“Il tempo quaresimale ci offre un forte richiamo a vivere in questa presenza di Dio attraverso il raccoglimento interiore, la preghiera e la carità“.
Lo scrive l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto nel suo messaggio ai presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, e alla comunità diocesana nell’iniziare il cammino quaresimale che condurrà alla celebrazione della Pasqua del Signore.
“La Quaresima è un tempo di rinnovamento spirituale, che ci apre a un incontro nuovo con Dio e ci consente di rigenerare il nostro spirito per prepararci alla Pasqua e rispondere all’esigenza della santità. Dio si dona a noi e noi possiamo accoglierlo nella misura in cui prestiamo attenzione alla sua presenza e ci impegniamo più seriamente a vivere davanti a Lui” scrive l’arcivescovo indicando le tre direttrici.
Il raccoglimento interiore
E’ un tempo di particolare raccoglimento interiore che è l’esercizio fondamentale per rimanere nella Presenza di Dio. La vita del cristiano è Dio solo. La presenza di Dio ci conduce nel deserto e fa il vuoto di tutto per unirci alla sua Santità. La santità non consiste nelle tante opere umane, ma nell’intensità della nostra unione con Dio, nella profondità del nostro essere in Lui, nella presenza reale di Dio compiuta dallo Spirito, che si impone al nostro spirito così da farci sentire meno pressanti le seduzioni di questo, mondo. Il cammino di perfezione cristiana implica la libertà interiore da tutti i poteri delle passioni, per vivere l’adesione a Dio e la nostra apertura all’azione della sua Grazia. La nostra unione con Dio ci consente così di acquistare il dominio di noi stessi che si esprime nella pace, nella gioia e nell’amore, quali doni del Signore Risorto.
La preghiera
La preghiera è un entrare in rapporto con Colui che è totalmente altro e tutto trascende, ma che ci ascolta e dà senso alle nostre domande esistenziali. La preghiera, quindi, ci dà il senso dell’alterità di Dio, ma anche della sua prossimità.
Il cammino di perfezione nella preghiera segna il progresso nella via della santità: quanto più cresce la nostra adesione a Cristo, tanto più raggiungiamo la vetta della santità. La preghiera cristiana possiede una importante gradualità. Da quella interessata, molteplice e utilitaria, con la quale domandiamo tante cose a Dio, ogni cristiano deve giungere all’ascolto e al dialogo con Dio, per arrivare al vertice della preghiera, meno utilitaristica e più spirituale. La perfezione della preghiera è nella pura lode che non ha più bisogno neanche di parole, perché è Dio che parla dentro di noi, e il silenzio diventa lo spazio in cui si scopre che basta stare alla presenza di Dio. Nella vita di preghiera si consuma la profonda unione con Dio e con la Chiesa. Comprendiamo, allora, che essa è veramente il ministero più alto dell’amore che salva.
La carità
Vivere la preghiera come santità di vita significa divenire segno della presenza di Dio, per donare al mondo il suo amore. Cristo è dove ama. Ed Egli ama tutti gli uomini. Ed è presente là dove c’è uno che Egli ama e che accoglie il suo amore. Il cammino di adesione e trasformazione in Colui che ci ha scelto comporta fare spazio a Dio, realizzare l’alta misura della vita cristiana, aprirsi alla dimensione dell’amore di Dio, ossia del tutto («Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente», Mt 22,37), del sempre («Se uno vuoi venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno là sua croce e mi segua», Le 9,23) e del di più («Mi ami più di costoro?», Gv 21,15). Ciò vuol dire realizzare il nostro dono a Dio nel dono ai fratelli, che implica soprattutto il dono della nostra vita, il dono della nostra amicizia, il dono del nostro rapporto di fraternità che ci lega indissolubilmente l’uno all’altro.