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Festa di San Giovanni Bosco al Pantheon

Si celebra venerdì 31 la Festa di San Giovanni Bosco. Nella parrocchia di San Tommaso Apostolo al Pantheon a Siracusa, alle ore 18.00 preghiera del Santo Rosario e alle ore 18.20 festosa accoglienza all’arcivescovo mons. Francesco Lomanto con intrattenimento dei ragazzi del cammino di iniziazione cristiana e celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo. Al termine verrà distribuito il tradizionale panino di don Bosco con la mortadella.
La festa è stata preceduta dal triduo di preparazione, da martedì 28 a giovedì 30: alle ore 18.00 la preghiera del rosario e poi la celebrazione eucaristica e la riflessione sulla figura did on Bosco a cura dei salesiani cooperatori.

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Giornata nazionale per la vita in Cattedrale

Trasmettere la vita, speranza per il mondo” “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita”. (Sap 11, 26) è il titolo della 47ª Giornata Nazionale per la Vita, che si celebra domenica 2 febbraio per riflettere sul valore della vita umana.

La Giornata, promossa dal’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia, si inserisce nel contesto del Giubileo della Speranza, offrendo un’occasione speciale per meditare sul dono della vita alla luce della fede e delle sfide del nostro tempo. Alle ore 9.30 è prevista l’accoglienza in piazza Minerva. Poi il cammino verso la Cattedrale dove alle ore 10.00 ci saranno gli interventi di mons. Salvatore Marino, parroco della Cattedrale di Siracusa; Antonio Alì, già presidente facente funzione del Tribunale di Siracusa; Salvo Sorbello, presidente del Forum delle famiglie della provincia di Siracusa.
Seguiranno le testimonianze dei coniugi Barbara, infermiera presso la Fondazione Sant’Angela Merici, e Stefano Siringo, medico ginecologo all’ospedale Umberto I di Siracusa.
Alle ore 11.30 la celebrazione eucaristica sarà presieduta da mons. Francesco Lomanto, Arcivescovo di Siracusa.

Durante questa giornata ogni parrocchia e realtà ecclesiale potrà organizzare iniziative di preghiera, riflessione e sensibilizzazione, per riaffermare il messaggio evangelico che ogni vita è un dono prezioso di Dio e che custodirla significa costruire un mondo più giusto e solidale.

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Una casa ad Augusta destinata ad ospitare i detenuti con le famiglie

Casa Zaccheo, accoglienza e condivisione

Un progetto di accoglienza, condivisione e cura.
Nasce ad Augusta, nel Siracusano “Casa Zaccheo”, un luogo destinato ad accogliere i detenuti in permesso premio con le loro famiglie.
Un’iniziativa dell’Ufficio diocesano di Pastorale Penitenziaria e della Caritas cittadina. Casa Zaccheo, che si trova proprio davanti alla parrocchia Sacro Cuore di Gesù, sarà gestita dai volontari che accoglieranno i detenuti in permesso (solitamente dai tre agli otto giorni) per buona condotta o per il percorso rieducativo intrapreso.
Casa Zaccheo si pone come segno della continuità del lavoro svolto in questi anni dalla Caritas cittadina – ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto . E come segno della sinodalità sociale. Oggi la Chiesa è impegnata a compiere un cammino sinodale come comunità cristiana ma possiamo estendere questi valori a tutta la nostra vita. E’ un segno di grande attenzione alla dignità della persona per costruire innanzitutto relazioni. La casa è il segno delle relazioni, dell’incontro, della crescita, dello scambio, della condivisione e dunque del camminare insieme. Il frutto che speriamo è quello del reinserimento, della rieducazione per vivere un giubileo esteso a tutta la nostra vita”.
La Caritas di Augusta da tanti anni porta avanti il progetto di accoglienza dei detenuti sul territorio. Ma fino ad ora erano detenuti singoli. Adesso l’accoglienza è cambiata. “E’ in continuità con un progetto avviato da tanti anni all’interno delle comunità ecclesiali per accogliere i detenuti in permesso premio – spiega don Helenio Schettini, referente della Caritas cittadina –. Oggi abbiamo trovato una sistemazione più idonea per le esigenze delle famiglie. L’esperienza di accoglienza è consolidata ed è portata avanti dai volontari delle Caritas di Augusta che vivono un cammino insieme nel servizio alla carità. Un’iniziativa forte che ci permette di crescere a servizio dei fratelli ma anche nella comunione tra le realtà ecclesiali di Augusta“.
L’obiettivo è quello di mettere insieme tutte le forze che lavorano sia all’interno del carcere sia all’esterno. Sensibilizzare il territorio affinché si possano avviare progetti di socializzazione di educazione e inserimento. “Oggi è necessario fare rete, dobbiamo andare insieme, dobbiamo costruire insieme, se vogliamo creare qualcosa che possa durare del tempo e che possa produrre molti frutti – spiega don Andrea Zappulla, direttore dell’Ufficio di Pastorale Penitenziaria -. Il nome non l’abbiamo scelto a caso: Zaccheo è un uomo curioso che appena incontra Gesù lo accoglie nella propria casa e ha una grandissima conversione: è il cambiamento di vita, l’incontro con Gesù cambia radicalmente la vita di quest’uomo. Mi auguro che i fratelli detenuti possano fare la stessa esperienza di Zaccheo”.
E poi l’accoglienza come “apertura del cuore, apertura dell’anima. E noi vogliamo fare spazio nella nostra vita ecclesiale a questi fratelli perché possano vivere un momento di rinascita”.
Poi la condivisione “non solo dei beni materiali ma anche del tempo, bene prezioso che abbiamo tutti. I volontari in questi mesi hanno aiutato a far diventare Casa Zaccheo un luogo familiare. Non istituzionale, non una casa fredda, angusta, gelida, ma un luogo in cui ciascuno possa fare esperienza di famiglia. La condivisione del tempo è appunto dei tanti volontari che ruotano attorno alla missione di casa Zaccheo, ma la condivisione degli spazi penso ai detenuti con la loro famiglia. Ma anche del tempo insieme con noi. Quando i fratelli detenuti sono a Casa Zaccheo insieme alle loro famiglie, noi volontari andiamo a trovarli, ci prendiamo il caffè, ascoltiamo le loro storie, raccogliamo le loro lacrime: diventa un modo per essere dono l’uno per l’altro. E infine l’ultimo aspetto della missione è quello della cura: la cura della persona fondamentale in un mondo come il nostro, spersonalizzato. Casa Zaccheo vuole essere anche il luogo in cui attraverso la cura delle relazioni familiari con i detenuti si possa trovare ecco, quell’aspetto importante per ripartire”.
Don Helenio Schettini ha portato un esempio concreto di comunione: ”La sera di Capodanno mi sono sentito suonare in canonica ed era la famiglia che era accolta in casa Zaccheo che mi aveva portato qualcosa da condividere: è stato un gesto bellissimo perché davvero diventa la bellezza di chi crea relazioni vicendevoli e di donazione reciproca. Quella carità concreta che ci rende fratelli in Cristo. Ad Augusta non accogliamo solo presso casa Zaccheo ma anche presso il centro Caritas ancora continua l’accoglienza dei nostri fratelli soprattutto di quelli che sono senza famiglie. E lì c’è un impegno più gravoso: perché se qui le famiglie poi si prendono cura di tanti aspetti lì invece sono le comunità che si prendono cura di assistere i detenuti nei pasti, di tutto ciò che è necessario anche nella compagnia che è necessaria a queste persone sole quando arrivano al centro Caritas”.
Un ringraziamento a padre Angelo Saraceno, pioniere di questa attività in Caritas che ha iniziato tanti anni fa l’accoglienza di detenuti singoli.
Presenti l’assessore alle politiche sociali del comune di Augusta Biagio Tribulato e il comandante della polizia penitenziaria del carcere di Augusta, Dario Maugeri.
La storia di questa Caritas cittadina ha profonde radici – ha detto padre Angelo Saraceno. Dal terremoto del 1990 abbiamo sperimentato che la vera fede è quando impariamo a prenderci cura del più bisognoso. E ci sono state tante persone più bisognose di noi. Persone rimaste senza casa. E poi con il villaggio dei container dove abbiamo sperimentato le varie povertà. Ma la cosa più importante è il cammino fatto insieme. Il dialogo, le relazioni, prendersi cura non solo ognuno della propria parrocchia. E questo ci ha portato a porre un primo gesto che sembrava fosse urgente. Poter creare una mensa per i più poveri. Poi abbiamo scoperto che nel nostro territorio c’era la realtà del carcere che noi conoscevamo come una struttura sulla strada di Brucoli. Ci hanno chiesto se qualcuno era disposto a prendere i parenti dei carcerati, che col pullman si fermano al centro storico, e accompagnarli fino al carcere. Ed è iniziato il primo servizio. Accogliere non è semplicemente dare una casa: è mettere noi stessi al servizio. Il carcere non è espiazione ma è recupero, reinserimento e fiducia“.
È un ambiente diverso rispetto all’istituto e a qualunque altro ambiente – ha detto il vice direttore della casa di reclusione di Augusta, Francesca Fioria -. Per i familiari che vengono da lontano, avere questa opportunità di poter stare qui con la persona detenuta, in un luogo che si presta soprattutto per i figli dei detenuti, protetto, quasi familiare, come nelle loro abitazioni”.
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Nasce Casa Zaccheo ad Augusta

Un luogo destinato ad accogliere i detenuti in permesso premio con le loro famiglie. Nasce ad Augusta, nel Siracusano, Casa Zaccheo.
Un’iniziativa dell’Ufficio diocesano di Pastorale Penitenziaria e della Caritas cittadina di Augusta che sarà presentata mercoledì 29, alle ore 10.00, presso la parrocchia Sacro Cuore di Gesù.

La cerimonia sarà presieduta dall’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, e vedrà la partecipazione di don Helenio Schettini, referente della Caritas cittadina di Augusta, e don Andrea Zappulla, direttore dell’Ufficio di Pastorale Penitenziaria, del sindaco di Augusta Giuseppe Di Mare, del direttore del carcere di Augusta, Angela Lantieri, del comandante della polizia penitenziaria della casa di reclusione di Augusta Dario Maugeri, e dei rappresentanti di polizia e carabinieri.

La Casa Zaccheo sarà gestita dai volontari che accoglieranno i detenuti in permesso premio (solitamente dai tre agli otto giorni) per buona condotta o per il percorso rieducativo intrapreso.

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Dialoghi per la pace

Due incontri sul dialogo. Due conversazioni sul tema concreto della pace con due teologi e un astrofisico, dal titolo Dialoghi per la Pace, promossi dall’Ufficio Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Siracusa diretto dal mons. Maurizio Aliotta. Due momenti per suscitare un “sentire” comune sui temi della costruzione della pace.

Il primo incontro si terrà martedì 28 gennaio alle ore 18.30 nella parrocchia Cristo Re di Lentini: in dialogo con il teologo Gianni Mazzillo.
Secondo incontro venerdì 31 gennaio alle ore 18.00 al centro congressi del Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa: in dialogo con Daniele Spadaro, astrofisico, e Luca Novara, teologo.
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Chiusura della Chiesa Cattedrale 

L’Arcidiocesi comunica la chiusura della Chiesa Cattedrale in piazza Duomo a Siracusa da mercoledì 22 a venerdì 24 gennaio per un intervento di manutenzione ordinaria.
La chiusura viene resa nota per dare l’opportuna conoscenza ai siracusani e ai turisti che quotidianamente si recano nella Cattedrale.

Visitare la Cattedrale di Siracusa significa poter avere un incontro diretto con il mondo greco del V secolo a.C. essendo nello stesso spazio del tempio di Atena.
Un monumento fortemente stratificato e segnato da continue trasformazioni, ancora in grado di raccontare con evidenza il passato, attraverso i suoi elementi architettonici.
Per questo la Cattedrale di Siracusa dal 2005 è annoverata nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità ed è oggi uno dei siti più visitati dell’Isola. Con i suoi 25 secoli di storia, l’edificio sacro presenta 36 colonne in stile dorico, alte più di 8 metri, innalzate dai greci di Sicilia nel punto più alto dell’acropoli e consacrate alla dea Atena.
Le colonne ancora oggi visibili, sia all’interno che all’esterno della chiesa, trovarono una nuova identità come struttura portante della chiesa bizantina e, una volta inglobate nelle mura perimetrali, accolsero un’antica immagine di Maria con in braccio il Bambino: la Madonna del Piliere. Da allora la chiesa è diventata un importante luogo di culto cristiano.

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Giubileo dei portatori del simulacro di Santa Lucia e delle portatrici delle reliquie

“Santa Lucia è il simbolo della nostra Chiesa”

Santa Lucia è il simbolo della nostra Chiesa“, la personificazione “della Chiesa di Siracusa“. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, che ha presieduto la celebrazione eucaristica nella chiesa Cattedrale in occasione della festa delle reliquie.
Una giornata nel corso della quale è stato esposto il simulacro argenteo di Santa Lucia custodito nella sua nicchia nella cappella in Cattedrale e si è celebrato il Giubileo dei portatori del simulacro di Santa Lucia e delle portatrici delle reliquie.

Mons. Lomanto ha ricordato il messaggio di santità di Lucia alla Chiesa, “in particolare alla nostra Chiesa: vivere e portare a tutti la gioia del Vangelo. L’ascolto e la messa in pratica della parola di Dio ci impone di vivere in Cristo e di operare quello che la parola richiede. La vocazione di Lucia è volta anche a una santità operosa, sobria nelle forme, animata da uno spirito di carità universale.
“Compiamo gesti concreti di carità e di misericordia per entrare nell’intimità dell’amore di Dio e per imparare ad amare da come Egli ci ama. Accogliamo la grazia del Giubileo e ravviviamo il nostro cammino di fede con il triplice messaggio di santità di Lucia alla nostra Chiesa. Il Signore ci ha immessi nel solco di una storia ricca di doni, di grazie e di benedizioni e noi ne siamo responsabili. Incarniamo la fede nella vita di ogni giorno – ha concluso l’arcivescovo Lomanto – con l’originalità del nostro essere, con la peculiarità della nostra vita, con la particolarità del nostro ruolo, con la specificità delle nostre capacità, con lo stile delle nostre qualità“.
Prima della celebrazione l’apertura della nicchia con mons. Salvatore Marino, parroco della Cattedrale, e tutti i componenti della Deputazione della Cappella di Santa Lucia ed i tanti volontari che hanno preso parte alla visita del corpo di Lucia da Venezia.

Poi il saluto alla professoressa Cettina Oliveri, collaboratrice della Deputazione, che diversi anni fa è stata la prima componente donna della Deputazione, che ha coordinato sin dalla sua nascita i foulard verdi, le portatrici delle reliquie. Alla professoressa Oliveri, che ha preferito lasciare dopo tanti anni, la Deputazione ha rivolto un ringraziamento di cuore per l’attività svolta e la dedizione nel portare avanti il difficile compito.

Al termine della messa, nella chiesa Santa Maria della Concezione, distribuzione dei tesserini di servizio ai volontari.

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Si celebra la 47ª Giornata nazionale per la vita

Si celebra il prossimo 2 febbraio la 47ª Giornata Nazionale per la Vita, un appuntamento annuale promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana per riflettere sul valore inestimabile della vita umana e rinnovare il nostro impegno nella sua custodia e promozione.

Quest’anno, la Giornata si inserisce nel contesto del Giubileo della Speranza, offrendo un’occasione speciale per meditare sul dono della vita alla luce della fede e delle sfide del nostro tempo.
“Il tema scelto per questa edizione, “Trasmettere la vita, speranza per il mondo“. “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita”. (Sap 11, 26)», ispirato alla Bolla Spes non confundit (La speranza non delude), richiama tutti – famiglie, comunità ecclesiali e società civile – a riscoprire il valore della vita, a partire dai più deboli e indifesi, e a guardare al futuro con fiducia e responsabilità – spiegano Maria Grazia e Salvatore Cannizzaro, responsabili della Pastorale della famiglia -. Durante questa giornata ogni parrocchia e realtà ecclesiale potrà organizzare iniziative di preghiera, riflessione e sensibilizzazione, per riaffermare il messaggio evangelico che ogni vita è un dono prezioso di Dio e che custodirla significa costruire un mondo più giusto e solidale”.

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Lomanto: “Viviamo fuori dai condizionamenti”

Oggi, più che mai, occorre presentare alle nuove generazioni il cristianesimo nella sua profonda realtà, cioè come un rapporto mistico con Cristo, come un incontro personale con Dio. Esso, infatti, non è essenzialmente un ordinamento morale o un sistema etico, un insieme di prescrizioni e di divieti, ma una vita mistica, ossia di relazione personale con il Signore, dal quale scaturisce anche la vita buona del credente”. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, che ha presieduto la celebrazione per la Dedicazione della chiesa Cattedrale. Una ricorrenza che rappresenta un momento particolarmente significativo per la vita della Diocesi: è la festa della comunità diocesana che riconosce nella chiesa Cattedrale il segno dell’unità e della comunione col Vescovo.
La chiesa era gremita di fedeli che, nella stessa giornata, hanno preso parte anche all’inizio della Scuola di formazione teologica di Base Giovanni XXIII e hanno vissuto il Giubileo Diocesano dei laici.

Prima della celebrazione è stato fra’ Gaetano La Speme ofm capp a tenere la prolusione per l’inaugurazione del nuovo percorso della Scuola di Formazione Teologica guidata da don Alessandro Genovese. “L’uomo cammina e può camminare verso Dio perchè Dio sì è messo in cammino verso l’umanità prima del tempo… ha fatto il primo passo e non si è mai fermato, non ha più smesso di venirci incontro – ha detto fra’ Gaetano La Speme –. I cristiani sono per antonomasia pellegrini, pellegrini di speranza. La Speranza è quella forma di intelligenza che sa riconoscere il bene potenziale e attiva la corresponsabilità per coltivarlo. La speranza non è ottimismo. La speranza è la capacità di riconoscere un cammino dove nessuno lo vede. Possiamo osservare la speranza da molteplici punti di vita: essa è una forma di conoscenza, di contemplazione del bene anche quando il bene non è in superficie, come il seme è nella terra pronto a germogliare. Osservata da un’altra prospettiva la speranza è anche esperienza di amore“.

La scuola di formazione teologica di base

La scuola di teologia di base propone un accompagnamento didattico e un metodo che è comunitario, partecipativo, semplice.
Perché studiamo il testo biblico? Per amore al testo stesso mediante il quale Dio ci parla come ad amici. Nella meditazione della parola sperimentiamo che l’educazione, la catechesi, non è questione di nozioni o di imperativi che vengono dall’esterno: è una questione  del cuore, amore per il bello. La Bibbia è scritta come un testo di speranza per l’oggi. E’ un testo che vuole essere significativo oggi, per questo popolo; non è cronaca e non è indicazioni senza tempo e senza luogo. E’ un testo per il presente, un testo per dare speranza oggi. Un testo che annuncia che la speranza cristiana ha ricevuto una risposta: il dono del regno di Dio: un dono, grande e bello“.
Infine ricordando Papa Francesco nella bolla Spes non confundit, fra La Speme ha evidenziato che “la speranza cristiana, ci trasporta al di là delle prove, ci dà l’intelligenza che sa riconoscere grandezza di un seme, che sa vedere un cammino dove nessuno lo vede, che ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta. Quella meta desiderata alla quale siamo chiamati e verso la quale, come pellegrini di speranza, siamo in cammino: il Paradiso: la piena comunione dei santi nella Santissima Trinità”.

 

Dedicazione della chiesa Cattedrale

Nel corso della sua omelia l’arcivescovo Lomanto ha invece sottolineato come la Dedicazione della Chiesa è “il segno della nostra consacrazione a Dio: il vero tempio di Dio è l’uomo. Il mistero della Dedicazione del Tempio è l’offerta del nostro essere, del nostro spirito umano a Dio, affinché Egli ne faccia la sua dimora. La nostra vita è proprio questa dedicazione, questa consacrazione a Dio, questo sentirci presi, posseduti e abitati dal Signore. Essere cristiano vuol dire essere trasferito nel Regno di Dio, vivere già al di fuori dei condizionamenti terrestri”.

E sulla Scuola di Formazione Teologica di Base: “Ha lo scopo di offrire una formazione cristiana come educazione al rapporto con Dio, per consentire di incontrare realmente il Signore, lasciarsi abitare da Lui e vivere alla sua presenza”.

Ma è stato anche il momento per celebrare il Giubileo Diocesano dei laici: “Occorre anzitutto garantire alcune disposizioni affinché la grazia sia efficace in noi: la prima disposizione immediata è la nostra fede, cioè credere che Dio è particolarmente pronto, in questo tempo, a concederci la grazia; la seconda è il bisogno del perdono divino, il senso del nostro peccato, cioè sentire il bisogno di questa grazia; e infine il senso della nostra corresponsabilità per la grandezza della nostra santificazione e della nostra missione, perciò l’implorazione a Dio, perché questa grazia discenda, perché Dio ci perdoni, perché Dio ci rinnovi, perché Dio veramente ci faccia santi”.

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