CONVEGNO SULLE CAMPANE DELLA CATTEDRALE

Si è appena conclusa la solenne esposizione del simulacro nell’ambito del 86. anniversario della Dedicazione della Cattedrale e della 320.ma ricorrenza del terremoto del 9 e 11 gennaio 1693.
E nell’ambito delle celebrazioni  si è svolto il convegno nella chiesa di Santa Lucia alla Badia, dal titolo – Ti canterò un canto nuovo ‘Le campane della Cattedrale’.
I lavori sono stati aperti da Mons Giuseppe Greco, Presidente del Capitolo Metropolitano: ‘Le campane – ha esordito – hanno un valore altamente simbolico e profondamente evocativo. Sono il segno della voce di Dio, della voce della Chiesa e della voce della storia. La voce di Dio, che desta la nostra coscienza, che entra nell’anima, che interpella, che ti manifesta la presenza di Dio. Sono la voce della Chiesa che convoca. Convoca l’assemblea, il popolo di Dio. Convoca per la preghiera, per l’espressione della fede, per l’incontro vitale con il Signore. Questa voce della Chiesa che convoca segna il superamento di ogni tipo di religiosità privatistica, determina il cammino verso la comunione, al di là di ogni forma di individualismo religioso. Le campane della Cattedrale ci inducono a una specificazione: si tratta della voce della Chiesa Madre, la Madre di tutte le Chiese, segno della maternità della Chiesa.La chiesa è Madre. E per giunta si tratta della Chiesa Cattedrale, la Chiesa della cattedra del Vescovo. È segno del magistero della Chiesa. La Chiesa è Mater et Magistra. La voce della storia. Queste campane sono la voce della testimonianza dei martiri, particolarmente di San Paolo e di Santa Lucia, effigiati su queste campane. Sono la voce della testimonianza di tutte le vittime della guerra, i cui nomi sono scritti su queste campane. È emblematico, in questo caso, il passaggio dal bronzo dei cannoni al bronzo delle campane, dalla guerra alla pace. Sono la voce delle vittime della storia.Sono un monito perenne che indirizzano non solo alla preghiera, ma anche alla dimensione della pace. Sono come la voce degli Angeli a Betlemme, che cantavano: Gloria a Dio e Pace agli uomini. Sono la voce della memoria e la voce della speranza, di una speranza creativa. Sono come la voce del Battista: lui si definiva la voce di uno che grida nel deserto, nel deserto della Palestina. Le nostre campane sono una voce nel deserto della nostra società arida: come il Battista, esse ci dicono: Preparate la via al Signore che viene,che vuole venire in mezzo a noi. E il deserto fiorirà’.
Ad introdurre i lavori è stato l’avv. Giuseppe Piccione, Presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, che ha ricordato la scelta della Deputazione di investire la somma che di solito veniva spesa per i fuochi d’artificio (all’uscita del Simulacro il 13 dicembre), nell’opera di restauro del sistema campanario, entrato in funzione lo scorso dicembre per la festa della Santa Patrona che all’uscita dalla Cattedrale è stata nuovamente accolta del suono festoso delle campane.
Mons. Salvatore Marino, Componente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia e parroco della Cattedrale, ha posto l’accento sul significato storico, teologico e spirituale delle iniziative messe in atto nell’ambito 
della320.ma ricorrenza del terremoto del 1693 e della dedicazione della Cattedrale. Ad entrare nel vivo del tema è stato il prof. Salvo Sparatore, docente di Storia della Chiesa all’ISSR San Metodio: ‘Fra le varie sfaccettature della personalità del vescovo del tempo, Giacomo Carabelli, una in particolare risalta maggiormente ed è l’amore per l’arte e l’attenzione verso quel mondo che, per usare un’espressione dei giorni nostri, potremmo definire dei ‘beni culturali ecclesiastici’. Un’opera indubbiamente meritoria fu l’avvio, nel settembre del 1922, delle operazioni di restauro di molte chiese della città, occupate dai militari durante il primo conflitto mondiale. Il giorno di Natale del 1926 vi fu il tanto atteso annuncio della riapertura della Cattedrale nel gennaio 1927. L’opera del vescovo dopo la solenne riapertura della Cattedrale non si arrestò ma anzi continuò con rinnovato vigore, tanto che non solo restituì al culto alcune chiese restaurate, ma ne costruì anche altre ex novo. Il prelato lombardo cercò di cogliere al volo ogni occasione per portare avanti ilsuo amato progetto ed infatti in occasione di una visita a Siracusa di Benito Mussolini nel maggio 1924, riuscì a farsi concedere dal capo del Governo, durante la visita della Cattedrale, due bocche di cannoni austriaci del peso dicirca 40 quintali da destinare alla fusione delle campane della restauranda chiesa. Le nuove campane del Duomo arrivarono in città due anni più tardi e due di esse portavano incisi i nomi di tutti i siracusani caduti nel primo conflitto mondiale (uno di questi è il bersagliere Benedetto Ghiurmino, nonno del maestro di cappella della Deputazione, Benedetto). Per il metallo, che era necessario aggiungere a quello dei 2 cannoni donati da Mussolini, per la fusione e per l’attrezzamento, occorreva una spesa di circa ottantamila lire.
Per questo motivo Carabelli costituì, nel febbraio 1925, un comitato e, sottoscrivendosi egli per il primo, lanciò un appello alla cittadinanza.
L’invito del pastore aretuseo fu accolto da molti visto che la spesa venne in gran parte coperta. Il Municipio contribuì con una somma corrispondente alla spesa della fusione di una campana. Un’altra generosa offerta venne elargita dalla signora Cocuzza, vedova Barone Cataldi, che volle dedicare una campana all’unico figlio, ufficiale dei granatieri, caduto a Monfalcone. Il lavoro di fusione, così ci riferiscono le cronache dell’epoca, riuscì in maniera ottimale sia dal lato fonico che artistico e la domenica 27 giugno del 1926 un corteo, con a capo le autorità cittadine siracusane, si recò a rilevare il carillon alla stazione ferroviaria’.
La prof.ssa Loredana Pitruzzello, docente di Storia dell’Arte Cristiana presso l’ISSR San Metodio, ha presentato un excursus storico e teologico inerente il significato delle campane nelle tradizioni antiche, con un occhio attento allatradizione cristiana. Ha descritto l’opera di costruzione di una campana attraverso la delicata fase della fusione e si è soffermata con dovizia di particolari sulla descrizione delle campane della Cattedrale mettendone in risalto con l’ausilio di alcune foto gli aspetti artistici dei fregi che decorano il carillon voluto dal Vescovo Carabelli. ‘Le campane nello specifico ecclesiale assolvono ad una funzione prettamente culturale a partire dal VI sec d.C. Il suono delle campane richiama il fedele alla santità quotidiana e alla celebrazione della liturgia. Lo splendore del suono, la bravura dei campanari, la bellezza dei bronzi, tutto concorre alla sacralità dell’oggetto in se e allafinalità pastorale. Le campane della cattedrale forgiate dalla ditta Brighenti di Bologna nel 1926 sono 6 e sono un capolavoro sia dal lato fonico che artistico,in ogni campana sono decorati gli stemmi del pontefice, del vescovo Carabelli e della città, oltre ai 300 nomi dei caduti vi sono rappresentati la Natività di Maria, Santa Lucia, San Sebastiano. Pesano in totale 76 quintali e sono in scala di Si Maggiore’.
Al termine degli interventi è stato presentato un video sulle campane della Cattedrale realizzato da Fabio Fortuna. L’iniziativa è stata promossa da Deputazione della Cappella di Santa Lucia, Istituto Superiore Scienze Religiose San Metodio, con il Capitolo Metropolitano ed il Rotary Club Siracusa in collaborazione con Kairos.