Esistono tante marginalità che creano ingiustizie tra nazioni e popoli. Ce lo insegna Francesco che oggi, ricevendo in udienza la delegazione della Fondazione Banco Farmaceutico per il 20.mo dalla nascita, ha sottolienato i pericoli di quella che ha definito “marginalità farmaceutica”.
A volte si corre il rischio di non potersi curare per mancanza di soldi, oppure perché alcune popolazioni del mondo non hanno accesso a certi farmaci. C’è anche una “marginalità farmaceutica”. E dobbiamo dirlo questo. Questo crea un ulteriore divario tra le nazioni e tra i popoli. Sul piano etico, se c’è la possibilità di curare una malattia con un farmaco, questo dovrebbe essere disponibile per tutti, altrimenti si crea un’ingiustizia. Troppe persone, troppi bambini muoiono ancora nel mondo perché non possono avere quel farmaco che in altre regioni è disponibile.
La proposta di Francesco è in un impegno dal respiro globale: “Conosciamo il pericolo della globalizzazione dell’indifferenza. La globalizzazione dell’indifferenza. Vi propongo invece di globalizzare la cura, cioè la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni. Per fare questo c’è bisogno di uno sforzo comune, di una convergenza che coinvolga tutti. E voi siete l’esempio di questo sforzo comune”.
Per Francesco, chi produce farmaci e chi li dispensa possono, ognuno nel proprio campo, orientare sempre più le proprie competenze al servizio e alla prossimità.
Le aziende farmaceutiche, sostenendo la ricerca e orientando la produzione, generosamente possono concorrere ad una più equa distribuzione dei farmaci. I farmacisti sono chiamati a svolgere un servizio di cura in prossimità alle persone più bisognose, e in scienza e coscienza operano per il bene integrale di quelli che a loro si rivolgono.
E come in una catena in cui ogni anello rappresenta un passaggio indispensabile, anche i governanti “sono chiamati a costruire un mondo più giusto” attraverso “scelte legislative e finanziarie” “in cui i poveri non vengano abbandonati”
La recente esperienza della pandemia, ricorda poi il Papa, ha innestato una grave crisi economica che genera ulteriore povertà e, nello specifico, “povertà farmaceutica”.