«Non essere limitati da ciò che appare molto grande nella vita, ma essere contenuti da ciò che è minimo: questo è divino». Una frase di Sant’Ignazio di Loyola, per chiudere una serata di memoria francescana vissuta tra arte e spiritualità. Una suggestiva meditazione promossa dall’Istituto Superiore di Scienze religiose San Metodio nella Cattedrale di Siracusa.
I due protagonisti, la prof.ssa Mariangela Maresca e don Luca Saraceno, giocano con una doppia lettura del nome Francesco, tra il poverello di Assisi e il papa gesuita. Entrambi costruttori di pace, discepoli di madonna povertà e custodi del creato. Due innamorati della vita, due discepoli di Gesù. La serata scorre prima in un breve percorso cinematografico su San Francesco, esplicitamente raccontato nei film di Rossellini, di Zeffirelli e della Cavani o visibile in controluce nel racconto felliniano. Ma vi è anche una spiritualità in arte che è propria di Papa Bergoglio.
Povertà, pace e creato diventano le tre parole chiave, che aprono lo scrigno dell’insegnamento del Santo di Assisi e del magistero dell’attuale papa secondo Mariangela Maresca, docente di Metodologia dello studio all’ISSR San Metodio, e Luca Saraceno, rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime e docente di Filosofia all’ISSR San Metodio.
“A pochi giorni dal I anno di pontificato di papa Francesco questo è il modo che l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio di Siracusa ha scelto per celebrare questa ricorrenza – spiega la prof.ssa Maresca -, vicini a questo papa per il suo modo di intendere la Chiesa e il mondo; per la sua attenzione agli ultimi e alle periferie esistenziali; per la sua passione per l’arte e la cultura; per il suo sguardo alle povertà del mondo e alle povertà dell’anima. A San Francesco sono stati dedicati numerosi film; sembra quasi che ogni decennio del Novecento ne abbia avuto bisogno almeno di uno. Così troviamo Il poverello di Assisi e Frate Sole, due film muti del 1911 e del ’18, brevi e di fattura semplice, di un’epoca in cui la durata dei film non si misurava in minuti ma in metri di pellicola; Frate Francesco del ’27, per il quale fu allestito un set enorme nei pressi di Firenze; San Francisco de Asìs, film messicano del ’44 che non riuscì a rendere giustizia al messaggio francescano; Francis of Assisi, hollywoodiano del ’61, un Francesco con la mascella squadrata e la barba ben curata; e alcuni film per la tv: Francesco d’Assisi del ’66, Francesco del 2002 e Chiara e Francesco del 2007, quest’ultimo con un retrogusto di fiction” .
Sulla produzione di papa Francesco si è soffermato don Luca Saraceno: “Tra udienze, omelie e Angelus papa Francesco ha pronunciato 208 discorsi ufficiali, utilizzando oltre 210 mila vocaboli. Senza contare gli interventi a braccio durante le messe mattutine a Santa Marta, che non sono trascritti integralmente. “Dio” e “Gesù” , sono i termini più frequenti in assoluto, ma questo non sorprende. La parola “noi ” , è in terza posizione. Non veniva pronunciato così spesso da un pontefice dai tempi del plurale maiestatis, ma stavolta con tutt’altro significato. Povertà, insieme al binomio poveri/povero, rappresenta la quarta parola di questa speciale classifica. Il tema della povertà viene molto spesso da lui associata all’esempio e al volto concreti del santo di Assisi che visse la sua vita sulle orme di Cristo, fattosi povero per arricchire gli uomini per mezzo della sua povertà. L’immagine viva di Francesco che più volte Papa Francesco presenta è data per fornire una logica d’incarnazione alla povertà che altrimenti rischierebbe di rimanere chiusa nello spazio di un suono di voce, bello ma impossibile. Ma cosa intenda Papa Francesco per povertà ben è scolpito nelle pagine della Evangelii gaudium “[…] Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci” .
Povertà è stile di vita, è un appello, insegnamento, necessità. Per questa ragione Bergoglio prima che parlare di povertà, ha scelto, anche da Papa, di continuare a vivere da povero.
“Per 336 volte Papa Francesco ha richiamato nei suoi Discorsi ufficiali l’attenzione sulla “pace ” . La pace è dono da costruire e progetto da condividere. Nel suo primo Messaggio Urbi et orbi di Natale 2013, Papa Francesco parla di una pace artigianale.
Legata alla figura del poverello di Assisi è anche la parola Creato. E sempre alla parola creato Papa Francesco associa un libro della Scrittura, Genesi, e le antepone il verbo custodire, estendendo così universalmente questa vocazione all’intera umanità.
I temi della povertà, della pace e del creato si ritrovano all’interno del primo Messaggio in occasione della 47° Giornata Mondiale della Pace, accomunati e inquadrati tutti e tre dal tema tipicamente francescano, perché eminentemente biblico ed evangelico, della fraternità. La fraternità, definitivamente «fondata sulla croce di Cristo», è insieme «fondamento e via per la pace», «premessa per sconfiggere la povertà» e aiuto per «custodire e coltivare la natura» ” .
Le anime di Papa Bergoglio all’unisono si ritrovano nel cuore di in uomo che ha scelto di percorrere infaticabilmente e gioiosamente la strada del Vangelo.
E a sorpresa è lo stesso Bergoglio che spiega nell’intervista a Civiltà Cattolica che il film da lui amato è la “La strada di Fellini ” : “Mi identifico con quel film nel quale c’è un implicito riferimento a San Francesco. Credo poi di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, quando avevo tra i 10 e i 12 anni ” .
“Il capolavoro felliniano – continua don Luca – non parla esplicitamente né di pace, né di povertà né tantomeno della custodia del creato, così come non lascia menzione alcuna al nome di Francesco d’Assisi. Eppure tutto appare poeticamente e tragicamente francescano: tra il gioco e l’incanto, il disincanto e la follia, l’erramento mendicante e la morte che genera conversione e vita, si snocciolano le scene di un film che nasconde Francesco rendendolo manifesto nelle storie e nei volti dei tre protagonisti. D’altra parte La Strada è stata definita come un’allegoria cristiana dall’essenza pasquale. Abbiamo voluto vedere alcune scene di questo film con gli occhi di Papa Bergoglio e riconoscere nei personaggi le tracce che segnano il passaggio silenzioso di Francesco. Anzi proprio i tre temi affrontati, povertà, pace e creato, sembrano plasticamente incarnati dai tre protagonisti della pellicola del ‘54: Gelsomina, Zampanò e il Matto ” .
I due protagonisti, la prof.ssa Mariangela Maresca e don Luca Saraceno, giocano con una doppia lettura del nome Francesco, tra il poverello di Assisi e il papa gesuita. Entrambi costruttori di pace, discepoli di madonna povertà e custodi del creato. Due innamorati della vita, due discepoli di Gesù. La serata scorre prima in un breve percorso cinematografico su San Francesco, esplicitamente raccontato nei film di Rossellini, di Zeffirelli e della Cavani o visibile in controluce nel racconto felliniano. Ma vi è anche una spiritualità in arte che è propria di Papa Bergoglio.
Povertà, pace e creato diventano le tre parole chiave, che aprono lo scrigno dell’insegnamento del Santo di Assisi e del magistero dell’attuale papa secondo Mariangela Maresca, docente di Metodologia dello studio all’ISSR San Metodio, e Luca Saraceno, rettore del Santuario della Madonna delle Lacrime e docente di Filosofia all’ISSR San Metodio.
“A pochi giorni dal I anno di pontificato di papa Francesco questo è il modo che l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio di Siracusa ha scelto per celebrare questa ricorrenza – spiega la prof.ssa Maresca -, vicini a questo papa per il suo modo di intendere la Chiesa e il mondo; per la sua attenzione agli ultimi e alle periferie esistenziali; per la sua passione per l’arte e la cultura; per il suo sguardo alle povertà del mondo e alle povertà dell’anima. A San Francesco sono stati dedicati numerosi film; sembra quasi che ogni decennio del Novecento ne abbia avuto bisogno almeno di uno. Così troviamo Il poverello di Assisi e Frate Sole, due film muti del 1911 e del ’18, brevi e di fattura semplice, di un’epoca in cui la durata dei film non si misurava in minuti ma in metri di pellicola; Frate Francesco del ’27, per il quale fu allestito un set enorme nei pressi di Firenze; San Francisco de Asìs, film messicano del ’44 che non riuscì a rendere giustizia al messaggio francescano; Francis of Assisi, hollywoodiano del ’61, un Francesco con la mascella squadrata e la barba ben curata; e alcuni film per la tv: Francesco d’Assisi del ’66, Francesco del 2002 e Chiara e Francesco del 2007, quest’ultimo con un retrogusto di fiction” .
Sulla produzione di papa Francesco si è soffermato don Luca Saraceno: “Tra udienze, omelie e Angelus papa Francesco ha pronunciato 208 discorsi ufficiali, utilizzando oltre 210 mila vocaboli. Senza contare gli interventi a braccio durante le messe mattutine a Santa Marta, che non sono trascritti integralmente. “Dio” e “Gesù” , sono i termini più frequenti in assoluto, ma questo non sorprende. La parola “noi ” , è in terza posizione. Non veniva pronunciato così spesso da un pontefice dai tempi del plurale maiestatis, ma stavolta con tutt’altro significato. Povertà, insieme al binomio poveri/povero, rappresenta la quarta parola di questa speciale classifica. Il tema della povertà viene molto spesso da lui associata all’esempio e al volto concreti del santo di Assisi che visse la sua vita sulle orme di Cristo, fattosi povero per arricchire gli uomini per mezzo della sua povertà. L’immagine viva di Francesco che più volte Papa Francesco presenta è data per fornire una logica d’incarnazione alla povertà che altrimenti rischierebbe di rimanere chiusa nello spazio di un suono di voce, bello ma impossibile. Ma cosa intenda Papa Francesco per povertà ben è scolpito nelle pagine della Evangelii gaudium “[…] Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci” .
Povertà è stile di vita, è un appello, insegnamento, necessità. Per questa ragione Bergoglio prima che parlare di povertà, ha scelto, anche da Papa, di continuare a vivere da povero.
“Per 336 volte Papa Francesco ha richiamato nei suoi Discorsi ufficiali l’attenzione sulla “pace ” . La pace è dono da costruire e progetto da condividere. Nel suo primo Messaggio Urbi et orbi di Natale 2013, Papa Francesco parla di una pace artigianale.
Legata alla figura del poverello di Assisi è anche la parola Creato. E sempre alla parola creato Papa Francesco associa un libro della Scrittura, Genesi, e le antepone il verbo custodire, estendendo così universalmente questa vocazione all’intera umanità.
I temi della povertà, della pace e del creato si ritrovano all’interno del primo Messaggio in occasione della 47° Giornata Mondiale della Pace, accomunati e inquadrati tutti e tre dal tema tipicamente francescano, perché eminentemente biblico ed evangelico, della fraternità. La fraternità, definitivamente «fondata sulla croce di Cristo», è insieme «fondamento e via per la pace», «premessa per sconfiggere la povertà» e aiuto per «custodire e coltivare la natura» ” .
Le anime di Papa Bergoglio all’unisono si ritrovano nel cuore di in uomo che ha scelto di percorrere infaticabilmente e gioiosamente la strada del Vangelo.
E a sorpresa è lo stesso Bergoglio che spiega nell’intervista a Civiltà Cattolica che il film da lui amato è la “La strada di Fellini ” : “Mi identifico con quel film nel quale c’è un implicito riferimento a San Francesco. Credo poi di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, quando avevo tra i 10 e i 12 anni ” .
“Il capolavoro felliniano – continua don Luca – non parla esplicitamente né di pace, né di povertà né tantomeno della custodia del creato, così come non lascia menzione alcuna al nome di Francesco d’Assisi. Eppure tutto appare poeticamente e tragicamente francescano: tra il gioco e l’incanto, il disincanto e la follia, l’erramento mendicante e la morte che genera conversione e vita, si snocciolano le scene di un film che nasconde Francesco rendendolo manifesto nelle storie e nei volti dei tre protagonisti. D’altra parte La Strada è stata definita come un’allegoria cristiana dall’essenza pasquale. Abbiamo voluto vedere alcune scene di questo film con gli occhi di Papa Bergoglio e riconoscere nei personaggi le tracce che segnano il passaggio silenzioso di Francesco. Anzi proprio i tre temi affrontati, povertà, pace e creato, sembrano plasticamente incarnati dai tre protagonisti della pellicola del ‘54: Gelsomina, Zampanò e il Matto ” .