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Convocazione straordinaria del cardinale Paolo Romeo
Allo stesso orario il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, ha convocato nella Basilica Cattedrale di Noto, un’assemblea straordinaria di tutti i presbiteri, i diaconi, i consacrati, i religiosi, le comunità parrocchiali.
Migranti in Italia? Nessuna invasione
Sono alcune delle raccomandazioni che Cristina Molfetta, referente dell’area progetti e rifugiati dell’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Torino, ha consegnato agli oltre duecento partecipanti al termine della presentazione del Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia. Il documento, presentato alcune settimane fa all’Expo di Milano, è stato al centro dell’incontro organizzato dall’Ufficio Pastorale Migrantes dell’Arcidiocesi di Siracusa al Centro Sprar gestito dalle Suore del Cenacolo Domenicano a Solarino. Dopo il saluto del vicario generale dell’Arcidiocesi, mons. Sebastiano Amenta, alla presenza del vice prefetto Giuseppe Sindona e dei sindaci di Solarino e Pozzallo, Sebastiano Scorpo e Luigi Ammatuna.
Cristina Molfetta ha fornito un quadro chiaro, evidenziando i numeri del fenomeno raccolti da Anci, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e Sprar, in collaborazione con Unhcr. Se è vero, ad esempio, che i rifugiati in gran parte provengono dai paesi in via di sviluppo, è anche vero che altri paesi in via di sviluppo accolgono l’86% del totale dei rifugiati. Meno del 10% arriva in Europa, e di questi meno del 3% arriva in Italia, ovvero meno del 3 per mille del totale. Fino al 31 agosto 2015, sono giunti in Italia circa 115.500 migranti, perlopiù eritrei, nigeriani, somali, sudanesi, siriani. Il Rapporto evidenzia, ad esempio, come soltanto un minore non accompagnato su cinque è in una struttura dello Sprar, mentre la maggioranza è accolta in strutture di prima accoglienza inadeguate. Lo Sprar è l’unico modello di accoglienza. L’emanazione del prossimo bando dello Sprar prevede la disponibilità di ulteriori 10 mila posti che si aggiungono agli attuali 20 mila, con l’obiettivo di allargare la rete dei Comuni che ne fanno parte. Non possiamo che lavorare per una prospettiva che veda un progetto Sprar sul territorio di ciascuno degli 8 mila Comuni italiani. Solo così si potrà davvero superare la gestione emergenziale del fenomeno. Allo stesso tempo è importante incidere sulla riduzione dei tempi di attesa per la presentazione della domanda di protezione internazionale e sulle relative decisioni. Inoltre è necessario affiancare strategie e programmi comuni per evitare le conflittualità sui territori e per accompagnare e favorire l’inserimento sociale ed economico per coloro che hanno avuto il riconoscimento dello status di richiedenti asilo e rifugiati. Società civile, comunità locali, istituzioni e l’intera comunità internazionale devono fare sistema, non solo nell’accoglienza, ma per rimettere in cima alle priorità la difesa e la protezione dei diritti e della vita.
“Nel 2014 sono arrivate 170 mila persone – ha spiegato Cristina Molfetta –, ma solo 66 mila sono rimaste. E di ben 60 mila non sono state prese le impronte digitali. Le domande di asilo in Italia: solo 45 mila. Diciamo che una persona su tre resta in accoglienza. Sono numeri gestibili, non mi sembra ci troviamo di fronte ad una invasione”. Discorso a parte per i minori: “Nel 2014 sono arrivati 13 mila minori non accompagnati. Di ben 3700 non si sa che fine abbiano fatto. E’ indegno”.
Quella europea è soprattutto una crisi di rifugiati. La grande maggioranza di coloro che arrivano in Europa provengono da zone di conflitto come la Siria, l’Iraq o l’Afghanistan e sono in fuga per salvarsi la vita. Solo attraverso una risposta unitaria e comune di tutta l’Europa si può affrontare questa situazione. E necessario aumentare le opportunità per i rifugiati di poter accedere a vie legali verso l’Europa, che includono il reinsediamento, le ammissioni per motivi umanitari, il ricongiungimento familiare e il rilascio di visti per motivi di studio.
Laudato si: giornate per la custodia del creato

Venerdì 2 ottobre, al Centro Caritas in via Frixa ad Augusta alle ore 18.30, Don Nisi Candido, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio di Siracusa, si soffermerà su “Il Vangelo della creazione”. L’incontro, moderato dal prof. Marco Fatuzzo, sarà preceduto da un momento dinamico introduttivo dal titolo “Del Signore è la terra” dell’Équipe Nuovi Stili di Vita. Sabato 3 ottobre in tutte le comunità “Veglia di preghiera”. Presso la Chiesa S. Chiara a Priolo Gargallo, Veglia di preghiera Diocesana alle ore 20.00, dal titolo “Rinnovare l’umano per custodire il creato”. Guiderà don Maurizio Aliotta, Direttore Ufficio Pastorale della Cultura e le Comunicazioni Sociali. Domenica 4 ottobre in tutte le Messe recita della preghiera del Papa “Laudato sì”. Venerdì 9 ottobre a Palazzolo ore 18.30 presso Palazzo Comunale, “Laudato sì”: “Ambiente e salute” con Santo Fortunato del Servizio di Bioetica Studio Teologico S. Paolo – Catania. Modera il prof. Emanuele Messina.
Lunedì 26 ottobre nel Santuario della Madonnina delle lacrime a Siracusa, alle ore 18.00, presentazione dell’Enciclica “Laudato sì” da parte di Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e neo Presidente della Pastorale sociale e del lavoro della CEI. L’incontro, dal titolo “Enciclica Laudato si’: quali impegni per la comunità”, sarà moderato da don Angelo Saraceno. L’arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo porterà il saluto iniziale.
L’iniziativa è proposta dall’Ufficio Pastorale sociale e lavoro, Ufficio per la cultura e le comunicazioni sociali, dall’Istituto San Metodio, dall’Ufficio per l’Ecumenismo, Azione Cattolica, Gruppo Nuovi Stili, Fondazione Emmaus , Focolarini, Progetto Policoro.
“Grazia, Misericordia e pace” guida del cammino

nel corso dell’Assemblea Pastorale, la sua Lettera “Grazia, Misericordia e pace”.
Al Santuario della Madonna delle Lacrime è stato il vicario generale, mons. Sebastiano
Amenta, a presentare la lettera nell’Anno Santo della Misericordia.
“Con essa – spiega mons. Amenta – ci chiama a percorrere il cammino dell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco.
La lettera è stata chiaramente provocata dall’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia e traccia il cammino che la nostra Chiesa è chiamata a percorrere lungo l’Anno Santo. L’Arcivescovo muove anzitutto dalla considerazione che l’amore misericordioso e viscerale di Dio verso ogni creatura chiede di essere accolto per poi tradursi nella nostra vita in opere. Quelle che sono dette opere di misericordia, ci viene ricordato, trovano la loro sorgente nel Padre che è grande nell’amore e ricco di misericordia, un Padre che non esige sacrifici rituali, ma che desidera l’offerta del solo sacrificio di un cuore contrito. Per essere misericordiosi com’è misericordioso il Padre nostro che è nei cieli e perché le nostre opere possano qualificarsi come opere di misericordia,
è necessario che ci riconosciamo bisognosi della misericordia divina. Il primo passo allora che
l’Arcivescovo chiede a tutti noi di compiere è quello della conversione e del perdono. Scrive
infatti: “Abbiamo bisogno di perdono, di perdonarci e di essere perdonati. Siamo ancora una
Chiesa troppo ripiegata su sé stessa, che vive frammentata al suo interno e in modo autoreferenziale”
– in questo fa propria un’espressione usata spesso da Papa Francesco – per poi riprendere dicendo
“desidero che la comunità diocesana viva l’Anno Santo come un tempo privilegiato per ripuntare
il nostro sguardo su Cristo perché solo con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso
possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità”.
Detto questo, allarga il suo sguardo sulla nostra realtà e, traendo ispirazione dall’icona evangelica
del Buon samaritano, l’Arcivescovo guarda le ferite sanguinanti di tanti nostri fratelli e sorelle: i
profughi, i disoccupati, i malati, gli anziani soli e sofferenti. Non trascura di soffermarsi sui peccati
che procurano tante di quelle ferite individuandone qualcuno: un’economia depressa che non conosce
seri e competenti piani di azione volti a rilanciarla, una mentalità egoistica che non di rado è
segnata da forme di mafiosità dalle quali non riusciamo ad affrancarci, una sanità spesso incapace
di fornire un’adeguata assistenza specie ai più poveri, una politica troppo spesso in ostaggio di
interessi particolari, l’assenza di prospettive per i giovani la gran parte dei quali, anche dopo una
brillante carriera di studi, resta inoccupata o è costretta ad emigrare. Sono ferite gravi, dice il
nostro Arcivescovo, ma che possono rimarginarsi e guarire. In questa parte della lettera si concentra
su altrettante ragioni di speranza riferendosi ai tanti uomini e donne di buona volontà che nella
nostra diocesi operano nei vari campi, da quello del volontariato a quello delle professioni,
apprezzandone la grande dedizione. Vivere l’Anno Santo della misericordia come un momento
privilegiato di conversione del cuore potrà segnare in profondità la nostra vita, personale, ecclesiale
e sociale e potrà aiutarci nel superamento di quella crisi etica nella quale siamo immersi da anni
e che è tra le cause prime del diffuso malessere in cui viviamo. Scrive l’Arcivescovo: “Per questo mi
rivolgo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà della nostra Chiesa siracusana: non lasciamoci
derubare della speranza, ma lasciamo che la luce della Resurrezione di Cristo allontani le tenebre
che sembrano prevalere. Come ci esorta il Papa, quest’Anno Giubilare ci renda più aperti al
dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed
espelli ogni forma di violenza e di discriminazione”. In questo senso diventa particolarmente pregnante
l’appello che l’Arcivescovo rivolge anche ai non credenti affinché ci si possa incontrare sul terreno
di alcuni valori condivisi come quello della umana solidarietà e del bene comune. Una lunga sezione
della lettera è indirizzata ai parroci. In essa l’Arcivescovo chiede loro di valorizzare tutto il bello ed
il buono che le nostre comunità ecclesiali possiedono, affinché veramente la misericordia possa
diventare la trama che regge il tessuto della vita delle nostre comunità. Le opere di misericordia
corporali non possono non essere accompagnate da quelle spirituali: in merito l’Arcivescovo chiede
una rinnovata carità pastorale verso le famiglie in crisi. Tutti noi ben comprendiamo” – continua
l’Arcivescovo – “le ragioni della scelta del Tempio dedicato alla Madonna delle Lacrime. Il Santuario
di Siracusa sembra anche richiamare in sé le numerose chiese dedicate alla Vergine nella nostra
Diocesi e che sono come una costellazione splendente nel nostro cielo. Esse sembrano tracciare
l’itinerario di un pellegrinaggio che partendo da quello di Adonai di Brucoli, ritenuto il più antico,
si conclude nella Casa del Pianto di Via degli Orti passando per tutti i paesi della nostra Diocesi.
Un cammino che attraversa non solo il territorio, ma anche la storia della nostra Chiesa. Le lacrime
di Maria diventano così anche il segno della sua presenza materna accanto a ciascuno di noi, un
segno concreto della misericordia del Padre che da sempre vuole raggiungere ogni suo figlio attraverso
la carezza della Madre, un richiamo continuo alla nostra conversione”.
A seguire don Aurelio Russo, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico “San Metodio”,
ha presentato il sussidio pastorale per il nuovo anno dal titolo “Viscere di Misericordia nel
Vangelo di Luca”.
Si è dimesso l’arcivescovo di Messina

Il Santo Padre Francesco ha nominato Mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela.
Assemblea pastorale diocesana
L‘arcivescovo di Siracusa monsignor Salvatore Pappalardo ha convocato l’Assemblea Pastorale Diocesana per oggi, giovedì 24 settembre alle ore 18.00, nella cripta del Santuario della Madonna delle Lacrime.
Sarà il vicario generale dell’Arcidiocesi, monsignor Sebastiano Amenta, a presentare la lettera pastorale dell’arcivescovo dal titolo “Grazia, Misericordia e pace”. L’arcivescovo ci chiama a percorrere il cammino dell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco. La lettera traccia il cammino che la nostra Chiesa è chiamata a percorrere lungo l’Anno Santo. Ci invita ad essere concreti nella vita della nostra Chiesa attraverso i gesti che compiamo, soprattutto nei confronti delle persone povere e di quelle emarginate, malate e sofferenti, affinché i segni che poniamo siano sempre all’insegna della misericordia.
A seguire don Aurelio Russo, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico “San Metodio”, presenterà il sussidio pastorale per il nuovo anno dal titolo “Viscere di Misericordia nel Vangelo di Luca”.
Ogni bambino abbandonato è un grido che sale a Dio
“Nessun bambino sceglie per contro suo di vivere in strada”: così il Papa, nell’udienza ai partecipanti al Simposio internazionale sulla Pastorale della strada, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli itineranti. Dal Pontefice anche la condanna della tratta e della corruzione, che aggravano le ingiustizie contro i più deboli, e l’esortazione a tutelare e promuovere la dignità di donne e bambini di strada. “I bambini e le donne della strada non sono numeri, non sono “pacchi” da scambiare: sono esseri umani con un proprio nome e un proprio volto, con un’identità donata da Dio a ciascuno di loro. Sono figli di Dio come noi, uguali a noi, con gli stessi nostri diritti”. Papa Francesco ricorda i “tanti bambini che vengono derubati della loro infanzia, dei loro diritti, del loro futuro”, e punta il dito contro “la carenza di leggi e strutture adeguate” che “contribuisce ad aggravare il loro stato di privazione”, così che essi “mancano di una vera famiglia, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria. Ogni bambino abbandonato o costretto a vivere nella strada, diventato preda delle organizzazioni criminali, è un grido che sale a Dio, il Quale ha creato l’uomo e la donna a sua immagine; è un grido di d’accusa contro un sistema sociale che da decenni critichiamo ma che facciamo fatica a cambiare secondo criteri di giustizia”.
Il Pontefice esprime preoccupazione che l’aumento di giovani ragazze e donne “costrette a guadagnarsi da vivere sulla strada, vendendo il proprio corpo, sfruttate da organizzazioni criminali e, a volte, da parenti e familiari”: “Tale realtà è una vergogna delle nostre società che si vantano di essere moderne e di aver raggiunto alti livelli di cultura e di sviluppo. La corruzione diffusa e la ricerca del guadagno a tutti i costi privano gli innocenti e i più deboli delle possibilità di una vita dignitosa, alimentano la criminalità della tratta e le altre ingiustizie che gravano sulle loro spalle. Nessuno può rimanere inerte di fronte all’urgente necessità di salvaguardare la dignità della donna, minacciata da fattori culturali ed economici! La Chiesa non può tacere, le istituzioni ecclesiali non possono chiudere gli occhi di fronte al nefasto fenomeno dei bambini e delle donne della strada. (…) Noi non possiamo mai evitare di portare a tutti, in modo particolare ai più deboli e svantaggiati, la bontà e la tenerezza di Dio Padre misericordioso. La misericordia è l’atto supremo con il quale Dio ci viene incontro, è la via che apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre”.
Azioni di sistema contro le povertà
Nella progettazione della Fondazione di Comunità Val di Noto (nata nel 2014 dal raccordo tra attività del terzo settore e diocesi di Noto e Siracusa con il supporto di Fondazione con il Sud, Caritas Italiana e con a fianco una precisa identità delle Caritas diocesane) una linea tracciata è quella delle cosiddette “ripartenze” delle persone, che si realizzano puntando su relazione e lavoro di rete: in questo ambito uno dei progetti è “Carcere aperto” ad Augusta. L’accoglienza e l’ospitalità dei detenuti e dei loro familiari che usufruiscono di permessi premio e che non avrebbero altro modo di fruirne in quanto non residenti o stranieri, apre percorsi inclusivi che aiutano a comprendere come le pene debbano essere riparative.
Baldisseri: sono lacrime di tenerezza

Al termine della messa solenne, nel corso della quale è stato festeggiato anche il 60 anniversario di ordinazione sacerdotale di mons. Giuseppe Costanzo, Arcivescovo emerito di Siracusa, l’arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo ha letto l’atto di affidamento della Diocesi al Cuore Immacolato di Maria.
“Mi rivolgo ai giovani per dir loro di non aver paura di formare una famiglia. Le difficoltà sono tante, ma non scoraggiatevi, abbiate fiducia nel Signore che accompagna ed è sempre presente. E’ un’avventura, formare una famiglia! Sì, è un’avventura, una bella avventura che vale la pena intraprendere con forza e determinazione. Non ci sono sconti per nessuno. Non crediate che i vostri genitori o nonni non abbiano avuto difficoltà e problemi come voi li avete oggi. Loro hanno creduto nella famiglia e voi ne siete il frutto, i beneficiati. Loro hanno scommesso nel futuro e sulle persone che hanno incontrato e soprattutto hanno creduto in Dio che vede al di là dei confini e dei limiti umani. Le lacrime di Maria sono anche segno di dolcezza e di tenerezza. Forse non si sente dire: ho pianto di gioia nel rivedere mio figlio che credevo perduto? Le lacrime di Maria nell’immagine del capezzale del letto della giovane coppia in attesa del primo figlio non è forse l’amorosa partecipazione di Maria alla gioia della nascita di una nuova vita? Il suo volto rigato da lacrime di dolcezza e di tenerezza non è forse un segno premuroso della Madre di Dio per tutti i coniugi cristiani che, accogliendo la grazia del Signore, vivono con letizia l’esperienza del loro matrimonio?”.
Ed ancora. “Maria è nostra Madre: siamo invitati tutti ad ascoltarla e ad accogliere i suoi insegnamenti. Il testo citato precisa pure che questi insegnamenti debbono essere fissati nel cuore, affinché diventino la radice da cui germoglia il comportamento sano e corretto, e aggiunge che devono appesi al collo, perché si veda – attraverso le nostre azioni – il frutto che essi producono nella nostra vita. Ciascuno potrà riflettere e prendere le proprie decisioni guardando alla tenerezza di Maria che continua a lacrimare per tutti noi, quale segno di profondo amore e di compassione come Gesù in croce, e come Dio misericordioso che risponde al dolore e al peccato con l’offerta del suo Figlio”.