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La novità di Francesco d’Assisi

“Governare significa sostanzialmente ‘dare ordine’. Chi svolge questo ministero ha il dovere, morale ed ecclesiale di riconoscere e discernere i vari carismi, aiutandoli a maturare ed orientandoli al bene di tutta la comunità”. Cosi S.E. Nunzio Galantino, Segretario Generale CEI al convegno su “Governo fraterno. La novità di Francesco d’Assisi nella società delle relazioni liquide” promosso dai frati minori cappuccini della provincia di Siracusa. Pastori, studiosi di storia francescana e cappuccina, biblisti ed esperti in scienze umane e nel governo della vita consacrata a confronto al Santuario della Madonna delle Lacrime.
“La vita religiosa – ha aggiunto – si trova oggi a vivere un tempo di svolta, di riposizionamemto, addirittura di rifondazione. Il nostro tempo ha spogliato le istituzioni religiose della stima quasi sacrale che le rivestiva: i giovani oggi spesso ne colgono soltanto la ‘stranezza’. Allora la presenza religiosa è chiamata a far compagnia alle domande che le vengono poste con una sensibilità spirituale è capace di spendere il proprio carisma sulle frontiere che oggi poi urgentemente interpellano la missione: il mondo della cultura e dell’educazione, come il non facile mondo dell’esclusione”. 
S.E. Card. Velasio De Paolis, Presidente emerito della Prefettura Affari Economici della Santa Sede, è intervenuto su “Il governo nella Vita Consacrata”. “Viviamo la cultura del movimento – ha detto -. Se abbiamo un problema, allora vogliamo cambiare. Ma cosa? Ed in che modo? Un medico cambia le medicine ad un ammalato, solo quando avrà individuato nuove cause della malattia. Possiamo cambiare, ma solo se è necessario”. “L’uomo – ha aggiunto – tende a ricondurre il mistero alla sua capacità cognitiva. E questa è una minaccia. Nella vita religiosa, in quanti si perdono per strada? – si chiede De Paolis. L’impegno della vita sembra mancare a tutti i livelli: nel matrimonio come in noi sacerdoti. Ma perché questa mentalità diffusa? È possibile che l’uomo non sia più capace di prendere impegni perpetui?”. 
Il secondo intervento è stato affidato al prof. Paolo Gherri della Pontificia Università Lateranense di Roma che ha parlato di “Prospettiva giuridica del governare”. “È necessario distinguere – ha affermato – tra i concetti di dominio, potere, autorità e responsabilità. Quest’ultima è una relazione che suggerisce un impegno verso terzi, obblighi a cui assolvere assumendo con se delle incombenze. La responsabilità garantisce e tutela. Se chi governa lo fa con responsabilità – ancora Gherri – allora offre discernimento cioè comunica come conseguire la propria meta. Discernere, allora, significa sapere utilizzare le risorse, spirituali e materiali”. Il Prof. Paolo Gherri nella sua relazione ha anche ribadito come “il mandato missionario è compito comunitario”.

“Grazia, Misericordia e pace” guida del cammino

L’arcivescovo di Siracusa, monsignor Salvatore Pappalardo, ha consegnato alla Diocesi 
nel corso dell’Assemblea Pastorale, la sua Lettera “Grazia, Misericordia e pace”.
Al Santuario della Madonna delle Lacrime è stato il vicario generale, mons. Sebastiano
Amenta, a presentare la lettera nell’Anno Santo della Misericordia.
“Con essa – spiega mons. Amenta – ci chiama a percorrere il cammino dell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco. 
La lettera è stata chiaramente provocata dall’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia e traccia il cammino che la nostra Chiesa è chiamata a percorrere lungo l’Anno Santo. L’Arcivescovo muove anzitutto dalla considerazione che l’amore misericordioso e viscerale di Dio verso ogni creatura chiede di essere accolto per poi tradursi nella nostra vita in opere. Quelle che sono dette opere di misericordia, ci viene ricordato, trovano la loro sorgente nel Padre che è grande nell’amore e ricco di misericordia, un Padre che non esige sacrifici rituali, ma che desidera l’offerta del solo sacrificio di un cuore contrito. Per essere misericordiosi com’è misericordioso il Padre nostro che è nei cieli e perché le nostre opere possano qualificarsi come opere di misericordia,
è necessario che ci riconosciamo bisognosi della misericordia divina. Il primo passo allora che 
l’Arcivescovo chiede a tutti noi di compiere è quello della conversione e del perdono. Scrive 
infatti: “Abbiamo bisogno di perdono, di perdonarci e di essere perdonati. Siamo ancora una
Chiesa troppo ripiegata su sé stessa, che vive frammentata al suo interno e in modo autoreferenziale” 
– in questo fa propria un’espressione usata spesso da Papa Francesco – per poi riprendere dicendo 
“desidero che la comunità diocesana viva l’Anno Santo come un tempo privilegiato per ripuntare 
il nostro sguardo su Cristo perché solo con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso 
possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità”.
Detto questo, allarga il suo sguardo sulla nostra realtà e, traendo ispirazione dall’icona evangelica 
del Buon samaritano, l’Arcivescovo guarda le ferite sanguinanti di tanti nostri fratelli e sorelle: i 
profughi, i disoccupati, i malati, gli anziani soli e sofferenti. Non trascura di soffermarsi sui peccati 
che procurano tante di quelle ferite individuandone qualcuno: un’economia depressa che non conosce 
seri e competenti piani di azione volti a rilanciarla, una mentalità egoistica che non di rado è 
segnata da forme di mafiosità dalle quali non riusciamo ad affrancarci, una sanità spesso incapace 
di fornire un’adeguata assistenza specie ai più poveri, una politica troppo spesso in ostaggio di 
interessi particolari, l’assenza di prospettive per i giovani la gran parte dei quali, anche dopo una 
brillante carriera di studi, resta inoccupata o è costretta ad emigrare. Sono ferite gravi, dice il 
nostro Arcivescovo, ma che possono rimarginarsi e guarire. In questa parte della lettera si concentra
su altrettante ragioni di speranza riferendosi ai tanti uomini e donne di buona volontà che nella 
nostra diocesi operano nei vari campi, da quello del volontariato a quello delle professioni,
apprezzandone la grande dedizione. Vivere l’Anno Santo della misericordia come un momento 
privilegiato di conversione del cuore potrà segnare in profondità la nostra vita, personale, ecclesiale 
e sociale e potrà aiutarci nel superamento di quella crisi etica nella quale siamo immersi da anni 
e che è tra le cause prime del diffuso malessere in cui viviamo. Scrive l’Arcivescovo: “Per questo mi 
rivolgo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà della nostra Chiesa siracusana: non lasciamoci 
derubare della speranza, ma lasciamo che la luce della Resurrezione di Cristo allontani le tenebre 
che sembrano prevalere. Come ci esorta il Papa, quest’Anno Giubilare ci renda più aperti al 
dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed 
espelli ogni forma di violenza e di discriminazione”. In questo senso diventa particolarmente pregnante 
l’appello che l’Arcivescovo rivolge anche ai non credenti affinché ci si possa incontrare sul terreno 
di alcuni valori condivisi come quello della umana solidarietà e del bene comune. Una lunga sezione 
della lettera è indirizzata ai parroci. In essa l’Arcivescovo chiede loro di valorizzare tutto il bello ed 
il buono che le nostre comunità ecclesiali possiedono, affinché veramente la misericordia possa 
diventare la trama che regge il tessuto della vita delle nostre comunità. Le opere di misericordia 
corporali non possono non essere accompagnate da quelle spirituali: in merito l’Arcivescovo chiede
una rinnovata carità pastorale verso le famiglie in crisi. Tutti noi ben comprendiamo” – continua 
l’Arcivescovo – “le ragioni della scelta del Tempio dedicato alla Madonna delle Lacrime. Il Santuario 
di Siracusa sembra anche richiamare in sé le numerose chiese dedicate alla Vergine nella nostra 
Diocesi e che sono come una costellazione splendente nel nostro cielo. Esse sembrano tracciare 
l’itinerario di un pellegrinaggio che partendo da quello di Adonai di Brucoli, ritenuto il più antico, 
si conclude nella Casa del Pianto di Via degli Orti passando per tutti i paesi della nostra Diocesi. 
Un cammino che attraversa non solo il territorio, ma anche la storia della nostra Chiesa. Le lacrime
di Maria diventano così anche il segno della sua presenza materna accanto a ciascuno di noi, un 
segno concreto della misericordia del Padre che da sempre vuole raggiungere ogni suo figlio attraverso
la carezza della Madre, un richiamo continuo alla nostra conversione”.
A seguire don Aurelio Russo, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico “San Metodio”, 
ha presentato il sussidio pastorale per il nuovo anno dal titolo “Viscere di Misericordia nel 
Vangelo di Luca”. 

Si è dimesso l’arcivescovo di Messina

Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, presentata da mons. Calogero La Piana, per motivi di salute, in conformità al can. 401 del Codice di Diritto Canonico. 
Il Santo Padre Francesco ha nominato Mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela.

Assemblea pastorale diocesana

L‘arcivescovo di Siracusa monsignor Salvatore Pappalardo ha convocato l’Assemblea Pastorale Diocesana per oggi, giovedì 24 settembre alle ore 18.00, nella cripta del Santuario della Madonna delle Lacrime. 
Sarà il vicario generale dell’Arcidiocesi, monsignor Sebastiano Amenta, a presentare la lettera pastorale dell’arcivescovo dal titolo “Grazia, Misericordia e pace”. L’arcivescovo ci chiama a percorrere il cammino dell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco. La lettera traccia il cammino che la nostra Chiesa è chiamata a percorrere lungo l’Anno Santo. Ci invita ad essere concreti nella vita della nostra Chiesa attraverso i gesti che compiamo, soprattutto nei confronti delle persone povere e di quelle emarginate, malate e sofferenti, affinché i segni che poniamo siano sempre all’insegna della misericordia.
A seguire don Aurelio Russo, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico “San Metodio”, presenterà il sussidio pastorale per il nuovo anno dal titolo “Viscere di Misericordia nel Vangelo di Luca”. 
 

Il reliquiario della Madonnina a Fatima

La missione di Fatima è profondamente simbolica e significativa per il legame profondo che unisce questi due santuari mariani: Siracusa si fa conoscere in Europa per un messaggio di speranza e misericordia”. Così don Luca Saraceno, rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime, che insieme a don Nino Siringo ha fatto parte della delegazione siracusana che si è recata in Portogallo,commenta la missione del Reliquiario della Madonna delle Lacrime al Santuario di Fatima.
Tre giorni intensi, dal 18 al 20, durante i quali migliaia i fedeli si sono fermati in preghiera davanti al Reliquiario. Dopo l’accoglienza del vescovo di Fatima, Mons. Antonio Augusto Dos Santos Marto, il primo momento è stato il Rosario e la fiaccolata con la presenza del Reliquiario. Il giorno dopo la Messa alla Cappellina delle Apparizioni, in diretta mondiale. In serata Rosario e fiaccolata con la presenza del Reliquiario delle Lacrime di Maria. Infine ieri mattina rosario nella Cappellina delle Apparizioni con la presenza del Reliquiario delle Lacrime di Maria. Nel pomeriggio il Reliquiario ha fatto ritorno a Siracusa. Tutti gli eventi sono stati trasmessi sul sito internet del santuario di Fatima: www.fatima.pt
“Questo viaggio, come quello di Sarajevo, è un viaggio simbolo: l’essere nel Santuario di Fatima – ha continuato don Luca Saraceno – che sta per vivere il centenario (nel 1917 la Madonna è apparsa). Nel 2017, Papa Francesco ha annunciato la sua visita per il 13 maggio, si concluderà il centenario delle apparizioni. La presenza del Reliquiario, nell’anno ed è stata letta la supplica”.Ieri mattina nella cappella delle apparizioni la celebrazione presieduta da padre Victor, segretario del vescovo, che nell’omelia ha parlato del legame tra il Cuore Immacolato di Maria a Fatima che piange a Siracusa. “Il vescovo Mons. Antonio Augusto Dos Santos Marto lo scorso anno è venuto in Santuario a Siracusa – ha concluso don Luca Saraceno – ed è singolare che nell’omelia parlò delle lacrime di Maria come lacrime di misericordia e noi iniziamo con questa missione a Fatima l’anno della misericordia indetto da papa Francesco”.

Ogni bambino abbandonato è un grido che sale a Dio

“Nessun bambino sceglie per contro suo di vivere in strada”: così il Papa, nell’udienza ai partecipanti al Simposio internazionale sulla Pastorale della strada, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli itineranti. Dal Pontefice anche la condanna della tratta e della corruzione, che aggravano le ingiustizie contro i più deboli, e l’esortazione a tutelare e promuovere la dignità di donne e bambini di strada. “I bambini e le donne della strada non sono numeri, non sono “pacchi” da scambiare: sono esseri umani con un proprio nome e un proprio volto, con un’identità donata da Dio a ciascuno di loro. Sono figli di Dio come noi, uguali a noi, con gli stessi nostri diritti”. Papa Francesco ricorda i “tanti bambini che vengono derubati della loro infanzia, dei loro diritti, del loro futuro”, e punta il dito contro “la carenza di leggi e strutture adeguate” che “contribuisce ad aggravare il loro stato di privazione”, così che essi “mancano di una vera famiglia, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria. Ogni bambino abbandonato o costretto a vivere nella strada, diventato preda delle organizzazioni criminali, è un grido che sale a Dio, il Quale ha creato l’uomo e la donna a sua immagine; è un grido di d’accusa contro un sistema sociale che da decenni critichiamo ma che facciamo fatica a cambiare secondo criteri di giustizia”.
Il 
Pontefice esprime preoccupazione che l’aumento di giovani ragazze e donne “costrette a guadagnarsi da vivere sulla strada, vendendo il proprio corpo, sfruttate da organizzazioni criminali e, a volte, da parenti e familiari”: “Tale realtà è una vergogna delle nostre società che si vantano di essere moderne e di aver raggiunto alti livelli di cultura e di sviluppo. La corruzione diffusa e la ricerca del guadagno a tutti i costi privano gli innocenti e i più deboli delle possibilità di una vita dignitosa, alimentano la criminalità della tratta e le altre ingiustizie che gravano sulle loro spalle. Nessuno può rimanere inerte di fronte all’urgente necessità di salvaguardare la dignità della donna, minacciata da fattori culturali ed economici! La Chiesa non può tacere, le istituzioni ecclesiali non possono chiudere gli occhi di fronte al nefasto fenomeno dei bambini e delle donne della strada. (…) Noi non possiamo mai evitare di portare a tutti, in modo particolare ai più deboli e svantaggiati, la bontà e la tenerezza di Dio Padre misericordioso. La misericordia è l’atto supremo con il quale Dio ci viene incontro, è la via che apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre”.

Azioni di sistema contro le povertà

Il territorio su cui opera la Fondazione di Comunità Val di Noto è, luogo di sperimentazione e monitoraggio del programma “Azioni di sistema contro la povertà”. La Fondazione di Comunità Val di Noto, con i suoi progetti, figura tra le iniziative innovative supportate dal programma di Caritas Italiana. Graziano Assenza, segretario della Fondazione di Comunità Val di Noto, ha presentato i progetti sostenuti nell’ambito di “Azioni di sistema contro la povertà”, dando voce anche ai protagonisti con la proiezione del video “Ripensarci città a misura di sguardo”. 
Nella progettazione della Fondazione di Comunità Val di Noto (nata nel 2014 dal raccordo tra attività del terzo settore e diocesi di Noto e Siracusa con il supporto di Fondazione con il Sud, Caritas Italiana e con a fianco una precisa identità delle Caritas diocesane) una linea tracciata è quella delle cosiddette “ripartenze” delle persone, che si realizzano puntando su relazione e lavoro di rete: in questo ambito uno dei progetti è “Carcere aperto” ad Augusta.  L’accoglienza e l’ospitalità dei detenuti e dei loro familiari che usufruiscono di permessi premio e che non avrebbero altro modo di fruirne in quanto non residenti o stranieri, apre percorsi inclusivi che aiutano a comprendere come le pene debbano essere riparative. 
Altre linee tracciate dalla Fondazione di Comunità Val di Noto riguardano l’avvio di forme di economia sociale e  solidale che valorizzino le potenzialità e le risorse del territorio e siano concreta speranza per i giovani e i poveri. Il progetto “Frutti degli Iblei”, con fattoria sociale e commercializzazione di piante aromatiche promosse dalla cooperativa “L’Arcolaio” di Siracusa, permette il riscatto, oltre che di detenuti, di donne immigrate che nel percorso verso le nostre terre hanno subito violenze.
Infine la prospettiva del ripensare la città a partire dalle sue periferie per ritrovarne l’anima: da qui l’esperienza dei cantieri educativi, realtà in grado di offrire occasioni di interazione concreta fra scuole, famiglie e territorio, con cui si abitano le periferie ricreando coesione sociale, senso della città, incontro tra le generazioni. Crisci ranni, cantiere educativo di Modica, ha permesso a un’area abbandonata di rivivere e alla città di riscoprirsi comunità. I giovani volontari delle scuole superiori svolgono attività di doposcuola per i più piccoli; ci sono poi laboratori, sport, gruppo adolescenti, gruppo mamme, feste, orti sociali. 

Visita Pastorale a Palazzolo

 La visita pastorale dell’Arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo in Diocesi prosegue dopo una piccola pausa estiva. Mons. Pappalardo è in visita in questi giorni a Palazzolo Acreide. Dopo la visita al Comune, al sindaco Carlo Scibetta ed ai dipendenti, adesso mons. Pappalardo è impegnato nel giro delle parrocchie ma soprattutto delle diverse realtà parrocchiali, senza dimenticare le scuole e le case di riposo. 

Mons. Giansiracusa a Sant’Antonio

Mons. Michele Giansiracusa, parroco nella chiesa di San Giovanni Evangelista e San Marziano a Siracusa è stato nominato parroco nella chiesa di Sant’Antonio di Padova, sempre a Siracusa.
E’ questa una delle nomine che l’arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo ha ufficializzato in questi giorni. Al suo posto, a San Giovanni, è stato nominato don Giuliano Gallone. Inoltre l’arcivescovo ha nominato padre Emiliano Strino, rettore della Chiesa dei Cappuccini in Sortino; don Flavio Cappuccio, rettore della Chiesa di San Giovanni Battista (“San Giovannello”) e della Chiesa di San Filippo Apostolo in Siracusa; don Vincenzo Cafra, rettore della Chiesa di Sant’Antonio Abate in Sortino; e mons. Salvatore Caramagno, addetto alla Basilica Santuario Madonna delle Lacrime in Siracusa. Infine don Luigi Corciulo è stato nominato parroco della chiesa S.S. Salvatore a Siracusa.

Una mensa tra le stelle

Nell’ambito dell’iniziativa “Estate a Cavagrande – una mensa tra le stelle” promossa dalla Fondazione Centro biblico Emmaus, domenica 27 settembre alle ore 17,00 si terrà l’incontro “Le nozze di Cana” “Non hanno più vino” la necessità della gioia. Relatore sarà fra Paolo Messina. Prevista la degustazione di pane e di vino. Si tratta dell’ultimo appuntamento previsto all’Eremo San Giovanni in Montana, Cava Grande del Cassibile.