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“Facciamo presente Gesù per noi oggi, non domani”

La solennità del Natale ci doni la gioia di fare presente Gesù oggi per noi, nel luogo dove noi siamo e nella vita che noi viviamo, oggi, non domani. Questo è il mistero del Natale, una presenza che non ci abbandona: ovunque noi siamo egli è con noi. E noi diveniamo presenza viva del suo amore.
Come ho scritto nella lettera pastorale di quest’anno “Santificati nella verità” (Gv 17,19): “E’ necessario offrire al mondo di oggi un cammino di civiltà e di progresso fondato sulla giustizia e sulla verità del Vangelo. […] L’unico cammino che ci conduce alla vita e alla salvezza è stato aperto da Cristo, Via, Verità e Vita. Egli è il Verbo incarnato, è il Dio con noi; è il Rivelatore del Padre e il Salvatore del mondo”. La venuta del Signore ci aiuti a superare la situazione di grande incertezza che stiamo attraversando a causa delle conseguenze della pandemia, della brutalità delle guerre e della grave crisi energetica ed economica che mette in difficoltà famiglie, commercianti, lavoratori, disoccupati e incrementa il numero dei poveri. Il Natale del Signore porti a tutti serenità, pace, gioia, salute e alimenti in tutti il senso vivo del dono di sé, della collaborazione della corresponsabilità.
Auguro di cuore ogni bene a tutti, alle vostre famiglie e tutti i vostri cari. 

Buon Natale a tutti!

                                                                                       Mons. Francesco Lomanto
Arcivescovo di Siracusa

 

 

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Mons. Lomanto: “Santa Lucia, sostegno nello sconforto”

Santa Lucia “non si è lasciata intimorire dinanzi alle difficoltà e alle minacce” ed ha tenuto “sempre fisso lo sguardo su Dio“. Questo ci incoraggia “a non farci prendere dallo sconforto nella situazione di grande incertezza che stiamo attraversando a causa degli strascichi della pandemia, della brutalità delle guerre e della grave crisi energetica ed economica che mette in difficoltà famiglie, commercianti, lavoratori, disoccupati e incrementa il numero dei poveri”. L’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto, parla alla città e ai fedeli siracusani che in migliaia hanno affollato piazza Duomo ieri pomeriggio nel momento dell’uscita del simulacro e delle reliquie di Santa Lucia dalla chiesa Cattedrale. Superata l’emergenza pandemica a Siracusa, nel giorno della festa della patrona e martire siracusana, torna la processione che dalla Cattedrale ha portato il simulacro in serata alla Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, luogo del martirio, dove si terrà l’ottavario. Al termine del quale ci sarà la processione di rientro in Cattedrale. “Guardando a Santa Lucia, comprendiamo la necessità di una fede che deve essere assolutamente forte. Dobbiamo “perseverare” nella fede in Dio, l’unico che può darci la forza di superare la complessità del tempo presente senza cadere nello scoramento. Il Signore è con noi! Santa Lucia è con noi!” ha concluso Lomanto nel suo discorso dal balcone pronunciato davanti a migliaia di siracusani che poi hanno accompagnato la patrona in una lunghissima processione terminata dopo oltre sei ore.
Al mattino è stato l’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, a tenere il Pontificale “consegnando” tre “luci” alla comunità ecclesiale: la luce di Platone che “è luce d’unità che vince le tenebre della divisione e della lacerazione delle guerre. L’unità è un valore, civile ed ecclesiale, prezioso da custodire. C’è lo ricorda Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: l’unità prevale sul conflitto”. E poi la luce di Paolo che “ci ricorda come Dio sia grazioso, nel duplice significato di questo aggettivo: gratuito e bello. Dio è mistero di pura grazia non solamente nei nostri confronti, liberandoci, in Cristo morto e risorto, gratuitamente dai mali e dal Maligno; ma anche ad intra, in sé stesso. Ed infine la terza ed ultima: la luce di Lucia, una “luce martiriale”, una “luce testimoniale”. “Oggi si parla tanto, nel linguaggio del marketing del testimonial. Ma Lucia è più di un testimonial, è una testimone che crede fino a dare la vita, è appunto una “martire”. Il martire “non è colui il quale toglie la vita a sé o agli altri, ma colui a cui la vita viene tolta per non venir meno alla sua fede e colui che risponde alla violenza con la non-violenza, al male con il bene, alla morte donando la vita. La luce martiriale è una luce della non-violenza. Una Città, una Nazione, le relazioni fra le Nazioni se poggiassero sempre più e sempre meglio le fondamenta del loro vivere comune sulla “non-violenza” o sulla “carità” e “l’accoglienza vicendevole” tutto oggi sarebbe diverso”.
Ai piedi del simulacro anche la reliquia del giudice Rosario Livatino, che l’arcivescovo di Agrigento ha portato per la serata in ricordo del giudice martire della verità e della giustizia che ha avuto luogo lunedì scorso: un confronto a più voci sulla figura di un testimone di una fede “credibile”.

 

 

 

 


Discorso di Piazza Duomo

Carissimi fratelli e sorelle,

ancora una volta, il Signore ci dona la grazia di celebrare la festa della nostra cara Santa Lucia, vergine e martire siracusana, nostra concittadina che ammiriamo per la sua fede in Gesù, per la sua carità verso i bisognosi e per la sua speranza che mai è venuta meno, neanche quando ha affrontato persecuzione e umiliazione.

Oggi, con devozione portiamo in processione il Simulacro che ritrae Santa Lucia e si presenta in un portamento nobile, che guarda in avanti, con i segni del martirio. Anche la statua della nostra cara Patrona per un verso ci ricorda l’incrollabile fierezza di Santa Lucia la quale non si è lasciata intimorire dinanzi alle difficoltà e alle minacce, tenendo sempre fisso lo sguardo su Dio, per un altro verso incoraggia anche noi a non farci prendere dallo sconforto nella situazione di grande incertezza che stiamo attraversando a causa degli strascichi della pandemia, della brutalità delle guerre e della grave crisi energetica ed economica che mette in difficoltà famiglie, commercianti, lavoratori, disoccupati e incrementa il numero dei poveri.

Guardando a Santa Lucia, comprendiamo la necessità di una fede che deve essere assolutamente forte. Dobbiamo “perseverare” nella fede in Dio, l’unico che può darci la forza di superare la complessità del tempo presente senza cadere nello scoramento. Il Signore è con noi! Santa Lucia è con noi!

Anche noi con coraggio, come Santa Lucia, poniamo tutta la nostra fiducia in Dio che ‒ come leggiamo nella Bibbia ‒ «dà forza allo stanco e accresce vigore a colui che è spossato» (Is 40,29). Anche noi, come Santa Lucia, crediamo alle parole di San Paolo dicendo «Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica» (Fil 4,13).

Papa Francesco ci ha indicato il Sinodo della Chiesa come cammino indispensabile per sostenerci nella fede, per stare insieme alla presenza di Dio, per testimoniare l’amore di Gesù e la carità verso gli altri.

Come ho scritto nella lettera pastorale di quest’anno “Santificati nella verità” (Gv. 17,19): «È necessario offrire al mondo di oggi un cammino di civiltà e di progresso fondato sulla giustizia e sulla verità del Vangelo. […]. L’unico cammino che ci conduce alla vita e alla salvezza è stato aperto da Cristo, Via, Verità e Vita. Egli è il Verbo incarnato, è il Dio con noi; è il Rivelatore del Padre e il Salvatore del mondo. E la missione più urgente e più necessaria è proclamare al mondo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio morto e risuscitato, che è la vita e la risurrezione per tutti».

Camminiamo insieme ai nostri Santi, sotto lo sguardo della Madonna di cui l’anno prossimo celebreremo il LXX anniversario della Lacrimazione, sotto la protezione di Santa Lucia della quale nel 2024 celebreremo il 1720° anniversario del suo glorioso martirio. I nostri Santi ci stiano accanto, ci proteggano e ci benedicano. Evviva Santa Lucia!

† Francesco Lomanto
Arcivescovo

 

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L’unica nostra ricchezza è soltanto Colui che ci ama

“Crediamo all’amore di Dio, perché la fede cambia davvero il modo di guardare alla vita e di giudicarne gli avvenimenti. Se accogliamo l’amore di Dio, tutto diventa segno, mezzo e strumento del suo amore”. E’ uno dei passaggi dell’omelia di mons. Francesco Lomanto per i primi vespri della solennità di Santa Lucia nella chiesa Cattedrale. Presente anche mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, che domattina terrà il Pontificale.
“Santa Lucia, consacrandosi a Dio e progredendo nel cammino della fede, accolse l’amore di Dio per divenire amore, per entrare in un rapporto di carità vera col prossimo e per vivere l’unica grande ricchezza soltanto in Colui che ci ama” ha detto mons. Lomanto. “L’amore di Dio non è soltanto un esempio da imitare, ma un dono da accogliere. Questo ci insegna Santa Lucia. Soltanto se noi veramente sentiremo di essere amati da Dio, sapremo anche amare. Dio non ci ha amato di un qualunque amore, ci ha amati fino a donarsi Lui stesso infinito a ciascuno di noi e a dare il suo Figlio unigenito. La nostra vita cristiana altro non è che aprirci ad accogliere questo dono di amore; dono di amore che veramente non possiamo accogliere che in quanto noi stessi diveniamo amore. Se Dio ci dona l’amore noi diveniamo amore, perché nell’amore Egli abita in noi, e allora anche la nostra vita non è più che questo dono di noi stessi a Dio e ai fratelli. Il vivere davanti a Dio ci apre alla testimonianza come dono di noi stessi. Il perfetto cristiano è il martire (dal greco martyria: testimonianza), che segue più da vicino il Signore. La vita cristiana comporta per tutti un esercizio di pazienza e di amore: non si tratta per noi di offrire la vita nel martirio di sangue, ma di morire giorno per giorno a noi stessi, ai nostri egoismi, alla vanità del mondo, come ci impone la nostra adesione a Cristo (Lettera pastorale, 2022)”.

L’arcivescovo ha sottolineato che “l’amore del prossimo è la prova e la manifestazione dell’amore di Dio. L’amore del prossimo è la prova dell’amore di Dio, suppone l’amore di Dio e ne è la manifestazione. Non si ama il prossimo se non si ama prima Dio, altrimenti non si potrebbe realmente amarlo di quell’amore che ci salva, di quella carità soprannaturale che è la pienezza della legge secondo Paolo (cf. Rm 13,10). Di fatto è solo attraverso l’amore di Dio che l’uomo può entrare in un rapporto di carità vera col prossimo: carità non sociale ma intima, che realizza una vera unità (cf. DB, L’amore del prossimo, Firenze 1961)”. Infine l’arcivescovo ha invitato a riscoprire la vera ricchezza: “Tutta la vita cristiana consiste in questo: nel credere sempre meglio, nel credere sempre più che Egli ci ama. Proprio per questo tante volte l’amore divino spoglia l’uomo invece di arricchirlo: lo spoglia proprio perché sia nostra ricchezza Colui che ci ama e soltanto Colui che ci ama. Per chi crede, tutto è Amore! Questa è la notizia bella del Vangelo, che cambia la vita dell’uomo e del mondo. Questo è l’insegnamento di Santa Lucia che visse la vita come dono fino alla resa a Dio e all’esaltazione dell’amore crocifisso”.

Al termine il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, ha offerto un cero a nome della città, mentre alcuni sindaci della diocesi hanno offerto i doni del loro territorio.

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Martire di Cristo – Ricordo di Rosario Livatino

Un ricordo di Rosario Livatino, magistrato ucciso in un agguato all’età di 38 anni. Stasera alle ore 20.30, nella Chiesa Cattedrale a Siracusa, avrà luogo l’incontro “Martire di Cristo nella verità e nella giustizia – Ricordo di Rosario Livatino” con mons. Alessandro Damiano, Arcivescovo metropolita di Agrigento e mons. Francesco Lomanto, Arcivescovo Metropolita di Siracusa. L’arcivescovo di Agrigento porterà la Reliquia della camicia insanguinata di Rosario Livatino.

Livatino venne ucciso la mattina del 21 settembre 1990 sul viadotto Gasena lungo la strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta mentre, alla guida della propria auto, si recava in Tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie ad un testimone oculare, i componenti del gruppo omicida e i mandanti, e tutti sono stati condannati, in tre differenti tronconi processuali.
Il 9 maggio del 2021, nella cattedrale di San Gerlando ad Agrigento, è stato proclamato beato nella messa celebrata dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi.
Nel decennio dal 29 settembre 1979 al 20 agosto 1989, come sostituto procuratore della Repubblica, Livatino si è occupato delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune ma anche, nel 1985, di quella che poi negli anni 1990 sarebbe scoppiata come la “Tangentopoli siciliana”. Il servizio che, dal 21 agosto 1989 al 21 settembre 1990, egli presta al Tribunale di Agrigento è di giudice a latere nella sezione penale, e in quanto tale, si dedica in modo speciale alle misure di prevenzione, incluse quelle patrimoniali.  “S.T.D.”. Sono le tre lettere, all’inizio non decifrate, poi identificate come le iniziali dell’espressione “sub tutela Dei“: lettere che segnano l’affidamento al Signore di tutto ciò che per Rosario Livatino ha senso, dalla vita familiare al lavoro, dalle preoccupazioni per l’incolumità propria e altrui alle speranze di matrimonio. Per questo le si incontra spesso nelle pagine delle sue agende.
Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni” ha detto di lui Papa Francesco nel discorso “Ai Membri del Centro Studi Rosario Livatino”  il 29 novembre 2019.
Rosario Livatino affermava: “Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata”.

Prima dell’incontro, stasera alle ore 19.00, celebrazione dei Primi Vespri della Solennità presieduta dall’arcivescovo mons. Francesco Lomanto. Al termine il sindaco di Siracusa, a nome della città, offrirà un cero votivo ed i sindaci della Diocesi offriranno un dono del loro territorio.

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Guardiamo alla persona, fondamento di ogni cosa

Era un desiderio emerso lo scorso anno: non celebrare solo la giornata per le persone con disabilità ma con le persone con disabilità. E’ stato un impegno, è stata una scommessa e dobbiamo dire è stato un ottimo successo“. Nelle parole del presidente della Fondazione S.Angela Merici, padre Alfio Li Noce, il senso dell’iniziativa promossa dalla Fondazione nella sua sede di via Ada Meli a Siracusa che ha coinvolto gli ospiti di tutti i Centri di Riabilitazione della Fondazione, tra Siracusa e Canicattini Bagni. Una giornata per ribadire l’impegno a valorizzare tutte le differenze.
La Fondazione Sant’Angela Merici di Siracusa ha celebrato così la Giornata mondiale delle persone con disabilità, indetta dalle Nazioni Unite dal 1981 per aumentare la consapevolezza verso la comprensione dei problemi connessi alla disabilità e l’impegno per garantire la dignità, i diritti e il benessere delle persone con disabilità. “Obiettivo della giornata sin dalla sua istituzione da parte dell’Onu – ha detto don Alfio – è ribadire il concetto di dignità della persona, di diritti e di benessere. Obiettivo di questa giornata è stato un incontro creativo e generativo di scoperta, nel suono, nel coinvolgimento, nel ritmo nella capacità di stare insieme e partecipare come unica famiglia e dall’altra l’apprendimento. La riscoperta di un’arte antica che ha coinvolto in piccoli laboratori i nostri ragazzi. Guardiamo alla persona, fondamento di ogni cosa. Guardiamo all’altro, che è come me, mi appartiene“.
Ha avuto luogo un laboratorio dal nome Ntrizzi e Cunti del maestro Claudio Romano e Rossella Di Brigida. Il laboratorio ha dato vita  ad una narrazione con utilizzo di tamburi, e ad un laboratorio di intreccio per la realizzazione di cannistri. Il cantastorie narrerà di usi e costumi della nostra terra, attraverso letture e canzoni in lingua dialettale. Coordinatore dell’iniziativa è stato Gaetano Migliore, pedagogista clinico della Fondazione: “C’è un passaggio che mi ha particolarmente colpito, quando i ragazzi hanno detto che a loro piace sognare. I limiti esistono soltanto nell’animo di chi è a corto di sogni. A noi piace sognare ed immaginare un mondo inclusivo dove tutte le distanze vengono annullate. Il nostro operato cerca di migliorare la qualità di vita di questi ragazzi perché è un lavoro dove devi mettere, oltre alla professionalità, amore e grande passione, ingredienti importanti per il conseguimento di tanti obiettivi per i nostri ragazzi“.
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Sarà presentata la lettera pastorale dell'Arcivescovo

Assemblea diocesana nel Cammino sinodale

Venerdì 2 dicembre alle ore 18.00 Assemblea Diocesana nel salone “Giovanni Paolo II” del centro convegni del Santuario della Madonna delle Lacrime. L’Arcivescovo mons. Francesco Lomanto convoca i fedeli per riprendere il Cammino Sinodale.
Lo scorso 28 ottobre, sempre in Assemblea, era stata introdotta la seconda tappa del Cammino con
I cantieri di Bethania ed era stato avviato il lavoro da svolgere nei Vicariati i cui frutti saranno oggetto di studio venerdì prossimoSono invitati a partecipare i presbiteri, i diaconi, i religiosi e i laici, con particolare riferimento ai membri dei Consigli parrocchiali e ai responsabili/coordinatori delle nostre aggregazioni laicali.
Il Cammino Sinodale è il cammino della Chiesa riunita attorno al suo Pastore: è importante quindi che l’Assemblea possa esprimerne il volto in tutte le sue espressioni.
Nel corso dell’Assemblea sarà presentata la seconda lettera pastorale dell’Arcivescovo Francesco Lomanto, dal titolo Sanctificati in veritate. 

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Avvento, tempo della vigilanza per accogliere Dio

L’Avvento apre al nuovo Anno liturgico e dispone all’incontro con Gesù nel suo Natale. In occasione della Prima Domenica di Avvento, domani 27 novembre, l’arcivescovo, mons. Francesco Lomanto, ha inviato una lettera alla Comunità Diocesana.

Invito tutti a vivere l’Avvento come tempo della vigilanza, dell’attesa e della speranza per accogliere Dio in una misura sempre più grande, ponendoci in ascolto della sua Parola, contemplando il mistero del Natale e realizzando in noi la sua presenza di pace, di bene e di amore” ha scritto mons. Lomanto che ha indicato tre strade da seguire

Il tempo dinamico dell’Avvento: accogliere Dio in misura sempre più grande

L’Avvento è attesa della venuta del Signore che vuole realizzare un incontro personale con noi. Nella professione di fede affermiamo: «Per noi e per la nostra salvezza discese dal cielo». Egli è venuto e continua a venire per incontrarci, per stare con noi e per salvarci. Viene realmente perché è il Vivente che dona vita e speranza in un mondo migliore. Egli è venuto e viene perché noi possiamo accoglierlo aprendoci sempre di più a Lui, perché Egli possa donarsi a noi in una misura ogni giorno più vera e più piena. Di qui nasce la necessità dell’attesa di ogni cristiano. Non si tratta soltanto di un avvento escatologico proiettato nel futuro che chiuderà la storia del mondo, la vita di questa economia presente, ma si deve parlare, invece, di una continua venuta di Cristo. Non possiamo vivere una vita veramente cristiana se, giorno dopo giorno, non ci rinnoviamo nel contatto con Dio. L’esperienza del cristiano che è Dio stesso, non può conoscere mai declino, ma deve continuamente attingere alla comunione con Dio in una misura sempre maggiore, in una incessante crescita e in una rinnovata novità di vita.

Il mistero del Natale: Dio si spoglia di tutto e mantiene il potere di amare e di essere amato

Nel mistero del Natale, il Figlio di Dio, per amore diventa uomo pur non cessando di essere Dio: si fa Carne per prendere la croce e portare la salvezza all’umanità, Egli è Colui che ha rinunciato a ogni potere, a ogni grandezza, non riservando nulla per sé, se non il potere di amare, e di amare fino in fondo, fino a dare se stesso. L’amore disarma sempre. L’amore abbassa il Verbo di Dio per ridurlo veramente alla proporzione dell’uomo. Lo spoglia di ogni suo potere, perché vuole abitare dentro di noi, vivere nei nostri cuori, per piantarvi il giardino ameno dello Spirito che porta ogni genere di frutti buoni per Dio. Insieme al potere di amare, il Figlio di Dio fatto uomo si riserva anche il potere di essere amato. Proprio questo Egli attende da noi. Non chiede un servizio, non aspetta una sudditanza, non pretende una dipendenza: attende una risposta di amore al suo amore infinito.Ecco il mistero del Natale: un Dio che si spoglia di tutto per dare e attendere tutto nell’amore! Ma, allora, quale significato assume oggi il Natale per noi?

Il significato del Natale: vivere il mistero dell’infinito amore di Dio

Il miracolo del Natale del Signore è che Egli non è più al di fuori di noi, ma abita dentro di noi, vive nei nostri cuori e dimora in noi. Il teologo Henri De Lubac, commentando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, scriveva: «Iddio pronunzia una sola parola, non solo in se stesso, nella sua eternità senza vicissitudini, nell’atto immobile con cui genera il Verbo, come ricordava sant’Agostino; ma anche, come insegnava già sant’Ambrogio, nel tempo e tra gli uomini, nell’atto con cui egli invia il suo Verbo ad abitare la nostra terra». Con la sua Incarnazione Gesù si fa presente nella nostra umanità, nel luogo dove noi siamo e nella vita che noi viviamo oggi, non domani; oggi, non ieri, perché oggi noi dobbiamo prestare a Lui questa nostra umanità, affinché Egli viva. Celebrare il Natale del Signore vuol dire, allora, che il suo segreto abitare nel nostro cuore diventi il centro stabile, perenne e unificante dei nostri legami, del nostro pensare, del nostro agire, di tutto il nostro vivere“.
Infine l’invito a “usufruire del prezioso Sussidio liturgico-pastorale “Un bambino è nato per noi” (Is 9,5), offerto dall’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI, utile per animare e arricchire le nostre celebrazioni liturgiche con l’ausilio dei commenti teologici e spirituali, delle proposte musicali e dei suggerimenti per una preghiera inclusiva delle persone con disabilità“.

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Inaugurazione anno accademico al San Metodio con Maffei

Sarà il prof. Lamberto Maffei, neurobiologo, già presidente dell’Accademia dei Lincei, a tenere la prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico 2022/23 dell’ISSR, Istituto Superiore Scienze Religiose, San Metodio di Siracusa, venerdì 25 novembre.
“L’incontro col futuro” è il tema che il prof. Maffei tratterà alle ore 18.30 nel salone “Giovanni Paolo II” del centro convegni del Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa.
L’inaugurazione dell’anno accademico prenderà il via alle ore 17.30 nella Basilica con la concelebrazione eucaristica presieduta da Mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa.
Quindi seguirà la presentazione dell’anno accademico da parte di don Salvatore Spataro, direttore dell’ISSR; la prolusione del prof. Maffei e la consegna dei gradi accademici. “Il prof. Maffei ha sempre studiato le capacità cognitive – ha spiegato il direttore, don Salvatore Spataro -. Ci parlerà delle tecniche che il cervello utilizza per la conoscenza, che deve essere lenta in un’era così difficile e veloce basata sul digitale. Il digitale impone velocità ed invece le tecniche del cervello, tramandate da sempre, esigono lentezza che si impone anche alla lettura. E’ necessario imparare quei processi conoscitivi indispensabili perché l’uomo non venga assorbito dalla velocità del digitale. Il prof. Maffei ha studiato le funzioni del  cervello e ci aiuterà a saperlo sfruttare per una sapiente lettura del reale e ci insegnerà le tecniche di apprendimento che sono più utili all’uomo di quando noi possiamo immaginare“.
Il prof. Maffei è considerato uno dei maggiori esperti internazionali di neuroscienze. E’ stato direttore del Dipartimento di Neuroscienze al CNR di Pisa. Per vent’anni ha insegnato Neurobiologia alla Scuola Normale, svolgendo attività di ricerca e di insegnamento anche presso numerose università straniere, fra le quali la Cambridge university, Il Mit (Massachusetts Institute of Technology), il College de France e la Oxford University.  Le sue ricerche sono state principalmente indirizzate verso lo studio del sistema nervoso centrale. Ha prodotto oltre 280 pubblicazioni scientifiche, la maggior parte delle quali accolte dalle più importanti riviste specialistiche internazionali del settore.

ISSR San Metodio
L’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio di Siracusa è un’istituzione accademica ecclesiastica promossa dall’Arcidiocesi di Siracusa, collegata alla Facoltà Teologica di Sicilia. Rilascia i titoli di laurea e laurea magistrale in Scienze Religiose abilitanti all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado; offre, altresì, percorsi di approfondimento tematici sulle scienze religiose e sulla teologia nonché si occupa della formazione ai ministeri istituti ed al diaconato e dell’aggiornamento dei docenti, in particolare IRC (Insegnamento religione cattolica).
L’ISSR offre un percorso accademico di primo e secondo ciclo. Il primo ciclo ha la durata di tre anni di studio; il secondo ciclo ha la durata di due anni di studio. Al termine dei due cicli sono conferiti e i titoli accademici: per il primo ciclo, Laurea (o Baccalaureato) in Scienze Religiose; per il secondo ciclo, Laurea magistrale (o Licenza) in Scienze Religiose.

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Tutela minori, nasce il Centro regionale di ascolto

Nasce il Centro regionale di ascolto, struttura operativa del Servizio regionale tutela minori della Conferenza Episcopale Siciliana. A farne parte è stato chiamato don Andrea Zappulla, già coordinatore del Centro di Ascolto di Siracusa. 

All’indomani delle celebrazioni per la II Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, il Servizio regionale tutela minori della Conferenza Episcopale Siciliana fa il bilancio di questi primi anni d’attività. La Commissione regionale è guidata da monsignor Alessandro Damiano, Arcivescovo di Agrigento. Del Centro regionale di ascolto fanno parte don Fortunato Di Noto, Remigia D’Agata, Francesco Guarneri e don Andrea Zappulla. Una scelta, quella del Centro regionale, che serve per far rete con i Servizi diocesani territoriali già attivati ma anche, laddove potrebbe succedere, per raccogliere testimonianze e segnalazioni. Uno dei percorsi che il Servizio regionale ha attivato è quello della formazione. Da qui gli incontri nelle varie diocesi coi presbiteri e operatori pastorali che sono stati già avviati sull’intero territorio siciliano.

In occasione della Giornata nazionale di preghiera, la Conferenza Episcopale Italiana ha presentato il primo report sulla rete territoriale del Servizio. Dati che si riferiscono al biennio 2020-2021. Nel report circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati” (24), seguiti da “toccamenti” (21); “molestie sessuali” (13); “rapporti sessuali” (9); “esibizione di pornografia” (4); “adescamento online” (3); “atti di esibizionismo” (2). Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%). Questi dati riguardano 68 presunti autori di reato, soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione. Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).

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Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi

 Si celebra nella nostra Diocesi domenica 20 la II Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.
Ci accingiamo a celebrare con maggiore consapevolezza questa seconda giornata di preghiera – ha scritto mons. Francesco Lomanto – che ha per titolo «Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147,3). Dal dolore alla consolazione.
Con il salmista siamo invitati a cantare il Signore della vita che non lascia mai solo il suo popolo e sempre lo consola e lo guarisce con la sua vicinanza e la sua presenza. La preghiera ci inserisca in questo movimento di prossimità evangelica e di custodia consapevole verso i più piccoli e i più fragili“.
L’arcivescovo ha invitato le realtà parrocchiali “ad unirsi alla preghiera non solo per le vittime di abusi ma anche per la ricerca coraggiosa di nuove forme di assunzione di responsabilità nei confronti dei minori e degli adulti vulnerabili. La pagina lucana, che quest’anno chiude l’anno liturgico, illumina il senso della regalità crocifissa e risorta. L’adorazione di Cristo Re purifichi e rinovi il nostro sguardo dando slancio al nostro continuo cammino di conversione”. 
In allegato del materiale per i diversi momenti di preghiera da poter vivere nelle singole comunità parrocchiali preparato dal Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori della CEI.
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