La Caritas diocesana si reinventa

Sul sito di Caritas Italiana è stato pubblicato un articolo che descrive come la Caritas di Siracusa ha re-inventato il suo modo di fare ed agire all’interno del contesto della Arcidiocesi di Siracusa in una situazione ove le difficoltà di natura economica si fanno sempre più gravi e potenzialmente pericolose a livello sociale, il prezioso ed encomiabile contributo offerto dai tanti volontari, dalle diverse realtà afferenti al mondo ecclesiale e civile, da aziende e privati che hanno profuso interventi solidali di grande impatto, ha permesso e permette di portare avanti attività quotidiane a sostegno di migliaia di famiglie e persone in condizione di povertà e fragilità…in attesa di “poter tornare a sorridere insieme di nuovo a viso scoperto” Syrako Rugby Club Siracusa 1989
Roberto, 37 anni, è il mediano di mischia. È il più piccolo e anche il più veloce e per questo, nonostante i suoi 90 chili, è chiamato il Pinscher. Gianni, 45 anni, è il secondo centro. Per i compagni è l’Homo sapiens perché è l’intellettuale del gruppo, quello che decide la strategia. Entrambi giocano nella Syrako rugby, la squadra di Siracusa che milita nel campionato regionale. Già a febbraio, in anticipo su altre discipline, la federazione ha sospeso le competizioni. Niente partite. Niente allenamenti. Tra smart working e cassa integrazione, rimaneva molto tempo libero. Così, quando sul giornale locale Roberto e Gianni hanno letto che la Caritas diocesana cercava volontari, si sono fatti avanti, trascinandosi appresso il resto del team, come spesso succede quando devono andare a meta. «Il primo insegnamento del rugby è non scoraggiarsi: ogni volta che l’avversario ti butta già, ci si rialza per strappargli ancora qualche metro. Il secondo è la solidarietà: si avanza passando la palla indietro al compagno. Ed è stato forse per queste ragioni che, in questi giorni difficili, nonostante le preoccupazioni che ognuno di noi ha, ci è venuto spontaneo pensare a chi sta peggio», raccontano i due atleti.
In effetti, di persone che arrancano in città ce ne sono parecchie. In Sicilia il lockdown per arginare il Coronavirus è arrivato proprio quando la stagione turistica stava per cominciare. Per Siracusa è stato un disastro. Il Teatro Greco, che da maggio a luglio attira visitatori da tutto il mondo, ha dovuto cancellare gli spettacoli in cartellone. Sono stati costretti a rimborsare le prenotazioni gli alberghi, le case vacanza, i B&B che si stavano preparando ad accogliere i primi ospiti. L’Ortigia, il quartiere barocco nel cuore della città, con i ristoranti, i locali, i bar più eleganti, ha chiuso i battenti. Ferme le attività, cuochi, camerieri e addetti alle pulizie – lavoratori per lo più precari, assunti con contratti brevi, addirittura a chiamata – sono rimasti a casa senza stipendio.
Per dare un’idea degli effetti collaterali della quarantena, basti pensare che per i buoni-spesa in comune sono arrivate poco meno di 4mila domande. «Dei 400 milioni stanziati dal governo e passati ai sindaci a fine marzo per le famiglie indigenti, a Siracusa sono arrivati 901mila euro, vuol dire in media 238 euro a famiglia – fa il calcolo don Marco Tarascio, direttore della Caritas diocesana –. Quella cifra era però uguale per tutti, anche per chi ha dieci figli, e non sono casi poi così rari. Era evidente che quelle risorse non sarebbero state sufficienti».
 
Occasione per le mafie
Non potendo contare sugli aiuti pubblici, la gente si è rivolta alle parrocchie. In poche settimane le richieste di aiuti alimentari sono quadruplicate, proprio in un momento in cui la rete di assistenza era in difficoltà per il regime d’isolamento imposto ai volontari, per lo più anziani.
La soluzione è venuta in mente a un giovane operatore, Antonio Mudanò, bloccato a Fiumicino, dove era andato a trovare la fidanzata. «Bisognava individuare un luogo dove raccogliere le domande di aiuto urgenti, che non fosse più uno spazio fisico com’è il centro di ascolto. Allora ho pensato di utilizzare la piazza virtuale dove c’è più gente. Di tutto il resto, si è occupato don Marco», racconta.
Oggi sulla pagina Facebook della Caritas di Siracusa si possono richiedere beni alimentari e farmaci salvavita, semplicemente compilando un form con i propri dati anagrafici e reddituali ricavati dalla dichiarazione Isee. Gli operatori dei centri di ascolto, dalle proprie case, verificano i requisiti. Lo stesso Mudanò, anche lui da remoto, gestisce gli ordini. I rugbisti e gli altri volontari che hanno risposto all’appello del direttore della Caritas si occupano della consegna. L’organizzazione messa in piedi in piena crisi fa arrivare a 2.200 famiglie un pacco viveri ogni 8 giorni.
«Questa è una terra difficile – spiega don Tarascio – Tradizionalmente, dove non arriva lo stato, si presenta la mafia. Un momento così drammatico per tante famiglie è un’occasione strepitosa per le organizzazioni criminali. Non possiamo permetterlo».
 
Lo abbiamo disegnato sopra
Tuttavia, nonostante i problemi e le ombre che si allungano sul futuro, a chi s’impegna per gli altri non viene meno il buonumore. Lo si capisce dalla cura persino per certi dettagli che parrebbero minori. «Vorremmo portare a chi aiutiamo non solo delle confezioni di pasta e dei barattoli di pelati, ma se possibile un po’ di serenità – racconta Roberto –. Con il volto coperto della mascherine è un po’ difficile farlo e allora il nostro sorriso, che è nascosto sotto, lo abbiamo di disegnato sopra. Vorremmo fosse un segno di buon auspicio per quando potremo tornare a ridere insieme. Di nuovo a viso scoperto».
Francesco Chiavarini
(Dal sito di Caritasitaliana.it)