La certezza della fede e la lotta alle idolatrie

Papa Francesco ha regalato una catechesi semplice, per tutti, sull’amore di Dio. Il compito più importante è annunciare il Vangelo.

A tutti ricorda che a fondamento del nostro vivere c’è una consolante certezza: Dio ci ama e in Gesù ha dato la sua vita per noi. Si tratta del messaggio centrale di tutta la sua missione (Evangelii gaudium, testo programmatico del Pontificato di Francesco). Invita a ricordare la “fede semplice e robusta” delle mamme e delle nonne, che ha dato e dà loro “forza e costanza per andare avanti e non farsi cadere le braccia”, “una fede fatta in casa, che passa inosservata, ma che costruisce a poco a poco il regno di Dio”. Una fede che non si lascia confondere, perché è fondata sull’essenziale del Vangelo.

La fede e l’idolatria

Francesco esorta ad adorare l’unico vero Dio, Uno e Trino, in una società che diventa sempre più pagana. “L’idolatria – ha detto – non è soltanto andare in un tempio pagano e adorare una statua. No, l’idolatria è un atteggiamento del cuore”, è quando si preferisce una cosa perché è più comoda per sé e si dimentica il Signore. Gli idoli hanno cambiato nome, ma sono più che mai presenti: l’idolo del denaro, del successo, della carriera, dell’autorealizzazione, del piacere, e tutti quegli idoli che promettono felicità ma non la danno, anzi schiavizzano, ci rubano l’amore. Gli idoli promettono vita ma la tolgono – ha affermato il Papa in una bella catechesi dell’anno scorso – mentre il Dio vero non chiede la vita, ma la dona.

Mitezza contro gli attacchi

Come le parole forti di Gesù, anche quelle del Papa hanno un duplice effetto: si esce convertiti o ancora più induriti. Di qui le resistenze interne e gli attacchi. Francesco non teme uno scisma, ha detto durante il volo di ritorno dall’Africa. “Oggi – osserva – abbiamo tante scuole di rigidità dentro la Chiesa, che non sono scismi ma sono vie cristiane pseudoscismatiche, che finiranno male”, perché dietro questo atteggiamento rigido “non c’è la santità del Vangelo”. Il Papa invita a rispondere al male col bene, ad “essere miti con le persone che sono tentate di fare questi attacchi”, perché “stanno attraversando un problema” e vanno accompagnate “con mitezza”. Temono che la Chiesa di oggi non sia più cattolica, mettono in bocca al Pontefice parole mai dette: ma non è cambiato nessun dogma, c’è solo un passo avanti nell’accoglienza e nella misericordia, non sono state cancellate le devozioni, c’è solo l’invito a viverle col cuore. Con l’esortazione a camminare uniti come popolo, perché lo sviluppo della dottrina sia sempre unito alla vera Tradizione. C’è da domandarsi: i cristiani riusciranno ad essere misericordiosi tra di loro?

Sinodo sull’Amazzonia: conversione a Gesù, il centro è Lui

Lo scorso ottobre si è svolto il Sinodo per la regione Panamazzonica. Il Papa ha ripetuto tante volte la parola “conversione” che poi è il concetto che ha trovato posto nel Documento finale come esortazione principale dell’assemblea. Il Sinodo chiede una quadruplice conversione: sinodale, perché la Chiesa deve essere sempre più un camminare insieme e non divisi o da soli; culturale, perché è necessario saper parlare alle differenti culture; ecologica, perché lo sfruttamento egoistico dell’ambiente porta alla distruzione dei popoli; pastorale, perché è urgente l’annuncio del Vangelo. Alla base di queste quattro conversioni c’è l’unica conversione al Vangelo vivo, che è Gesù. La vera conversione è mettersi da parte – dice Francesco – decentrarsi, mettere al centro Cristo e lasciare che lo Spirito Santo sia il protagonista della nostra vita.

Lotta agli abusi, dentro e fuori la Chiesa

Si può definire storico l’incontro di febbraio in Vaticano: i responsabili delle Chiese di tutti i continenti hanno affrontato la piaga degli abusi sui minori compiuti in ambito ecclesiale e lo hanno fatto dinanzi al mondo intero con coraggio e trasparenza. Nel discorso a conclusione dell’incontro, Francesco ricorda, citando i dati, che la maggioranza degli abusi sono compiuti da familiari e educatori, dunque in ambito domestico, scolastico, sportivo ed ecclesiale, senza contare la piaga del turismo sessuale e le altre violenze. Il fatto che sia “un problema universale e trasversale che purtroppo si riscontra ovunque” – precisa – “non diminuisce la sua mostruosità all’interno della Chiesa, dove diventa ancora più grave e scandaloso, “perché in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità etica”. Con il Motu proprio Vos estis lux mundi, il Papa stabilisce nuove procedure per segnalare abusi, molestie e violenze, e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato. Viene introdotto l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi. Ogni diocesi deve dotarsi di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni. Francesco abolisce inoltre il segreto pontificio per questi casi e cambia la norma riguardante il delitto di pedopornografia facendo ricadere nella fattispecie dei “delicta graviora” – i delitti più gravi – la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgano minori fino all’età di 18 anni.

I soldi siano al servizio del Vangelo e dei poveri

Procede anche la riforma in campo finanziario, sul versante della trasparenza e del contenimento dei costi. Papa Francesco rinnova lo Statuto dello Ior: viene introdotta stabilmente la figura del Revisore esterno per la verifica dei conti secondo gli standard internazionali. Si precisano i principi cattolici a fondamento della missione dello Ior, perché sia più fedele alla sua missione originaria. Il gesuita Juan Antonio Guerrero Alves viene nominato prefetto della Segreteria per l’Economia. Il Papa autorizza una indagine della magistratura vaticana nei confronti di diverse persone al servizio della Santa Sede riguardo alcune operazioni finanziarie. E a proposito dell’Obolo di San Pietro, precisa che è buona amministrazione far fruttare i soldi ricevuti e non metterli nel cassetto. Ma l’investimento deve essere sempre “morale”, perché il denaro sia al servizio dell’evangelizzazione e dei poveri.

Riscoprire la Parola di Dio per conoscere Gesù

Con la Lettera apostolica “Aperuit illis”, datata 30 settembre, il Papa istituisce la Domenica della Parola di Dio, una giornata speciale per esortare tutti i fedeli a leggere e meditare la Bibbia, perché – come diceva San Girolamo – “l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”. Occorre riscoprire l’importanza fondamentale di una Parola che cambia concretamente la vita. L’appuntamento solenne è fissato ogni anno nella III Domenica del Tempo ordinario (nel 2020 sarà il 26 gennaio).

Difendere la famiglia e la vita, ogni vita

Il Papa, il 25 marzo a Loreto, ribadisce che, in particolare per il mondo di oggi, “la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume un’importanza e una missione essenziali” e il suo rappresentante all’Onu, mons. Bernardito Auza, ricorda le sue parole sull’ideologia gender: è un “passo indietro” per l’umanità. Francesco difende la vita dal concepimento al suo termine naturale. Interviene direttamente per Vincent Lambert, l’infermiere francese di 42 anni in stato di coscienza minima, lasciato morire nel luglio scorso: “Non costruiamo – è il suo monito – una civiltà che elimina le persone la cui vita riteniamo non sia più degna di essere vissuta: ogni vita ha valore, sempre”. Lo sguardo del Papa è a 360°: la vita, i diritti e la dignità si difendono sempre, dai bimbi non ancora nati a quanti soffrono la fame o subiscono violenza, dai malati e dagli anziani ai migranti che rischiano di morire in cerca di un futuro migliore. La giustizia non è selettiva, non è per alcune categorie umane e altre no, è universale.

Ai giovani: scoprite l’amore di Dio e andate controcorrente

Quest’anno il Papa ha pubblicato l’Esortazione Apostolica “Christus vivit”, frutto del Sinodo sui giovani celebrato in Vaticano nell’ottobre 2018. Questo l’incipit: “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. (…) Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!”. Il Papa scrive: “Chiediamo al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile. Chiediamo anche che la liberi da un’altra tentazione: credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre” mimetizzandosi con gli altri. “No. È giovane quando è sé stessa”. Francesco propone “percorsi di fraternità” per vivere la fede, evitando di correre “il rischio di chiudersi in piccoli gruppi”. Invita i ragazzi a vivere l’impegno sociale a contatto con i poveri e ad essere protagonisti del cambiamento verso una civiltà più giusta e fraterna. Infine li esorta a farsi “missionari coraggiosi”, testimoniando ovunque il Vangelo con la propria vita, andando anche controcorrente, soprattutto contro le cosiddette colonizzazioni ideologiche.

Sergio Centofanti – Città del Vaticano
Vatican News

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