Lacrime di attenzione a chi soffre

“Vedere, sentire compassione, asciugare le lacrime del nostro prossimo è quanto Gesù ci ha insegnato con la parabola del Buon Samaritano. La “compassione”, non come sentimento che umilia il povero, ma come viva “partecipazione” alle sue situazioni di disagio e di sofferenza, è davvero la medicina che può guarire le ferite fisiche e spirituali di chiunque si trovi in stato di difficoltà o di emarginazione sociale”. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, stamane presiedendo la celebrazione eucaristica in via degli Orti nel primo giorno dell’anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa.
“Papa Francesco non cessa di esortarci a toccare con le nostre mani nella persona dei poveri la carne sofferente di Cristo. La misericordia è lo stile proprio del discepolo di Cristo, la regola d’oro del buon cristiano! E la testimonianza della carità è il debito della Chiesa verso ogni essere umano e il mondo intero!”.
L’arcivescovo ha ricordato i coniugi Antonina ed Angelo Iannuso, e la loro casa, oggi oratorio, “luogo scelto dalla Santa Vergine Maria Madre di Dio per affidare, attraverso il segno delle sue lacrime, alla città di Siracusa, alla nostra Chiesa diocesana e al mondo intero un messaggio di amore e di speranza. Le lacrime di una madre sono sempre lacrime che manifestano i sentimenti più intimi del suo cuore: sentimenti di gioia, di compassione, di dolore, di speranza per la vita e la sorte dei propri figli”.
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