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L’origine è nel Mistero Pasquale

Nella Chiesa Cattedrale, l’Arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo ha conferito l’ordinazione presbiterale al diacono don Marco Ramondetta della comunità parrocchiale Sant’Antonio di Padova a Siracusa e l’ordinazione diaconale all’accolito Antonio Bianca della comunità parrocchiale San Giovanni Battista all’Immacolata a Siracusa.
“Tutta la liturgia del tempo pasquale, carissimi fratelli e sorelle, è un itinerario mistagogico che ci conduce a vivere in pienezza il mistero di Cristo Crocifisso e Risorto, di cui siamo resi partecipi mediante la fede e i sacramenti. Facciamo perciò tesoro di ogni singola celebrazione – ha detto l’arcivescovo – ; nutriamo il nostro spirito di quella ricchezza dottrinale che ci offrono i testi liturgici; impariamo soprattutto a riconoscere il Signore, presente nella sua Parola, nell’Eucaristia, nella comunità ecclesiale. E’ da questa sorgente, la celebrazione liturgica, che trae origine e si sviluppa l’autentica spiritualità cristiana. Una spiritualità che non si esaurisce nella sfera religiosa; viceversa, attingendo al ricco patrimonio della fede, è una spiritualità che ci rende capaci di vivere più intensamente la nostra vita quotidiana e ci permette di riconoscere i segni della presenza del Signore Risorto negli eventi e, soprattutto, nella storia e nel volto degli uomini e delle donne che intersecano le strade della nostra esistenza.   Il ministero sacro al quale voi, carissimi Marco e Antonio, venite ora promossi, rispettivamente all’Ordine del Presbiterato e del Diaconato, ha nel Mistero pasquale la sua origine”.
 

Ordinazione sacerdotale

Venerdì prossimo, 25 aprile, alle ore 19.00, nella Chiesa Cattedrale, l’Arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo presiederà la messa e conferirà l’ordinazione presbiterale al diacono don Marco Ramondetta della comunità parrocchiale Sant’Antonio di Padova a Siracusa e l’ordinazione diaconale all’accolito Antonio Bianca della comunità parrocchiale San Giovanni Battista all’Immacolata a Siracusa.
Marco Ramondetta, 31 anni, ordinato diacono lo scorso 18 ottobre, ha terminato gli studi in sacra Teologia a febbraio. Ha vissuto il suo sesto anno di cammino al sacerdozio conciliando lo studio per la tesi, gli impegni della vita comunitaria in Seminario e il servizio di assistenza all’Arcivescovo impegnato nella Visita pastorale, occasione che gli ha permesso di conoscere meglio le diverse realtà parrocchiali della Diocesi.
Antonio Bianca, ammesso tra i candidati all’Ordine sacro del diaconato lo scorso 4 novembre, ha ora terminato il cammino per i diaconi permanenti, seguito da mons. Salvatore Marino.

“Il mio pensiero va agli immigrati”

“In questo momento il mio pensiero va ai tanti immigrati sbarcati ad Augusta con tutte le problematiche connesse a questo fenomeno. E ai tanti volontari che offrono il loro servizio riuscendo a coprire tante situazioni di emergenza e di mancanza di risorse necessarie”. Perchè sia una Pasqua di speranza bisogna partire dalle situazioni che ci circondano. L’arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo, incontrando questa mattina gli operatori dei mezzi di comunicazione, ha voluto dare il suo significato alla Pasqua come “passaggio dalla morte alla vita di Nostro Signore. Nella liturgia è la Vita nuova che Dio dona al Figlio ed in lui a tutti gli uomini. La Pasqua è la festa della vita nuova e della speranza. Ma deve esserlo veramente per tutti!”.

Il Pastore della chiesa siracusana ha ricordato le parole di Papa Francesco: “Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza”. Ed ha sottolineato: “Questo pensiero ci deve accompagnare. Il Papa ci ricorda la gioia del Vangelo. Si parla di gioia quando l’uomo trova una pienezza di senso nella propria vita. E’ Cristo che da speranza. Per questo ci deve essere un’apertura in maniera nuova alla vita. Per questo il mio pensiero va ai tanti immigrati sbarcati ad Augusta. Le autorità civili preposte a questo servizio si stanno spendendo per dare la migliore accoglienza in assenza totale delle strutture e di una normativa che preveda come meglio potere accogliere queste persone che chiedono aiuto. Ci si sta scommettendo al meglio di fronte al fenomeno. Il prefetto, che coordina, e le autorità militari. Io sono rimasto bene impressionato da come stanno affrontando il fenomeno delle migrazioni con tutte le problematiche. Penso ai tanti volontari che offrono il loro servizio, e la loro opera riesce a coprire tante situazioni di emergenza. E la speranza cristiana che ci deve accompagnare. E se c’è questa apertura alla vita, c’è anche il rispetto della dignità della persona. E’ un modo per far crescere il bene nel cuore di ogni uomo”. E rivolgendosi ai giornalisti: “A voi che narrate i fatti della cronaca, dovete ricordare di narrarli nella maniera obiettiva. Ma si possono mettere in evidenza questi segni di speranza. Segni di speranza che ci proiettano verso situazioni nuove che si presentano. A voi che siete impegnati in questo servizio auguro una carica di speranza vera, in modo che narrando i fatti della cronaca possiate narrarli evidenziando il bene che non è poco così nel cuore di ogni uomo potrà crescere fiducia e speranza fraterna”.

Presente il consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Santo Gallo, è stato il segretario provinciale dell’Assostampa, Aldo Mantineo, ha sottolineare: “Noi raccontiamo la cronaca e i nostri territori e cerchiamo di farlo al meglio delle nostre capacità, pur con tutti i limiti. Ma ad esempio nel fenomeno dei flussi migratori siamo passati dall’emergenza ad una presenza costante”. Mantineo, insieme al presidente provinciale dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), Salvatore Di Salvo, ha donato all’arcivescovo una forma di pane, in segno simbolico del gesto di solidarietà di Assostampa ed Ucsi che hanno regalato il pane per il giorno di Pasqua all’Istituto delle Suore francescane missionarie di Maria che assistono migranti, minori, ma anche diverse famiglie siracusane. “Il nostro obiettivo – ha concluso Di Salvo – deve essere mettere al centro l’uomo che ha bisogno di essere valorizzato e non calpestato”.

Gli auguri di Pasqua di mons. Pappalardo

Sabato prossimo, 19 aprile, alle ore 10.00, in Arcivescovado (piazza Duomo 5 a Siracusa) avrà luogo il tradizionale scambio di auguri alla vigilia della Santa Pasqua.
L’arcivescovo, mons. Salvatore Pappalardo, ha il piacere di incontrare i giornalisti e gli operatori della comunicazione per una riflessione sul significato della Pasqua di Resurrezione.

La visita delle spoglie di Santa Lucia

 
L’arrivo in elicottero al campo scuola “Pippo Di Natale”, la visita all’ospedale “Umberto I” e le celebrazioni al Santuario della Madonna delle Lacrime e poi nella chiesa Cattedrale. Sono queste le principali novità del programma di massima della visita delle sacre spoglie di Santa Lucia che avrà luogo dal 14 al 22 dicembre prossimo a Siracusa.
Una visita nel segno della comunione tra le due Chiese di Siracusa e Venezia, grazie alla comunione di intenti dell’arcivescovo di Siracusa mons. Salvatore Pappalardo e del patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia.
E’ per noi tutti un motivo di gioia – ha detto mons. Pappalardo –. Ci stiamo preparando. Auspico sia un momento felice per la citta, di una ripresa di speranza. Guardare a Santa Lucia ci spinge tutti a dare il meglio di noi stessi. E’ un dono che  viene dal Signore. La presenza delle spoglie, a distanza di dieci anni, ci rinnova tanto entusiasmo. Le reliquie ci vengono donate dalla chiesa di Venezia che le custodisce per ragioni storiche da parecchi secoli. Io vedo un bel segno di comunione tra le due Chiese. Sarà con noi anche il Patriarca, proprio a testimoniare la comunione delle chiese pellegrine in queste mondo per lasciarci illuminare dalla testimonianza di Lucia e del suo martirio e dire ancora nel nostro tempo parole evangeliche e di speranza. La presenze delle spoglie deve raggiungere tutti gli abitanti ed è per noi motivo per rilanciare l’evangelizzazione di cui Papa Francesco parla nei suoi discorsi. Lucia deve testimoniare in noi un impegno missionario. Santa Lucia ci sostiene nel nostro cammino di vita cristiano, nel percorso della Diocesi che si prende cura delle fasce più deboli, degli immigrati”.
Ad entrare nel dettaglio della visita è stato il delegato del vescovo per la Visita delle spoglie, mons. Sebastiano Amenta: “Il Corpo di S. Lucia verrà traslato a Siracusa nel primo pomeriggio di domenica 14 dicembre 2014.  Partirà  dall’Aeroporto di Venezia nella tarda mattinata. Giunto in forma riservata all’aeroporto di Catania Fontanarossa sarà trasferito a Siracusa a bordo di un elicottero che atterrerà nell’area del campo scuola “Pippo Di Natale”. Dal “Di Natale” sarà portato processionalmente attraverso corso Gelone e via Testaferrata all’ospedale “Umberto I” per una sosta di preghiera. La processione riprenderà per via Testaferrata per entrare nel Santuario della Madonna delle Lacrime. In Santuario, all’arrivo della Reliquia è prevista una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia al termine della quale processionalmente il Corpo della Santa Patrona sarà traslato nella Basilica di S. Lucia al Sepolcro. L’urna sosterà nella Basilica di Santa Lucia al Sepolcro dalla sera di domenica 14 al pomeriggio di sabato 20, ottava della festa. Alle ore 16.00 di giorno 20 dicembre avrà inizio la tradizionale processione dalla Basilica di S. Lucia al Sepolcro verso la Cattedrale. L’urna con il Corpo di Santa Lucia precederà il Simulacro. La processione avrà lo stesso itinerario di sempre con l’unica eccezione che da piazza della Vittoria si porterà in corso Gelone attraverso via Giuseppe Di Natale. Il Corpo della Martire sosterà nella Cattedrale di Siracusa dalla sera di sabato 20 a lunedì 22 da dove, dopo la concelebrazione eucaristica alle ore 10.30 presieduta da m0ons. Salvatore Pappalardo, verrà processionalmente trasferito a piazzale IV novembre. Dall’area antistante la Capitaneria di Porto di Siracusa il Corpo della Martire verrà trasferito in elicottero all’Aeroporto di Catania da dove proseguirà per Venezia“.         
Infine il presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, avv. Giuseppe Piccione: “E’ diverso lo spirito rispetto al 2004. La visita in Santuario è come la figlia che va incontrare la madre. Il camminare insieme, nella processione dell’Ottava, del simulacro e delle spoglie. E poi la presenza nella Chiesa Cattedrale. Allora dobbiamo prepararci a questa visita. E il modo migliore riteniamo sia quello della preghiera. E lo faremo a cominciare dalla festa del patrocinio di maggio. Dobbiamo utilizzare questo tempo per cambiare il nostro stile di vita“.

 

Il mistero della morte nella via crucis

Il mistero della morte per illuminare i drammi dell’umanità. Una via della bellezza attraverso  cui raccontare il mistero di Cristo. Un luogo suggestivo che rappresenta l’origine culturale. Elementi che mescolati insieme hanno dato via alla via crucis cittadina ieri sera al teatro greco di Siracusa.
Migliaia le persone che hanno preso parte alla rappresentazione sacra, promossa dalla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime, in collaborazione con l’Istituto Nazionale del dramma antico, il Servizio regionale Parco archeologico della Neapolis e il supporto della società Kairos.
Sul tema di “Gesù davanti al mistero della morte” si sono susseguite le dieci le stazioni all’interno del teatro greco, poi l’undicesima all’ingresso del parco archeologico ed infine l’ultima nel Santuario della Madonna delle Lacrime. Ad introdurre la Via Crucis, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo, è stato il rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime, don Luca Saraceno.
“«Tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù. Si tratta di recuperare la stima della bellezza per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Risorto» (EG167). Queste sono alcune delle parole che Papa Francesco – ha detto don Luca – ha lasciato scritte nella sua prima Esortazione Apostolica. In questo stupendo luogo, che da 2500 anni silenziosamente parla di amore assoluto per il bello, piantiamo l’albero della croce, utilizzando gli unici strumenti che abbiamo a disposizione: la Parola del Vangelo, le parole degli uomini e la creatività che scaturisce proprio dall’incontro tra la divina Parola e le parole umane, audacemente mescolate insieme su questa scena. Raccontare il Vangelo in modo rispettoso e gentile, consegnato con semplicità in questo speciale Santuario della commozione che ha per secoli celebrato i riti di una collettiva purificazione, attraverso le rappresentazioni dei drammi antichi della vita degli uomini. La conclusione dentro all’ultimo dei Santuari che gli uomini di questa città hanno elevato verso il cielo, a memoria di un evento che parla di un linguaggio disceso in forma di lacrime, espressioni della partecipazione e della cura, della compassione e della tenerezza del Padre per i figli attraverso gli occhi della Madre. Diventiamo un unico soggetto collettivo che proverà a lasciarsi trapassare il petto dallo spettacolo della croce. La morte riduce tutto all’essenziale“.
Lettori d’eccezione Elisabetta Pozzi e Massimo Venturiello, attori impegnati quest’anno nelle rappresentazione classiche. A fare da sottofondo il suono del violino di Cristina Fanara, e il canto di Rosolino Vicino. “«La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore» (EG 265), audacemente chiosa il Papa. Ostinatamente crediamo che la croce di Gesù sia la cura ai drammi dell’umanità, anche su questa scena da sempre rappresentati. Infinito è il mistero della morte come infinito è il mistero dell’amore inchiodato sulla croce. Infinito mistero, come infinito doveva apparire lo spazio del mare che gli uomini, stando seduti all’interno di questa cavea, ammiravano davanti a loro”.

A Siracusa le spoglie di Santa Lucia

L’annuncio ufficiale dell’Arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, è datato 25 gennaio 2014. A distanza di due mesi e mezzo, l’Arcidiocesi ha elaborato, in collaborazione con la Prefettura di Siracusa, un programma di massima per la visita delle sacre spoglie di Santa Lucia dal 14 al 22 dicembre 2014. Il corpo della vergine e martire siracusana si trova custodito nella chiesa dei Santi Lucia e Geremia a Venezia. Nel dicembre 2004, grazie alla comunione di intenti tra il patriarca di Venezia, card. Angelo Scola, e l’arcivescovo di Siracusa, mons. Giuseppe Costanzo, fu possibile vivere un evento storico. In migliaia, provenienti da tutta la Sicilia, furono i fedeli che accorsero per rendere omaggio a Santa Lucia nel corso di tutta la settimana.
Nel decennale di quella visita, il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, e l’arcivescovo mons. Pappalardo hanno nuovamente rinnovato quello spirito di comunione e concordato questa seconda storica visita.  Il programma sarà presentato domani, sabato 12 aprile, alle ore 9.30, nel salone “San Zosimo” del Palazzo Arcivescovile in piazza Duomo 5. Saranno presenti l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo; il delegato del vescovo per la Visita delle spoglie, mons. Sebastiano Amenta; il presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, avv. Giuseppe Piccione. Nel corso della conferenza stampa sarà presentato anche il programma della festa del patrocinio di Santa Lucia, dal 3 all’11 maggio.

Mons. Costanzo: Riabilitate la politica

La solidarietà va attuata anche con la politica. E’ urgente riabilitare la politica, che è una delle forme più alte della carità. La politica esige una visione umanistica
dell’economia, affinchè a tutti sia assicurata dignità, fraternità e solidarietà”.
Monsignor Giuseppe Costanzo, arcivescovo emerito di Siracusa, torna a “bacchettare” i politici. Lo fa nel corso del ritiro spirituale per politici e operatori sociali promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del creato al Santuario della Madonna delle Lacrime.
Dopo i saluti dell’arcivescovo di Siracusa, monsignor Salvatore Pappalardo, e l’introduzione di padre Angelo Saraceno, direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, monsignor Giuseppe Costanzo, ha introdotto il tema “Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno di Dio” (Lc 6, 21) parlando della ricchezza: “Con l’avidità della ricchezza, con la bramosia del denaro è quasi inevitabile la corruzione, che è una piaga del nostro tempo: si pensi al fenomeno delle tangenti, dell’evasione fiscale, dello spreco del denaro pubblico in privilegi e rendite parassitarie. Quando l’uomo chiede: “Che cosa devo fare?”, Gesù gli risponde che cosa deve lasciare. E gli lancia cinque martellanti imperativi: va’, vendi, dona, vieni, seguimi. Gesù lo proietta su un livello più alto: gli fa capire che la logica di Dio è diversa, anzi è rovesciata rispetto a quella del mondo. Nei confronti della ricchezza Gesù non ha mai assunto un atteggiamento di disprezzo o di condanna. Tuttavia, benché non l’abbia mai condannata, l’ha considerata un ostacolo pericoloso, insormontabile per molti, a entrare nel Regno dei cieli. Ogni bene che possediamo è un dono ricevuto dal Padre e deve diventare mezzo di unione coi fratelli. Chi sono allora i ricchi? Sono quelli che, accecati dai beni che possiedono, non sanno condividerli, non sanno vedere i poveri, non attendono nulla da Dio. I ricchi sono i sazi, gli arroganti, i prepotenti, che vivono barricati nelle loro ricchezze, murati nelle loro sicurezze, preoccupati solo di se stessi, cinicamente insensibili alle sofferenze e ai bisogni dei poveri”.
Ed ancora mons. Costanzo ha spiegato: “Per essere fedeli al Vangelo e alla storia, per superare l’odierna crisi, che non è solo economica e sociale, ma anche culturale, morale e spirituale, bisogna liberare il cuore da ogni forma di egoismo e di indifferenza e imparare l’arte di amare: amare Dio e amare il prossimo, specialmente i poveri, i quali – dice Papa Francesco – “ non possono aspettare”. Radicati in Dio e alla scuola di Cristo che si è fatto povero per noi, noi impariamo
a discernere dove sta e che cos’è vera ricchezza. In realtà, non tutte le cose che chiamiamo ricchezza sono buone. “Non è buona la “ricchezza” che nasce dallo
sfruttamento dei poveri e dei fragili; quella che proviene dal depredare le materie prime dell’Africa; quella dell’illegalità; della finanza-slot; della prostituzione, delle guerre, del traffico delle droghe; quella che nasce dal mancato rispetto dei lavoratori e della natura. Dobbiamo avere la forza di dire che questa pseudo-ricchezza non è buona, e dirlo senza “se” e senza “ma” ” 
(Luigino Bruni).
E’ uno scandalo – ha detto il Papa – che nel mondo ci siano un miliardo di poveri, e noi cristiani non possiamo far finta di non sapere. Se la ricchezza è primariamente dono, allora il condividerla e usarla per il bene comune non è un atto eroico, è un dovere di giustizia. Quando una cultura perde questo profondo senso sociale e politico delle proprie ricchezze, si smarrisce, declina e tramonta. Il rinnovamento delle nostre società passa necessariamente attraverso la solidarietà che, dice il Papa – è molto di più di qualche sporadico atto di generosità.  L’uomo cresce (e la società prospera) quando impara a preferire: la verità ai molti scetticismi; la giustizia alle trasgressioni; l’amore vero e disinteressato all’egoismo insaziabile; la forza dello spirito alle varie prepotenze; l’integrità morale alla corruzione”.

Via Crucis dei lavoratori

Centinaia di fedeli, giovani e meno giovani, lavoratori e disoccupati hanno preso parte alla Via Crucis dei lavoratori promossa dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale del lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del creato in collaborazione con l’Ufficio Diocesano per la Pastorale Giovanile.
La Via Crucis, alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, ha percorso viale dei Comuni, via Lentini, via Rosolini, piazza della Provincia, via Melilli, via Gianni, fino ad arrivare in largo Luigi Grazioso.
“Invitata ad ascoltare il grido di tutti i lavoratori disoccupati, sfruttati, maltrattati – ha detto il direttore dell’Ufficio per la pastorale del lavoro, padre Angelo Saraceno – la Chiesa ripercorre la stessa strada di Gesù portando insieme la croce dalla parte dei poveri e con i poveri. Vogliamo farci carico del dramma di tutti  i disoccupati, dei giovani in particolare che in questo tempo di precarietà sono alla ricerca del lavoro e nella prospettiva di formare famiglie. Abbiamo camminato insieme, pregato, riflettuto per ritrovare in Cristo la speranza, per non restare schiacciati e saperci rialzare. Siamo certi di trovare ancora dei Cirenei che aiuteranno a portare la croce, donne capaci di asciugare il sangue e le lacrime e pur spogliato e crocifisso del diritto fondamentale del lavoro ecco l’uomo lavoratore amato da Dio e con Cristo certamente chiamato a risorgere”.

 

Ritiro spirituale rivolto ai politici

Un ritiro spirituale per politici e operatori sociali. L’iniziativa dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del creato si terrà sabato 29 marzo dalle ore 10 alle ore 12, al Santuario della Madonna delle Lacrime.
“Venite in disparte e riposatevi un po’” (Mc 6,31): questo è il titolo dell’incontro in continuità ai momenti già proposti negli anni passati in occasione della Pasqua. “Una “sosta” dall’attività quotidiana” come ha sottolineato padre Angelo Saraceno, direttore dell’Ufficio per la Pastorale del lavoro. Dopo i saluti dell’arcivescovo di Siracusa, monsignor Salvatore Pappalardo, la meditazione è stata affidata a monsignor Giuseppe Costanzo, arcivescovo emerito di Siracusa. Il tema sarà “Beati i poveri in spirito”.
“Un momento di riflessione – ha detto padre Angelo – destinato ai politici e a chi è impegnato nel sociale. È necessaria un’attenzione particolare al mondo delle povertà, bisogna fermarsi a riflettere su come la società può intervenire concretamente”.