Il mistero della morte nella via crucis

Il mistero della morte per illuminare i drammi dell’umanità. Una via della bellezza attraverso  cui raccontare il mistero di Cristo. Un luogo suggestivo che rappresenta l’origine culturale. Elementi che mescolati insieme hanno dato via alla via crucis cittadina ieri sera al teatro greco di Siracusa.
Migliaia le persone che hanno preso parte alla rappresentazione sacra, promossa dalla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime, in collaborazione con l’Istituto Nazionale del dramma antico, il Servizio regionale Parco archeologico della Neapolis e il supporto della società Kairos.
Sul tema di “Gesù davanti al mistero della morte” si sono susseguite le dieci le stazioni all’interno del teatro greco, poi l’undicesima all’ingresso del parco archeologico ed infine l’ultima nel Santuario della Madonna delle Lacrime. Ad introdurre la Via Crucis, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo, è stato il rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime, don Luca Saraceno.
“«Tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù. Si tratta di recuperare la stima della bellezza per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Risorto» (EG167). Queste sono alcune delle parole che Papa Francesco – ha detto don Luca – ha lasciato scritte nella sua prima Esortazione Apostolica. In questo stupendo luogo, che da 2500 anni silenziosamente parla di amore assoluto per il bello, piantiamo l’albero della croce, utilizzando gli unici strumenti che abbiamo a disposizione: la Parola del Vangelo, le parole degli uomini e la creatività che scaturisce proprio dall’incontro tra la divina Parola e le parole umane, audacemente mescolate insieme su questa scena. Raccontare il Vangelo in modo rispettoso e gentile, consegnato con semplicità in questo speciale Santuario della commozione che ha per secoli celebrato i riti di una collettiva purificazione, attraverso le rappresentazioni dei drammi antichi della vita degli uomini. La conclusione dentro all’ultimo dei Santuari che gli uomini di questa città hanno elevato verso il cielo, a memoria di un evento che parla di un linguaggio disceso in forma di lacrime, espressioni della partecipazione e della cura, della compassione e della tenerezza del Padre per i figli attraverso gli occhi della Madre. Diventiamo un unico soggetto collettivo che proverà a lasciarsi trapassare il petto dallo spettacolo della croce. La morte riduce tutto all’essenziale“.
Lettori d’eccezione Elisabetta Pozzi e Massimo Venturiello, attori impegnati quest’anno nelle rappresentazione classiche. A fare da sottofondo il suono del violino di Cristina Fanara, e il canto di Rosolino Vicino. “«La nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore» (EG 265), audacemente chiosa il Papa. Ostinatamente crediamo che la croce di Gesù sia la cura ai drammi dell’umanità, anche su questa scena da sempre rappresentati. Infinito è il mistero della morte come infinito è il mistero dell’amore inchiodato sulla croce. Infinito mistero, come infinito doveva apparire lo spazio del mare che gli uomini, stando seduti all’interno di questa cavea, ammiravano davanti a loro”.