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Il reliquiario della Madonna delle Lacrime all’ospedale “Umberto I”

Ogni giorno è un dono di amore di Dio

Il reliquiario della Madonna delle Lacrime all’ospedale “Umberto I” di Siracusa. L’iniziativa, denominata “Maria e gli Infermi”, è stata un’emozionante e bellissima esperienza missionaria su iniziativa della parrocchia San Luca evangelista e dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute diretto da don Raffaele Aprile. Le Lacrime di Maria vogliano essere uno sprono per uscire da noi stessi e rifugiarci nel cuore di Dio.

Dopo l’accoglienza del Reliquiario che custodisce le Lacrime della Madonnina, nella chiesa parrocchiale di San Luca, all’interno dell’ospedale da parte del cappellano fra Gabriele, processione d’ingresso con la presenza dei ministri straordinari, dei volontari dell’Avo, dell’Avulss, dei Gruppi prematuri e del personale sanitario. Dopo un momento di preghiera con il Reliquiario, l’adorazione eucaristica.
Nella parte centrale della mattinata visita ai reparti, con i malati che hanno potuto pregare davanti al Reliquiario. “Portare la presenza materna di Maria attraverso le Lacrime ha visto negli occhi dei pazienti tanta speranza. C’è stato chi ha versato delle lacrime, chi ha rivolto le sue intenzioni ai piedi della Madonna e chi, in silenzio, ha aperto il suo cuore” ha detto don Raffaele Aprile.

Più che parlare della malattia come incidente di percorso nel cammino dell’umana esistenza, bisogna parlare della bellezza della vita. La malattia fa parte della vita, è nella natura della creatura umana, è nel suo limite:  accettare la vita è saper accettare anche la malattia Questo non significa favorirla,  come non significa neppure ignorarla.
Dietro la malattia c’è il malato, c’è la persona umana che a causa della malattia  viene limitata nel suo agire, viene tormentata dal dolore fisico e spirituale. Amare la vita, servire la vita, prenderci cura della vita, andando incontro e servendo chi soffre è compito precipuo di ogni cristiano degno di questo nome. Quelle sofferenze subite da Cristo e causate da una umanità malata spiritualmente, sono state superate e vinte dalla resurrezione di Cristo. Con la resurrezione la vita ha vinto definitivamente sulla malattia e sulla morte. Farci prossimo, saper stare accanto, dedicare tempo ai malati è dare fiato alla vita, è caricare di speranza chi è aggredito dal male fisico e morale. Fare scoprire attraverso la malattia la presenza di Gesù nella nostra vita è portare gioia dove c’è tristezza, pace dove c’è desolazione e morte.  Aprire il cuore alla bellezza della vita è dare senso e valore al tempo, è sapere dire eccomi al volere di Dio, è dare linfa alla vita sia quando le cose vanno a gonfie vele, sia quando la malattia bussa alla porta delle nostre case e ci impedisce di vivere nella normalità. La felicità la viviamo apprezzando il dono della vita, la preziosità del tempo, la bellezza della comunione fraterna, il profumo delizioso dell’amore delle persone buone che il Signore mette sulla nostra strada. Ogni giorno – ha concluso don Raffaele – è un dono di amore di Dio e il mio grazie a Dio, il mio tempo dato a Dio non possono, non devono mancare“.

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Domenica la Solennità del Corpus Domini

Celebrazione della Solennità del Corpo e Sangue del Signore domenica prossima, 19 giugno. Per la solennità del Corpus Domini l’unica santa messa del pomeriggio a Siracusa si terrà alle ore 18.30 alla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime e sarà presieduta dall’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto. Al termine della celebrazione la processione eucaristica muoverà dal Santuario per raggiungere il piazzale del Pantheon dove si concluderà con la riflessione dell’Arcivescovo Lomanto e la benedizione eucaristica. Durante la processione la Comunità del nostro Seminario ci aiuterà a pregare, meditare e cantare insieme.
Come è tradizione ogni singola Comunità cittadina si organizza per un’unica celebrazione eucaristica pomeridiana, con la partecipazione di tutti i sacerdoti insieme ai gruppi, associazioni e movimenti presenti in loco e a manifestare pubblicamente la propria fede anche con la processione per le vie della città.

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Il reliquiario all’ospedale Umberto I

Il reliquiario della Madonna delle Lacrime all’ospedale Umberto I. L’iniziativa, denominata Maria e gli Infermi, avrà luogo sabato 18 su iniziativa della  parrocchia San Luca evangelista e dell’Ufficio per la Pastorale della Salute.
Alle ore 9 è previsto l’arrivo e l’accoglienza del reliquiario che custodisce le lacrime della madonnina nella chiesa parrocchiale San Luca all’interno dell’ospedale siracusano. E’ prevista una processione d’ingresso con la presenza dei ministri straordinari, dei volontari dell’Avo, dell’Avuls, dei Gruppi preamaturi e del personale sanitario. Dopo un momento di preghiera con il reliquiario seguirà l’adorazione eucaristica.
Alle 12.30 sarà celebrata la santa messa.

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La Sicilia, Papa Francesco: “Una terra di luci e ombre”

Protagonisti nella storia, accanto alla gente nel “pieno stile del pastore”, dunque con “vicinanza, compassione e tenerezza”, perché “il cambiamento d’epoca nel quale ci ritroviamo a vivere richiede scelte coraggiose, illuminate con il discernimento dello Spirito Santo”, e “la Sicilia non è fuori da questo cambiamento”. In questo contesto occorre comprendere le peculiarità della Sicilia, “per annunciare il Vangelo di Dio”. Un compito che “chiede a noi sacerdoti e vescovi il servizio pieno, totale ed esclusivo”. Papa Francesco rivolge questo invito ai quindici vescovi e circa trecento sacerdoti siciliani ricevuti oggi in Vaticano, nella Sala Clementina, in occasione della solennità della Madonna Odigitria, patrona dell’isola.

Il Papa sottolinea come in passato la Sicilia si sia trovata “al centro di percorsi storici che i popoli continentali disegnano”, e accogliendo “i passaggi di questi popoli, ora dominatori ora migranti”, nel tempo “li ha integrati nel suo tessuto, sviluppando una propria cultura”. Una cultura che Francesco ricorda di aver conosciuto anche attraverso un film, “Il Kaos”, dei fratelli Taviani, dove protagonisti sono quattro racconti di Pirandello. “Sono rimasto stupito da quella bellezza, da quella cultura, da quella insularità continentale”. Questo non vuol dire però negare le difficoltà esistenti.

Questo non significa che sia un’isola felice, perché la condizione di insularità incide profondamente sulla società siciliana, finendo per mettere in maggior risalto le contraddizioni che portiamo dentro di noi. Sicché si assiste in Sicilia a comportamenti e gesti improntati a grandi virtù come a crudeli efferatezze. Come pure, accanto a capolavori di straordinaria bellezza artistica si vedono scene di trascuratezza mortificanti. E ugualmente, a fronte di uomini e donne di grande cultura, molti bambini e ragazzi evadono la scuola rimanendo tagliati fuori da una vita umana dignitosa. La quotidianità siciliana assume forti tinte, come gli intensi colori del cielo e dei fiori, dei campi e del mare, che risplendono per la forza della luminosità solare. Non a caso tanto sangue è stato versato per la mano di violenti, ma anche per la resistenza umile ed eroica dei santi e dei giusti, servitori della Chiesa e dello Stato.

Francesco parla di una situazione sociale “in netta regressione da anni”, palesata ad esempio “dallo spopolamento dell’isola, dovuto sia al calo delle nascite, sia all’emigrazione massiccia dei giovani”. E nel chiedere ai sacerdoti e vescovi un “servizio pieno, totale ed esclusivo”, rivolge proprio ai più giovani il suo pensiero:

I giovani stentano a percepire nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali un aiuto alla loro ricerca del senso della vita; e non sempre vi scorgono la chiara presa di distanza da vecchi modi di agire, errati e perfino immorali, per imboccare decisamente la strada della giustizia e dell’onestà. Io mi sono addolorato quando ho dovuto avere nelle mani qualche pratica che è arrivata alle Congregazioni romane per qualche giudizio su sacerdoti e persone di Chiesa: ma come mai, come mai si è arrivati a questa strada di ingiustizia e disonestà?

Andrea De Angelis – Città del Vaticano
(VaticanNews)

 

Sono stati circa 300 i sacerdoti siciliani che hanno preso parte al pellegrinaggio dei presbiteri di Sicilia a Roma in occasione del XXX anniversario della Giornata Sacerdotale Regionale Mariana. Con loro venti vescovi e i giovani presbiteri siciliani che studiano presso le Pontificie università romane. Diversi i momenti di preghiera fino ad arrivare all’udienza privata con papa Francesco.

Nella prima mattina i presbiteri e i vescovi siciliani in pellegrinaggio a Roma hanno iniziato la loro giornata con la preghiera delle lodi mattutine. Ha presieduto la celebrazione mons. Michele Pennisi. Successivamente si sono recati nella Basilica di Santa Maria maggiore dove si sono affidati alla Salus Populi Romani attraverso la contemplazione dei misteri del Rosario arricchita dalla meditazione su documenti o discorsi del Santo Padre Francesco. Al centro della giornata la Concelebrazione eucaristica presieduta da S. E. Reverendissima Mons. Lazzaro You Heung sik, prefetto della Congregazione per il Clero.

Dopo il saluto liturgico del presidente dell’assemblea celebrante ha preso la parola mons. Guglielmo Giombanco, vescovo di Patti e delegato CESi per il Clero. “Ogni vicinanza – ha detto facendo riferimento al tema del pellegrinaggio che «Con Maria per una “Chiesa della vicinanza”» – si nutre di libertà e di semplicità perché non sono le cose grandi che aprono gli orizzonti, ma il modo grande di fare le cose di ogni giorno che aiuta a scorgere la presenza del Signore come buon compagno di cammino che incoraggia e indica la strada. Nella nostra Sicilia – ha proseguito il presule – sono tante le figure luminose di presbiteri che hanno seminato nei solchi della storia ottimi semi di bene manifestando la vicinanza del Signore ai fratelli e hanno confermato con la vita che l’ideale alto della chiamata al sacerdozio non si misura con il successo umano, ma con la bellezza di un mondo interiore abitato da Cristo“.

IN TRECENTO ATTORNO AL PAPA: I PRESBITERI DI SICILIA E I VESCOVI IN PELLEGRINAGGIO A ROMA Mons. You Heung nella sua omelia ha sottolineato l’importanza della Vergine Maria per i siciliani. Ha invitato inoltre i presenti ad essere “preti gioiosi”.

Nel pomeriggio vescovi e presbiteri della Sicilia si sono riuniti per un momento di riflessione e dialogo. Dopo il saluto e l’apertura dei lavori a cura del Segretario della Commissione Presbiterale siciliana, il quale ha proposto un breve excursus sulla giornata sacerdotale mariana, è stato lanciato il tema prendendo spunto da dalla riflessione di Papa Francesco in occasione dell’apertura del simposio sul sacerdozio. Il Santo Padre aveva affermato: “Il sacerdote sia vicino a Dio, al vescovo, ai presbiteri, al popolo“.

Sono stati quattro presbiteri della nostra isola a parlare di tali vicinanze, condividendo riflessioni, ma anche esperienze. Don Luca Saraceno, dell’Arcidiocesi di Siracusa, ha trattato la vicinanza a Dio: prendendo spunto dalle parole di Paolo, ha affermato che la vicinanza a Dio ha a che fare con il pensare di Dio. Inoltre ha sottolineato l’importanza che i sacramenti e la preghiera avvicinano i presbiteri a Dio. Successivamente è intervenuto don Gioacchino Capizzi, dell’Arcidiocesi di Monreale, che ha parlato dell’importanza del rapporto che intercorre tra presbiteri e vescovo e partendo dell’invito di Ignazio di Antiochia ha sottolineato che bisogna operare perfetta armonia con il volere del vescovo come le corde alla cetra. Don Calogero Cerami, della Diocesi di Cefalù, invece, ha condiviso una riflessione sulla vicinanza ai presbiteri, una vicinanza fondamentale che ha potuto argomentare citando anche l’esperienza preziosa del Centro regionale “Madre del Buon Pastore” per la formazione del clero, del quale don Cerami è direttore. La vicinanza ai presbiteri è “lievito di fraternità” che rende ciò che è statico dinamico. Infine don Enzo Smriglio, della Diocesi di Patti, ha parlato della vicinanza al popolo dicendo che quest’ultima si esplica nell’ascolto della storia e del vissuto dei fratelli e delle sorelle.

 

Discorso del Santo Padre Francesco ai Vescovi e ai Sacerdoti delle Chiese di Sicilia

 

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Scommettiamo su una Chiesa capace di vivere la comunione autentica

Occorre scommettere su una Chiesa capace di vivere la comunione autentica, anche attraverso una valorizzazione degli organismi già esistenti. Occorre puntare sul primato della Parola, creando occasioni di ascolto autentico, che diano vigore e forza all’ordinarietà della vita laicale e sacerdotale. Bisogna, altresì, valorizzare la presenza dei laici, rendendoli protagonisti della vita ecclesiale, anche tramite i consigli pastorali parrocchiali, che sono organi utili di partecipazione.  Infine, occorre costruire una Chiesa capace di farsi compagna di strada, di guardare alla vita delle persone rispondendo al desiderio di bene che c’è in ognuno, e di tessere alleanze con la società civile, per la costruzione di una casa comune“. Sono le prospettive per il futuro del Cammino sinodale dell’Arcidiocesi di Siracusa, delineate dall’arcivescovo mons. Francesco Lomanto ed emerse a conclusione della prima tappa del cammino sinodale iniziata il 5 novembre del 2021.
Ieri sera, per la veglia di Pentecoste al Santuario della Madonna delle Lacrime, il vicario generale dell’Arcidiocesi, mons. Sebastiano Amenta, ha letto la meditazione dell’arcivescovo Lomanto, assente per motivi di salute. Parole che nascono anche dalla relazione presentata dai referenti diocesani, mons. Maurizio Aliotta, e Valeria Macca. 

“Ci siamo riuniti in preghiera qui al Santuario alla presenza della nostra Madonnina – come la comunità apostolica radunata nel cenacolo con Maria – per invocare il dono dello Spirito offerto da Gesù ai discepoli la sera di Pasqua e cinquanta giorni dopo nella Pentecoste. Come abbiamo ascoltato nel primo brano, tratto dagli Atti degli Apostoli, lo Spirito si manifesta come spirito di vita, di purificazione e di illuminazione, come principio di unità della molteplicità e universalità della Chiesa” sono le parole dell’Arcivescovo. “Il dono dello Spirito ci rende uno con Cristo, uno in lui con tutti, uno in qualche modo con tutta la creazione. Questa unità, ora, si manifesta nellʼamore: ognuno di noi diviene puro amore che si dona. Se noi di fatto non amiamo, è segno che non abbiamo ricevuto lo Spirito e non si è compiuta per noi la redenzione. Il dono dello Spirito crea lʼunità nellʼuomo – spirito e corpo – crea anche lʼunità dellʼuomo con gli altri, crea la Chiesa. E la Chiesa, prima di essere società è la communio sanctorum. La Chiesa è la comunione degli spiriti che vivono una sola fede, una sola carità. La Chiesa, che lo Spirito crea, nasce dallʼintimo prima di tradursi allʼesterno. La Chiesa come società è soltanto traduzione visibile di quello che lo Spirito Santo ha operato nellʼintimo: la comunione degli spiriti nellʼunità della fede e dellʼamore”.

Entrando nel merito del cammino sinodale, mons. Lomanto ha evidenziato: “Abbiamo condotto la prima tappa del cammino sinodale che è iniziata il 5 novembre 2021, qui al Santuario della Madonna delle Lacrime, e che oggi si conclude, per prepararci al secondo anno dellʼascolto. Il cammino svolto ha visto impegnate, a partire dal mese di dicembre dello scorso anno, diverse realtà parrocchiali, associazioni, movimenti ecclesiali, gli Uffici Pastorali diocesani, i presbiteri, le comunità religiose maschili e femminili, e parte del popolo di Dio.

Sono emersi alcuni elementi positivi.
Una delle tappe fondamentali di questa fase è stata la scoperta del metodo della cosiddetta «conversazione spirituale». Altro elemento è stato la volontà dei diversi Uffici Pastorali diocesani di collaborare con iniziative congiunte, per alimentare, in un vero spirito di comunione, la realtà concreta di popolo in cammino. Tutte le realtà coinvolte sono state incoraggiate a vivere i momenti ordinari della vita ecclesiale come particolari occasioni di ascolto.

Sono emersi anche alcuni limiti. Molte realtà ecclesiali sono rimaste indifferenti alla proposta, probabilmente per alcune difficoltà ritenute insormontabili. È stato molto difficile raggiungere le realtà estranee alla comunità ecclesiale, tranne ad esempio il mondo carcerario (attraverso l’opera dei cappellani e di qualche volontario). Ma, con la mediazione dei singoli è stato possibile, in parte, anche ascoltare chi si pone al di fuori del contesto strettamente ecclesiale.

Dal discernimento dei contributi raccolti possiamo individuare: Innanzitutto, una difficoltà di fondo, quella cioè di concepire realmente la Chiesa come popolo che cammina insieme, guidata dallo Spirito. Purtroppo, in molti casi, persiste un’idea di Chiesa gerarchica, dove il presbitero ha un ruolo preminente, dove manca del tutto l’idea del sacerdozio comune, del ruolo importante del laicato. Da questo punto di vista, la scelta dell’ascolto della Parola è stata un passo necessario per vivere in pienezza l’idea di popolo che cammina insieme, che sogna una Chiesa rinnovata.

La lettura delle sintesi diocesane, che ciascuna Chiesa locale sta valorizzando per verificare e ri-orientare le proprie scelte pastorali, ha suscitato la proposta di adottare come icona biblica, per questo secondo anno di ascolto, lʼincontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania. Lʼepisodio lucano può servire anche da griglia per leggere insieme i contenuti emersi e, forse, può aiutare a individuare le priorità su cui proseguire lʼascolto nel prossimo anno”.


In allegato la relazione dei referenti diocesani del Cammino sinodale

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Veglia di Pentecoste nella sinodalità

Veglia di Pentecoste alla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime. Sabato 4 giugno alle ore 21.00 i referenti diocesani del Cammino sinodale, mons. Maurizio Aliotta e Valeria Macca, consegneranno un documento frutto di numerosi incontri sul territorio e di “ascolto reciproco” che chiude la prima tappa del Cammino sinodale.
Incontreremo l’arcivescovo per la consegna della sintesi diocesana, frutto delle vostre sintesi particolari, e invocare lo Spirito Santo – spiegano i due referenti – perché possiamo proseguire nel discernimento che dovremo operare per una conversione che renda credibile la profezia che la Chiesa deve offrire al mondo“.

 

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L’abbraccio a Santa Lucia

Tantissime persone. Lucia è stata accolta nella sua città dall’abbraccio della sua gente. Tanti bimbi. Tante famiglie. Siamo contenti perchè siamo tornati in strada alla normalità, con il sorriso, con la gioia, con la tenerezza e la voglia di ricominciare. Ci prepariamo ad un 13 dicembre di coinvolgimento e di partecipazione“. Così il presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, Pucci Piccione, all’indomani della festa del Patrocinio di Santa Lucia. Migliaia di siracusani si sono stretti ieri attorno al simulacro di Santa Lucia durante la processione rinviata di otto giorni dalla Deputazione della Cappella di Santa Lucia che per via delle cattive condizioni meteo ha preferito rinviare il rientro del simulacro e delle reliquie (da domenica 8 a sabato 14). “Siamo stati costretti a rinviare di una settimana l’Ottava, ma è stata l’occasione per avere più tempo per pregare ai piedi del simulacro – ha continuato l’avv. Piccione -. La preghiera diventa alimento nella vita quotidiana. Noi abbiamo voluto dedicare il prolungamento alla preghiera e all’adorazione eucaristica. Senza paura. Lucia non ha avuto paura ad affrontare un processo romano e le difficoltà che le venivano messe davanti. Le ha superate con la certezza che il Signore era accanto a lei. Siamo contenti perché la gente era contenta“.
La festa del Patrocinio ricorda il miracolo del 1646, quando i siracusani riuniti in preghiera in Cattedrale chiesero aiuto alla Patrona: improvvisamente entrò in Cattedrale una colomba che annunciava l’arrivo al porto di una nave carica di grano.
Ieri alle 18 il simulacro è uscito dalla chiesa di Santa Lucia alla Badia accolto da una piazza Duomo gremita di fedeli che hanno assistito al tradizionale lancio delle colombe effettuato dalla società colombofila siracusana “Dioniso”: i vigili del fuoco hanno portato a spalla il simulacro e reso omaggio alla martire siracusana ponendo con una autoscala una corona di fiori nella statua che si trova nel prospetto della Cattedrale. Poi i vigili hanno ceduto il posto ai volontari della Protezione Civile che hanno portato il simulacro per un breve tratto fino a via Picherali. Quindi i berretti verdi hanno ripreso il loro posto. La processione ha attraversato le vie di Ortigia per rientrare intorno alle 22 in Cattedrale. Quindi il simulacro è stato chiuso nella nicchia della Cappella di Santa Lucia.

Il desiderio di tutti era quello di stringersi attorno alla nostra patrona per vivere questo dono di grazia, ringraziare il Signore e affidarci all’intercessione di Santa Lucia – ha detto l’arcivescovo di Siracusa mons. Francesco Lomanto -. Grazie per quanto abbiamo vissuto, per avere implorato il dono della pace e quasi superato il terribile triste momento della pandemia: ci affidiamo al suo patrocinio per potere andare avanti e crescere nel senso del bene comune e della santità della nostra vita. La pace vera è quella che ci offre il Signore. Gesù ci dice “io vi do la pace ma non come la dà il mondo”. Dobbiamo cercare la pace del cuore che viene dall’incontro con Gesù che è il fondamento di ogni pace che deve regnare nei nostri cuori e nelle nostre famiglie“.

Per tutto il tragitto della processione il simulacro è stato accompagnato da fedeli e devoti. Quasi portata sulle spalle non solo dai berretti verdi ma da tutti coloro i quali nel silenzio e nella preghiera hanno scandito il tempo della processione. Il popolo siracusano nei momenti di prova e sofferenza si è sempre rivolto all’intercessione di Lucia per chiedere la grazia al Signore.

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Si celebra l’Ottava della festa del Patrocinio

Migliaia di siracusani si sono recati in pellegrinaggio al simulacro di Santa Lucia che per ulteriori otto giorni è rimasto nella chiesa di Santa Lucia alla Badia a Siracusa. In tanti hanno approfittato della settimana di preghiera decisa dalla Deputazione della Cappella di Santa Lucia che per via delle cattive condizioni meteo ha preferito rinviare il rientro del simulacro e delle reliquie (da domenica 8 a sabato 14). Tantissimi anche i turisti che hanno potuto ammirare il simulacro recentemente restaurato.
Domani, sabato 14, alle ore 18,00 i siracusani potranno rivivere la festa dell’Ottava con il tradizionale lancio delle colombe. La festa del Patrocinio ricorda il miracolo del 1646, quando i siracusani riuniti in preghiera in Cattedrale chiesero aiuto alla Patrona: improvvisamente entrò in Cattedrale una colomba che annunciava l’arrivo al porto di una nave carica di grano. Alle 18.00 il simulacro uscirà dalla chiesa di Santa Lucia alla Badia: una breve processione in piazza Duomo con i vigili del fuoco che porteranno a spalla il simulacro e renderanno omaggio alla martire siracusana con una corona di fiori. Poi i vigili cederanno il posto ai volontari della Protezione Civile che porteranno il simulacro fino a via Picherali. Quindi i berretti verdi riprenderanno il loro posto e inizierà la processione che attraverserà le vie di Ortigia: via Picherali, via Castello Maniace, lungomare Ortigia, via Roma, via del Teatro, piazza S. Giuseppe, via della Giudecca, via delle Maestranze, via Roma, piazza Minerva, piazza Duomo. Alle ore 21,00 è previsto l’ingresso delle Reliquie e del Simulacro in Cattedrale e la chiusura della nicchia della Cappella che custodisce il Simulacro.

“Già in questa settimana sono stati migliaia i siracusani che si sono recati dalla nostra patrona – spiega l’avv. Pucci Piccione, presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia -. E la sera diversi i pellegrinaggi dalle parrocchie della città. Abbiamo deciso che doveva essere una settimana di preghiera e così è stato”.
Stasera alle ore 19,00 celebrazione eucaristica presieduta da fra Daniele Cugnata, parroco della Basilica-Santuario di Santa Lucia al Sepolcro. Seguirà l’Adorazione Eucaristica.

Domani alle ore 17,00 celebrazione eucaristica presieduta da mons. Salvatore Marino, parroco della Cattedrale. Alle ore 18,00 uscita del simulacro con il lancio delle colombe effettuato dalla società colombofila siracusana “Dioniso” e processione.
Domenica alle ore 10,00 “Ti racconto Lucia”, walking tour in Ortigia in collaborazione con l’Ufficio Diocesano Pastorale del Turismo e Kairos. Alle ore 12,30 sul sagrato della Cattedrale: “Concerto per la pace in onore di Santa Lucia” eseguito dalla banda musicale Città di Siracusa diretta dal maestro Michele Pupillo.

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“I tre santi desideravano vivere la pienezza di Dio”

“I tre santi erano desiderosi di vivere in pienezza il dono di sé a Dio e di dare un di più agli altri. Essi hanno il grande coraggio di abitare il limite (persecuzione), ma anche ritrovano la creatività di corrispondere pienamente e in tutto al Signore, facendo emergere le proprie risorse e tutte le energie del loro essere, perché si abbandonano a Dio nella fede”. L’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto, ha presieduto nella Chiesa Madre a Lentini la solenne messa pontificale nell’ambito dei festeggiamenti patronali in onore dei Santi Alfio, Filadelfo e Cirino.

I festeggiamenti, organizzati dalla parrocchia di Santa Maria La Cava e Sant’Alfio e dal Comitato della festa, vedranno stasera il fercolo percorrere i quartieri cittadini in processione. Ieri la città ha assistito all’uscita trionfale del fercolo di Sant’Alfio e la notte del lunedì si è ripetuto il giro santo, ossia il “giro dei nudi”.
Tra le altre iniziative in programma, la giornata del malato, quella della famiglia e “A Lentini di zagara adorna: l’attesa è già festa”.

“Il santo riconosce il proprio limite, ne prende atto e lo affronta con la serena fiducia in Dio – ha detto ancora mons. Lomanto -. Il santo sosta nel limite, lo ammette come parte della propria vita o di una sua fase; impara a sperare tutto e a osare tutto partendo dallʼaccettazione della realtà. Il santo impara a fiorire nel limite; ne fa motivo di slancio spirituale, di rinnovamento profondo, radicale e sempre nuovo. Porta frutto della conversione dei soldati. Quando hai bisogno, ti viene chiesto di donarti agli altri”.

Mons. Lomanto ha ricordato il “viaggio dei tre santi fratelli martiri è mettersi in cammino” senza sapere dove andare. “La santità cristiana è prima di tutto un cammino senza fine. La nostra vita va intesa come un viaggio. Un viaggio per prendere conoscenza di noi stessi, delle nostre difficoltà e dellʼaiuto del Signore. È sicuramente un viaggio precario che ci induce ad affidarci unicamente al Signore. Un viaggio che ci riporta a casa, certamente, ma ci restituisce sempre nuoviE in questo perfetto abbandono a Dio, in questo lasciarci portare da Lui, in questo affidarci a Lui, Egli vive in noi, ci insegna la scienza dellʼamore attraverso tutta la vita. Dallʼamore che ci porta impariamo come si amaLʼamore si esprime nella disponibilità, nellʼatteggiamento di accoglienza, nellʼattenzione allʼaltro, nel mettere gli occhi negli occhi dellʼaltro, nel guardare con gli occhi dellʼaltro, nellʼusare misericordia, nellʼessere prossimo di tutti. Impariamo ad amare dallʼamore che Dio ci porta. Contribuiamo a generare ovunque uno spirito di fraternità e di solidarietà, prendendoci cura di chi è lasciato ai margini, di chi vive nella sofferenza, di chi è confuso e in cerca di risposte”. 

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La devozione dei vigili del fuoco e della protezione civile

Il lancio delle colombe e l’omaggio in piazza Duomo dei Vigili del Fuoco di Siracusa e dei volontari della Protezione Civile caratterizzeranno sabato 14 maggio, giornata scelta dalla Deputazione della Cappella di Santa Lucia per celebrare l’ottava della Festa del Patrocinio di Santa Lucia. La Deputazione, in considerazione delle cattive condizioni meteo di domenica 8, ha deciso di rinviare l’uscita del simulacro e delle reliquie di Santa Lucia e la processione fino alla Cattedrale, a sabato 14.

Possiamo dire che ci sarà il lancio delle colombe effettuato dalla Società Colombofila Siracusana “Dioniso” – spiega l’avv. Pucci Piccione, presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia -. Non potremo avere il numero di 700 esemplari che era stato previsto per giorno 1 maggio, ma ci saranno decine di colombe a ricordare il miracolo del 1646 e dare un segnale di pace“. L’uscita è prevista sempre per le ore 18.00: “Quando il simulacro raggiungerà piazza Duomo i berretti verdi lasceranno il simulacro ai vigili del fuoco mentre altri vigili posizioneranno i fiori sulla statua di Santa Lucia posta nel prospetto della Cattedrale. Quindi toccherà ai volontari della protezione civile portare a spalla il simulacro per un altro tratto di piazza Duomo. Poi – spiega ancora Pucci Piccione – i berretti verdi torneranno al loro posto e inizierà la processione per il centro storico“. La processione attraverserà le vie di Ortigia: via Picherali, via Castello Maniace, lungomare Ortigia, via Roma, via del Teatro, piazza S. Giuseppe, via della Giudecca, via delle Maestranze, via Roma, piazza Minerva, piazza Duomo. Alle ore 21,00 è previsto l’ingresso delle Reliquie e del Simulacro in Cattedrale e la chiusura della nicchia della Cappella che custodisce il Simulacro.
Domenica 8, alle ore 8,00 sarà celebrata la messa; alle ore 11,30 messa presieduta dal parroco della Cattedrale mons. Salvatore Marino con la presenza della Comunità dei Diaconi permanenti dell’Arcidiocesi di Siracusa. Alle ore 19,00 messa.
La chiesa di Santa Lucia alla Badia, dal 9 al 14 maggio, aprirà alle ore 10.00 e chiuderà al termine della celebrazione delle ore 19.00. Ogni giorno alle ore 19 sarà celebrata la messa.

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