…. .i Siracusani, che ardevano della brama di veder la patria rialzata politicamente in splendidezza e decoro […] non lasciavano opera intentata per sollevarla dal suo languore, rianimarla, rinvigorirla. Ed il facevano precipuamente col mezzo delle solite feste religiose per le quali il popolo mettevasi in moto, ed immaginando spettacoli nuovi e nuovi trattenimenti, attiravano gran frequenza di gente di tutta Sicilia, che almeno per quei dì rendevano Siracusa oltremodo festevole e gioconda. Tali furono le feste del Corpus Domini del 1795 feriate dalla confraternita dello Spirito Santo. Sceniche rappresentazioni si fecero di fatti biblici, e di storia antica in piazza del duomo, all’Amalfitania, al Dammuso..
Queste parole di Serafino Privitera, tratte dall’opera “Storia di Siracusa”, ci offrono uno spaccato della vita sociale e religiosa della Siracusa del 700. Le devozioni popolari erano particolarmente curate dalle confraternite che, in un clima di aperta rivalità tra loro al quale non erano estranei esponenti del clero come lo storico Giuseppe M.
Capodieci, solennizzavano le feste religiose con processioni e con carri trionfali, promuovendo, inoltre, il componimento e la rappresentazione di drammi sacri.
Queste manifestazioni raggiungevano il loro culmine nella Solennità del Corpo e Sangue di Cristo e nel Triduo Pasquale quando, a detta dello stesso Privitera, con apparati e simulacri di personaggi storicamente vestiti si rappresentava un fatto della Scrittura: come il Giudizio di Salomone, il Trionfo di Giuditta od altro somigliante.
La tradizione della rappresentazione di una scena della ne di Cristo è giunta fino alla metà del secolo XX ad opera dell’Arci-confraternita dello Spirito Santo, che aveva sede nella Chiesa dello
Spirito Santo sul Lungomare Ortigia. Interrottasi per il venire meno dei confrati, la rappresentazione del Mistero nella Settimana Santa, raffigurante una stazione della Via Crucis, è stata ripresa circa un ventennio fa dal compianto mons.
Sebastiano Gozzo, Parroco di San Martino e Rettore della Chiesa dello Spirito Santo.
L’opera iniziata da Mons. Gozzo è stata sostenuta e continuata, dopo la sua morte, da un gruppo di laici della Parrocchia S. Martino Vescovo che tuttora promuove il recupero e il restauro di quanto resta dei manichini dell’antica Arciconfraternita dello Spirito Santo.