“Le lacrime non sono forse un linguaggio di estremo impatto emotivo che trasmettono con immediatezza la capacità di umanità profonda di chi le versa? Maria, Gesù, i Santi sono capaci di piangere. La domanda: lo siamo anche noi?”. Se lo è chiesto il cardinale Rolandas Makrickas, arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, che ha presieduto la celebrazione eucaristica nella Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime nell’ultimo giorno dell’anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa. Concelebrano gli arcivescovi di Siracusa e Catania, mons. Francesco Lomanto e Luigi Renna; l’arcivescovo emerito di Palermo, cardinale Paolo Romeo e l’arcivescovo emerito di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo.
Dal 29 agosto al 1 settembre del 1953, da un quadretto in gesso del Cuore Immacolato di Maria, posto come capezzale in un’abitazione in via degli Orti, sgorgarono lacrime umane. Un evento prodigioso che fu accertato anche da una commissione scientifica.
“La mariofania avvenuta qui a Siracusa è una storia di popolo. I destinatari del messaggio delle lacrime sono stati tutti i cittadini di Siracusa, un’intera città. Tutti hanno potuto vedere e asciugare il volto in pianto di Maria”. Il cardinale Makrickas ha spiegato: “A tutti apparve chiaro non solo che quel liquido fossero lacrime umane ma che quelle fossero anche le lacrime di Maria e che quel linguaggio così misterioso a tutti chiedesse qualcosa di importante. Come ci chiedesse un cammino di conversione e di preghiera, come il sentimento di compassione verso la sofferenza altrui, come il riconoscimento dell’importanza della famiglia e dell’accoglienza della vita nascente, come la gioia di appartenere a una comunità cittadina destinataria dell’evento miracoloso”. Il cardinale ha ricordato lo scorso maggio, quando papa Leone ha visitato il santuario di Genazzano “ribadendo la sua fiducia alla Madonna del Buon Consiglio con le parole del Vangelo «Qualsiasi cosa vi dica fatela». Questo è il suggerimento saggio e sapiente di Maria: realizzare e mettere in pratica la parola di Gesù. Maria piange con tutti i suoi figli che nella storia soffrono, amano, credono e sperano. Il suo pianto è un messaggio di vicinanza e di consolazione. Come non pensare che le lacrime di Maria siano state da Lei versate per portare un refrigerio di speranza e di amore”.
Ieri la conclusione di giornate molto intense, organizzate dal rettore don Aurelio Russo, ricche di pellegrinaggi (in particolare quello dei giovani), momenti di preghiera, le messe al mattino in via degli Orti e nel tempio mariano. Tutto è iniziato con la celebrazione per la benedizione del cotone, e l’apertura della teca che custodisce la sacra immagine: “Il cotone non ha tanto il significato che a qualunque costo deve risolvere i nostri problemi – ha detto l’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto -. Il cotone deve assumere il significato di essere uniti con Maria alla Passione di Gesù: viviamo con intensità il mistero del dono della Passione per compiere il mistero della sua volontà nella nostra vita”.
Poi un invito a tutte le comunità ecclesiali “a costruire con Maria il volto bello della Chiesa superando la mentalità del mondo e costruendo un futuro da fratelli. Viviamo in profondità il mistero della Chiesa, traducendo la fede in azioni concrete di amore, di servizio e di solidarietà e partecipando nella fraternità, nella sinodalità, nella corresponsabilità al cammino della comunità diocesana per sostenerci gli uni gli altri”. Durante l’anniversario hanno celebrato la messa il vescovo della diocesi di Bauchi (Nigeria) Hilary Nanman Dachelem, e poi i vescovi di Noto e Ragusa, Salvatore Rumeo e Giuseppe La Placa.