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“Grazia, Misericordia e pace” guida del cammino
nel corso dell’Assemblea Pastorale, la sua Lettera “Grazia, Misericordia e pace”.
Al Santuario della Madonna delle Lacrime è stato il vicario generale, mons. Sebastiano
Amenta, a presentare la lettera nell’Anno Santo della Misericordia.
“Con essa – spiega mons. Amenta – ci chiama a percorrere il cammino dell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco.
La lettera è stata chiaramente provocata dall’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia e traccia il cammino che la nostra Chiesa è chiamata a percorrere lungo l’Anno Santo. L’Arcivescovo muove anzitutto dalla considerazione che l’amore misericordioso e viscerale di Dio verso ogni creatura chiede di essere accolto per poi tradursi nella nostra vita in opere. Quelle che sono dette opere di misericordia, ci viene ricordato, trovano la loro sorgente nel Padre che è grande nell’amore e ricco di misericordia, un Padre che non esige sacrifici rituali, ma che desidera l’offerta del solo sacrificio di un cuore contrito. Per essere misericordiosi com’è misericordioso il Padre nostro che è nei cieli e perché le nostre opere possano qualificarsi come opere di misericordia,
è necessario che ci riconosciamo bisognosi della misericordia divina. Il primo passo allora che
l’Arcivescovo chiede a tutti noi di compiere è quello della conversione e del perdono. Scrive
infatti: “Abbiamo bisogno di perdono, di perdonarci e di essere perdonati. Siamo ancora una
Chiesa troppo ripiegata su sé stessa, che vive frammentata al suo interno e in modo autoreferenziale”
– in questo fa propria un’espressione usata spesso da Papa Francesco – per poi riprendere dicendo
“desidero che la comunità diocesana viva l’Anno Santo come un tempo privilegiato per ripuntare
il nostro sguardo su Cristo perché solo con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso
possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità”.
Detto questo, allarga il suo sguardo sulla nostra realtà e, traendo ispirazione dall’icona evangelica
del Buon samaritano, l’Arcivescovo guarda le ferite sanguinanti di tanti nostri fratelli e sorelle: i
profughi, i disoccupati, i malati, gli anziani soli e sofferenti. Non trascura di soffermarsi sui peccati
che procurano tante di quelle ferite individuandone qualcuno: un’economia depressa che non conosce
seri e competenti piani di azione volti a rilanciarla, una mentalità egoistica che non di rado è
segnata da forme di mafiosità dalle quali non riusciamo ad affrancarci, una sanità spesso incapace
di fornire un’adeguata assistenza specie ai più poveri, una politica troppo spesso in ostaggio di
interessi particolari, l’assenza di prospettive per i giovani la gran parte dei quali, anche dopo una
brillante carriera di studi, resta inoccupata o è costretta ad emigrare. Sono ferite gravi, dice il
nostro Arcivescovo, ma che possono rimarginarsi e guarire. In questa parte della lettera si concentra
su altrettante ragioni di speranza riferendosi ai tanti uomini e donne di buona volontà che nella
nostra diocesi operano nei vari campi, da quello del volontariato a quello delle professioni,
apprezzandone la grande dedizione. Vivere l’Anno Santo della misericordia come un momento
privilegiato di conversione del cuore potrà segnare in profondità la nostra vita, personale, ecclesiale
e sociale e potrà aiutarci nel superamento di quella crisi etica nella quale siamo immersi da anni
e che è tra le cause prime del diffuso malessere in cui viviamo. Scrive l’Arcivescovo: “Per questo mi
rivolgo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà della nostra Chiesa siracusana: non lasciamoci
derubare della speranza, ma lasciamo che la luce della Resurrezione di Cristo allontani le tenebre
che sembrano prevalere. Come ci esorta il Papa, quest’Anno Giubilare ci renda più aperti al
dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed
espelli ogni forma di violenza e di discriminazione”. In questo senso diventa particolarmente pregnante
l’appello che l’Arcivescovo rivolge anche ai non credenti affinché ci si possa incontrare sul terreno
di alcuni valori condivisi come quello della umana solidarietà e del bene comune. Una lunga sezione
della lettera è indirizzata ai parroci. In essa l’Arcivescovo chiede loro di valorizzare tutto il bello ed
il buono che le nostre comunità ecclesiali possiedono, affinché veramente la misericordia possa
diventare la trama che regge il tessuto della vita delle nostre comunità. Le opere di misericordia
corporali non possono non essere accompagnate da quelle spirituali: in merito l’Arcivescovo chiede
una rinnovata carità pastorale verso le famiglie in crisi. Tutti noi ben comprendiamo” – continua
l’Arcivescovo – “le ragioni della scelta del Tempio dedicato alla Madonna delle Lacrime. Il Santuario
di Siracusa sembra anche richiamare in sé le numerose chiese dedicate alla Vergine nella nostra
Diocesi e che sono come una costellazione splendente nel nostro cielo. Esse sembrano tracciare
l’itinerario di un pellegrinaggio che partendo da quello di Adonai di Brucoli, ritenuto il più antico,
si conclude nella Casa del Pianto di Via degli Orti passando per tutti i paesi della nostra Diocesi.
Un cammino che attraversa non solo il territorio, ma anche la storia della nostra Chiesa. Le lacrime
di Maria diventano così anche il segno della sua presenza materna accanto a ciascuno di noi, un
segno concreto della misericordia del Padre che da sempre vuole raggiungere ogni suo figlio attraverso
la carezza della Madre, un richiamo continuo alla nostra conversione”.
A seguire don Aurelio Russo, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico “San Metodio”,
ha presentato il sussidio pastorale per il nuovo anno dal titolo “Viscere di Misericordia nel
Vangelo di Luca”.
Si è dimesso l’arcivescovo di Messina
Il Santo Padre Francesco ha nominato Mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela.
Assemblea pastorale diocesana
L‘arcivescovo di Siracusa monsignor Salvatore Pappalardo ha convocato l’Assemblea Pastorale Diocesana per oggi, giovedì 24 settembre alle ore 18.00, nella cripta del Santuario della Madonna delle Lacrime.
Sarà il vicario generale dell’Arcidiocesi, monsignor Sebastiano Amenta, a presentare la lettera pastorale dell’arcivescovo dal titolo “Grazia, Misericordia e pace”. L’arcivescovo ci chiama a percorrere il cammino dell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco. La lettera traccia il cammino che la nostra Chiesa è chiamata a percorrere lungo l’Anno Santo. Ci invita ad essere concreti nella vita della nostra Chiesa attraverso i gesti che compiamo, soprattutto nei confronti delle persone povere e di quelle emarginate, malate e sofferenti, affinché i segni che poniamo siano sempre all’insegna della misericordia.
A seguire don Aurelio Russo, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico “San Metodio”, presenterà il sussidio pastorale per il nuovo anno dal titolo “Viscere di Misericordia nel Vangelo di Luca”.
Il reliquiario della Madonnina a Fatima
Ogni bambino abbandonato è un grido che sale a Dio
“Nessun bambino sceglie per contro suo di vivere in strada”: così il Papa, nell’udienza ai partecipanti al Simposio internazionale sulla Pastorale della strada, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli itineranti. Dal Pontefice anche la condanna della tratta e della corruzione, che aggravano le ingiustizie contro i più deboli, e l’esortazione a tutelare e promuovere la dignità di donne e bambini di strada. “I bambini e le donne della strada non sono numeri, non sono “pacchi” da scambiare: sono esseri umani con un proprio nome e un proprio volto, con un’identità donata da Dio a ciascuno di loro. Sono figli di Dio come noi, uguali a noi, con gli stessi nostri diritti”. Papa Francesco ricorda i “tanti bambini che vengono derubati della loro infanzia, dei loro diritti, del loro futuro”, e punta il dito contro “la carenza di leggi e strutture adeguate” che “contribuisce ad aggravare il loro stato di privazione”, così che essi “mancano di una vera famiglia, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria. Ogni bambino abbandonato o costretto a vivere nella strada, diventato preda delle organizzazioni criminali, è un grido che sale a Dio, il Quale ha creato l’uomo e la donna a sua immagine; è un grido di d’accusa contro un sistema sociale che da decenni critichiamo ma che facciamo fatica a cambiare secondo criteri di giustizia”.
Il Pontefice esprime preoccupazione che l’aumento di giovani ragazze e donne “costrette a guadagnarsi da vivere sulla strada, vendendo il proprio corpo, sfruttate da organizzazioni criminali e, a volte, da parenti e familiari”: “Tale realtà è una vergogna delle nostre società che si vantano di essere moderne e di aver raggiunto alti livelli di cultura e di sviluppo. La corruzione diffusa e la ricerca del guadagno a tutti i costi privano gli innocenti e i più deboli delle possibilità di una vita dignitosa, alimentano la criminalità della tratta e le altre ingiustizie che gravano sulle loro spalle. Nessuno può rimanere inerte di fronte all’urgente necessità di salvaguardare la dignità della donna, minacciata da fattori culturali ed economici! La Chiesa non può tacere, le istituzioni ecclesiali non possono chiudere gli occhi di fronte al nefasto fenomeno dei bambini e delle donne della strada. (…) Noi non possiamo mai evitare di portare a tutti, in modo particolare ai più deboli e svantaggiati, la bontà e la tenerezza di Dio Padre misericordioso. La misericordia è l’atto supremo con il quale Dio ci viene incontro, è la via che apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre”.
Azioni di sistema contro le povertà
Nella progettazione della Fondazione di Comunità Val di Noto (nata nel 2014 dal raccordo tra attività del terzo settore e diocesi di Noto e Siracusa con il supporto di Fondazione con il Sud, Caritas Italiana e con a fianco una precisa identità delle Caritas diocesane) una linea tracciata è quella delle cosiddette “ripartenze” delle persone, che si realizzano puntando su relazione e lavoro di rete: in questo ambito uno dei progetti è “Carcere aperto” ad Augusta. L’accoglienza e l’ospitalità dei detenuti e dei loro familiari che usufruiscono di permessi premio e che non avrebbero altro modo di fruirne in quanto non residenti o stranieri, apre percorsi inclusivi che aiutano a comprendere come le pene debbano essere riparative.