LA DIOCESI DI AGRIGENTO IN SANTUARIO

Migliaia di pellegrini presenti al Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa per il tradizionale pellegrinaggio di giorno 29 da una delle Diocesi di Sicilia. Una delle iniziativerealizzate nell’ambito del 60 anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa.
Ieri è stato il turno della Diocesi di Agrigento, guidata dall’arcivescovo mons. Francesco Montenegro. Circa 40 pulmann e migliaia di fedeli hannoriempito il tempio mariano.Come da programma, in mattinata ha avuto luogo la preghiera davanti al Reliquiario della Madonna delle Lacrime, poi la riflessione in cripta sullelacrime di Maria. Nel pomeriggio la visita all’Oratorio di via degli Orti e successivamente la recita del Rosario. Infine la solenne celebrazione eucaristica in Santuario.”C’è un pianto che attraversa la storia – ha detto mons. Montenegro -,un pianto che comincia a Rama, luogo di deportazione, in cui gli esiliatidi Israele furono radunati per essere avviati verso la dispersione. L’esilio serve a Israele, e perciò a noi, per ricordare che siamo figli dell’Esodo e come tali dobbiamo vivere, pronti cioè a “guardare oltre”. L’esilio serve a Israele per capire che se vogliamo continuare ad essere il popolo di Dio, non possiamo adagiarci su presunti privilegi, ma dobbiamo entrare nella prospettiva del dono e della precarietà, in cui ogni cosa si riceve e tuttova condiviso”. Ed ancora: “Solo uscendo dai sicuri rifugi delle nostre chiese per incontrare umanità, pratica e concreta, possiamo entrare in quella terra nuova. Sarebbe meno imbarazzante per noi tutti, Chiesacompresa, se non ci fosse quel Mediterraneo diventato tanto scomodo,attraversato da fratelli che vengono a interpellarci sul posto che stiamo loro riservando in questa umanità che non sempre è degna di portarequesto nome. Nelle periferie del mondo, per gli immigrati come per iresidenti, si devono creare condizioni più umane, in modo che nessunodebba mendicare l’umanità. (…) Il segno di contraddizione che il Vangelo ci presenta è la disponibilità a compiere scelte coraggiose, controcorrente,capaci di scuotere le coscienze, spesso addormentate dall’omertà e dall’ipocrisia. Comunità ecclesiali e singoli cristiani, che non hanno il coraggio di indignarsi di fronte alle ingiustizie, non vivono il Vangelo. Comunità ecclesiali e singoli cristiani, che non hanno voglia di leggere il loro territorio per pensare risposte vere e concrete a problemi reali, s’illudono di percorrere il cammino di Cristo. In questo Santuariotroviamo un altro pianto, talmente concreto da diventare una spada chetrafigge l’anima. Gli occhi di Maria ci guardano piangendo implorano una nuova capacità di compassione, una nuova sensibilità verso le miserie.Gli occhi bagnati di Maria ci supplicano di scoprire tantii occhi lucidi dipianto, dei tanti uomini e donne che vivono il nostro territorio e nei quali incontriamo Dio di persona. Evitarli significa rischiare di non incontrarLo. (…) Maria, col suo pianto doloroso e liberatorio, ci aiuti a ridare qualità al nostro amore e alla nostra testimonianza,perchè possiamo asciugare le lacrime dei nostri fratelli e dare loro la possibilità di sorridere”.
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