Incontrando a Tokyo le vittime del triplice disastro del 2011, Papa Francesco ha ricordato in particolare l’incidente nucleare di Daiichi a Fukushima e le sue conseguenze. “Oltre alle preoccupazioni scientifiche o mediche, c’è anche il lavoro immenso per ripristinare il tessuto della società”, ha fatto notare Francesco: “Fino a quando i legami sociali non saranno ristabiliti nelle comunità locali e le persone avranno di nuovo una vita sicura e stabile, l’incidente di Fukushima non sarà completamente risolto”. Ciò implica, ha ribadito associandosi ai vescovi del Giappone, “la preoccupazione per il prolungarsi dell’uso dell’energia nucleare, per cui hanno chiesto l’abolizione delle centrali nucleari”. “La nostra epoca è tentata di fare del progresso tecnologico la misura del progresso umano”, il grido d’allarme del Papa: “Questo paradigma tecnocratico di progresso e di sviluppo modella la vita delle persone e il funzionamento della società e, spesso, porta a un riduzionismo che tocca tutti gli ambiti delle nostre società”. È dunque importante, in momenti come questo, “fare una pausa e riflettere su chi siamo e, forse in modo più critico, su chi vogliamo essere”: “Che tipo di mondo, che tipo di eredità vogliamo lasciare a coloro che verranno dopo di noi?”. “La saggezza e l’esperienza degli anziani, insieme all’impegno e all’entusiasmo dei giovani – la tesi di Francesco – possono aiutare a plasmare una visione diversa, una visione che aiuti a guardare con grande rispetto il dono della vita e la solidarietà con i nostri fratelli e sorelle nell’unica, multietnica e multiculturale famiglia umana”.
(da Agenzia SIR)