La vocazione della Terra Santa è per la pace, ma è un territorio ancora oggi di fatto segnato da sofferenza e rivalità. Siamo chiamati a dilatare il cuore, perché sia capace di raggiungere gli estremi confini della terra, soprattutto laddove l’ingiustizia allontana la pace e la guerra causa dolore e morte. E’ iniziata così la veglia di preghiera per la pace alla Basilica Santuario Madonna delle Lacrime, alla presenza del patriarca di Gerusalemme, sua Beatitudine Mons. Fouad Twal, realizzata in in collaborazione con l’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso.
Tantissimi i fedeli che hanno voluto pregare, dalle parole del Vangelo in ascolto delle riflessioni sulla parola di Dio: “Bisogna imparare a leggere la città con occhio caritatevole, paziente, misericordioso, amico, propositivo, cordiale. Bisogna riconoscere il bene profondo che c’è nel cuore di tanta gente della città e l’ansia o il bisogno di Dio che, consciamente o inconsciamente, sono in molti”. Ed ancora: “Da questo momento c’è un po’ di terra di Gerusalemme anche nella nostra città. Ma, più in profondità, in ogni città del mondo è arrivato il Vangelo del Regno di Dio, che duemila anni fa Gesù di Nazaret ha annunciato percorrendo le strade della Palestina. Solo alla luce di quelle sue parole, anche le nostre città potranno vivere una pace veramente evangelica”. A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore e nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale. Ogni credente deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa: e tanto più lo sarà, quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio. Le recenti notizie e le immagini dei tanti focolai di guerra nel mondo non possono lasciare insensibile la comunità cristiana, i credenti di ogni religione e tutte le persone di buona volontà. Ucraina, Medioriente, Iraq, per non parlare delle tante guerre dimenticate in Africa e in Asia, che causano morti e migranti che scappano dalla violenza e dalla fame. Quando il cammino verso la giustizia e la pace universale si fa più arduo, gli uomini sono chiamati ad un sostegno reciproco più deciso: questa meta si raggiunge insieme. Da Gerusalemme, città in cui Gesù è morto e risorto per la salvezza di tutti, abbiamo raccolto alcuni semi di pace. Quella Terra Santa è parte della nostra terra: ci impegniamo ad accogliere nelle nostre vite di credenti e di persone di buona volontà il coraggio della croce e lo stile della risurrezione”.
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