Giornata pro seminario

Si tiene domenica 15 maggio, giorno di Pentecoste, la giornata pro seminario.
“La Solennità di Pentecoste – scrive l’arcivescovo, mons. Salvatore Pappalardo – rappresenta un giorno molto importante per la nostra Comunità diocesana, non soltanto perché ricordiamo e riviviamo nella liturgia la discesa dello Spirito Santo e la nascita della Chiesa, ma anche perché, come ogni anno, celebriamo la Giornata pro Seminario. In questo giorno, che ci vede riuniti come la prima comunità cristiana per invocare il dono dello Spirito, chiediamo a Lui di illuminare i cuori dei nostri giovani, perché molti di loro possano rispondere prontamente e con coraggio alla chiamata alla vita sacerdotale.
In quest’anno in cui il Santo Padre Francesco ha indetto il Giubileo Straordinario della Misericordia non possiamo non prendere sempre più coscienza dell’esigenza che la Chiesa ha di annunziatori del Vangelo e di ministri che spezzino il Pane di Vita e siano canali della Grazia Misericordiosa del Padre.
Tale presa di coscienza ci responsabilizza come comunità cristiana e ci sprona ad agire su due versanti. Il primo è quello della preghiera: siamo chiamati a chiedere a Dio coraggio e forza per coloro che Lui ha scelto e che ancora non hanno risposto; siamo invitati ad invocare da Lui il dono della perseveranza per coloro che sono in formazione verso il Presbiterato, ma anche per tutti coloro che sono già insigniti di questo ministero. Il secondo è quello dell’aiuto materiale al nostro Seminario: siamo chiamati a contribuire, ognuno secondo le proprie possibilità economiche, affinché i nostri figli, che oggi studiano per essere i Sacerdoti di domani, possano continuare in Seminario la loro formazione umana, spirituale e culturale senza ostacoli.
La parola “seminario” ci ricorda una dinamica molto bella della vita cristiana: come discepoli di Cristo siamo chiamati a seminare qualcosa nella vita; questi semi, gettati nella terra e irrigati dalla potenza dello Spirito Santo, produrranno frutti al tempo opportuno; di questi stessi frutti di grazia – conclude l’Arcivescovo – ci nutriremo noi e i nostri figli dopo di noi, fino al giorno della seconda venuta del Signore”.