La Pasqua a Ferla è una festa che assomma al primario aspetto religioso, la continuazione della tradizione popolare che si festeggia da più di 150 anni ed un notevole richiamo turistico per il piccolo centro montano. Le cerimonie popolari hanno inizio l’ultimo venerdì di Quaresima e si concludono otto giorni dopo la Pasqua.
Nemmeno durante il periodo delle guerre mondiali, nonostante i vari divieti, i riti sono stati sospesi poiché, nell’ignoranza di allora, venivano svolti in segreto all’interno delle chiese; processioni comprese.
Ultimo Venerdì di Quaresima
L’ultimo venerdì di Quaresima la comunità si riunisce in preghiera nelle vie del paese contemplando le stazioni della via Crucis e portando in solenne processione il simulacro dell’Addolorata.
Domenica delle Palme
La Domenica delle Palme i fedeli vengono radunati annualmente in una delle otto chiese di Ferla, dove, a turno verranno benedette le palme ed i ramoscelli di ulivo.
Seguirà una processione fino alla Chiesa Madre nella quale sarà celebrata la Santa Messa Solenne.
Giovedì Santo
Il Giovedì Santo viene celebrata la liturgia che ricorda l’Ultima cena e l’istituzione dell’Eucarestia.
Terminata la messa in coena domini è tradizione ferlese che, all’interno di tutte le chiese, siano allestiti gli Altari della Reposizione, chiamati nel nostro particolare dialetto “I Sepurcuri” adornati da piante, dai germogli di frumento e da centinaia di fiori.
Alle 23.00 ha inizio la predica della passione in chiesa Madre; al fragoroso grido di: “Ecce homo!” pronunciato dal sacerdote, il portone principale della chiesa Madre viene spalancato di colpo e viene presentato al popolo il Cristo flagellato, o come usiamo dire a Ferla: “U Signuri a culonna”.
Terminato il responso breve, seguirà una processione notturna del Cristo alla colonna per le vie del paese.
Venerdì Santo
Il Venerdì Santo alle 15:00 al suono della battola detta in dialetto “a troccola”, la gente si riunisce nella chiesa Madre e partecipa con devozione alla liturgia della passione e morte del Signore.
Commovente è la “svelatio” della croce; il velo quaresimale che copre il Cristo Crocifisso viene lentamente scoperto, in concomitanza dell’annuncio da parte del sacerdote per tre volte con il canto: “Questo è il legno della croce a cui fu appeso il Cristo Salvatore del mondo”.
Il ministro con i collaboratori prendono il simulacro del Crocifisso e lo adagiano a terra per, quella che per tutta la chiesa cattolica è la funzione dell’Adorazione della Croce.
I fedeli in processione adorano la Santa Croce che il Ministro ha nel frattempo cosparso di mirra e balsamo in grado di riempire la chiesa di un magnifico profumo.
Durante la medesima funzione i fedeli possono attingere in piccoli pezzetti di cotone le essenze che hanno cosparso il Crocifisso passandole tra le navate della chiesa.
Alle 17.00 dalla Basilica di Sant’Antonio Abate ha inizio la processione dell’Addolorata che scendendo lungo il corso principale si ritrova, come nel Calvario, dinanzi al simulacro di Cristo Crocifisso appena uscito dalla Chiesa Madre. Seguirà una solenne e partecipata processione.
Secondo la tradizione ferlese, i riti del Venerdì Santo appartenevano all’ormai estinta Confraternita di Sant’Antonio.
Al giorno d’oggi, nel rispetto dei nostri avi e di questa stessa tradizione, al rientro, i simulacri vengono deposti nella chiesa di Sant’Antonio dove, alle ore 21.00 ha inizio la predica delle “Sette Parole”, momento di estrema riflessione e preghiera su quelli che furono gli ultimi istanti di vita di nostro Signore Gesù Cristo.
Unica nel suo genere è senz’altro “A Scisa a Cruci” ovvero la rappresentazione scenografica di ciò che avvenne più di duemila anni fa sul monte Calvario, dopo la morte di Cristo.
I passi di questo solenne momento vengono dettati dal predicatore ed eseguiti dai sacerdoti e dai confrati i quali compiono lo stesso commovente ed eloquente gesto di Giuseppe d’Arimatea: schiodare il corpo di Cristo dalla Croce.
Il simulacro, predisposto alla chiusura delle braccia, viene posto in un lenzuolo per la venerazione dei fedeli lungo il percorso che lo conduce dalla croce all’urna nella quale verrà posto per la successiva processione notturna.
Sabato Santo
Il Sabato Santo alle ore 21:00 ha inizio la Veglia Pasquale con la benedizione del fuoco nuovo.
Suggestivo è già il primo momento della “calata a tila”; un arazzo settecentesco raffigurante la crocifissione, lungo quanto l’intero presbiterio che viene lasciato cadere a terra per lasciare la scena
“ O’ Gloria” momento folkloristico rappresentate la Resurrezione; si tratta di un simbolismo raffigurante la vittoria di Cristo sulle tenebre della morte raffigurate da quella tela.
E’ tradizione ferlese che i genitori durante questo momento innalzino i bambini in aria all’invocazione di “crisci crisci”; Contemporaneamente vengono sciolte le corde delle campane di tutte le chiese, che erano state legate il Giovedì Santo per essere suonate a festa. Particolare è “a vutata da campana”: la campana maggiore della Basilica di San Sebastiano che viene agitata a mano ininterrottamente fino alle prime ore dell’alba della domenica.
La sera, dopo la celebrazione della S. Messa, ha inizio la processione “A Beddamatri o scountru”, simulacro dell’Immacolata ammantato di nero, simbolo del lutto. La processione, estremamente partecipata, rappresenta la ricerca del figlio che Maria stessa sente di essere Risorto.
Durante la stessa processione, la Madonna corre come qualsiasi madre in cerca del proprio figlio per le vie del paese, trainata da centinaia di giovani.
Sconfortata per non avere trovato il figlio, il simulacro viene ritirato nella basilica di San Sebastiano alle 23:45.
A mezzanotte esatta, ora che segna il passaggio al giorno glorioso di Pasqua, a Ferla accade qualcosa di straordinario, unico ed estremamente commovente in grado di colpire il cuore di credenti e non credenti, di paesani e forestieri, di piccoli e grandi.
Già riconosciuta da altri enti e associazioni di promozione culturale, “A Sciaccariata” è quell’evento che più di tutti ha portato Ferla nel mondo.
Dalla punta più bassa del paese segnata dalla chiesa del Carmine, rappresentante gli abissi della morte esce trionfalmente, in un paese privato per l’occasione dall’energia elettrica il glorioso simulacro del Cristo Risorto che, portato rigorosamente a spalla da migliaia di giovani, viene accompagnato di corsa dal fuoco e dalla luce di migliaia di “Sciaccare”,arbusti secchi tipici della zona che vengono legati a mazzetti e che un tempo fungevano da torce, fino ad arrivare nella punta più alta del borgo segnata dal Monastero della Madonna delle Lacrime, simbolo della vittoria di Cristo sulla morte e della sua stessa Risurrezione nei cieli.
Durante questo evento, il popolo ferlese che conta circa 2400 abitanti, è in grado di ospitare una moltitudine di turisti tanto da trasformarsi in una vera e propria cittadina di 10000 abitanti!
Domenica di Pasqua
Alle 4.00 del mattino, la giornata ha inizio con la celebrazione della S. Messa d’alba.
Al termine della stessa, seguirà la processione della Madonna che ancora addolorata, continua nella disperata ricerca del figlio.
Questa volta è nei luoghi in cui anticamente era presente il putridume che Maria volgerà il suo sguardo sostenuta e accompagnata da una gremita partecipazione di devoti; si tratta di quello che per i ferlesi è per tradizione “U giru de setti vaneddi”: sette vicoli della Ferla antica.
Alle 11.30 i portatori dei fercoli si recano presso il Monastero della Madonna delle lacrime per sollevare il simulacro del Cristo Risorto; stessa cosa per i portatori della Madonna.
Alle 11.55 il “tiratore del manto”, accovacciato sopra la vara della Madonna, sventola un fazzoletto bianco dalla punta più bassa del paese in segno di riconoscimento a quello che da lontano sembra il Figlio.
Alle 12.00 “a piula”: la campana piccola della torre campanaria appartenente alla Chiesa Madre suona ripetutamente dando vita a quello che è il famoso “U scontru”.
L’incontro tra Gesù e Maria si avrà a metà del corso principale, dove, abilmente il tiratore del manto sfilerà elegantemente il manto nero che ha contornato Maria per tutta la Quaresima e la scioglierà dei dolori.
Seguirà “U giru da cruci” ovvero un ulteriore incontro festoso tra i due simulacri che si intersecano e girano attorno un monumento presente all’ingresso del paese.
La sera, dopo la celebrazione della Santa Messa Solenne, seguirà l’ultima processione del giorno del Cristo Risorto e della Madonna, posti sull’artistico carro trionfale. Al rientro uno spettacolo pirotecnico chiuderà i festeggiamenti.
Ottava di Pasqua
Otto giorni dopo saranno i più piccoli a ripetere i riti della settimana Santa.
Il sabato successivo avrà luogo “A Sciaccariata de carusi” e la domenica “U Scontru de carusi”.
Entrambi gli eventi vengono svolti con le medesime modalità della festa ufficiale.