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Bassetti: è l’ora dei laici responsabili. In politica serve una nuova presenza

Sulla scrivania del suo studio il cardinale Gualtiero Bassetti tiene la Bibbia aperta sul Vangelo di Matteo e, accanto, il ritaglio di una pagina di Avvenire. Il versetto su cui si sofferma il presidente della Cei è quello in cui Cristo sprona a rendere «a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». E l’articolo tratto da questo quotidiano è un’intervista al sondaggista Nando Pagnoncelli in cui si spiega, all’indomani dell’esito delle elezioni europee, che più della metà dei praticanti si è orientata verso l’astensione.

A Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio

«Ogni volta che leggo l’ammonimento del Signore a restituire all’imperatore romano il dovuto – afferma il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – penso che quelle parole siano un richiamo a ogni credente a restituire qualcosa alla città in cui vive. Sono un invito a curare la casa comune che è appunto la città, la provincia, la regione, il Paese intero. Sono una chiamata al cristiano a occuparsi della vita pubblica, a partire dalla politica: non soltanto con il voto, che è un diritto e un dovere al tempo stesso, ma anche con la dedizione personale, spendendosi senza riserve per il bene comune». 
L’analisi di Pagnoncelli, invece, mostra la distanza che c’è fra tanti cattolici e la politica. «Si avverte una sorta di divario fra le istituzioni e il cittadino – ammette il presidente della Cei –. Come cristiani abbiamo tirato i remi in barca, mi viene da dire. Ci interessiamo al sociale, magari interveniamo nel dibattito pubblico, ma non riusciamo a far sentire la nostra voce, a far entrare istanze e visioni nelle decisioni politiche. E questo produce una disaffezione e un’indifferenza che non possono non preoccupare».

Un cristiano non odia e non può essere antisemita

Altro tema che tiene banco in questi giorni è quello del razzismo: prima la notizia che la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e testimone dell’orrore della Shoah, riceve circa duecento messaggi di odio al giorno attraverso il web e ha dovuto accettare la scorta; poi il voto al Senato sull’istituzione di una “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo” proposta dalla stessa senatrice e, purtroppo, non accolta all’unanimità. 
«“Un cristiano non può essere antisemita”, ha ricordato recentemente papa Francesco, come non può essere un seminatore di odio – sottolinea Bassetti –. Su internet e nelle reti sociali l’anonimato ha partorito gli hater, gli odiatori. Come cittadini, come Chiese e come vescovi, non possiamo che condannare ogni atteggiamento o intervento che semina a piene mani disprezzo, inimicizia, ostilità. Azioni e parole dettate dal rancore sono un peccato contro Dio e contro l’umanità e sono in netta antitesi con il “comandamento dell’amore” che Cristo ci consegna e che racchiude l’intero messaggio del Vangelo. Quando si sostituisce il Signore con l’idolatria dell’odio, si arriva alla follia di sterminare l’altro. Proviamo timore e dolore verso ogni forma di antisemitismo che deve essere combattuta senza esitazioni. E non possono essere consentiti i silenzi, le mancanze o le astensioni». 

La politica è una missione, non ricerca di tornaconto

Ma c’è da scendere dal monte, dal Tabor, e calarsi nei problemi. «La politica è una missione, non una ricerca di tornaconto, non tentazione del consenso facile – tiene a precisare il presidente della Cei –. Una tensione verso i poveri, i precari, gli sfruttati, gli emarginati, i delusi, i fragili. E oggi fra loro rientrano i giovani che non trovano lavoro e che in maniera sempre più allarmante lasciano il nostro Paese; o le famiglie toccate dalla crisi, dalle difficoltà anche intrinseche, dalla disoccupazione. Il pensiero va oggi alla situazione che si è creata intorno all’ex Ilva di Taranto. Quei lavoratori, quelle famiglie non possono essere abbandonate a se stesse. È urgente riaffermare e garantire il diritto al lavoro che si coniughi con un degno e salutare ambiente di vita».
Un cattolico impegnato in politica è chiamato a ricucire, è l’idea del presidente della Cei. «In un frangente segnato dalle divisioni, dalle lacerazioni sociali e, aggiungerei, anche ecclesiali – spiega il cardinale –, occorre essere uomini e donne di comunione e di riconciliazione, intercettare le varie sensibilità e i molti bisogni, fare sintesi intorno a quell’orizzonte condiviso che è l’umanesimo cristiano. Inoltre serve dare forma e sostanza alle parole: non ci si può fermare solamente all’annuncio». Bassetti indica il Vangelo che ha sul tavolo. «La nostra società – conclude – ha un grande bisogno di persone che non scendano a patti con la mondanità, con l’individualismo esasperato, con l’arroganza diffusa e che abbiano come bussole la sobrietà e l’umiltà. Non si tratta di guardare al passato ma di costruire un futuro realmente nuovo».

Giacomo Gambassi
(Sintesi da Avvenire)