La Settimana Santa a Cassaro ha radici antiche, anche se non si hanno notizie storiche certe. E’ documentata l’esistenza, già nella prima metà del XVIII secolo, della Confraternita di Maria Immacolata e San Sebastiano nella Rettoria di San Sebastiano, la quale rappresenta il primo nucleo dell’attuale Comitato di San Sebastiano. Identica cosa dicasi per la Confraternita di Santa Maria degli Agonizzanti che aveva sede nella Rettoria di Sant’Antonio Abate e che oggi è il Comitato di Sant’Antonio Abate. Entrambe le Confraternite, avevano ciascuna le proprie insegne: il tipico “sacco” bianco con cappuccio a punta; si distinguevano dalle casacche, di colore diverso: rosso per San Sebastiano e verde per Sant’Antonio. Ad eccezione della Domenica delle Palme, che si svolge allo stesso modo che altrove, i riti propri della Settimana Santa cominciano il Giovedì Santo:
- Giovedì Santo: A “Fratellanza”. I fratelli dei Comitati, con indosso i “sacchi” e le casacche, si incontrano in Piazza Matrice e, dopo l’omaggio davanti al portone della Chiesa Madre (si inclinano tre volte dei lunghi stendardi neri), i “fratelli” entrano in chiesa per la celebrazione “In Coena Domini” e al termine, portano ciascuno una croce da esporre nelle rispettive Rettorie, mentre in Chiesa Madre si allestisce l’altare della Reposizione;
- Venerdì Santo: oltre la prescritta Liturgia della Croce, nel primo pomeriggio, la sera, nella Rettoria di Sant’Antonio Abate, si tiene l’omelia delle “Sette Parole” (un commento sulle parole pronunciate da Gesù dalla Croce). L’omelia si conclude con la simulazione del terremoto che accompagna lo “spirare” di Gesù dalla Croce e subito dopo, si compone e si muove la processione con le statue del Cristo morto e dell’Addolorata;
- Sabato Santo: la Veglia Pasquale, chiamata “A Risuscita” (cioè la Risurrezione), si tiene nella chiesa di San Sebastiano dove, a mezzanotte, al canto del Gloria, la statua del Cristo Risorto viene fatta salire da dietro l’altare mediante un antico marchingegno (chiamato “cattabuni”). Al termine della Veglia, una campana della stessa chiesa suona a distesa per tutta la notte.
- La Domenica di Pasqua: la statua della Madonna ammantata di nero, gira per le vie del paese, simulando la ricerca del Figlio apparentemente “scomparso” dal sepolcro; si incontra a mezzogiorno con la statua del Cristo Risorto sulla Via Umberto, detta “il corso”, perché le due statue vengono portate a spalla di corsa l’una contro l’altra in segno di gioia, e quando sono vicinissime, il manto nero della statua della Madonna viene fatto cadere, segno che il lutto è finito.
- L’Ottava di Pasqua: viene tenuta dai ragazzi del paese (per lo più adolescenti) i quali, usando statue più piccole, ripetono gli stessi gesti fatti dagli adulti il giorno di Pasqua.
- Dalla domenica “sedicesima” in poi, ovvero dalla domenica successiva all’ottava di Pasqua, i ragazzi e i bambini del paese, spontaneamente, si organizzano e ognuno fa il proprio “incontro”, con statue via via sempre più piccole, fino ad usare persino le immaginette del Cristo Risorto e della Madonna.
La peculiarità della Pasqua a Cassaro, può essere rappresentata proprio dalla modalità con la quale si svolge la Veglia Pasquale. Al canto del Gloria, la sagoma di un angelo viene fatta scendere sull’altare e picchia tre volte, come a “risvegliare” il Signore. Così, mentre la statua del Risorto “sale”, sul frontale dell’altare vengono fatte reclinare alcune sagome di “giudei”, messe a guardia del sepolcro così come riportato in Mt 27,62-66.