Chiese consapevoli di essere generate dal Crocifisso risorto

“Le nostre chiese, le nostre comunità vivono solo se consapevoli di essere generate, fondate e radunate dal Crocifisso risorto, alimentate dalle Scritture e dalla memoria della Cena del Signore, dal Sacramento dell’inesauribile eccessivo Amore di Dio in Cristo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, vicepresidente della Conferenza episcopale siciliana, in apertura dell’Assemblea Sinodale delle Chiese di Sicilia sul tema: “Continuiamo a lavorare insieme” che si è aperta a Terrasini. “Dall’eucarestia, infatti, ricevono il loro volto fraterno e la loro identità di assemblea sinodale, dialogica e ministeriale; dalla mensa eucaristica – dove tutti, seppur differenti, commensali gratuitamente invitati – mangiano il Corpo del Signore che è assimila a sé la sua Chiesa e la riunisce l’Unità. ‘Congiunti’ (congregati) da quel pane che diventa giuntura e cemento di vera fraternità, di rapporti umani belli, liberi, schietti, gratuiti, leali, incrollabili nella prova. Energia di discernimento nella compagnia degli uomini delle donne lungo le strade della vita”.

Traccia omelia mons. Corrado Lorefice

I lavori assembleari, moderati in questa fase da  Luisa Capitummino, direttrice dell’Uffciio regionale per l Problemi sociali e il Lavoro, sono stati aperti da  mons. Guglielmo Giombanco, vescovo di Patti e Segretario della Conferenza episcopale siciliana.

LE CHIESE DI SICILIA AL LAVORO NELL'ASSEMBLEA SINODALEA seguire la relazione introduttiva di don Massimo Naro, teologo e docente presso la Facoltà teologica di Sicilia. Descrivendo l’icona di Emmaus che ci consegna il Vangelo di Luca, ha tracciato il “quando” facendo riferimento al “cambio d’epoca” che Chiesa e società si trovano a vivere; è entrato nelle pieghe profonde della crisi di discernimento, parlando del “come“; ha terminato con il “cosa“, ponendo “tre questioni aperte“, “tre criticità da affrontare“. La prima è “la questione educativo-formativa, da cui dipende l’annuncio del Vangelo e la trasmissione della fede ai nostri giorni“. Don Massimo Naro ha detto del “dialogo sostenuto dall’ascolto“: “Si dialoga innanzitutto ascoltando e, in sede sinodale, ascoltandosi reciprocamente. Si dialoga col mondo, mettendosi in ascolto di esso. E una Chiesa che sa ascoltare (e ascoltarsi) è pure una Chiesa che riesce poi a farsi ascoltare“. La seconda “questione aperta” segnalata “è quella sacramentale, da cui dipende in rilevante misura la qualità spirituale della vita ecclesiale“. La terza è quella socio-politica, “che – per don Naro – ha pure a che fare con l’episodio evangelico di Emmaus. I due discepoli, infatti, avevano sperato che il liberatore del loro popolo fosse il Maestro di Nazaret: era stato un fraintendimento del suo messianismo. Ma ciò – ha detto – non significa che le nostre Chiese non debbano dare un loro contributo al rinnovamento della società, elaborando a tal fine una loro visione del mondo“.

 

Relazione introduttiva di don Massimo Naro  (testo integrale)

(Da chiesedisicilia.org)