pappalardo ha cercato di dare speranza. ‘Sono venuto solo per un saluto – ha detto l’arcivescovo – perché nonostante non possa essere qui spesso, vi porto sempre nel cuore. La Pasqua e’ la festa della speranza perché dal momento che il Signore Gesù si è fatto come noi, ha condiviso la nostra condizione umana fino alla morte. Però la parola definitiva non è la Morte, ma la sua Resurrezione. In questo modo ci dice che si può uscire da questa condizioni di difficoltà che si può superare anche quel limite della morte, perché Lui è risorto e promette la vita a coloro che credono in Lui, che vivono il suo Vangelo’. Un saluto, una stretta di mano, una benedizione sul capo o la benedizione di un Rosario. Sono piccoli gesti del Pastore che incontra i propri figli. C’è chi saluta dalla finestra, quella piccola apertura della cella chiusa dalle forti sbarre. Salutare tutti purtroppo non è possibile. C’è anche chi non si alza nemmeno all’arrivo del vescovo, restando sulla panca in attesa che la partita di calcio possa ricominciare. Nessun problema: Mons. Pappalardo si avvicina e consegna una piccola immagine del Gesù Cristo in croce, realizzata per l’Anno della Fede proclamato da Papa Benedetto XVI. C’è il Credo e un messaggio sul sessantesimo Anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa. 
‘Proprio adesso e a voi voglio dare il messaggio di nutrire la speranza. Papa Francesco ce lo ha ricordato ‘Non lasciatevi rubare la speranza altrimenti diventa impossibile vivere’. Non possiamo permetterci di smettere di sperare. Soprattutto noi cristiani abbiamo ragioni per dire che il bene è sempre più forte del male’.

GLI AUGURI DI PASQUA DI MONS. PAPPALARDO

L’Arcivescovo, mons. Salvatore Pappalardo, ha incontrato oggi i giornalisti e gli operatori della comunicazione per una riflessione sul significato della Pasqua di Resurrezione.
“Abbiamo bisogno – ha detto l’Arcivescovo – di una buona dose di speranza umana e cristiana. E la Pasqua à la festa della speranza perché dal momento che il Signore Gesù si è fatto come noi, ha condiviso la nostra condizione umana fino alla morte. Però la parola definitiva non è la Morte, ma la sua Resurrezione. In questo modo ci dice che si può uscire da questa condizioni di difficoltà che si può superare anche quel limite della morte, perché Lui è risorto e promette la vita a coloro che credono in Lui, che vivono il suo Vangelo. Proprio in questo momento, voglio dare il messaggio di nutrire la speranza. Il Papa ce lo ha ricordato ‘Non lasciatevi rubare la speranza altrimenti diventa impossibile vivere’. Soprattutto questa speranza la vorrei annunziare alle famiglie. Sono tante le famiglie che si trovano in gravi situazioni economiche: c’è una povertà che va aumentando, che deve sollecitare l’attenzione e la responsabilità di tutti coloro che sono preposti ad assicurare il bene comune. Perché sono tante le famiglie che si trovano in difficoltà gravissime. Bisogna parlare di speranza ma dare segni per cui possano sperare. C’è un servizio che si va organizzando sempre meglio e sono le Caritas parrocchiali e cresce la sensibilità anche al di fuori della Chiesa per venire incontro a queste emergenze. A voi operatori della comunicazione sociale chiedo di tradurre i vostri interventi cercando di dare voi speranza. Grazie per questo servizio che voi rendete, perché c’è bisogno. Non possiamo permetterci di smettere di sperare. Soprattutto noi cristiani abbiamo ragioni per dire che il bene è sempre più forte del male, anche se meno appariscente talvolta. E il male bisogna vincerlo con la forza anche dei segni di solidarietà e sensibilità che cresce”.
Mons. Pappalardo ha voluto accanto a sè per questa riflessione sulla Pasqua Antonello Ferrara, responsabile Osservatorio povertà e risorse della Caritas diocesana, che ha fornito alcuni dati: ‘Grazie a voi giornalisti che fate un lavoro significativo per la nostra realtà dando voce ai bisognosi. Date voce a chi non ha voce. Lo scorso anno avevamo fatto una valutazione intorno al 27 per cento di aumento di persone che si erano recate ai centri di ascolto Caritas per un sostegno di tipo alimentare. Abbiamo cercato di capire chi fossero queste persone nuove che andavano ai centri di ascolto. E ci siamo resi conto che si tratta di persone nuove rispetto a quelle del circuito classico del bisogno. Non sono più le persone che da generazioni chiedono aiuto ma soprattutto sono persone che definiremmo vulnerabili. Il rapporto povertà Istat 2012 aveva quantificato in 920 euro il consumo medio pro capite: una famiglia composta da due persone se non era capace di consumare 920 euro era considerata povera. Basta poco, una inaspettata perdita di lavoro o una  casualità molto semplice, ed una famiglia si può trovare in una dimensione di vulnerabilità. Abbiamo chiaro che anche chi ha uno stipendio più che dignitoso può diventare povero. Queste sono le nuove famiglie che si affacciano ai centri di ascolto. Queste famiglie si isolano, perché hanno meno opportunità economiche per socializzare, ma anche per vergogna. C’è anche un po’ di superficialità, perché non si rendono subito conto della situazione. Si registra il fenomeno della ludopatia che cresce, anche se spesso non viene denunciata. Non sanno a chi rivolgersi e non conoscono i loro diritti, anche per l’accesso ai servizi sociali. Abbiamo individuato delle zone: Borgata, Santa Panagia, la Pizzuta e Ortigia. Zone del ceto medio della città. Come Caritas parrocchiali, nella sola città di Siracusa, stiamo facendo analisi più chiara sui servizi. Oggi, come parrocchie, seguiamo circa 1500 famiglie. Altre realtà associative, che si rifanno al circuito cattolico, seguono altre 500 famiglie. Alcuni avranno sicuramente la ‘doppia somministrazione’, cioè si rivolgono a  più parrocchie. Vuol dire che c’è bisogno. Quello che noi diamo come sostegno per l’uscita delle persone dal bisogno: perchè noi non facciamo solo azione di carità per dare elemosina, il nostro obiettivo è far si che il bisogno esca dal circuito del bisogno. Fare uscire le persone dalla povertà. Per questo cerchiamo di adeguarci con nuovi sistemi. I dati definitivi li daremo durante lo svolgimento della campagna elettorale, perché riteniamo che sia significativo porre in discussione durante la scelta dei futuri responsabili dell’amministrazione della città porre la questione povertà come elemento di dibattito serio’.

Presente all’incontro il segretario provinciale dell’Associazione Siciliana della Stampa, Aldo Mantineo: ‘Cerchiamo di essere professionalmente corretti e capaci. Da giornalisti raccogliamo anche noi la sfida per potere essere utili interlocutori’. Il presidente provinciale Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), Salvatore Di Salvo, ha aggiunto: ‘Cerchiamo di farci interpreti del disagio. Dovremo sforzarci di creare speranza e avere più coraggio’. Presente all’incontro anche il consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti Santo Gallo.

Al termine dell’incontro Mantineo e Di Salvo, ormai come tradizione, hanno consegnato all’Arcivescovo un pane, simbolo del gesto concreto di solidarietà per la Pasqua. Assostampa ed Ucsi hanno infatti donato il pane per il pranzo di Pasqua alla mensa di Ortigia.

JESUS CHRIST SUPERSTAR PER IL SAN METODIO

Un messaggio di fratellanza e di pace. Ma non solo. Il quarantesimo anniversario dalla prima proiezione nelle sale cinematografiche del film Jesus Christ Superstar, è stata l’occasione per l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio di Siracusa per offrire una riflessione originale in preparazione alla Settimana Santa. Nella chiesa Cattedrale, Mariangela Maresca, docente di Metodologia dello studio e della ricerca presso l’ISSR SanMetodio, e don Luca Saraceno, Rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime e docente di Filosofia presso l’ISSR San Metodio, hanno proposto ‘Jesus Christ Superstar tra musica e teologia’, un percorso di lettura della rock-opera, alternando ai loro interventi la visione di immagini tratte dal film. Una rilettura dei tesi andando oltre gli stessi testi. Cercando di leggerlialla luce del Vangelo.
Sono stati proposti nove ‘quadri’, nove spunti di riflessione. E’ toccato a donLuca Saraceno approfondire il significato dei testi del librettista Tim Rice, sviscerando i punti di forza e di debolezza nella loro fedeltà al Vangelo, mentre Mariangela Maresca ha curato l’analisi delle scelte musicali del compositore Andrew Lloyd Webber e cinematografiche del regista Norman Jewison, nel contesto storico mondiale del 1973.
“Quello di Jesus Christ Superstar – ha detto don Saraceno nella sua lettura delJesus di Rice – è un Cristo strano, diverso, combattuto, che si pone il problema del ‘perché’. Un Cristo vincitore sugli altri, ma vinto in se stesso da Dio, dal vento della notte, dal freddo crepuscolare che bagna i suoi piedi scalzi, da Giuda”. La location insolita della cattedrale ha contribuito a valorizzare la bellezza e la suggestione di immagini e musiche che hanno richiamato un sorprendente numero di persone di tutte le età, tra veterani della prima visione del ’73, appassionati delle generazioni successive e neofiti.”Nel rock – ha spiegato la dott.ssa Maresca nella sua analisi del contesto musicale di Jesus Christ Superstar – la parola non può essere separata dalla sua concreta esecuzione, dalla fisicità, dalla grana della voce. La canzone rocksi fa racconto, si fa scena, chiudendo voce parola e musica in un carattere ben definito. Le linee melodiche attribuite a ciascun ruolo diventano la sua personalità, il suo vissuto, il suo pensiero, la sua espressione”. La sfida è stata quella di tenere ferma la centralità del ruolo storico di Gesù Cristo, partendodalla storia raccontata in Jesus Christ Superstar, fatta di personaggi a volte sbiaditi, a volte sopra le righe, a volte eccessivi, in un’azione scenica che simuove sempre su piani temporali diversi, ma che ancora dopo 40 anni regala emozioni nuove a chi sa coglierle. Infine è stato introdotto il video finale ed è partito il gospel trascinante di Superstar. “La storia non si cambia: Cristo e lacroce, già potente nucleo di senso nell’Overture, si ritrovano qui, alla fine,dove la luce del sole e Cristo luce del mondo si fondono in un fotogramma”.

VIA CRUCIS AL TEATRO GRECO DI SIRACUSA

Migliaia di persone hanno preso parte alla Via Crucis cittadina, presieduta dalll’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, che si è svolta al Teatro Greco, luogo suggestivo che parla della commozione e delle tragedie degli uomini.
Promossa dall’Arcidiocesi di Siracusa, dalla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime, in collaborazione con il Servizio regionale Parco archeologico della Neapolis, il tema della è stato ‘Passione nelle case di Gesù – La consolazione di Dio ha posto la sua dimora in mezzo a noi”. Undici le stazioni all’interno del teatro greco, l’ultima nel Santuario della Madonna delle Lacrime.
“Abbiamo posto particolare attenzione alla famiglia – ha detto l’arcivescovo mons. Pappalardo – .Questo è l’anno che la Diocesi ha voluto dedicare alla famiglia: luogo dove si vivono i valori evangelici della comunione e del servizio verso tutti”. “Per il terzo anno consecutivo – ha detto don Luca Saraceno, rettore del Santuario – entriamo nel santuario della commozione, un teatro che racconta della commozione degli uomini, per raccontare una storia di passione, morte e risurrezione. Abbiamo chiesto a dodici famiglie di farci entrare nelle loro case a partire dai luoghi che Gesù ha abitato. In queste case ha vissuto fino in fondo il mistero pasquale”.

VIA CRUCIS AL TEATRO GRECO DI SIRACUSA

Sarà la ‘Passione nelle case di Gesù – La consolazione di Dio ha posto la sua dimora in mezzo a noi” il tema della Via Crucis cittadina promossa dall’Arcidiocesi di Siracusa, dalla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime, in collaborazione con il Servizio regionale Parco archeologico della Neapolis.
La rappresentazione sacra avrà luogo venerdì 22 marzo, alle ore 19.30. Nell’anno pastorale che il Santuario dedica al tema della consolazione, si inserisce l’evento della Via Crucis, momento di preghiera e di meditazione, nel Parco Archeologico, ed particolare al Teatro Greco, luogo assai suggestivo che parla della commozione e delle tragedie degli uomini.
‘Gesù trova casa solamente quando in spirito e verità gli uomini si lasciano daLui abitare – ha detto don Luca Saraceno, rettore della Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime -. Abbiamo scelto dodici case nelle quali Gesù ha voluto sostare e per le quali la consolazione di Dio ha raggiunto e posto la sua dimora in mezzo agli uomini. E abbiamo chiesto a dodici famiglie, in questo anno dalla nostra Arcidiocesi di Siracusa a loro dedicato, di ospitare Gesù nelle loro case attraverso il dono di alcune brevi riflessioni su alcuni brani di Vangelo, nei quali appare chiaro sullo sfondo Gesù, la casa di Dio, che discretamente entra dentro le case degli uomini, per consegnare se stesso e iniettare vita. Così la via crucis si farà casa crucis: Gesù muore, viene sepolto e risorge nei focolari domestici delle nostre case’. La Via Crucis sarà presieduta dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo. Undici le stazioni all’interno del teatro greco, l’ultima nel Santuario della Madonna delle Lacrime.


MONS. PAPPALARDO SULL’ELEZIONE DI PAPA FRANCESCO

L’Arcivescovo di Siracusa, Mons. Salvatore Pappalardo, ha assistito in Arcivescovado all’elezione del cardinale Giorgio Mario Bergoglio a Successore di Pietro, alla fumata bianca e al saluto di Papa Francesco. Poi si è riunito in preghiera insieme ai seminaristi per il Santo Padre. 
‘Ringraziamo il Signore che ha guidato il Conclave – ha detto Mons. Pappalardo -. Ripongo tutta la mia fiducia e speranza in un uomo che ha chiesto la benedizione del popolo. Mi sono piaciute moltissimo le Sue parole. Ritengo abbia consegnato un messaggio chiaro al mondo: ha sottolineato in maniera evidente il suo ruolo di Vescovo di Roma. La Chiesa di Roma presiede nella carità. Ed ha voluto accanto a se’ il suo vicario. È un messaggio di comunione. Sono convinto che lo Spirito Santo guida le scelte in questo senso e ci consegna il Papa che in questo momento storico era necessario alla nostra Chiesa ed a questo tempo. Le Sue parole sono state chiare. E poi anche il nome che ha scelto, Francesco, dice molto: semplicità e povertà. Ed ho notato anche la croce che aveva al petto. È un uomo che si presenta nella verità, io sono entusiasta. Ha pregato ed ha parlato di evangelizzazione. È un nuovo modo di gestire l’Ufficio di Successore di Pietro. Sono contento anche per l’Argentina. Domani ci ha detto andrà a pregare la Madonna, forse lo farà a Santa Maria Maggiore. Ed anche noi da Siracusa lo accompagniamo nella preghiera”. 

LA CONSOLAZIONE DI DIO PER IL MONDO DEL LAVORO

Avrà luogo sabato 9 marzo, alle ore 20.00, la Via Crucis del Lavoratore, l’iniziativa organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del creato, dedicata a tutti ilavoratori che in questo particolare momento storico cercano la Consolazione.
La Via Crucis, che quest’anno è stata inserita nell’ambito delle celebrazioni peril Sessantesimo anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa, partirà da piazza Santa Lucia e raggiungerà il  Santuario della Madonna delle Lacrime.
Durante il percorso, la lettura delle stazioni, la preghiera, le riflessioni e letestimonianze del mondo del lavoro. “Dalla Fede alla Consolazione” il tema della Via Crucis che sarà guidata dal rettore del Santuario, don Luca Saraceno, e dal direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, don Angelo Saraceno.
L’anno scorso la Via Crucis del Lavoratore si è tenuta a Priolo Gargallo, con un percorso tra le vie cittadine, e sullo sfondo il dramma del lavoro nella zona industriale siracusana.

Ma la Via Crucis di sabato sera sarà il primo dei momenti del Grande Raduno Regionale ai piedi di Maria, che si inserisce nell’ambito della quarta Domenica della Consolazione che il Santuario della Madonna delle Lacrime ha voluto dedicare al mondo del lavoro per questo fine settimana. In collaborazione con l’Ufficio regionale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia, la Pace e la salvaguardia del creato della Conferenza Episcopale Siciliana, domenica 10, alle ore 9,30 , al Centro Convegni del Santuario interverrà p. Felice Scalia, gesuita e teologo dell’Istituto Ignatianum di Messina.
Seguiranno delle testimonianze dell’economia di comunione e dei beni confiscati alla mafia.
Alle ore 11.00 sarà proiettato il video della Lacrimazione che sarà accompagnato da una riflessione su “Le lacrime di Maria e la consolazione di Dio” a cura del rettore del Santuario, don Luca Saraceno.
Alle ore 12.00, celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Vincenzo Manzella, delegato della Conferenza Episcopale Siciliana per le problematiche sociali, del lavoro, della giustizia e della pace, con l’Arcivescovo di Siracusa, Mons. Salvatore Pappalardo.

 

NOMINATO UN AMMINISTRATORE PARROCCHIALE AD AUGUSTA

L’Arcivescovo di Siracusa, Mons. Salvatore Pappalardo, ha nominato oggi Mons. Sebastiano Amenta amministratore parrocchiale della Chiesa Madre di Augusta. Mons. Amenta si occuperà della vita ordinaria della parrocchia, delle altre rettorie della città, e delle celebrazioni pasquali. Si tratta di una figura che provvisoriamente sostituisce il parroco nelle sue funzioni. La nomina si e’ resa necessaria dopo l’arresto dell’arciprete di Augusta, don Gaetano Incardona. L’Arcivescovo ha voluto nominare mons. Amenta per fare in modo che i fedeli abbiano una guida spirituale in questo particolare momento dell’anno.

L’ARCIVESCOVO PAPPALARDO SU ARRESTO PADRE INCARDONA

In merito all’arresto dell’arciprete di Augusta, don Gaetano Incardona, l’Arcivescovo di Siracusa, Mons. Salvatore Pappalardo, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Informato dell’arresto di padre Incardona, sono rimasto sorpreso perche’ ho avuto modo di conoscere in questi anni l’arciprete e la sua opera pastorale nel territorio di Augusta. Lo accompagno nella preghiera, e sono fiducioso del lavoro della magistratura che chiarira’ eventuali responsabilita’”.

LE DOMENICHE DELLA CONSOLAZIONE. UNA RISPOSTA TANGIBILE AL PIANTO DI MARIA

E’ stata dedicato ai gruppi di auto mutuo aiuto il terzo appuntamento delle Domeniche della Consolazione al Santuario della Madonna delle lacrime. Una due giorni, alla presenza del rettore Don Luca Saraceno e di don Luigi Corciulo, ricca di confronti, una fiaccolata in memoria dei congiunti scomparsi, e l’incontro con l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro. “Parlare di sofferenza non è mai facile – ha detto monsignor Montenegro -. Il rischio e la superficialità nell’affrontare un simile tema, il rischio e il moralismo, cioè battere la mano sulla spalla, il rischio è dire cose belle ma vuote. Io non sono in grado di darvi ciò che attendete: tutti voi siete passati attraverso la strada della sofferenza, ma ogni sofferenza è unica, ha un volto proprio e un nome proprio. Il Signore è l’unico che può dare senso vero al dolore. Il dolore fisico o morale, è un vuoto che si crea. E una domanda rimbalza nel cuore: perché? Se il vostro cuore è pieno d’amore anche voi siete portatori di amore. Voi siete chiamati a dare carezze, dovete continuare a essere padri e madri. La sofferenza diventa vocazione ad amare. L’unico modo è il dono di sé e continuare ad amare per non insabbiarsi nella sofferenza”. Le intenzioni dei genitori sono state poste ai piedi dell’altare.