La parrocchiana più longeva della chiesa di San Tommaso Pantheon compie 100 anni. La comunità parrocchiale si è riunita attorno a Lidia Bartoli per spegnere insieme le candeline per i suoi 100 anni.
Momenti di gioia per l’evento che ha visto la signora Lidia circondata dall’affetto caloroso degli amici e del parroco don Massimo Di Natale. L’arcivescovo mons. Francesco Lomanto ha impartito la benedizione, mentre il sindaco di Siracusa Francesco Italia le ha donato una targa speciale a nome dell’intera città. “Tutti vedono nella signorina Lidia un esempio da imitare per il suo “guardare e parlare con gli occhi”, il suo sorriso contagioso, il suo amore incondizionato per la vita e per il prossimo, il suo ieri che si fa oggi e domani con ancora più voglia di condividere e di fare” ha detto don Massimo Di Natale.
Archivi della categoria: Vescovo Francesco
Mons. Lomanto: “Santa Lucia, sostegno nello sconforto”
Santa Lucia “non si è lasciata intimorire dinanzi alle difficoltà e alle minacce” ed ha tenuto “sempre fisso lo sguardo su Dio“. Questo ci incoraggia “a non farci prendere dallo sconforto nella situazione di grande incertezza che stiamo attraversando a causa degli strascichi della pandemia, della brutalità delle guerre e della grave crisi energetica ed economica che mette in difficoltà famiglie, commercianti, lavoratori, disoccupati e incrementa il numero dei poveri”. L’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto, parla alla città e ai fedeli siracusani che in migliaia hanno affollato piazza Duomo ieri pomeriggio nel momento dell’uscita del simulacro e delle reliquie di Santa Lucia dalla chiesa Cattedrale. Superata l’emergenza pandemica a Siracusa, nel giorno della festa della patrona e martire siracusana, torna la processione che dalla Cattedrale ha portato il simulacro in serata alla Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, luogo del martirio, dove si terrà l’ottavario. Al termine del quale ci sarà la processione di rientro in Cattedrale. “Guardando a Santa Lucia, comprendiamo la necessità di una fede che deve essere assolutamente forte. Dobbiamo “perseverare” nella fede in Dio, l’unico che può darci la forza di superare la complessità del tempo presente senza cadere nello scoramento. Il Signore è con noi! Santa Lucia è con noi!” ha concluso Lomanto nel suo discorso dal balcone pronunciato davanti a migliaia di siracusani che poi hanno accompagnato la patrona in una lunghissima processione terminata dopo oltre sei ore.
Al mattino è stato l’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, a tenere il Pontificale “consegnando” tre “luci” alla comunità ecclesiale: la luce di Platone che “è luce d’unità che vince le tenebre della divisione e della lacerazione delle guerre. L’unità è un valore, civile ed ecclesiale, prezioso da custodire. C’è lo ricorda Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: l’unità prevale sul conflitto”. E poi la luce di Paolo che “ci ricorda come Dio sia ‘grazioso‘, nel duplice significato di questo aggettivo: gratuito e bello. Dio è mistero di pura grazia non solamente nei nostri confronti, liberandoci, in Cristo morto e risorto, gratuitamente dai mali e dal Maligno; ma anche ‘ad intra‘, in sé stesso“. Ed infine la terza ed ultima: la luce di Lucia, una “luce martiriale”, una “luce testimoniale”. “Oggi si parla tanto, nel linguaggio del marketing del testimonial. Ma Lucia è più di un testimonial, è una testimone che crede fino a dare la vita, è appunto una “martire”. Il martire “non è colui il quale toglie la vita a sé o agli altri, ma colui a cui la vita viene tolta per non venir meno alla sua fede e colui che risponde alla violenza con la non-violenza, al male con il bene, alla morte donando la vita. La luce martiriale è una luce della non-violenza. Una Città, una Nazione, le relazioni fra le Nazioni se poggiassero sempre più e sempre meglio le fondamenta del loro vivere comune sulla “non-violenza” o sulla “carità” e “l’accoglienza vicendevole” tutto oggi sarebbe diverso”.
Ai piedi del simulacro anche la reliquia del giudice Rosario Livatino, che l’arcivescovo di Agrigento ha portato per la serata in ricordo del giudice martire della verità e della giustizia che ha avuto luogo lunedì scorso: un confronto a più voci sulla figura di un testimone di una fede “credibile”.
Discorso di Piazza Duomo
Carissimi fratelli e sorelle,
ancora una volta, il Signore ci dona la grazia di celebrare la festa della nostra cara Santa Lucia, vergine e martire siracusana, nostra concittadina che ammiriamo per la sua fede in Gesù, per la sua carità verso i bisognosi e per la sua speranza che mai è venuta meno, neanche quando ha affrontato persecuzione e umiliazione.
Oggi, con devozione portiamo in processione il Simulacro che ritrae Santa Lucia e si presenta in un portamento nobile, che guarda in avanti, con i segni del martirio. Anche la statua della nostra cara Patrona per un verso ci ricorda l’incrollabile fierezza di Santa Lucia la quale non si è lasciata intimorire dinanzi alle difficoltà e alle minacce, tenendo sempre fisso lo sguardo su Dio, per un altro verso incoraggia anche noi a non farci prendere dallo sconforto nella situazione di grande incertezza che stiamo attraversando a causa degli strascichi della pandemia, della brutalità delle guerre e della grave crisi energetica ed economica che mette in difficoltà famiglie, commercianti, lavoratori, disoccupati e incrementa il numero dei poveri.
Guardando a Santa Lucia, comprendiamo la necessità di una fede che deve essere assolutamente forte. Dobbiamo “perseverare” nella fede in Dio, l’unico che può darci la forza di superare la complessità del tempo presente senza cadere nello scoramento. Il Signore è con noi! Santa Lucia è con noi!
Anche noi con coraggio, come Santa Lucia, poniamo tutta la nostra fiducia in Dio che ‒ come leggiamo nella Bibbia ‒ «dà forza allo stanco e accresce vigore a colui che è spossato» (Is 40,29). Anche noi, come Santa Lucia, crediamo alle parole di San Paolo dicendo «Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica» (Fil 4,13).
Papa Francesco ci ha indicato il Sinodo della Chiesa come cammino indispensabile per sostenerci nella fede, per stare insieme alla presenza di Dio, per testimoniare l’amore di Gesù e la carità verso gli altri.
Come ho scritto nella lettera pastorale di quest’anno “Santificati nella verità” (Gv. 17,19): «È necessario offrire al mondo di oggi un cammino di civiltà e di progresso fondato sulla giustizia e sulla verità del Vangelo. […]. L’unico cammino che ci conduce alla vita e alla salvezza è stato aperto da Cristo, Via, Verità e Vita. Egli è il Verbo incarnato, è il Dio con noi; è il Rivelatore del Padre e il Salvatore del mondo. E la missione più urgente e più necessaria è proclamare al mondo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio morto e risuscitato, che è la vita e la risurrezione per tutti».
Camminiamo insieme ai nostri Santi, sotto lo sguardo della Madonna di cui l’anno prossimo celebreremo il LXX anniversario della Lacrimazione, sotto la protezione di Santa Lucia della quale nel 2024 celebreremo il 1720° anniversario del suo glorioso martirio. I nostri Santi ci stiano accanto, ci proteggano e ci benedicano. Evviva Santa Lucia!
† Francesco Lomanto
Arcivescovo
L’unica nostra ricchezza è soltanto Colui che ci ama
“Crediamo all’amore di Dio, perché la fede cambia davvero il modo di guardare alla vita e di giudicarne gli avvenimenti. Se accogliamo l’amore di Dio, tutto diventa segno, mezzo e strumento del suo amore”. E’ uno dei passaggi dell’omelia di mons. Francesco Lomanto per i primi vespri della solennità di Santa Lucia nella chiesa Cattedrale. Presente anche mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, che domattina terrà il Pontificale.
“Santa Lucia, consacrandosi a Dio e progredendo nel cammino della fede, accolse l’amore di Dio per divenire amore, per entrare in un rapporto di carità vera col prossimo e per vivere l’unica grande ricchezza soltanto in Colui che ci ama” ha detto mons. Lomanto. “L’amore di Dio non è soltanto un esempio da imitare, ma un dono da accogliere. Questo ci insegna Santa Lucia. Soltanto se noi veramente sentiremo di essere amati da Dio, sapremo anche amare. Dio non ci ha amato di un qualunque amore, ci ha amati fino a donarsi Lui stesso infinito a ciascuno di noi e a dare il suo Figlio unigenito. La nostra vita cristiana altro non è che aprirci ad accogliere questo dono di amore; dono di amore che veramente non possiamo accogliere che in quanto noi stessi diveniamo amore. Se Dio ci dona l’amore noi diveniamo amore, perché nell’amore Egli abita in noi, e allora anche la nostra vita non è più che questo dono di noi stessi a Dio e ai fratelli. Il vivere davanti a Dio ci apre alla testimonianza come dono di noi stessi. Il perfetto cristiano è il martire (dal greco martyria: testimonianza), che segue più da vicino il Signore. La vita cristiana comporta per tutti un esercizio di pazienza e di amore: non si tratta per noi di offrire la vita nel martirio di sangue, ma di morire giorno per giorno a noi stessi, ai nostri egoismi, alla vanità del mondo, come ci impone la nostra adesione a Cristo (Lettera pastorale, 2022)”.
L’arcivescovo ha sottolineato che “l’amore del prossimo è la prova e la manifestazione dell’amore di Dio. L’amore del prossimo è la prova dell’amore di Dio, suppone l’amore di Dio e ne è la manifestazione. Non si ama il prossimo se non si ama prima Dio, altrimenti non si potrebbe realmente amarlo di quell’amore che ci salva, di quella carità soprannaturale che è la pienezza della legge secondo Paolo (cf. Rm 13,10). Di fatto è solo attraverso l’amore di Dio che l’uomo può entrare in un rapporto di carità vera col prossimo: carità non sociale ma intima, che realizza una vera unità (cf. DB, L’amore del prossimo, Firenze 1961)”. Infine l’arcivescovo ha invitato a riscoprire la vera ricchezza: “Tutta la vita cristiana consiste in questo: nel credere sempre meglio, nel credere sempre più che Egli ci ama. Proprio per questo tante volte l’amore divino spoglia l’uomo invece di arricchirlo: lo spoglia proprio perché sia nostra ricchezza Colui che ci ama e soltanto Colui che ci ama. Per chi crede, tutto è Amore! Questa è la notizia bella del Vangelo, che cambia la vita dell’uomo e del mondo. Questo è l’insegnamento di Santa Lucia che visse la vita come dono fino alla resa a Dio e all’esaltazione dell’amore crocifisso”.
Al termine il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, ha offerto un cero a nome della città, mentre alcuni sindaci della diocesi hanno offerto i doni del loro territorio.
Martire di Cristo – Ricordo di Rosario Livatino
Un ricordo di Rosario Livatino, magistrato ucciso in un agguato all’età di 38 anni. Stasera alle ore 20.30, nella Chiesa Cattedrale a Siracusa, avrà luogo l’incontro “Martire di Cristo nella verità e nella giustizia – Ricordo di Rosario Livatino” con mons. Alessandro Damiano, Arcivescovo metropolita di Agrigento e mons. Francesco Lomanto, Arcivescovo Metropolita di Siracusa. L’arcivescovo di Agrigento porterà la Reliquia della camicia insanguinata di Rosario Livatino.
Livatino venne ucciso la mattina del 21 settembre 1990 sul viadotto Gasena lungo la strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta mentre, alla guida della propria auto, si recava in Tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie ad un testimone oculare, i componenti del gruppo omicida e i mandanti, e tutti sono stati condannati, in tre differenti tronconi processuali.
Il 9 maggio del 2021, nella cattedrale di San Gerlando ad Agrigento, è stato proclamato beato nella messa celebrata dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi.
Nel decennio dal 29 settembre 1979 al 20 agosto 1989, come sostituto procuratore della Repubblica, Livatino si è occupato delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune ma anche, nel 1985, di quella che poi negli anni 1990 sarebbe scoppiata come la “Tangentopoli siciliana”. Il servizio che, dal 21 agosto 1989 al 21 settembre 1990, egli presta al Tribunale di Agrigento è di giudice a latere nella sezione penale, e in quanto tale, si dedica in modo speciale alle misure di prevenzione, incluse quelle patrimoniali. “S.T.D.”. Sono le tre lettere, all’inizio non decifrate, poi identificate come le iniziali dell’espressione “sub tutela Dei“: lettere che segnano l’affidamento al Signore di tutto ciò che per Rosario Livatino ha senso, dalla vita familiare al lavoro, dalle preoccupazioni per l’incolumità propria e altrui alle speranze di matrimonio. Per questo le si incontra spesso nelle pagine delle sue agende.
“Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni” ha detto di lui Papa Francesco nel discorso “Ai Membri del Centro Studi Rosario Livatino” il 29 novembre 2019.
Rosario Livatino affermava: “Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata”.
Prima dell’incontro, stasera alle ore 19.00, celebrazione dei Primi Vespri della Solennità presieduta dall’arcivescovo mons. Francesco Lomanto. Al termine il sindaco di Siracusa, a nome della città, offrirà un cero votivo ed i sindaci della Diocesi offriranno un dono del loro territorio.
Sarà presentata la lettera pastorale dell'Arcivescovo
Assemblea diocesana nel Cammino sinodale
Venerdì 2 dicembre alle ore 18.00 Assemblea Diocesana nel salone “Giovanni Paolo II” del centro convegni del Santuario della Madonna delle Lacrime. L’Arcivescovo mons. Francesco Lomanto convoca i fedeli per riprendere il Cammino Sinodale.
Lo scorso 28 ottobre, sempre in Assemblea, era stata introdotta la seconda tappa del Cammino con I cantieri di Bethania ed era stato avviato il lavoro da svolgere nei Vicariati i cui frutti saranno oggetto di studio venerdì prossimo. Sono invitati a partecipare i presbiteri, i diaconi, i religiosi e i laici, con particolare riferimento ai membri dei Consigli parrocchiali e ai responsabili/coordinatori delle nostre aggregazioni laicali.
Il Cammino Sinodale è il cammino della Chiesa riunita attorno al suo Pastore: è importante quindi che l’Assemblea possa esprimerne il volto in tutte le sue espressioni.
Nel corso dell’Assemblea sarà presentata la seconda lettera pastorale dell’Arcivescovo Francesco Lomanto, dal titolo Sanctificati in veritate.
Avvento, tempo della vigilanza per accogliere Dio
L’Avvento apre al nuovo Anno liturgico e dispone all’incontro con Gesù nel suo Natale. In occasione della Prima Domenica di Avvento, domani 27 novembre, l’arcivescovo, mons. Francesco Lomanto, ha inviato una lettera alla Comunità Diocesana.
“Invito tutti a vivere l’Avvento come tempo della vigilanza, dell’attesa e della speranza per accogliere Dio in una misura sempre più grande, ponendoci in ascolto della sua Parola, contemplando il mistero del Natale e realizzando in noi la sua presenza di pace, di bene e di amore” ha scritto mons. Lomanto che ha indicato tre strade da seguire
Il tempo dinamico dell’Avvento: accogliere Dio in misura sempre più grande
“L’Avvento è attesa della venuta del Signore che vuole realizzare un incontro personale con noi. Nella professione di fede affermiamo: «Per noi e per la nostra salvezza discese dal cielo». Egli è venuto e continua a venire per incontrarci, per stare con noi e per salvarci. Viene realmente perché è il Vivente che dona vita e speranza in un mondo migliore. Egli è venuto e viene perché noi possiamo accoglierlo aprendoci sempre di più a Lui, perché Egli possa donarsi a noi in una misura ogni giorno più vera e più piena. Di qui nasce la necessità dell’attesa di ogni cristiano. Non si tratta soltanto di un avvento escatologico proiettato nel futuro che chiuderà la storia del mondo, la vita di questa economia presente, ma si deve parlare, invece, di una continua venuta di Cristo. Non possiamo vivere una vita veramente cristiana se, giorno dopo giorno, non ci rinnoviamo nel contatto con Dio. L’esperienza del cristiano che è Dio stesso, non può conoscere mai declino, ma deve continuamente attingere alla comunione con Dio in una misura sempre maggiore, in una incessante crescita e in una rinnovata novità di vita.
Il mistero del Natale: Dio si spoglia di tutto e mantiene il potere di amare e di essere amato
Nel mistero del Natale, il Figlio di Dio, per amore diventa uomo pur non cessando di essere Dio: si fa Carne per prendere la croce e portare la salvezza all’umanità, Egli è Colui che ha rinunciato a ogni potere, a ogni grandezza, non riservando nulla per sé, se non il potere di amare, e di amare fino in fondo, fino a dare se stesso. L’amore disarma sempre. L’amore abbassa il Verbo di Dio per ridurlo veramente alla proporzione dell’uomo. Lo spoglia di ogni suo potere, perché vuole abitare dentro di noi, vivere nei nostri cuori, per piantarvi il giardino ameno dello Spirito che porta ogni genere di frutti buoni per Dio. Insieme al potere di amare, il Figlio di Dio fatto uomo si riserva anche il potere di essere amato. Proprio questo Egli attende da noi. Non chiede un servizio, non aspetta una sudditanza, non pretende una dipendenza: attende una risposta di amore al suo amore infinito.Ecco il mistero del Natale: un Dio che si spoglia di tutto per dare e attendere tutto nell’amore! Ma, allora, quale significato assume oggi il Natale per noi?
Il significato del Natale: vivere il mistero dell’infinito amore di Dio
Il miracolo del Natale del Signore è che Egli non è più al di fuori di noi, ma abita dentro di noi, vive nei nostri cuori e dimora in noi. Il teologo Henri De Lubac, commentando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, scriveva: «Iddio pronunzia una sola parola, non solo in se stesso, nella sua eternità senza vicissitudini, nell’atto immobile con cui genera il Verbo, come ricordava sant’Agostino; ma anche, come insegnava già sant’Ambrogio, nel tempo e tra gli uomini, nell’atto con cui egli invia il suo Verbo ad abitare la nostra terra». Con la sua Incarnazione Gesù si fa presente nella nostra umanità, nel luogo dove noi siamo e nella vita che noi viviamo oggi, non domani; oggi, non ieri, perché oggi noi dobbiamo prestare a Lui questa nostra umanità, affinché Egli viva. Celebrare il Natale del Signore vuol dire, allora, che il suo segreto abitare nel nostro cuore diventi il centro stabile, perenne e unificante dei nostri legami, del nostro pensare, del nostro agire, di tutto il nostro vivere“.
Infine l’invito a “usufruire del prezioso Sussidio liturgico-pastorale “Un bambino è nato per noi” (Is 9,5), offerto dall’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI, utile per animare e arricchire le nostre celebrazioni liturgiche con l’ausilio dei commenti teologici e spirituali, delle proposte musicali e dei suggerimenti per una preghiera inclusiva delle persone con disabilità“.
Mons. Lomanto: “A nessuno manchi il necessario per una vita libera e dignitosa”
“La preoccupante situazione geopolitica con le conseguenze economiche che produce rischia, come sempre, di causare i danni maggiori a carico dei soggetti più deboli. Il nostro territorio, già gravemente sofferente per le piaghe della disoccupazione e della precarietà del lavoro, dell’inquinamento e della carenza di infrastrutture vede profilarsi il pericolo di subire ulteriori irreparabili ferite lasciando migliaia di famiglie e di lavoratori privi di ogni sussistenza“. Inizia così il messaggio che l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, ha inviato come segno di vicinanza ai lavoratori e alle famiglie del polo petrolchimico di Priolo. Il messaggio è stato letto in piazza Archimede al termine del corteo promosso da Cgil e Cisl al quale hanno preso parte migliaia di persone.
“Come Pastore della Chiesa siracusana rivolgo un accorato appello a tutti e a ciascuno secondo la propria competenza e responsabilità – scrive l’arcivescovo –: uniamoci in un corale impegno di costruzione di un futuro sereno nel quale a nessuno manchi il necessario per una vita libera e dignitosa: ai giovani non siano negati i sogni, agli anziani sia garantita la serenità, ai deboli sia data la certezza dei propri diritti. Oggi, come non mai, è il tempo dell’unità verso la comune meta della pace, dell’unione tra i popoli, della ricerca e della costruzione del bene comune. Cristo, divino operaio, benedica e sostenga gli sforzi di quanti si stanno impegnando per la pace e per la tutela dei più piccoli e poveri”.
Il 69esimo anniversario della Lacrimazione a Siracusa
Le lacrime di Maria riflesso delle lacrime di Gesù
Le parole di Papa Francesco, «Le lacrime di Maria sono un riflesso delle lacrime di Gesù», guideranno la riflessione del 69mo anniversario della Lacrimazione della Madonna a Siracusa.
Papa Francesco, nel suo discorso al pellegrinaggio della Comunità Pastorale “Madonna delle Lacrime” di Treviglio, il cui Santuario è gemellato con il nostro Santuario di Siracusa, ha anche detto che “Le lacrime di Maria sono anche segno del pianto di Dio per le vittime della guerra che sta distruggendo l’Ucraina. Al suo Cuore immacolato abbiamo affidato la nostra supplica, e siamo certi che la Madre l’ha accolta e intercede per la pace, lei che è la Regina della Pace” (23 aprile 2022).
Il programma dell’anniversario culminerà nella celebrazione eucaristica dell’1 settembre presieduta dal Card. Gualtiero Bassetti, già Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e con l’Atto di Affidamento e di Consacrazione della Città e della Diocesi di Siracusa al Cuore Immacolato di Maria da parte dell’arcivescovo, mons. Francesco Lomanto.
E nel suo messaggio l’arcivescovo Lomanto ha ricordato: “Le Lacrime della Madonna accompagnano il cammino della Chiesa e rafforzano la nostra fede nel Signore. Esse non sono segno di debolezza o di resa, sono piuttosto la nostra forza e la nostra speranza perché – come ha detto Papa Francesco – «Le Lacrime di Maria sono un riflesso delle Lacrime di Gesù» (23.04.2022). Le Lacrime di Maria, quale riflesso delle Lacrime di Gesù sono la certezza che non siamo soli: Dio è con noi e mai abbandona i suoi figli nella sofferenza e nelle fatiche della vita. «Se Dio ha pianto – afferma il Papa – anch’io posso piangere sapendo di essere compreso» (05.05.2016).
Le Lacrime della Madonna riflettono le Lacrime di Gesù e sono la rivelazione dell’Amore di Dio che piange con noi, suscitando in noi la «grazia di saper piangere» per i nostri peccati, per le sofferenze dei fratelli, per la crudeltà della guerra fratricida e per l’insensatezza della violenza. Le Lacrime della Madonna donino occhi nuovi per guardare col cuore di Dio la nostra storia e poter agire con vera carità verso i fratelli poveri e sofferenti”.
Venerdì 26 agosto è previsto un incontro con i testimoni oculari della Lacrimazione della Madonna nel 1953 e la presentazione dei libri-testimonianza di Franco Cirillo. Sabato 27, al termine della celebrazione eucaristica delle ore 19.00, presieduta da mons. Francesco Lomanto, sarà celebrato il tradizionale rito della benedizione del cotone, che sarà distribuito ai fedeli al termine delle Sante Messe del sabato e della domenica.
Il 29 agosto la celebrazione eucaristica delle ore 19.00 sarà presieduta da mons. Francesco Lomanto, il 30 agosto da mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo emerito di Siracusa, il 31 agosto da mons. Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa.
Confermata l’installazione della pedana sull’Altare maggiore, che facilita la preghiera al cospetto del Quadretto miracoloso della Madonna delle Lacrime, dal 14 agosto al 2 settembre 2022.
L’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto, per la festa del Patrocinio di Santa Lucia (1 maggio 2022)
Gli auguri dell'arcivescovo Francesco Lomanto
La gioia nasce dal sentirci fratelli
Auguro di cuore a tutti una Santa Pasqua di pace, di bene e di gioia.
Di pace, accogliendo il dono del Risorto, che è la pace. Gesù risorto dice ai discepoli “Pace a voi” e la pace è Gesù, è risorto, e vive dentro di noi. Una Santa Pasqua di pace e di bene.
Il Bene impegna anche noi nel dono, nel servizio, nell’amore, nella costruzione del bene comune. Pace, bene e gioia. La gioia nasce dall’essere insieme, dal sentirci fratelli. E allora auguro di cuore a ciascuno, a tutti, di scoprire il senso forte e grande della fratellanza per essere davvero tutti fratelli.
Sostenerci per mano e affrontare con fiducia, con speranza l’avvenire, nonostante le difficoltà e le tribolazioni che possono presentarsi. Guardiamo con fiducia, con speranza, con animo lieto, il nostro cammino, il nostro avvenire. Sostenuti dalla forza e dalla presenza del Signore risorto che è con noi, cammina con noi, rimane con noi.
Buona Pasqua a tutti di cuore.Mons. Francesco Lomanto