Il messaggio dell'arcivescovo Francesco Lomanto alla Diocesi

Ascoltare, vedere, tacere per il tempo di Quaresima

Ascoltare, vedere, tacere. Sono i tre verbi che l’arcivescovo mons. Francesco Lomanto ha voluto consegnare nella lettera per il tempo di Quaresima indirizzato alla Diocesi. Un invito a percorrere insieme il cammino quaresimale, “sostenendoci nell’adesione e nella partecipazione al mistero pasquale, che ci consente di rinnovare realmente la nostra vita“. Un modo per prepararsi “con spirito nuovo” alla Pasqua. I tre verbi si ritrovano nella narrazione lucana della trasfigurazione di Gesù: ascoltare, vedere e tacere (cf. Lc 9,28-36).

Ascoltare

“La vita cristiana suppone una vocazione divina: Dio chiama gli uomini alla comunione con Lui e la sua Parola rimane. È la Parola di Dio che crea e chiama. E, fintanto che non la accogliamo fino in fondo, la nostra vita non si realizza in pienezza. L’ascolto, dunque, si impone a noi come legge della nostra vita. La nostra vocazione, più che sotto il segno del vedere, è posta sotto il segno dell’ascoltare. Come già presso il popolo ebraico (Dt 6,4), anche per noi cristiani la fede — che dipende precisamente dall’ascoltare: «Fides ex auditu» («la fede viene dall’ascolto» Rm 10,17) — richiede l’accoglienza e l’ascolto della Parola di Dio. A questo ci richiama anche il Vangelo della trasfigurazione: se gli Apostoli vedono Gesù nella gloria e lo confessano come il Cristo, lo riconoscono solo per ascoltarlo. Proprio mentre Gesù è trasfigurato dinanzi ai loro sguardi, la voce del Padre conferma: «Questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo» (Lc 9,36). L’ascolto, in questo senso, non è semplice esercizio dell’udito, ma è obbedienza alla Parola, sequela del Signore. Alla base di tutto deve rimanere l’ascolto che è la nostra vocazione divina. Anche il costante invito a percorrere il cammino sinodale implica necessariamente una continua conversione all’ascolto, un sincero «atteggiamento di apertura nei confronti della voce di Dio, che ci raggiunge attraverso la Scrittura, i fratelli e gli eventi della vita» (CEI, Il messaggio per la Quaresima, 2022).

Vedere
Il verbo vedere appartiene alla natura stessa della vita cristiana. Noi non siamo soltanto di questo mondo: siamo nel mondo, ma non siamo del mondo, perché apparteniamo al Regno di Dio (cf. Lettera a Diogneto). Mediante il battesimo, infatti, siamo entrati nel mistero divino. Nell’evento della trasfigurazione si aprirono gli occhi dei discepoli — prima velati — e videro Gesù, Verbo del Padre, splendore infinito della sua gloria. Anche noi, ora, viviamo in un mondo passibile in cui — pur essendo già in Dio — se i nostri sensi spirituali rimangono ottusi, rischiamo di non prendere coscienza della grandezza della nostra condizione di figli di Dio. Vedendo là gloria di Gesù, in Lui ci riscopriamo figli di Dio. Siamo figli di Dio, ma viviamo in questo mondo. E vivere in questo mondo può in gran parte velare la dimensione vera della nostra vita. Col battesimo siamo entrati nel mondo di Dio, che vediamo e non vediamo (cf. 1Cor 13,12). E, invece, siamo chiamati a vedere, perché la dimensione propria della nostra vita cristiana si caratterizza dall’ascendere al monte per vedere nella fede lo splendore della gloria di Gesù che — oltre la passione e la croce, al di là del tempo e dello spazio — ci raggiunge e ci coinvolge nel mistero di Dio. L’ascolto porta alla visione e la parola è fonte di vita e di carità. Chi ascolta vede il volto del Padre nel Figlio, il quale illumina anche il volto di chi ascolta.

Tacere
L’evangelista Luca annota: «Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto» (Lc 28,36). Alla fine, la voce si spegne, non si vede la gloria di Gesù, il quale resta solo e i discepoli tacciono. Il silenzio dei discepoli non è mutismo, né distacco, ma diventa un grande atto di fiducia in Gesù che — pur non comprendendolo del tutto — avevano contemplato nella gloria del Padre e che dovevano accompagnare fino a Gerusalemme, dove «sarà consegnato nelle mani degli uomini» (Lc 28,44). Il loro silenzio diventerà preghiera e affidamento a Gesù, che consentirà loro di entrare sempre più nella luce del mondo divino e avere una esperienza sempre più grande e più vera di Dio. Il senso del cammino quaresimale è quello di stare sempre accanto a Gesù, affinché la nostra vita diventi sacramento vivo del Cristo, che vuole poter abitare nel nostro cuore. Col dono del suo Spirito, Cristo abita nei cuori dei discepoli ed essi lo conoscono di una conoscenza che è comunione con Lui, perché — come dice Pietro — «la stella del mattino è sorta nei loro cuori» (2Pt 1,19), illumina il loro intimo, li colma di pace anche nei momenti difficili e oscuri.

Scendiamo, dunque, dal monte e viviamo il nostro esodo verso la Pasqua. Affrontiamo i pericoli della pandemia e del post pandemia, rigettando ogni forma di individualismo e di egoismo, promuovendo piuttosto il senso dell’unità, dell’aiuto reciproco, dello stare insieme, del camminare insieme, del progredire insieme, perché non ci si salva da soli, ma insieme in Cristo Gesù. Prima di chiudere questa lettera, mi unisco all’appello accorato del Papa, affinché all’insensatezza diabolica della violenza rispondiamo con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno, che il prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, offriremo al Signore per la Pace, contro ogni forma di guerra che umilia e mortifica la persona e l’umana convivenza (cf. Francesco, Appello, 23.02.2022). Impariamo a coltivare il dono della pace, promuovendo il bene comune. Costruiamo con coraggio creativo la civiltà dell’amore. Percorriamo insieme il cammino della pace per uno sviluppo integrale della vita reale delle persone, delle famiglie e della società e per un dialogo costruttivo tra le nazioni, nonostante «l’assordante rumore di guerre e di conflitti» (Francesco, Messaggio per la L V Giornata Mondiale della Pace, 01.01.2022). Viviamo la Pace vera, intima e pura che è Gesù, cresciamo nell’amore che ci unisce per la pietà di un cuore solo e portiamo nel mondo la vera gioia della Pasqua. Sia con voi il Signore sempre, affinché possiate vivere da risorti ed essere per tutti un dono ineffabile di carità. Vi auguro un buon cammino quaresimale, vi assicuro la mia preghiera e vi benedico tutti nel Signore.

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