Processione del Corpus Domini

 “Con la processione del SS. Sacramento per le vie della città, la Chiesa manifesta la propria missione, quella cioè di portare Cristo Gesù nel mondo, di annunciare il suo Vangelo a tutti gli uomini, di testimoniare la speranza che Egli, il Signore, ha acceso nel cuore di quanti credono in Lui e si fidano della sua Parola”. Così l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, al termine della processione di ieri del Corpus Domini. Prima la celebrazione eucaristica alla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime, poi la processione fino al Pantheon.

“Perché l’Eucaristia sia effettivamente “fonte e culmine” di tutta la vita cristiana è necessario non solo ribadirne il principio, ma occorre anche che da essa traggano motivazione e ad essa siano finalizzate sia le attività pastorali delle comunità ecclesiali come anche la vita dei singoli fedeli – ha continuato l’arcivescovo -. Ora, mangiare “il pane spezzato” e bere “al calice dell’alleanza”,significa nutrirci realmente del Corpo e Sangue di Cristo, sacramento di redenzione e di comunione con Dio;da questa partecipazione all’Eucaristia scaturisce  l’impegno divivere la nostra vita alla maniera del Signore Gesù. Come Egli è venuto per servire e dare la sua vita per la salvezza degli uomini, così anche noi, suoi discepoli, che ci nutriamo della sua carne e del suo sangue, dobbiamo servire e donare la nostra vita per costruire nella giustizia e nella misericordia un mondo nel quale la dignità di ogni uomo è pienamente riconosciuta e rispettata; dobbiamo impegnarci a promuovere con le nostre scelte concrete la civiltà dell’amore, che ci fa sperimentare la gioia dell’unità, della solidarietà e della fraternità, e ci unisce tutti nell’unica famiglia di Dio”.
Ripensare la partecipazione all’Eucaristia ed trarne le opportune conseguenze per la vita quotidiana. 
“Nel prossimo mese di ottobre la Chiesa celebrerà il Sinodo sulla famiglia. Quale relazione tra Eucaristia e famiglia? Come vivere in pienezza il mistero eucaristico nell’ambito delle relazioni coniugali? Una risposta ed una precisa indicazione ci vengono offerte dal magistero del Papa san Giovanni Paolo II, il quale nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio scriveva queste testuali parole: «L’Eucaristia è la fonte stessa del matrimonio cristiano. Il sacrificio eucaristico, infatti, ripresenta l’alleanza d’amore di Cristo con la chiesa, in quanto sigillata con il sangue della sua croce. L’8 dicembre prossimo Papa Francesco aprirà il Giubileo straordinario della misericordia. Quale rapporto tra Eucaristia e Giubileo? Come tradurre il mistero del pane “spezzato”  e del “calice dell’alleanza” nella prassi delle nostre comunità ecclesiali e nella nostra vita quotidiana? Anche a questa domanda possiamo trovare una risposta pertinente e precise indicazioni pastorali. Cito un paragrafo della Bolla con la quale il Papa indice il Giubileo: «In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo. E’ mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale».

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