Si apre la teca per la benedizione del cotone

La celebrazione eucaristica con la benedizione del cotone ha aperto ufficialmente i festeggiamenti per il 62 anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa. Solo una volta l’anno viene aperta la teca che custodisce il quadretto in gesso che pianse lacrime umane: il rettore del Santuario, don Luca Saraceno, ha compiuto il gesto della benedizione avvicinando il cotone al volto della Madonna. In serata, sul sagrato della cripta, la prima del musical Lacrime d’Amore.
Stasera alle ore 21.00 «Veglia sotto le Stelle»  ricordi e racconti in uno dei luoghi della memoria in piazza Euripide. Domani sempre alle ore 21.00 «Il paese delle lacrime», un Teatro per bambini e famiglie a cura della Kairós di Siracusa sul sagrato della Cripta. Un laboratorio, attraverso il quale i bambini e le loro famiglie,  saranno accompagnati dentro il misterioso Paese delle Lacrime, e le emozioni da esse espresse, un viaggio straordinario che Papa Francesco ci invita a fare, per essere più pienamente “essere umani”…e proprio i bambini ci insegnano l’importanza del pianto, del pianto come genuina espressione dei sentimenti. Un viaggio attraverso il Paese delle Lacrime, accompagnati da personaggi buffi e misteriosi, uno spettacolo che divertirà i bambini e non solo, conducendoli verso la bellezza del “saper piangere”. Mercoledì 26 alle 21.00 «Il Calvario e la Bellezza. L’arte a servizio della fede», presentazione del progetto delle 14 stazioni scultoree della Via Crucis realizzate dagli studenti delle Accademie di Belle Arti di Catania e di Palermo (Salone Giovanni Paolo II).
Don Luca Saraceno nel corso della sua omelia ha ricordato la testimonianza dell’allora 63enne Antonia Capodicasa, comare e vicina di casa della sig.ra Antonina Giusto. “Un panno buono e prezioso per asciugare le lacrime della Madonna come ricordo e reliquia di un evento spiazzante, quasi a voler immortalare e conservare un flusso inarrestabile di grazia. Ricordo e reliquia della misericordia di Dio. Un panno buono e prezioso come la bontà e la preziosità di una vita che si fa spazio accogliente, come un fazzoletto di lino inzuppato di lacrime. Le lacrime sono una parola che continua ad ammutolirci. Una parola su cui vogliamo almeno una volta l’anno soffermarci e che intendiamo ascoltare, vedere e asciugare. Come quando ci fermiamo, vediamo, ascoltiamo e asciughiamo le lacrime di nostra madre. Una parola dura: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Ma la parola è dura solo perché duro è l’orecchio del cuore, incapace di ascoltare. Una parola vitale e una parola eterna. Esistono poi altre parole: morbidi e dolci, ammalianti, sinuose, che solleticano cuore e ventre, che suscitano compiacimento e ilarità in chi le ascolta, ma che alla fine si rivelano mortali e sterili”. Quindi don Luca ha spiegato: “A scuoterci siano le lacrime: scossi dalle lacrime… Lasciamoci scuotere dalle parole silenziose delle lacrime piuttosto che dalle sirene strombazzanti di giudizi temerari, di chi continua a parlare dicendo che si sarebbe sempre potuto fare meglio e diversamente, parole pronunciate da chi non è mai contento di niente ma non è disposto a mettersi in gioco, da chi non sbaglia mai semplicemente perché non si muove dalla poltrona su cui è sprofondato oramai da tempo… parole tutte queste ahimè tipiche di un atteggiamento fin troppo siracusano”. Cosa chiedono le lacrime di Maria?
“Le lacrime di Maria chiedono chi oggi vogliamo servire. Servire significa seguire, affidarsi a qualcuno, obbedire alla sua voce, scommettendo solo su di lui. Le lacrime di Maria chiedono di accogliere il mistero: «Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!». Il mistero delle lacrime di Maria, come il mistero dell’amore, è davvero grande. E le lacrime sempre fanno riferimento a Gesù e alla Chiesa. E al mistero ci si affaccia e ci si inoltra, lo si comprende solo con la fede. Credere non è per nulla semplice. È un atto umano che richiede schiettezza, semplicità, immediatezza e fiducia. Esattamente come è il linguaggio delle lacrime.