Giubileo degli agricoltori

La speranza, insieme alla fede e alla carità, forma il trittico delle “virtù teologali”, che esprimono l’essenza della vita cristiana (cfr. 1Cor 13,13; 1Ts 1,3). Nel loro dinamismo inscindibile, la speranza è quella che, per così dire, imprime l’orientamento, indica la direzione e la finalità dell’esistenza credente. Perciò l’apostolo Paolo invita ad essere «lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Sì, abbiamo bisogno di «abbondare nella speranza» (cfr. Rm 15,13) per testimoniare in modo credibile e attraente la fede e l’amore che portiamo nel cuore; perché la fede sia gioiosa, la carità entusiasta; perché ognuno sia in grado di donare anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza“. (Papa Francesco, bolla indizione del giubileo della speranza Spes non confundit, cfr n. 18).

Si celebra lunedì 30 giugno a Francofonte (Siracusa) il Giubileo del mondo agricolo e agroalimentare. L’occasione vuole essere un momento per una breve sosta interiore ed anche spirituale.
Il programma prevede alle ore 18.00 il raduno in chiesa Madre, piazza Vittorio Emanuele. Alle ore 18.15 il pellegrinaggio verso il Santuario diocesano dell’Annunziata, chiesa giubilare per la zona nord dell’Arcidiocesi. E alle ore 19,00 la messa presieduta dall’arcivescovo mons. Francesco Lomanto. 

L’iniziativa è promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, giustizia, pace e custodia del creato e da Progetto Policoro. Sono invitati rappresentanti delle Aziende agricole, delle Associazioni di categoria, i lavoratori e le famiglie.
Don Claudio Magro, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, giustizia, pace e custodia del creato, riprendendo le parole della CEI, ha ricordato come sia necessaria una cultura che “valorizzi la dignità di chi sceglie di rimanere a lavorare in campagna“. “Perché i giovani possano restare occorre garantire ai piccoli comuni le condizioni necessarie per una dignitosa qualità della vita, con servizi adeguati e opportunità di scambi relazionali“.

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