Convegno di Mariologia “Maria di Nazaret, Madre della Consolazione”, nel salone “Giovanni Paolo II” del Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa. Venerdì dalle ore 16.30 interverranno Gian Matteo Roggio della Pontificia Facoltà Teologica Marianum; il direttore dell’Istituto Superiore Scienze Religiose San Metodio di Siracusa, don Dionisio Candido, e Salvatore Perrella, Preside della Facoltà Teologica Marianum di Roma. La relazione di don Candido si concentra su un celebre testo del profeta Isaia: «Consolate, consolate il mio popolo» (Is 40,1). Approfondire anzitutto il tema biblico della consolazione, che affonda le sue radici nell’Antico Testamento e diverrà esplicito nel Nuovo Testamento quando lo Spirito Santo sarà qualificato come “il Consolatore”. Padre Perrella parlerà della figura di Maria, Madre della compassione nella teologia contemporanea. A partire dal Concilio Vaticano II la teologia si è riappropriata della categoria di “compassione” anche a proposito di Maria di Nazaret. Questa non è più soltanto proposta in relazione ai suoi privilegi, ovvero al suo ruolo unico di Madre di Dio: oggi si tende anche a mettere in luce il suo essere discepola di Gesù, e quindi in comunione con tutti i cristiani.
Il convegno è organizzato nell’ambito del sessantesimo anniversario della lacrimazione di Maria a Siracusa dal Santuario della Madonna delle Lacrime, in collaborazione con la Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma e con l’Istituto Superiore Scienze Religiose San Metodio di Siracusa. Un momento di riflessione sulla decisione di Dio di voler consolare il suo popolo anche attraverso la profetica e materna mediazione di Maria di Nazaret. “Lei, la Madre dei cristiani – ha detto il rettore del Santuario della Madonna delle lacrime don Luca Saraceno -, non cessa di soccorrere e liberare i suoi figli nella prova e a Siracusa ha scelto di parlare il linguaggio pasquale della consolazione attraverso la silenziosa sensibilità delle lacrime. Le lacrime di Maria sono anche consolatrici ed esprimono la sua sensibilità di madre verso i suoi figli in cerca di una destinazione di senso da dare al loro incerto e affascinante cammino di vita”.
Giovedì gli interventi sono stati di Chiara Giaccardi dell’università Cattolica di Milano e di padre Salvatore Garro dell’Istituto San Metodio su “Consolazione e desolazione nella vita spirituale”. A moderare i lavori è stato mons. Salvatore Marino. “Trattando di consolazione e desolazione il riferimento che possiamo fare, nella spiritualità occidentale, non può che essere ad Ignazio di Loyola – ha spiegato don Garro -, anche se negli ultimi venti, trent’anni, sono diventati veramente tanti i contributi relativi a questo tema. Un interessante spunto di riflessione ci viene dato da Thomas Green, autore del libro “il Grano e la Zizzania”, il quale afferma che il discernimento è il punto di incontro tra preghiera e azione, per la trasformazione del cuore, della mente e delle mani, operata da Gesù, che ha dato tutto se stesso per noi. E’ proprio in questo spazio intermedio che si colloca l’indagine di questa sera, nell’affrontare la quale saremo accompagnati da alcuni pensieri del card. Carlo Maria Martini, che scrisse tantissimi libri su questo tema. Per comprendere a fondo la natura della consolazione dobbiamo spostare l’attenzione sull’aspetto del linguaggio, cioè sulla grammatica della vita spirituale: Dio quando deve parlare con l’uomo deve toccare necessariamente la consolazione e la desolazione. “E’ l’ascolto di una parola – dice Martini – che non è ancora scritta e che non si trova in nessun altro posto, se non nel mio cuore”. Caratteristiche per poter entrare in questa ricerca sono, dunque, l’abbandono e lo scrutinio, la possibilità di decifrare questi segni. La cosa peggiore che ci possa capitare è la durezza del cuore. Le lacrime che non piangiamo scendono fino al cuore e lo incrostano”.
Il convegno è organizzato nell’ambito del sessantesimo anniversario della lacrimazione di Maria a Siracusa dal Santuario della Madonna delle Lacrime, in collaborazione con la Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma e con l’Istituto Superiore Scienze Religiose San Metodio di Siracusa. Un momento di riflessione sulla decisione di Dio di voler consolare il suo popolo anche attraverso la profetica e materna mediazione di Maria di Nazaret. “Lei, la Madre dei cristiani – ha detto il rettore del Santuario della Madonna delle lacrime don Luca Saraceno -, non cessa di soccorrere e liberare i suoi figli nella prova e a Siracusa ha scelto di parlare il linguaggio pasquale della consolazione attraverso la silenziosa sensibilità delle lacrime. Le lacrime di Maria sono anche consolatrici ed esprimono la sua sensibilità di madre verso i suoi figli in cerca di una destinazione di senso da dare al loro incerto e affascinante cammino di vita”.
Giovedì gli interventi sono stati di Chiara Giaccardi dell’università Cattolica di Milano e di padre Salvatore Garro dell’Istituto San Metodio su “Consolazione e desolazione nella vita spirituale”. A moderare i lavori è stato mons. Salvatore Marino. “Trattando di consolazione e desolazione il riferimento che possiamo fare, nella spiritualità occidentale, non può che essere ad Ignazio di Loyola – ha spiegato don Garro -, anche se negli ultimi venti, trent’anni, sono diventati veramente tanti i contributi relativi a questo tema. Un interessante spunto di riflessione ci viene dato da Thomas Green, autore del libro “il Grano e la Zizzania”, il quale afferma che il discernimento è il punto di incontro tra preghiera e azione, per la trasformazione del cuore, della mente e delle mani, operata da Gesù, che ha dato tutto se stesso per noi. E’ proprio in questo spazio intermedio che si colloca l’indagine di questa sera, nell’affrontare la quale saremo accompagnati da alcuni pensieri del card. Carlo Maria Martini, che scrisse tantissimi libri su questo tema. Per comprendere a fondo la natura della consolazione dobbiamo spostare l’attenzione sull’aspetto del linguaggio, cioè sulla grammatica della vita spirituale: Dio quando deve parlare con l’uomo deve toccare necessariamente la consolazione e la desolazione. “E’ l’ascolto di una parola – dice Martini – che non è ancora scritta e che non si trova in nessun altro posto, se non nel mio cuore”. Caratteristiche per poter entrare in questa ricerca sono, dunque, l’abbandono e lo scrutinio, la possibilità di decifrare questi segni. La cosa peggiore che ci possa capitare è la durezza del cuore. Le lacrime che non piangiamo scendono fino al cuore e lo incrostano”.