Lo Stemma Episcopale

Per il proprio motto, Mons. Pappalardo ha scelto le parole Servus per Iesum’ con la ferma volontà di seguire l’esempio del Maestro che è «venuto non per essere servito ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Vangelo secondo Marco 10,45). Lo scudo arcivescovile è diviso in tre sezioni: la parte di sinistra presenta uno sfondo verde che simboleggia il fiorire della natura, la rinascita a una nuova vita, quella stessa vita donata da Gesù per poi essere riacquistata nel mistero pasquale. In primo piano troneggia la croce di Cristo, evidente rappresentazione della Gloria, già esaltata da San Paolo nella sua lettera ai Gàlati (cf. 6,14).

Lo stemma episcopale di mons. Salvatore Pappalardo

Sulla parte di destra sono due i simboli presenti: la stella e il pane spezzato collocati su uno sfondo rosso, chiaro richiamo al calore materno e alla presenza dello Spirito Santo. La classica stella a cinque punte, discreta presenza della Madonna, sottolinea la dimensione mariana del ministero episcopale dell’Arcivescovo e la protezione di una Madre a cui egli affida il suo servizio pastorale che, a Siracusa, si concretizza nel custodire l’arcano linguaggio delle Lacrime di Maria. Il pane spezzato, segno di condivisione e solidarietà, marca non solo l’importanza dell’agape fraterna ma anche, e soprattutto, la materia per il sacrificio eucaristico. La parte inferiore, di forma triangolare, racchiude le radici umane dell’Arcivescovo: nato a Nicolosi (CT), egli è ‘figlio’ dell’Etna e ha voluto così onorare le sue origini. Il vulcano, con la sua cima innevata, si staglia su di un cielo sereno invitandoci, metaforicamente, a coltivare il legame che ci unisce al territorio. Il pallio rappresenta l’agnello portato sulle spalle, come simbolo dell’Arcivescovo buon pastore e dell’Agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità; le due strisce terminali di seta nera simboleggiano gli zoccoli dell’agnello. Il pallio è, inoltre, il simbolo di un legame speciale con il Papa ed esprime la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il metropolita acquista di diritto nella propria giurisdizione.