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Assemblea sinodale della Chiesa di Siracusa

Assemblea sinodale della Chiesa di Siracusa a conclusione del cammino intrapreso negli ultimi mesi.

Giovedì 13 marzo, alla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, alle ore 18.30, la comunità diocesana si ritrova attorno al Pastore, mons. Francesco Lomanto, per “ridire il nostro sì e rendere concrete le scelte possibili, individuate in virtù del discernimento comunitario compiuto negli ultimi mesi”.
Verrà richiesto a ciascuno dei soggetti coinvolti (parrocchie, Consiglio pastorale diocesano, Consiglio presbiterale.) di offrire una frase, una parola, che possa simboleggiare il cammino e la riflessione compiuti, in modo da rendere visibile la comunione tra le diverse realtà”. 

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Messaggio per il Tempo di Quaresima

L’arcivescovo Lomanto: “Camminiamo insieme nella speranza”

Trasmettiamo la speranza agli altri – specialmente agli ultimi, ai poveri e ai bisognosi – con un atteggiamento cordiale e accogliente, con una parola efficace di luce e di sostegno, con un incontro reale e profondo, con un abbraccio sincero e fraterno. Un atto di carità, unito all’opera di Cristo, assume un peso immenso nella storia, perché trasmette l’amore di Dio e semina speranza di vita e gioia di salvezza“.
E’ l’invito che l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, rivolge ai fedeli della Chiesa di Siracusa per il tempo di Quaresima.
Nel messaggio inviato ai presbiteri, ai diaconi, ai religiosi, ai seminaristi ed all’intera comunità, l’arcivescovo evidenzia l’importanza del cammino quaresimale che “ci conduce alla celebrazione del mistero pasquale del Crocifisso Risorto che è l’autore della nostra fede e il garante della nostra speranza“. Gesù è “la luce che ci sorprende ogni qual volta attraverso le nostre povertà, le nostre fragilità e le nostre fatiche raggiunge gli altri per ravvivare anche in loro la gioia della speranza“.
Mons. Lomanto ha ricordato i tre segni del cammino quaresimale: preghiera, digiuno e carità: “La speranza è la forza del cammino, la fede è la condizione per entrare in questo santo viaggio, la carità è la pace dell’incontro con Dio. La speranza è la virtù che ci fa progredire. Senza la speranza non si cammina, perché la speranza ci muove verso un bene più alto che è ancora da raggiungere. In questo cammino l’uomo vive il suo rapporto con Dio che si accompagna a noi nella via come forza vitale e come sostegno continuo al nostro progresso verso di Lui“.
L’arcivescovo di Siracusa ha sottolineato: “La speranza implica la povertà e apre al vero senso della preghiera. Si spera per quello che non si possiede. La speranza umana si fonda su quello di cui si dispone. La speranza cristiana non si sostiene su quello che si ha, ma sulle promesse di Dio”.
Ed ancora: “Finché la speranza dell’uomo non trova un fondamento sicuro al di fuori di sé rimane vuota, cieca, senza ragione. Ma la speranza cristiana ha un linguaggio: la preghiera. La preghiera è l’atto della speranza, perché la preghiera è l’unico atto attraverso cui l’uomo entra in rapporto vero con Dio e si slancia verso Colui che dona stabilità, pace e felicità alla sua vita. E la preghiera accresce il vuoto dell’uomo per prepararlo ad accogliere pienamente Dio. La speranza deve animare il nostro essere, la nostra vita, le nostre azioni, donando forza, gioia e pace al nostro cuore, per intraprendere con fiducia e serenità il cammino di ogni giorno, affrontando le avversità, i problemi e ogni situazione critica“.
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Sarà guidato dall’arcivescovo mons. Francesco Lomanto

Rosario per Papa Francesco in Santuario

Venerdì 28 febbraio alle ore 18.00 l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto presiederà nella Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime la concelebrazione eucaristica. Alle ore 19.00, al termine della messa, guiderà la recita del santo rosario per invocare il dono della salute per il Santo Padre Francesco al cospetto dell’Effige
miracolosa della Madonna dalle Lacrime.

La Comunità diocesana si unisce in preghiera in comunione con l’Arcivescovo per papa Francesco.
L’arcivescovo invita tutte le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i fedeli tutti, fatta salva la scelta di partecipare in Santuario, a riunirsi nei singoli centri dell’Arcidiocesi per vivere insieme questo momento di preghiera e di intercessione. 

Oggi giovedì 27, alle ore 19.00 si terrà una veglia di preghiera mariana presso la Casa del Pianto di via degli Orti n.11, a Siracusa. Si pregherà per il dono della pace e per la salute del Santo Padre Francesco, invocando dalla Madonna delle Lacrime salute, consolazione e speranza.

 

In allegato lo schema di adorazione eucaristica e del rosario predisposto per l’occasione dalla Conferenza Episcopale Italiana

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La speranza ci sostiene

La speranza non delude perchè abbiamo ricevuto l’amore di Dio dallo Spirito Santo. La Parola di Dio ci invita a cambiare il nostro intimo per entrare nell’intimità dell’amore di Dio”. Lo ha detto mons. Francesco Lomanto, Arcivescovo di Siracusa, che ha presieduto la celebrazione eucaristica nella Basilica Santuario Madonna delle Lacrime per il Giubileo del Malato, alla presenza delle realtà del mondo sanitario, le varie associazioni di volontariato, tra queste l’Unitalsi.
E rivolgendosi ai “nostri fratelli ammalati” ha detto: “La speranza ci sostiene. Anche in una situazione di sofferenza la gioia è data dalla presenza dell’amore di Dio. Anche coloro che sono perseguitati sono beati, non per la condizione che vivono ma perchè con loro c’è il Signore. Preghiamo perchè il Signore possa alleviare le nostre sofferenze. Sappiamole vedere con gli occhi di Dio. Anche il vostro patire è una missione per la Chiesa“.
L’arcivescovo ha invitato ammalati, medici, infermieri, volontari ad accogliere il tema della XXXIII Giornata: “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori” (Rm 5,5). Ha ringraziato i volontari di tutte la associazioni per il loro prezioso servizio, per l’attenzione alla dignità della persona e per il sostegno ai malati nel corpo e nello spirito.
La speranza non delude è rivolta anche a tutti coloro che si prendono cura del malato. Anche in loro è presente lo Spirito che anima e sostiene – ha detto mons. Francesco Lomanto -. Le associazioni che si dedicano al servizio del malato compiono un ministero di attenzione alla persona, alla dignità della persona. Mettono in relazione i malati. Per incontrarci, vederci, stare assieme e camminare assieme. L’impegno a camminare insieme, a guardare verso l’alto. Abbiamo tutti una vocazione universale: camminare verso Dio. Tutti abbiamo la vocazione di rendere santo il mondo che è sacro. Solo Dio può cambiare il mio cuore per costruire vere e sane relazioni“.
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L’arcivescovo Lomanto: “Trasmettere la vita richiede a volte fatica, dono di sé, sacrificio”

Trasmettere la vita richiede a volte fatica, dono di sé, sacrificio. Solo se abbiamo uno sguardo di eternità possiamo scorgere, come attraverso una fenditura, il mistero della vita che rimarrà per sempre“. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, che ha preso parte alla 47esima Giornata Nazionale per la Vita per riflettere sul valore della vita umana, dal titolo “Trasmettere la vita, speranza per il mondo” “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita”. (Sap 11, 26).
Nella chiesa Cattedrale si sono susseguiti una serie di interventi e testimonianze. Prima l’introduzione di mons. Salvatore Marino, parroco della Cattedrale di Siracusa e referente dell’Ufficio per la Pastorale della famiglia.
Poi di Antonio Alì, già presidente facente funzione del Tribunale di Siracusa: “Oggi è importante dare una testimonianza anche da parte di chi si occupa delle questioni sul diritto alla vita, sotto il profilo professionale tecnico e giuridico. I giudici se ne occupano e sono alle prese con una disciplina variegata nazionale e sovranazionale, che da un lato tutela nominalmente il diritto alla vita ma che poi non ha strumenti pratici per attuarla. Mi piace sottolineare che sotto il profilo internazionale noi abbiamo un organo fondamentale che è la Corte Europea dei diritti dell’uomo, che è l’unico organo giurisdizionale che consente di garantire il diritto alla vita condannando gli Stati che violano questo diritto. Come è accaduto proprio tre giorni fa per l’Italia per la vicenda a tutti nota della Terra dei fuochi. Dobbiamo augurarci che questi strumenti funzionino, perché il diritto alla vita che la nostra Costituzione non cita espressamente ma è alla base di tutti gli altri diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo, deve essere sempre tutelato in tutti i modi possibili“.
Quindi Salvo Sorbello, presidente del Forum delle famiglie della provincia di Siracusa ha evidenziato: “Anche Siracusa sta andando verso un suicidio demografico. Nel 2024 è stato registrato purtroppo il record negativo delle nascite: è una tendenza che va frenata e possibilmente invertita, altrimenti ci troveremo presto ad avere una città abitata soltanto da turisti e da pensionati“.
Significativa la testimonianza dei coniugi Barbara, infermiera presso la Fondazione Sant’Angela Merici, e Stefano Siringo, medico ginecologo all’ospedale Umberto I di Siracusa: “In una giornata così importante siamo stati invitati con piacere a testimoniare la nostra esperienza di vita con la piccola Beatrice. E la scelta che ci ha portati ad averla, a tenerla con noi, nonostante la paura e le difficoltà che una diagnosi prenatale possa comportare in una giovane coppia“.
Infine l’arcivescovo Francesco Lomanto: “Celebriamo la 47esima giornata nazionale per la vita. La vita va trasmessa in una dimensione integrale dell’uomo, della persona, in una dimensione collettiva, sociale, in una dimensione di vita eterna di eternità. In una dimensione integrale della persona che è chiamata a offrire, a donare la vita. Non solo la donna a trasmettere la vita per i figli, ma anche a coltivare il senso della vita nelle relazioni, nella società, nel rapporto con ogni cosa che è opera della creazione di Dio. Trasmettere la vita anche in una dimensione sociale, collettiva, nel sensibilizzare al senso vero e profondo della vita di ogni cosa, nel rispetto del diritto alla vita. E anche in una dimensione di eternità. Per capire che trasmettere la vita significa anche donare, offrire se stesso. Solo in una prospettiva di eternità – ha concluso l’arcivescovo – possiamo cogliere come in una fenditura che si apre al cielo a Dio, cogliere il mistero della vita che ci abita da sempre, che incontreremo pienamente nel Signore Gesù“.
La giornata si è conclusa con la celebrazione Eucaristica, presieduta da mons. Lomanto, iniziata con il rito della benedizione delle candele, richiamando la luce di Cristo che illumina ogni esistenza e rafforzando il messaggio della giornata: promuovere e difendere la vita in tutte le sue forme e fasi.
Di fronte a tragedie come guerre, migrazioni, povertà e aborto, drammi che spingono molti giovani a perdere fiducia nella vita e nel valore di trasmetterla, siamo chiamati a riscoprire la forza della speranza – spiegano i referenti dell’Ufficio per la Pastorale della famiglia, i coniugi Maria Grazia e Salvatore Cannizzaro -. Nel sacramento del matrimonio e nella comunione di vita familiare, la Chiesa promuove un’alleanza sociale «inclusiva e non ideologica», per sostenere la natalità, le famiglie e le donne in difficoltà“. La Giornata, promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia, si inserisce nel contesto del Giubileo della Speranza, offrendo un’occasione speciale per meditare sul dono della vita alla luce della fede e delle sfide del nostro tempo.
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Una casa ad Augusta destinata ad ospitare i detenuti con le famiglie

Casa Zaccheo, accoglienza e condivisione

Un progetto di accoglienza, condivisione e cura.
Nasce ad Augusta, nel Siracusano “Casa Zaccheo”, un luogo destinato ad accogliere i detenuti in permesso premio con le loro famiglie.
Un’iniziativa dell’Ufficio diocesano di Pastorale Penitenziaria e della Caritas cittadina. Casa Zaccheo, che si trova proprio davanti alla parrocchia Sacro Cuore di Gesù, sarà gestita dai volontari che accoglieranno i detenuti in permesso (solitamente dai tre agli otto giorni) per buona condotta o per il percorso rieducativo intrapreso.
Casa Zaccheo si pone come segno della continuità del lavoro svolto in questi anni dalla Caritas cittadina – ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto . E come segno della sinodalità sociale. Oggi la Chiesa è impegnata a compiere un cammino sinodale come comunità cristiana ma possiamo estendere questi valori a tutta la nostra vita. E’ un segno di grande attenzione alla dignità della persona per costruire innanzitutto relazioni. La casa è il segno delle relazioni, dell’incontro, della crescita, dello scambio, della condivisione e dunque del camminare insieme. Il frutto che speriamo è quello del reinserimento, della rieducazione per vivere un giubileo esteso a tutta la nostra vita”.
La Caritas di Augusta da tanti anni porta avanti il progetto di accoglienza dei detenuti sul territorio. Ma fino ad ora erano detenuti singoli. Adesso l’accoglienza è cambiata. “E’ in continuità con un progetto avviato da tanti anni all’interno delle comunità ecclesiali per accogliere i detenuti in permesso premio – spiega don Helenio Schettini, referente della Caritas cittadina –. Oggi abbiamo trovato una sistemazione più idonea per le esigenze delle famiglie. L’esperienza di accoglienza è consolidata ed è portata avanti dai volontari delle Caritas di Augusta che vivono un cammino insieme nel servizio alla carità. Un’iniziativa forte che ci permette di crescere a servizio dei fratelli ma anche nella comunione tra le realtà ecclesiali di Augusta“.
L’obiettivo è quello di mettere insieme tutte le forze che lavorano sia all’interno del carcere sia all’esterno. Sensibilizzare il territorio affinché si possano avviare progetti di socializzazione di educazione e inserimento. “Oggi è necessario fare rete, dobbiamo andare insieme, dobbiamo costruire insieme, se vogliamo creare qualcosa che possa durare del tempo e che possa produrre molti frutti – spiega don Andrea Zappulla, direttore dell’Ufficio di Pastorale Penitenziaria -. Il nome non l’abbiamo scelto a caso: Zaccheo è un uomo curioso che appena incontra Gesù lo accoglie nella propria casa e ha una grandissima conversione: è il cambiamento di vita, l’incontro con Gesù cambia radicalmente la vita di quest’uomo. Mi auguro che i fratelli detenuti possano fare la stessa esperienza di Zaccheo”.
E poi l’accoglienza come “apertura del cuore, apertura dell’anima. E noi vogliamo fare spazio nella nostra vita ecclesiale a questi fratelli perché possano vivere un momento di rinascita”.
Poi la condivisione “non solo dei beni materiali ma anche del tempo, bene prezioso che abbiamo tutti. I volontari in questi mesi hanno aiutato a far diventare Casa Zaccheo un luogo familiare. Non istituzionale, non una casa fredda, angusta, gelida, ma un luogo in cui ciascuno possa fare esperienza di famiglia. La condivisione del tempo è appunto dei tanti volontari che ruotano attorno alla missione di casa Zaccheo, ma la condivisione degli spazi penso ai detenuti con la loro famiglia. Ma anche del tempo insieme con noi. Quando i fratelli detenuti sono a Casa Zaccheo insieme alle loro famiglie, noi volontari andiamo a trovarli, ci prendiamo il caffè, ascoltiamo le loro storie, raccogliamo le loro lacrime: diventa un modo per essere dono l’uno per l’altro. E infine l’ultimo aspetto della missione è quello della cura: la cura della persona fondamentale in un mondo come il nostro, spersonalizzato. Casa Zaccheo vuole essere anche il luogo in cui attraverso la cura delle relazioni familiari con i detenuti si possa trovare ecco, quell’aspetto importante per ripartire”.
Don Helenio Schettini ha portato un esempio concreto di comunione: ”La sera di Capodanno mi sono sentito suonare in canonica ed era la famiglia che era accolta in casa Zaccheo che mi aveva portato qualcosa da condividere: è stato un gesto bellissimo perché davvero diventa la bellezza di chi crea relazioni vicendevoli e di donazione reciproca. Quella carità concreta che ci rende fratelli in Cristo. Ad Augusta non accogliamo solo presso casa Zaccheo ma anche presso il centro Caritas ancora continua l’accoglienza dei nostri fratelli soprattutto di quelli che sono senza famiglie. E lì c’è un impegno più gravoso: perché se qui le famiglie poi si prendono cura di tanti aspetti lì invece sono le comunità che si prendono cura di assistere i detenuti nei pasti, di tutto ciò che è necessario anche nella compagnia che è necessaria a queste persone sole quando arrivano al centro Caritas”.
Un ringraziamento a padre Angelo Saraceno, pioniere di questa attività in Caritas che ha iniziato tanti anni fa l’accoglienza di detenuti singoli.
Presenti l’assessore alle politiche sociali del comune di Augusta Biagio Tribulato e il comandante della polizia penitenziaria del carcere di Augusta, Dario Maugeri.
La storia di questa Caritas cittadina ha profonde radici – ha detto padre Angelo Saraceno. Dal terremoto del 1990 abbiamo sperimentato che la vera fede è quando impariamo a prenderci cura del più bisognoso. E ci sono state tante persone più bisognose di noi. Persone rimaste senza casa. E poi con il villaggio dei container dove abbiamo sperimentato le varie povertà. Ma la cosa più importante è il cammino fatto insieme. Il dialogo, le relazioni, prendersi cura non solo ognuno della propria parrocchia. E questo ci ha portato a porre un primo gesto che sembrava fosse urgente. Poter creare una mensa per i più poveri. Poi abbiamo scoperto che nel nostro territorio c’era la realtà del carcere che noi conoscevamo come una struttura sulla strada di Brucoli. Ci hanno chiesto se qualcuno era disposto a prendere i parenti dei carcerati, che col pullman si fermano al centro storico, e accompagnarli fino al carcere. Ed è iniziato il primo servizio. Accogliere non è semplicemente dare una casa: è mettere noi stessi al servizio. Il carcere non è espiazione ma è recupero, reinserimento e fiducia“.
È un ambiente diverso rispetto all’istituto e a qualunque altro ambiente – ha detto il vice direttore della casa di reclusione di Augusta, Francesca Fioria -. Per i familiari che vengono da lontano, avere questa opportunità di poter stare qui con la persona detenuta, in un luogo che si presta soprattutto per i figli dei detenuti, protetto, quasi familiare, come nelle loro abitazioni”.
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Giubileo dei portatori del simulacro di Santa Lucia e delle portatrici delle reliquie

“Santa Lucia è il simbolo della nostra Chiesa”

Santa Lucia è il simbolo della nostra Chiesa“, la personificazione “della Chiesa di Siracusa“. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, che ha presieduto la celebrazione eucaristica nella chiesa Cattedrale in occasione della festa delle reliquie.
Una giornata nel corso della quale è stato esposto il simulacro argenteo di Santa Lucia custodito nella sua nicchia nella cappella in Cattedrale e si è celebrato il Giubileo dei portatori del simulacro di Santa Lucia e delle portatrici delle reliquie.

Mons. Lomanto ha ricordato il messaggio di santità di Lucia alla Chiesa, “in particolare alla nostra Chiesa: vivere e portare a tutti la gioia del Vangelo. L’ascolto e la messa in pratica della parola di Dio ci impone di vivere in Cristo e di operare quello che la parola richiede. La vocazione di Lucia è volta anche a una santità operosa, sobria nelle forme, animata da uno spirito di carità universale.
“Compiamo gesti concreti di carità e di misericordia per entrare nell’intimità dell’amore di Dio e per imparare ad amare da come Egli ci ama. Accogliamo la grazia del Giubileo e ravviviamo il nostro cammino di fede con il triplice messaggio di santità di Lucia alla nostra Chiesa. Il Signore ci ha immessi nel solco di una storia ricca di doni, di grazie e di benedizioni e noi ne siamo responsabili. Incarniamo la fede nella vita di ogni giorno – ha concluso l’arcivescovo Lomanto – con l’originalità del nostro essere, con la peculiarità della nostra vita, con la particolarità del nostro ruolo, con la specificità delle nostre capacità, con lo stile delle nostre qualità“.
Prima della celebrazione l’apertura della nicchia con mons. Salvatore Marino, parroco della Cattedrale, e tutti i componenti della Deputazione della Cappella di Santa Lucia ed i tanti volontari che hanno preso parte alla visita del corpo di Lucia da Venezia.

Poi il saluto alla professoressa Cettina Oliveri, collaboratrice della Deputazione, che diversi anni fa è stata la prima componente donna della Deputazione, che ha coordinato sin dalla sua nascita i foulard verdi, le portatrici delle reliquie. Alla professoressa Oliveri, che ha preferito lasciare dopo tanti anni, la Deputazione ha rivolto un ringraziamento di cuore per l’attività svolta e la dedizione nel portare avanti il difficile compito.

Al termine della messa, nella chiesa Santa Maria della Concezione, distribuzione dei tesserini di servizio ai volontari.

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Lomanto: “Viviamo fuori dai condizionamenti”

Oggi, più che mai, occorre presentare alle nuove generazioni il cristianesimo nella sua profonda realtà, cioè come un rapporto mistico con Cristo, come un incontro personale con Dio. Esso, infatti, non è essenzialmente un ordinamento morale o un sistema etico, un insieme di prescrizioni e di divieti, ma una vita mistica, ossia di relazione personale con il Signore, dal quale scaturisce anche la vita buona del credente”. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, che ha presieduto la celebrazione per la Dedicazione della chiesa Cattedrale. Una ricorrenza che rappresenta un momento particolarmente significativo per la vita della Diocesi: è la festa della comunità diocesana che riconosce nella chiesa Cattedrale il segno dell’unità e della comunione col Vescovo.
La chiesa era gremita di fedeli che, nella stessa giornata, hanno preso parte anche all’inizio della Scuola di formazione teologica di Base Giovanni XXIII e hanno vissuto il Giubileo Diocesano dei laici.

Prima della celebrazione è stato fra’ Gaetano La Speme ofm capp a tenere la prolusione per l’inaugurazione del nuovo percorso della Scuola di Formazione Teologica guidata da don Alessandro Genovese. “L’uomo cammina e può camminare verso Dio perchè Dio sì è messo in cammino verso l’umanità prima del tempo… ha fatto il primo passo e non si è mai fermato, non ha più smesso di venirci incontro – ha detto fra’ Gaetano La Speme –. I cristiani sono per antonomasia pellegrini, pellegrini di speranza. La Speranza è quella forma di intelligenza che sa riconoscere il bene potenziale e attiva la corresponsabilità per coltivarlo. La speranza non è ottimismo. La speranza è la capacità di riconoscere un cammino dove nessuno lo vede. Possiamo osservare la speranza da molteplici punti di vita: essa è una forma di conoscenza, di contemplazione del bene anche quando il bene non è in superficie, come il seme è nella terra pronto a germogliare. Osservata da un’altra prospettiva la speranza è anche esperienza di amore“.

La scuola di formazione teologica di base

La scuola di teologia di base propone un accompagnamento didattico e un metodo che è comunitario, partecipativo, semplice.
Perché studiamo il testo biblico? Per amore al testo stesso mediante il quale Dio ci parla come ad amici. Nella meditazione della parola sperimentiamo che l’educazione, la catechesi, non è questione di nozioni o di imperativi che vengono dall’esterno: è una questione  del cuore, amore per il bello. La Bibbia è scritta come un testo di speranza per l’oggi. E’ un testo che vuole essere significativo oggi, per questo popolo; non è cronaca e non è indicazioni senza tempo e senza luogo. E’ un testo per il presente, un testo per dare speranza oggi. Un testo che annuncia che la speranza cristiana ha ricevuto una risposta: il dono del regno di Dio: un dono, grande e bello“.
Infine ricordando Papa Francesco nella bolla Spes non confundit, fra La Speme ha evidenziato che “la speranza cristiana, ci trasporta al di là delle prove, ci dà l’intelligenza che sa riconoscere grandezza di un seme, che sa vedere un cammino dove nessuno lo vede, che ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta. Quella meta desiderata alla quale siamo chiamati e verso la quale, come pellegrini di speranza, siamo in cammino: il Paradiso: la piena comunione dei santi nella Santissima Trinità”.

 

Dedicazione della chiesa Cattedrale

Nel corso della sua omelia l’arcivescovo Lomanto ha invece sottolineato come la Dedicazione della Chiesa è “il segno della nostra consacrazione a Dio: il vero tempio di Dio è l’uomo. Il mistero della Dedicazione del Tempio è l’offerta del nostro essere, del nostro spirito umano a Dio, affinché Egli ne faccia la sua dimora. La nostra vita è proprio questa dedicazione, questa consacrazione a Dio, questo sentirci presi, posseduti e abitati dal Signore. Essere cristiano vuol dire essere trasferito nel Regno di Dio, vivere già al di fuori dei condizionamenti terrestri”.

E sulla Scuola di Formazione Teologica di Base: “Ha lo scopo di offrire una formazione cristiana come educazione al rapporto con Dio, per consentire di incontrare realmente il Signore, lasciarsi abitare da Lui e vivere alla sua presenza”.

Ma è stato anche il momento per celebrare il Giubileo Diocesano dei laici: “Occorre anzitutto garantire alcune disposizioni affinché la grazia sia efficace in noi: la prima disposizione immediata è la nostra fede, cioè credere che Dio è particolarmente pronto, in questo tempo, a concederci la grazia; la seconda è il bisogno del perdono divino, il senso del nostro peccato, cioè sentire il bisogno di questa grazia; e infine il senso della nostra corresponsabilità per la grandezza della nostra santificazione e della nostra missione, perciò l’implorazione a Dio, perché questa grazia discenda, perché Dio ci perdoni, perché Dio ci rinnovi, perché Dio veramente ci faccia santi”.

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Giovedì 9 si celebra il Giubileo dei laici

Dedicazione della Chiesa Cattedrale

Giovedì prossimo 9 gennaio, si celebra la festa della Dedicazione della Chiesa Cattedrale. L’arcivescovo mons. Francesco Lomanto, alle ore 19.00, presiederà la concelebrazione Eucaristica nel Giubileo diocesano dei Laici. Una ricorrenza che rappresenta un momento particolarmente significativo per la vita della Diocesi: è la festa della comunità diocesana che riconosce nella chiesa Cattedrale il segno dell’unità e della comunione col Vescovo.

La messa sarà preceduta alle ore 18.00 dalla Prolusione tenuta da fra’ Gaetano La Speme ofm capp per l’inaugurazione del nuovo percorso annuale della Scuola di Formazione Teologica di Base Giovanni XXIII.

Sono invitate, in particolare, tutte le aggregazioni laicali che nell’occasione potranno celebrare il Giubileo.

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Si è conclusa la peregrinatio del corpo di Santa Lucia

Mons. Lomanto: “Incarniamo nella nostra vita quello che abbiamo ricevuto”

Ci resta l’immagine dei tanti pellegrini che sono accorsi per pregare, per ringraziare Santa Lucia. Adesso si tratta di continuare, di incarnare nella nostra vita quello che abbiamo ricevuto in emozioni, suggestioni, pensieri. Il modo più bello, semplice, vero, autentico e grande per poter ringraziare il Signore, e Santa Lucia per la sua presenza tra noi, è quello di mettere in pratica nella nostra vita, quanto abbiamo ricevuto, dare una continuità reale, visibile e concreta“.

L’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, è all’aeroporto di Sigonella per la ripartenza dell’insigne reliquia del corpo di Santa Lucia. Si è conclusa la peregrinazione del Corpo di Santa Lucia in Sicilia, nelle Chiese di Siracusa, Catania e Acireale. Prima della partenza la celebrazione eucaristica nella cappella della Base dell’Aeronautica militare di Sigonella: “Torniamo alla vita ordinaria, perché bisogna garantire, l’ordine, il servizio, la pace, la giustizia. Così anche nella vita cristiana bisogna discendere dal monte dal Tabor, per tornare nella propria vita giornaliera e costruire con pazienza, con forza, con prudenza il nostro avvenire, per tendere sempre più nella originalità della nostra vita, nella concretezza e nell’ordinarietà e costruire il di più al quale siamo chiamati” ha detto mons. Lomanto. “Gli eventi si concludono, si alternano, si susseguono ma ciò che conta è la continuità nella nostra vita“.

L’arrivo del corpo, custodito nel Santuario di Lucia a Venezia, il 14 dicembre scorso a Siracusa: poi la messa nel Santuario della Madonna delle Lacrime, e la processione fino alla Basilica di Santa Lucia al Sepolcro dove il corpo e il simulacro sono rimasti per l’Ottavario. Migliaia i devoti e i pellegrini che si sono recati in chiesa per rendere omaggio. Giorno 21 la processione di rientro nella chiesa Cattedrale e poi le celebrazioni con l’apertura dell’Anno Santo nel giorno di Natale. Dal 26 la peregrinatio prima a Carlentini, poi a Belpasso, Acicatena ed infine Catania con lo storico incontro con Sant’Agata.

Abbiamo ricevuto la grazia della visita del corpo di Lucia – ha detto l’arcivescovo Luigi Renna. La speranza cristiana ci viene offerta dai martiri. Quella fragile donna è divenuta una colonna della fede in Cristo. Guardando Santa Lucia diveniamo tutti colonne nella fede. Giunti, e non colonne, siamo noi quando manchiamo di rispetto al nostro prossimo viviamo nell’illegalità trascuriamo l’educazione dei figli frequentiamo maghi e fattucchiere. Voi genitori date esempio di una vita cristiana. La fede si trasmette con il buon esempio”.

Accoglienza in piazza Santa Lucia, ad Acicatena, dove il vescovo di Acireale Antonino Raspanti ha presieduto la celebrazione eucaristica: “E’ una festa scomoda – ha detto –. Noi ricordiamo una vicenda drammatica. Quello che accaduto a Lucia capita ai perseguitati. Ci insegna a come dovremmo operare con lealtà con rispetto. Oggi emarginiamo chi vuole compiere fino in fondo il proprio dovere. Guardiamo alla testimonianza che dobbiamo rendere nella nostra vita. Dobbiamo avere più coraggio”. Una visita storica, quella del corpo di Lucia, che ha unito le Chiese di Siracusa e Catania, e poi Acireale e Venezia. I fedeli hanno accolto e pregato insieme a santa Lucia.

Si è realizzata una comunione tra le diverse Chiese attorno alla Santa – ha detto don Gianmatteo Caputo, rettore del Santuario di Lucia a Venezia -. Questa visita può lasciare a tutti, anche alla chiesa di Venezia, la possibilità di vivere più profondamente la propria fede nella testimonianza di coloro che ci hanno preceduto nella fede e che ci hanno dato un vero esempio. La Deputazione in maniera instancabile ha seguito ogni fase di questo viaggio siciliano. Lo dico con profonda sincerità di cuore e anche con profonda gratitudine“.

Il prof. Salvatore Sparatore, tesoriere della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, sottolinea: “Proprio don Caputo ci ha fatto commuovere: quando eravamo da soli dentro la cappella di Sigonella, con la voce rotta dalla commozione, ci ha salutato e ci ha ringraziato per ciò che abbiamo fatto. Devo dire che è stata una splendida avventura. E’ stato un grandissimo privilegio poter accompagnare Santa Lucia in questo suo ritorno a casa in Sicilia. La commozione alla fine ha avuto il sopravvento anche nel momento in cui abbiamo caricato la cassa, perché veramente l’abbiamo sentita con il cuore. Ed è un’avventura che se fisicamente finisce, spiritualmente continua. Mi piace ricordare i volontari che hanno scortato il corpo per tutta la peregrinato: Emanuele Lo Giudice, Salvo Buccheri, Concetto Amenta, Massimo Rizza, Paolo Costa, Fabio Amato, Valerio Flaccomio, Piero Cavallaro, il maestro di Cappella Alessandro Zanghì ed il coordinatore tecnico l’ing. Andrea Noè“.

I componenti della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, Elena Artale e Francesca Patti, sono presenti a Sigonella: “Oggi potremmo dire che potrebbe essere il giorno più triste, in realtà non è così – spiega Elena Artale -: i nostri cuori devono essere pieni di gioia perché lei ci ha lasciato tanto. Dobbiamo essere felici, perché il suo passaggio non deve lasciarci indifferenti. Io sono convinta che i frutti, li vedremo, saranno subito evidenti e potremmo coglierli, perché la gioia che Lei ci ha dato in questi giorni è stata immensa. Noi non possiamo fare altro che esserle grati. Grati per ogni giorno trascorso con lei e anche di questo momento di tristezza, ma che tristezza non è. È solo gratitudine: l’abbraccio di Belpasso, di Acicatena, di Carlentini è stato veramente importante. Lei è voluta stare con noi e ci ha voluto lasciare qualcosa che ci porteremo per sempre. Dobbiamo essere eredi e testimoni del suo messaggio. La cosa che ha accumulato tutti è stata la gioia nel vederla arrivare e gli occhi pieni di lacrime ogni volta che è partita da un posto che lei ha visitato: non ha lasciato indifferenti nessuno, anche quelli che forse credono un po’ meno. Dovremmo fare tesoro di questa esperienza per costruire qualcosa di nuovo“.

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