Mons. Pappalardo da otto anni alla guida della Diocesi

Anniversario dell’ingresso di Mons. Salvatore Pappalardo in Diocesi. Martedì 8 novembre ricorre l’ottavo anniversario dell’ingresso dell’Arcivescovo.
Un episcopato che è stato caratterizzato da diversi momenti di comunione, come la seconda visita del Corpo di Santa Lucia a Siracusa, le numerose vocazioni agli Ordini Sacri, la fondazione di nuovi Monasteri, le nuove Case Religiose e in ultimo l’elezione Episcopale di Mons. Giovanni Accolla.
“In questi anni di paterna cura del gregge che il Signore gli ha affidato – scrive il vicario generale, mons. Sebastiano Amenta –, abbiamo sperimentato come il suo servizio episcopale sia stato sempre proteso a realizzare con fedeltà quanto ha voluto sintetizzare nel motto episcopale Servus per Jesum. Il nostro Padre Vescovo ha innumerevoli volte percorso le strade del nostro territorio diocesano per raggiungere tutti, senza mai convocare, ma “lasciandosi convocare” dalle comunità e dalle aggregazioni ecclesiali, senza mai trascurare la relazione personale con tutti, credenti o laici che fossero, affrontando con paterna pazienza ogni incomprensione e difficoltà. Lo stile con il quale ha voluto che fosse vissuta la Visita Pastorale conclusasi da poco tempo, trova una eco in un commento al Vangelo lasciatoci da S. Agostino:
 
“Sia dunque impegno di amore pascere il gregge del Signore […]. Coloro che pascono le pecore di Cristo con l’intenzione di volerle legare a sé, non a Cristo, dimostrano di amare se stessi, non Cristo, spinti come sono dalla cupidigia di gloria o di potere o di guadagno, non dalla carità che ispira l’obbedienza, il desiderio di aiutare e di piacere a Dio. Contro costoro, ai quali l’Apostolo rimprovera, gemendo, di cercare i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo (cfr. Fil 2, 21), si leva forte e insistente la voce di Cristo. Che altro è dire: Mi ami tu? Pasci le mie pecore, se non dire: Se mi ami, non pensare a pascere te stesso, ma pasci le mie pecore, come mie, non come tue; cerca in esse la mia gloria, non la tua; il mio dominio, non il tuo; il mio guadagno e non il tuo”
(S. Agostino, Discorsi sul Vangelo di san Giovanni, 123, 4-5).